Novalis e Pascal. L’influsso degli “antichi maestri” nelle opere di Thomas Bernhard

Autori

  • Stefano Apostolo

DOI:

https://doi.org/10.13130/2282-0035/5143

Abstract

L’elaborato si pone come obiettivo l’analisi degli influssi che due pensatori del calibro di Novalis e Pascal esercitarono sulla poetica e sulla produzione di Thomas Bernhard (1931-1989). Partendo da citazioni ricorrenti nei testi dell’autore, si passerà ad una loro contestualizzazione e ad un esame del ruolo che le due figure ricoprirono nella cosmogonia bernhardiana. Personalità di per sé molto diverse, poeta romantico il primo e teologo il secondo, vissute in epoche e contesti differenti, costituiscono tuttavia punti di riferimento fondamentali e ineludibili per la comprensione dei testi dell’autore austriaco. Novalis, teoreta di quella filosofia della malattia che così profondamente pervade le opere di Bernhard, influenzò fortemente la sua oscura poetica della morte e della Hoffnungslosigkeit, e proprio il frammento, l’unità minima e paradigmatica della produzione novalisiana, venne erto da Bernhard a modello compositivo, sia nella prosa che nel teatro. Altro campione di questo espediente stilistico, di questo testo breve ma ricchissimo di significato, fu Blaise Pascal, che nei Pensées, formidabile apologia del Cristianesimo nonché introspezione del rapporto tra l’uomo e il Divino, mise a nudo i punti cardini della miseria e della finitezza umana, sui quali Bernhard fece leva in maniera personalissima, per consolidare la propria visione del mondo e per dare vita alla teologia negativa che pervade le sue opere.

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Pubblicato

2015-08-04

Fascicolo

Sezione

Saggi