2024-03-28T23:35:37Z
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2020-04-09T07:20:41Z
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Strategie della conoscenza nella riflessione di Guglielmo di S. ThierryAmor incapibilem capit, incomprehensibilem comprehendit
Rossini, Marco
Il problema della visio Dei: si intende comprendere cosa Dio sia, non chi sia. Fondamentale è l'analogia con la struttura della conoscenza sensibile, caratterizzata dall'identificazione fra soggetto conoscente e oggetto conosciuto. L'amore, inteso come sensus animae, opera per mezzo di una conoscenza identificante attraverso una modificazione del sentimento, anche se con una fondamentale differenza rispetto agli altri sensi, in quanto essenzialmente caratterizzato dalla libertà. La declinazione di amore e libertà è uno dei possibili usi dell'amore. Percorsi alternativi possono fondarsi sulla dottrina della doppia immagine dell'uomo con la conseguenza che altro è l'amore come sensus animae, altro è la sua rectitudo, individuata nel decor. La relazione che si instaura tra soggetto conoscente e termine dell'azione conoscitiva trasforma il primo, superando la contrapposizione soggetto-oggetto propria della conoscenza razionale. Nell'atto conoscitivo dell'amor, l'oggetto rappresenta lo specchio necessario attraverso il quale il soggetto diviene trasparente a sé.
Milano University Press
2008-07-12
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10.13130/2035-7362/27
Doctor Virtualis; N. 1 (2002): Il corpo e il testo
Doctor Virtualis; No. 1 (2002): Il corpo e il testo
2035-7362
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2020-04-09T07:20:41Z
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La dottrina dei sensi spirituali in Guglielmo di S. Thierry
Tulli, Maria Chiara
Guglielmo di Sait-Thierry descrive attraverso il linguaggio dell’amore un percorso di conoscenza e avvicinamento a Dio. Considera i sensi spirituali come massima espressione dell’unione a Dio, paralleli all’esperienza corporea, in grado di condurre verso una comprensione superiore. La sensazione, insieme attiva e passiva, è anche azione dell’organo sensitivo sull’oggetto percepito, incontro tra soggetto e oggetto, e trasformazione del soggetto senziente in oggetto percepito. Sono i passaggi che si ritrovano nel percorso verso la conoscenza come somiglianza: percezione – avvicinamento – assimilazione.
Milano University Press
2008-07-12
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Doctor Virtualis; N. 1 (2002): Il corpo e il testo
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2020-04-09T07:20:41Z
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La teoria dell'immagine dei Libri Carolini
Bianchi, Amos
Tra le posizioni antitetiche, emerse nei primi secoli di storia del cristianesimo, di accettazione e di rifiuto delle immagini, i Libri Carolini assumono una posizione intermedia.L'immagine, collegata al visibile e all'esteriorità, non può essere in relazione con il vero, né possiede vita senso e ragione. Essa tuttavia ha il compito di mantenere il ricordo dei fatti e, grazie a tale funzione, aiuta la visione spirituale.Il fatto che solo grazie alla iscrizione che l'accompagna, un'immagine acquisti il proprio significato preciso, indica una sorta di autonomia dell'estetico, in cui la bellezza non ha alcun legame con la santità e con la sfera morale.
Milano University Press
2008-07-12
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Doctor Virtualis; N. 1 (2002): Il corpo e il testo
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2020-04-09T07:20:41Z
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Le parole e la visioneComunicare l'esperienza visionaria: il caso di Ildegarda di Bingen
Fiocchi, Claudio
L'articolo intende evidenziare la strategia adottata da Ildegarda di Bingen per divulgare le visioni ricevute.Si mette allora in luce la strada dell'annullamento della personalità che riduce Ildegarda a uno specchio che deve riflettere le parole e le immagini di cui è stata testimone.L'esperienza di Ildegarda si dimostra essenzialmente visiva e parzialmente auditiva, con rarissimi accenni alla percezione di altri sensi.L'analisi del testo mette in evidenza una profonda sfiducia nella parola umana ritenuta strutturalmente incapace di inadatta a comunicare l'esperienza visionaria.Per questo motivo assume importanza l'adozione di immagini miniate, disegnate dalla stessa Ildegarda, al fine di supplire ai limiti del linguaggio degli uomini.
Milano University Press
2008-07-12
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Doctor Virtualis; N. 1 (2002): Il corpo e il testo
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2020-04-09T07:20:41Z
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La lettura emozionale in Bernardo di ClairvauxNon verba sed affectus
Verrucci, Gianluca
L'articolo si propone di mostrare come il sermo esegetico bernardiano sia volto all'amplificazione della dimensione emotiva, amplificazione che determina un'emergenza di senso rispetto al normale livello di comunicazione: la parola, nell'ermeneutica di Bernardo, non è segno linguistico il cui significato sia univocamente coglibile dall'intelletto, ma, caricandosi della sua materialità, dilata e moltiplica retoricamente gli echi emotivi che può produrre, dischiudendo nella dimensione affettiva la sua verità.Lo stile retorico di Bernardo viene quindi analizzato attraverso l'elaborazione di una metodologia di lettura che, riproducendo graficamente la struttura sintattica di alcuni passi dei Sermones super Cantica Canticorum e ispirandosi al principio guida della priorità degli affetti (affermato da Bernardo stesso), consente di sottoporre a verifica l'ipotesi iniziale.
Milano University Press
2008-07-12
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Doctor Virtualis; N. 1 (2002): Il corpo e il testo
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2020-04-09T07:20:41Z
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Amore e conoscenza intellettualeUn possibile percorso delle influenze agostiniane sul pensiero contemporaneo
Parodi, Massimo
In alcuni settori della riflessione filosofica contemporanea appare evidente una sorta di ritorno ad Agostino, per sottolineare una componente affettiva, nella conoscenza umana, accanto alla componente intellettuale.Dal punto di vista storico si tratta di comprendere se i temi ripresi siano autenticamente agostiniani o siano piuttosto caratteristici di una tradizione nata dalla crisi del paradigma agostiniano e sviluppatasi in particolar modo nel pensiero monastico e mistico.La dottrina agostiniana della conoscenza non individua infatti né distinzione, né gerarchia tra le facoltà dell'anima; mentre l'accentuazione di una sorta di supremazia dell'amore rispetto all'intelligenza, analitica e calcolante, risulta ancora, secondo l'autore, una forma di accettazione del modello cartesiano di ragione.
Milano University Press
2008-07-12
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Doctor Virtualis; N. 1 (2002): Il corpo e il testo
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2020-04-09T07:20:41Z
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Pensare con il cuore
Boella, Laura
La filosofia contemporanea, in particolare la fenomenologia husserliana, e il tomismo ";possono intendersi"; secondo Edith Stein, che ripercorre la questione dell'essere, centrale nella dottrina tomista, facendo tuttavia ricorso all'immagine trinitaria proveniente dall'insegnamento di Agostino.Si delinea così il rapporto fra l'io e il tu che, nella persona umana, costituisce l'essere come amore, in quanto la persona si viene costruendo a partire essenzialmente dall'incontro, secondo la logica della relazione che si rivela appunto come logica dell'amore.
Milano University Press
2008-07-12
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Doctor Virtualis; N. 1 (2002): Il corpo e il testo
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La figura di Maria Maddalena nella tradizione agostiniana del XII secolo e l'allegoria nuziale in Bernardo di ClairvauxUn'ipotesi di interpretazione alla luce di categorie di ordine psicoanalitico
Cartotto, Elena
Nella tradizione agostiniana del XII secolo compaiono temi e linguaggi che suggeriscono la presenza, accanto al discorso teologico, di un discorso dell'uomo sull'uomo.Si analizza la figura di Maria Maddalena in alcuni autori del XII secolo e l'allegoria nuziale nei Sermones super Cantica di Bernardo di Clairvaux.La lettura viene condotta sulla base di categorie concettuali di carattere psicoanalitico, in quanto tali categorie trovano la propria origine, prima ancora che nel pensiero, nella più concreta e profonda esperienza umana. Ed è proprio il collocarsi all'interno di questa viva esperienza umana che consente di cogliere in modo più diretto la dimensione antropologica che pare emergere dagli scrittori monastici di questo periodo.
Milano University Press
2008-07-12
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Doctor Virtualis; N. 1 (2002): Il corpo e il testo
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2020-04-09T07:22:24Z
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Il gaucho e la vergineBorges, Pier Damiani e i passati contingenti
Rossini, Marco
La discussione medievale sul tema dei futuri contingenti pone al centro dell’attenzione, da un lato, il modo di concepire conoscenza e potenza divine e, dall’altro, lo statuto degli eventi futuri. Pier Damiani, monaco dell’XI secolo, distingue fra la possibilità divina di mutare le conseguenze del passato e quella di produrre un passato interamente diverso. Pedro Damian, protagonista del racconto di Borges, riscatta il suo comportamento giovanile producendo poco alla volta un altro, diverso, passato. La potenza della memoria invece della potenza di Dio.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
Doctor Virtualis; No. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
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Borges e Dante
Lagorio, Gina
L’avventura ultraterrena di Dante, definita divina da Boccaccio, si fa in Borges commedia di vita. È soprattutto nell’interpretazione esistenziale del viaggio ultraterreno dantesco che risiede l’irresistibile forza di attrazione dell’ateo Borges per la teologia poetica di Dante, un viaggio alla scoperta di un’umanità, di cui l’incontro con il poeta restituisce affreschi indelebili di grande intensità.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
Doctor Virtualis; No. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
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Borges, Dante e l'ambiguo tempo dell'arte
Fresko, Susanna
È frequente in Borges il riferimento a Dante come a uno degli scrittori fondamentali per la creazione della propria poetica. I suoi Saggi danteschi e, in particolare, Il falso problema di Ugolino, consentono di rintracciare alcuni degli aspetti più pregnanti del legame che Borges stabilisce tra sé e lo scrittore toscano e di fare luce su alcuni dei principi chiave che guidano la poetica borgesiana. In particolare, l’episodio di Ugolino e, più precisamente, il verso (poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno), in cui Dante trasmette l’eterna oscillante immagine di Ugolino [che] divora e non divora gli amati cadaveri, costituisce per Borges una delle massime espressioni di un principio estetico fondamentale per la propria poetica: la capacità di esprimere i fatti tramite allusioni – evitando quindi di limitarne le possibili infinite biforcazioni – piuttosto che attraverso la mera esposizione circostanziata.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
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2020-04-09T07:22:24Z
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Destini che si incrociano
Franzini, Elio
Destini che si incrociano: quello di Borges con quello di altri pionieri del modernismo in letteratura, come T.S.Eliot e P.Valéry. Un senso del moderno opposto e complementare a quello del romanticismo e dello psicologismo. Lucidità del pensiero e della tradizione che il soggettivismo sfrenato uccide in una confusa dialettica: proposito di creare un'estetica che sradichi ";l'eccezionale supremazia che oggigiorno usa attribuirsi all'io";. Si scopre così il legame tra Borges e lo gnosticismo, inteso come cristianesimo tragico che si pone agli albori del medioevo. Il netto dualismo di anima e corpo, l'assoluta trascendenza del divino, la lateralità dell'io, rappresentano il nucleo di quella che può definirsi la tragedia della modernità. Ma grazie alla mediazione del pensiero medievale non è una tragicità psicologica o distruttiva ma ricerca di una tradizione. Nella metafora del labirinto, emblema dei destini che si incrociano e luogo privilegiato in cui il soggetto prova l'angoscia della scelta (per cui imboccare l'uscita significa privilegiare una via a scapito di tutte le altre), si consuma la tragedia dell'io che scopre la consapevolezza dei propri limiti: ";essere una cosa è, inesorabilmente, non essere tutte le altre cose";.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
Doctor Virtualis; No. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
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2020-04-09T07:22:24Z
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La promessa come immagine dell'eternitàTonalità agostiniane in Borges
Parodi, Massimo
Borges pronuncia giudizi molto severi su Agostino, considerato soprattutto come il pensatore della grazia e della predestinazione. Il pensiero agostiniano viene irrigidito in formule che ne fanno il campione di un preteso realismo medievale. Ma Borges è più vicino di quanto non creda ad Agostino che in realtà sa perfettamente che un senso alla vita dell’uomo viene non dalla impossibile conquista della felicità, ma dalla sua incessante ricerca.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
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2020-04-09T07:22:24Z
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Il Dio dell'Eriugena
Magnavacca, Silvia
In un universo interpretato come sogno da decifrare, la metafisica è lo strumento, secondo Borges, con cui l’uomo tenta di rendere coerente questo sogno. Il pensiero di Eriugena è particolarmente affascinante per Borges, in quanto accetta la sfida della veritigine: un Dio che dal nulla della sua indeterminatezza dà luogo al mondo, dispiegandosi negli archetipi che popolano il sogno dell’universo. Una fantastica metafisica che allontana dall’uomo lo sgomento per la condanna alla propria individualità.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
Doctor Virtualis; No. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
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2020-04-09T07:22:24Z
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Teoria e pratica della doppia morte
Silvestri, Laura
I personaggi di Borges, nel momento in cui sanno di dover morire, scelgono di morire una seconda volta. La doppia morte o morte eroica è sempre il punto di unione tra sogno e realtà; così facendo l’autore sintetizza la vita dei personaggi in un unico momento come Dante. Il romanzo moderno nasce quando si trasgredisce il rituale che regola la morte: da qui la preferenza di Borges per il romanzo poliziesco o d’avventura e la stesura del Menard, dove l’autore, temendo di dover morire, sceglie un tipo di scrittura che lo riporti a se stesso e gli permetta, nello stesso tempo, quel tradimento letterario che apre la vita ordinaria all’infinito del possibile.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
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I labirinti: il dramma del percorso
Angelino, Maria-Isabella
Il labirinto è un argomento ricorrente negli scritti di Borges, ed in particolar modo l’interesse dello scrittore argentino è rivolto al racconto del mito cretese, giunto ai nostri giorni attraverso l’elaborazione antica e medievale. Nel corso del Medioevo l’elaborazione del mito attribuì grande importanza, soprattutto da un punto di vista metaforico, al fatto che la complessità del labirinto fosse solo apparente: il labirinto veniva concepito come un tracciato monoviario, ma ugualmente veniva descritto come un luogo nel quale, fino all’inevitabile momento del raggiungimento del centro, si aveva l’impressione di potersi perdere. Le situazioni labirintiche borgesiane risultano similmente impostate, dal momento che sempre si raggiunge la meta (il centro del labirinto), ma solo dopo aver superato innumerevoli difficoltà, che inizialmente apparivano insormontabili.
Milano University Press
2008-07-13
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10.13130/2035-7362/44
Doctor Virtualis; N. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
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Le saghe, i bardi, le spadeCon Borges nelle terre della grande memoria concava
Perassi, Emilia
Numerose sono le figure – narrative, simboliche, storiche – nelle pagine di Borges, tratte dalla tradizione di una Germania intesa, alla maniera di Tacito, come l’antico nord del mondo. La passione per la germanistica percorre tutta l’opera di Borges per farsi, nell’ultima parte della sua vita, scoperta del mito e ripensamento della poesia, capace di conferire alla sua immagine della letteratura un colore perdutamente romantico.
Milano University Press
2008-07-13
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10.13130/2035-7362/45
Doctor Virtualis; N. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
Doctor Virtualis; No. 2 (2003): Medioevo storico e medioevo fantastico in Jorge Luis Borges
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2020-04-09T07:20:10Z
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1. Aspetti conoscitivi della metafora in Aristotele
Eco, Umberto
Per Aristotele la metafora non è un semplice ornamento del discorso ma possiede valore conoscitivo, perché consente di conoscere il simile e di cogliere concetti affini. Negli autori medievali la metafora mantiene la funzione di strumento di conoscenza?
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
Doctor Virtualis; No. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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2020-04-09T07:20:10Z
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2. L'Aristotele Latino
Eco, Umberto
Le traduzioni latine della Poetica e della Retorica atistoteliche. Gli equivoci del commento di Averroè alla Poetica. Ermanno il Tedesco e Guglielmo di Moerbeke.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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2020-04-09T07:20:10Z
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Conoscenza e metafora in Averroè
Campanini, Massimo
L'analisi della metafora in Averroè conferma la centralità del linguaggio come strumento conoscitivo e l'equivalenza dei linguaggi sul piano pratico.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
Doctor Virtualis; No. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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2020-04-09T07:20:10Z
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Metafora ed evidenza in Ugo di san Vittore
Daloiso, Viviana
La metafora della luce di origine dionisiana esaminata come strumento di conoscenza che si traduce in pratica di vita.
Milano University Press
2008-07-13
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10.13130/2035-7362/50
Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
Doctor Virtualis; No. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
2035-7362
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3. La metafora nel Medioevo latino
Eco, Umberto
La metafora nella tradizione retorica medievale. Filosofia, teologia e limiti del discorso metaforico. Metafora, allegoria e simbolismo. Tommaso, Dante e lo pseudo Dionigi.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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Metafora e linguaggi politici
Briguglia, Gianluca
Il passaggio dalle tradizioni metaforiche ai diversi linguaggi come momento per individuare gli oggetti di cui è possibile parlare in campo politico.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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Metafora e conoscenza nella cultura monastica
Cartotto, Elena
I Sermoni su Cantico dei Cantici di Bernardo di Chiaravalle come esemplificazione della funzione conoscitiva della metafora: dall'autocomprensione di sé all'illustrazione della relazione uomo Dio.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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Come l'araba fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa
Spinelli, Luigi
La piega critica del realismo filosofico di Tommaso rivela una realtà inaferrabile dischiudendo al soggetto nuove possibilità conoscitive, che ci restituiscono un Tommaso un po' meno tomista.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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4. L'analogia entis
Eco, Umberto
Univocità o equivocità del linguaggio umano applicato alle realtà divine. Analogia di attribuzione e analogia di proporzionalità: fondamento metafisico e valore conoscitivo.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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5. Conclusione
Eco, Umberto
L'albero di Porfirio e la difficoltà di costruire una teoria dell'invenzione metaforica. Mancanza di un modello agile delle proprietà e impossibilità di conservare valore conoscitivo alla metafora.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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Metafora e relazione
Ferrara, Alfio
Il significato della metafora sta nelle nuove relazioni che si instaurano fra i termini, dunque essa fa esplodere il carattere puramente estensionale della classificazione porfiriana.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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La metafora laica dei poeti
Raimondi, Stefano
La metafora poetica: un andar a tentoni capace di conoscere empaticamente le cose trasportandole in un Altro senso.
Milano University Press
2008-07-13
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Doctor Virtualis; N. 3 (2004): La metafora nel Medioevo
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Immanenza e trascendenza: Dal Pra, il medioevo e il problema di Dio
De Fortunato, Alice
Rossini, Marco
La discussione delle grandi narrazioni storiografiche del pensiero medievale. Il definirsi di una prospettiva teorica e di una storiografica attraverso il confronto con Scoto Eriugena. La ricerca di un senso e il problema di Dio. Gli anni della guerra e l'importanza della prassi.
Milano University Press
2008-07-14
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Doctor Virtualis; N. 4 (2005): Dal Pra e il medioevo
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Dal Pra e la storia della filosofia come impegno teorico
Lanaro, Giorgio
La storiografia filosofica italiana nella seconda metà del XX secolo. La fase della ";normalizzazione"; e il circolo di filosofia e storia della filosofia.
Milano University Press
2008-07-14
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Doctor Virtualis; N. 4 (2005): Dal Pra e il medioevo
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Il permanere della formazione cristiana nel percorso da Gentile a Preti
Rambaldi, Enrico I.
La tradizione cristiana e il ";trascendentalismo della prassi"; nella riflessione di Dal Pra. La presenza di Vasa e l'assenza di Martinetti.
Milano University Press
2008-07-14
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Doctor Virtualis; N. 4 (2005): Dal Pra e il medioevo
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Dal Pra e lo scetticismo medievale
Fedriga, Riccardo
Lo studio dello scetticismo medievale è in Dal Pra anche proposta di un pensiero critico che si pone come alternativa alla storiografia idealista e alle indagini puramente filologiche. Giovanni di Salisbury, Nicola d'Autrecourt e l'impossibilità di una fondazione teorica della filosofia.
Milano University Press
2008-07-14
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Doctor Virtualis; N. 4 (2005): Dal Pra e il medioevo
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La valle di Giosafat e le crepe della metafisica
Selogna, Chiara
Il trascendentalismo della prassi per andare oltre lo scetticismo e oltre ogni pretesa da parte della filosofia di cogliere l'essere nella sua definizione universale e razionale. Una proposta anche storiografica.
Milano University Press
2008-07-14
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Doctor Virtualis; N. 4 (2005): Dal Pra e il medioevo
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2035-7362
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Dal Pra e Hume
Rigamonti, Marzia
Un confronto fra le due edizioni dello studio dedicato a Hume e la trasformazione della posizione teorica di Dal Pra.
Milano University Press
2008-07-14
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Il giovane Tommaso e la grama sostanza
Spinelli, Luigi
Una proposta di lettura ";trascendentalista"; del ";De ente"; di Tommaso d'Aquino. Il venir meno dei presupposti per fondare un rapporto forte tra discorso e realtà.
Milano University Press
2008-07-14
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Doctor Virtualis; N. 4 (2005): Dal Pra e il medioevo
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Platone e l'apertura al trascendente
Trabattoni, Franco
Il dualismo trascendente / trascendentale come possibile chiave di lettura per una discussione del pensiero platonico.
Milano University Press
2008-07-14
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Doctor Virtualis; N. 4 (2005): Dal Pra e il medioevo
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Martinetti, Agostino e l'Abbé Coignard
Parodi, Massimo
Serio, Giulia
L'apertura alla dimensione religiosa nel "Kant" di Martinetti e il percorso teorico di Dal Pra fra trascendenza e immanenza. Un ipotetico punto di incontro sul terreno della prassi e della scelta etica.
Milano University Press
2008-07-14
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Trascendente e trascendentale in Kant
Giordanetti, Piero
Dal Pra, il neokantismo e il problema della realtà in sé. Cassirer e il ruolo centrale della conoscenza.
Milano University Press
2008-07-14
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Martinetti e la storia della filosofia
Vigorelli, Amedeo
Contro un preteso agostinismo di Martinetti e la proposta di un'ispirazione kantiano-spinoziana. Le riletture spinoziane nella filosofia italiana tra le due guerre mondiali.
Milano University Press
2008-07-14
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La verità sta davanti a noi
Pettoello, Renato
La non esistenza di una tradizione storico-filosofica milanese. Una storia della filosofia senza convinzioni filosofiche finisce per divorare se stessa.
Milano University Press
2008-07-14
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Doctor Virtualis; N. 4 (2005): Dal Pra e il medioevo
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Theologia ancilla philosophiaeUna lettura dell'Itinerarium
Colli, Andrea
Pensare in termini nuovi il rapporto di subalternità tra teologia e filosofia. Il ruolo della riflessione teologica nella discussione del problema della conoscenza.A new way of thinking the subalternatio between theology and philosophy. The role of the theological thought in the discussion of the problem of knowledge.
Milano University Press
2008-07-22
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Doctor Virtualis; N. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
Doctor Virtualis; No. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
2035-7362
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Teologia come scienza, teologia come esperienza
Bosisio, Chiara
La teologia come scienza nel Commento alle Sentenze. La discussione sulla trinità risale a conclusioni teologiche a partire dalla conoscenza sensibile.The theology as science in the Commentary to the Sentences . The discussion about trinity goes up to theological conclusions starting by the sensitive knowledge.
Milano University Press
2008-07-22
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Doctor Virtualis; N. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
Doctor Virtualis; No. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
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Teodicea e Trinità in BonaventuraUnde ergo habet zizania?
Rossini, Marco
Teodicea e relazione. La teologia come garanzia di giustizia nella dialettica tra ordine e libero arbitrio. Teodicy and relationship. The theology as guarantee of justice in the dialectics between order and free will.
Milano University Press
2008-07-22
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Doctor Virtualis; N. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
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La santità di FrancescoUno strumento per la filosofia
Citterio, Chiara
La biografia di Francesco come simbolo del percorso conoscitivo caratteristico della riflessione filosofica di Bonaventura. Francis' biography as a symbol of the cognitive way of the Bonaventure's philosophical thought.
Milano University Press
2008-07-22
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Doctor Virtualis; N. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
Doctor Virtualis; No. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
2035-7362
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Categorie, relazioni e metafore nell'Itinerarium mentis in Deum
Ferrara, Alfio
La metafora come strumento con il quale rinunciare a una teoria della definizione basata sulla sostanza, per preferire un linguaggio più evocativo. Metaphor as a tool by which giving up a substance based definition theory, in order to choose a more evocative language.
Milano University Press
2008-07-22
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10.13130/2035-7362/77
Doctor Virtualis; N. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
Doctor Virtualis; No. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
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Grossatesta e la matematica dell'infinitoUna lettura del Commento alla Fisica
Luce, Massimiliano
Un fondamento teologico per la matematica dell'infinito: Dio come primo matematico in grado di numerare gli infiniti punti delle grandezze geometriche. A theological foundation for the mathematics of the infinity: God as the first mathematician, who is able to number the endless points of the geometrical size.
Milano University Press
2008-07-22
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Doctor Virtualis; N. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
Doctor Virtualis; No. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
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https://riviste.unimi.it/index.php/DoctorVirtualis/article/view/78/132
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/79
2020-04-09T07:18:04Z
DoctorVirtualis:art
Tommaso e la dottrina delle relazioni sussistenti
Bottarini, Giuseppe
La costruzione teologica come spazio dell'esperimento mentale. Una regolarità trascendentale per dare forma alla conoscibilità dell'esperienza. The theological construction as a space for mental experiment. A transcendental regularity to shape the experience understanding.
Milano University Press
2008-07-22
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https://riviste.unimi.it/index.php/DoctorVirtualis/article/view/79
10.13130/2035-7362/79
Doctor Virtualis; N. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
Doctor Virtualis; No. 5 (2006): Bonaventura da Bagnoregio: Filosofia, teologia, relazione
2035-7362
ita
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Del tradurre ovvero il tormento e l'estasi
Giacomelli, Roberto
Una lungo viaggio fra esteti, scrittori e poeti, dotti riformatori, critici letterari, linguisti, traduttologi up to date.
Milano University Press
2008-07-28
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10.13130/2035-7362/80
Doctor Virtualis; N. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
Doctor Virtualis; No. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
2035-7362
ita
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2020-04-09T07:17:29Z
DoctorVirtualis:art
Il Medioevo nei Macbeth cinematograficiWelles, Kurosawa, Polanski, Visconti
Bellocchio, Letizia
Dalla figura di Macbeth emerge l'idea di un'epoca crudele e violenta, che tende a esaltare gli aspetti brutali e malvagi dell'uomo.
Milano University Press
2008-07-28
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10.13130/2035-7362/82
Doctor Virtualis; N. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
Doctor Virtualis; No. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
2035-7362
ita
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2020-04-09T07:17:29Z
DoctorVirtualis:art
Il medioevo di Francesco giullare di Dio
Subini, Tomaso
Francesco d'Assisi come spunto, nel film di Rossellini, per una riflessione sui temi della marginalità sociale e dell'anticonformismo.
Milano University Press
2008-07-28
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10.13130/2035-7362/83
Doctor Virtualis; N. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
Doctor Virtualis; No. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
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2020-04-09T07:17:29Z
DoctorVirtualis:art
Lo straniamento ingenuoPerceval le Gallois di Eric Rohmer
Dagna, Stella
Un medioevo esplicitamente finto, ricostruito in studio e rappresentato in modo quasi brechtiano.
Milano University Press
2008-07-28
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Doctor Virtualis; N. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
Doctor Virtualis; No. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
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2020-04-09T07:17:29Z
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Il Medioevo basso, materiale e corporeo di Terry Gilliam
Giori, Mauro
I temi della corporeità, della sporcizia, della materialità, in una ricerca esasperata di realismo.
Milano University Press
2008-07-28
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Doctor Virtualis; N. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
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2020-04-09T07:17:29Z
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Brancaleone da Norcia
Spinelli, Luigi
Gli emarginati diventano protagonisti di una storia alternativa all'epica cavalleresca e aristocratica.
Milano University Press
2008-07-28
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Doctor Virtualis; N. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
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2020-04-09T07:17:29Z
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Sulla storicità dell'immagine filmicaParadossi intorno a Giovanna D'Arco e a una zolla di terra
Cappelletto, Chiara
A Giovanna si chiede di dare corpo alle rappresentazioni di cui parla, di riprodurre in forma di figura quelle che per lei sono solo intuizioni mistiche o intellettuali.Si ripropone la medesima illusione del cinema che tenta di tradurre in figura l'immagine mentale di un periodo storico e dei suoi protagonisti.
Milano University Press
2008-07-28
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Doctor Virtualis; N. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
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2020-04-09T07:17:29Z
DoctorVirtualis:art
Il corpo e il testoIl Procès de Jeanne d'Arc secondo Bresson
Billi, Manuel
La Giovanna di Bresson mette a fuoco la dialettica tra documenti storici e finzioni narrative: una riflessione attenta sul rapporto tra memoria e limiti insuperabili di ogni tentativo di rappresentazione.
Milano University Press
2008-07-28
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Doctor Virtualis; N. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
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2020-04-09T07:17:29Z
DoctorVirtualis:art
Cavalieri di carta e celluloideLa cavalleria tra tensione al vero e rappresentazione cinematografica
Sansò, Ulisse
La dialettica tra componenti ideali e materiali delinea in maniera evidente un oggetto medioevo che esiste solo come oggetto mentale, intenzionale, e per questo si presta a ogni possibile distorsione.
Milano University Press
2008-07-28
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Doctor Virtualis; N. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
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2020-04-09T07:17:29Z
DoctorVirtualis:art
Luoghi, tempi e futuri contingenti
Boverio, Fabio
La complessità dei rapporti tra oggetto mentale, realtà storica e rappresentazione storiografica appare evidente, quando taluni film di fantascienza ripropongono discussioni teoriche, alcune delle quali dal forte sapore medievale, in atmosfere medievali collocate nel futuro.
Milano University Press
2008-07-28
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Doctor Virtualis; N. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
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DoctorVirtualis:art
Medioevo, teorie storiografiche e oggetti intenzionali
Fedriga, Riccardo
Il medioevo cinematografico come oggetto essenzialmente teorico, ma dotato di una propria specifica forma di realtà, che ne fa qualcosa definibile, con terminologia fortemente medievale, come oggetto intenzionale.
Milano University Press
2010-06-03
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Doctor Virtualis; N. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
Doctor Virtualis; No. 6 (2007): Un medioevo per il cinema: Intentio, Fictio
2035-7362
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Dal logos al verbum: Gadamer traduce/tradisce Tommaso che traduce/tradisce Aristotele
Bottin, Francesco
Forse Tommaso non ha davvero tradito né il realismo di Aristotele, né il verbum cordis di Agostino. Nemmeno Gadamer forse ha veramente tradito Tommaso.
Milano University Press
2008-07-29
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Doctor Virtualis; N. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
Doctor Virtualis; No. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
2035-7362
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Presentazione della giornata di studio
Garfagnini, Gian Carlo
Traduttori e traduzioni
Milano University Press
2008-07-29
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Doctor Virtualis; N. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
Doctor Virtualis; No. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
2035-7362
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Il problema della traduzioneA partire da Jacques Derrida
Di Martino, Carmine
Un testo è traducibile? E che cosa sarebbe mai un testo che non fosse traducibile? Apparterrebbe ancora all'ordine di ciò che chiamiamo testo? Traducibilità e intraducibilità si rivelano non come opposti o assoluti, ma come intimamente indisgiungibili.
Milano University Press
2008-07-30
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Doctor Virtualis; N. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
Doctor Virtualis; No. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
2035-7362
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Nuovi problemi di traducibilità nella digitalizzazione dei testi
Ferrara, Alfio
Parodi, Massimo
Nel processo di digitalizzazione dei testi sembrano emergere somiglianze e analogie con quegli anni del medioevo durante i quali si assiste all'incontro fra la tradizione latina occidentale e il patrimonio culturale di provenienza greca e araba. Due mondi che traducono per conoscere e per conservare: provare a confrontarli può aiutare a chiarire qualcosa sia dell'uno che dell'altro.
Milano University Press
2008-07-30
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Doctor Virtualis; N. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
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2035-7362
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Quando da Adamo nacque EvaTradurre l'intraducibile
Fresko, Susanna
All'origine di questo scritto vi è un'immagine: l'idea di Eva come traduzione di Adamo. Per creare Eva è necessario tradurre Adamo. Intraducibilità e irriducibilità come condizione stessa, e non limite, della parola umana declinata nei suoi diversi e innumerevoli linguaggi.
Milano University Press
2008-07-30
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Doctor Virtualis; N. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
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2035-7362
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Is the Qur'an Translatable?Some Methodological Issues
Campanini, Massimo
La traduzione del Corano si presenta come un compito arduo: essendo parola diretta di Dio, i musulmani tendono a considerare intraducibile il testo sacro. La questione dell'inimitabilità è centrale. Come si può essere sicuri che una metafora tradotta in una lingua diversa dall'arabo conservi lo stesso significato allegorico?
Milano University Press
2008-07-30
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Doctor Virtualis; N. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
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2035-7362
ita
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Il maestro Thâbit ibn Qurra e la teologia di Metafisica Lambda nella Baghdâd del IX secolo
Martini Bonadeo, Cecilia
La ricezione araba della filosofia greca si caratterizza per il tentativo di rendere compatibile l'eredità ellenica con la rivelazione coranica. Assimilata alla teologia di al-Kindi e trasposta nel ruolo di scienza universale, la metafisica così concepita rappresenta il presupposto da cui muoverà Avicenna.
Milano University Press
2008-07-30
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Doctor Virtualis; N. 7 (2007): Tradurre l'intraducibile
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
La poetica aristotelica nella tradizione islamica
Forte, Francesca
La complessa storia della Poetica aristotelica nella cultura arabo-islamica. Alcune vistose discrepanze tra il testo greco e i commenti arabi e, al tempo stesso, l'originalità della lettura proposta dai falāsifah.
Milano University Press
2008-07-30
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Il tradurre, tra verità ed etica: la Bibbia
Bartolomei, Maria Cristina
I testi biblici si guardano, rinviano l'uno all'altro, si citano (una sorta di ipertestualità) si rispecchiano l'uno nell'altro, e il frutto di tale rispecchiamento precipita a formare nuovi strati testuali.
Milano University Press
2008-07-30
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Le traduzioni e la vita della Bibbia
Buzzetti, Carlo
Parola di Dio in parole umane. La prima non si traduce mai; le seconde si devono tradurre sempre, al variare dei tempi e delle culture degli uomini.
Milano University Press
2008-07-30
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Ruggero Bacone su traduttori e traduzioni
Rignani, Orsola
Bacone coglie la difficoltà delle traduzioni, che non rendono mai in completamente il senso del testo di partenza, soprattutto per quanto riguarda le scienze.
Milano University Press
2008-07-30
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2020-04-09T07:17:06Z
DoctorVirtualis:art
Problemi di traduzione della Politica di AristoteleIl caso della traduzione in francese di Nicole Oresme
Fiocchi, Claudio
Necessità pratiche e riflessioni teoriche accompagnano il lavoro di Oresme, nella consapevolezza che la traduzione delle grandi opere è uno strumento fondamentale per la grandezza di un popolo.
Milano University Press
2008-07-30
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Alimentarsi di false credenzeAgostino e la critica dei precetti alimentari manichei
Prosperi, Ilaria
Nonostante non tutti gli studiosi concordino sul valore e sulla validità della testimonianza di Agostino, non si può oggi mettere in dubbio che questi ebbe una conoscenza molto precisa non solo della dottrina manichea, ma anche delle pratiche rituali in uso nelle comunità delle sette, e in modo particolare di quelle che si imponevano agli Uditori. Del resto, egli stesso non manca di definirsi esperto dell’affare manicheo al fine di affermare l’autorità del suo modo di procedere nella polemica. Certo non si può cercare in questi testi antimanichei un’esposizione serena né uno studio sistematico del catechismo manicheo poiché tali scritti hanno il carattere di un’“opera d’assalto” che Agostino, al di là degli aspetti anche caricaturali che mette in luce esponendo la dottrina avversa, dedica a quanti, come lui, corrono il rischio di essere sedotti e intrappolati da tale dottrina eretica. Quella lunga permanenza nella setta, nove anni come lui stesso afferma, e l’attività dispiegata al suo servizio permise ad Agostino di avere una larga conoscenza dell’organizzazione interna delle comunità, delle riunioni liturgiche e della catechesi, infine dei rapporti tra le due professiones che costituivano la chiesa manichea, i laici, Uditori o Catecumeni da una parte e, dall’altra, i religiosi, Eletti o Santi, tenuti, quest’ultimi, ad osservare rigide regole ascetiche raggruppate sotto tre capi, tria signacula appunto, relativi a tre ordini di attività, corrispondenti ad altrettanti organi quali bocca, mano, seno, ai quali il perfetto manicheo apporrà come un sigillo che rispetterà scrupolosamente. In particolare, lo studio del “sigillo della bocca”, quello, cioè, che ordina di astenersi dalle cibarie carnee e sanguinolente; dal vino; dalle bevande fermentate come la birra; nonché dai pensieri malvagi; dai discorsi menzogneri, violenti o blasfemi (la bocca è il luogo fisico dove entrano cibi ed escono parole, due operazioni, quella del mangiare e del parlare in stretta correlazione tra loro), permette di ricostruire, sempre attraverso la polemica agostiniana, la problematicità degli aspetti legati alle pratiche e alle abitudini alimentari della setta. Apporre un sigillo alla bocca, così come alla mano o al seno, significa chiudere, per usare una metafora cara al medioevo, le porte dei sensi: occhi, orecchie, naso, bocca, mani. Viceversa, aprirle o lasciarle aperte equivale a provocare e a permettere l’irruzione al proprio interno dei “demoni esteriori”, e, quindi, esporsi a peccare. Operare la “chiusura dei sensi” significa perciò sottrarsi alle sollecitazioni della carne e del mondo, rifiutando il male e conservando, così, la propria anima integralmente pura e buona quale essa è per essenza. Di fatto, la regola dei “tre sigilli” non viene osservata nel suo rigore più stretto che dai fedeli giunti o chiamati alla perfezione, dagli “Eletti” e dai “Santi”. Meno severe sono, infatti, le leggi che regolano il comportamento dei semplici credenti, degli “Uditori” o dei “Catecumeni”. La delineazione di quella che senza dubbio si potrebbe definire una sorta di “doppia morale”, una duplice regola di condotta, emerge chiaramente nei passi relativi alle pratiche alimentari, laddove, per esempio, Agostino fa notare come agli Uditori, per esempio, sia permesso persino dedicarsi ad attività profane quali l’agricoltura e tutto ciò che ad essa consegue come seminare e raccogliere, operazioni ritenute sacrileghe dagli Eletti, o, ancora, poter mangiar carne e bere vino. Diversamente vanno, invece, le cose per i “Perfetti”, il cui regime di sussistenza è ridotto allo stretto indispensabile secondo uno stile di vita improntato al digiuno, alla preghiera e all’astinenza. Sono così loro proibiti i cibi grassi, le bevande inebrianti ed ogni gesto dannoso perpetuato nei confronti dei vegetali. Tali proibizioni alimentari, discussi da Agostino nell’oris signaculum, la cui critica occupa da sola i tre quarti dello sviluppo dedicato ai tre sigilli nel suo De moribus manichaeorum, sono fonte di grande interesse per il vescovo d’Ippona il quale non manca di prendere in esame, spesso con tono sarcastico, ciascun aspetto di questi rigidi precetti rivelandone quelle che per lui sono immancabili contraddizioni: «Smettete ... di lusingare gli ignoranti celebrando il sigillo della bocca come qualcosa di grande. A meno che per caso non riteniate il mangiare crne e il non bere vino un sigillo della bocca degno di ammirazione e lode»(De mor. Ecc. cath. 2, 13, 27). Il colore, l’odore e il sapore, tre criteri che guidano e orientano i manichei nella scelta dei cibi (un bel colore, un buon odore e buon sapore sono indice della presenza in quel dato alimento di Dio) e che corrispondono ad altrettanti organi sensoriali, la vista, l’olfatto sentinella del terzo dei sensi chiamati in causa, quello del gusto, divengono per Agostino occasione non solo di riflessione ma di spunto polemico al fine di dimostrare come, spesso, limitarsi a giudicare la bontà o meno di un cibo servendosi di solo uno di questi sensi alla volta (per un corretto giudizio è necessario che ciascun senso sia coadiuvato nel suo giudizio dagli altri), porti a cadere in terribili errori di giudizio. Del resto, Dio non è qualcosa di materiale che possa essere percepito con i sensi ed è, dunque, assurdo ritenere che lo si possa scoprire con la vista, con l’olfatto, o con il gusto.
Milano University Press
2008-12-12
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10.13130/2035-7362/140
Doctor Virtualis; N. 8 (2008): Tracce di debolezza nel pensiero medievale
Doctor Virtualis; No. 8 (2008): Tracce di debolezza nel pensiero medievale
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2020-04-09T07:16:36Z
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Aeternitas e tempus: ipotesi per un ripensamento della gnoseologia agostiniana
Colli, Andrea
Il tempo come creato da Dio e contrapposto all’eterno (tempus factum), e come dimensione soggettiva che si costituisce in quanto prodotto di un’esperienza individuale (distentio animi).
Milano University Press
2008-12-21
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2020-04-09T07:16:36Z
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La coscienza della libertà.Una lettura del De Consolatione Philosophiae di Severino Boezio
Fedriga, Riccardo
Il problema filosofico di Boezio, già chiaro sin dalla comparsa sulla scena di Filosofia, risiede nel tentativo di chiarire come si possano avere conoscenze stabili, cioè necessarie, di cose mutevoli, cioè contingenti, ed è un problema di coesistenza tra le une e le altre. Una lettura filosofica che, trasposta in termini teologici, porta a questa idea di creazione: un mondo contingente creato da un Dio, in sé necessario, che nel momento in cui crea lo fa in relazione ai suoi modi di conoscere, cioè necessitando in modo condizionato le cose esistenti. In tal modo, egli fonda la nostra conoscenza del mondo e quella di noi stessi che il mondo vediamo, pensiamo e giudichiamo mentre vediamo, pensiamo e giudichiamo di vedere, pensare e giudicare il mondo.La storia della Consolatio Philosophiae è la storia tragica di quell’ipotetico generale, di cui scrive Musil, che per ragioni strategiche manda dei battaglioni alla morte sicura, ed è un assassino se si pensa che si tratta di migliaia di figli di mamma; ma diventa subito qualcos’altro se si connette il fatto con altri pensieri, per esempio con la necessità del sacrificio o la brevità della vita. È poi la storia tragica della presa d’atto di quanto sia utile ma falso il tentativo di chi considera la vita che si presenta dinnanzi come un dato fisso e fermo. E lo è perché è la contemporanea storia del tragico tentativo di fondare il pensiero sul mondo a partire dalla consapevolezza che il mondo potrebbe mutare in ogni istante in tutte le direzioni, o almeno in una qualunque di esse.
Milano University Press
2008-12-21
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Costruzione della teologia e unità della ragione in Tommaso d’Aquino. Una possibile interpretazione del Super Boetium De Trinitate
Bottarini, Giuseppe
La teologia, come scienza e sapienza, non asseconda o compie l’ideale di una ragione “forte”, che faccia tutt’uno con la conoscenza speculativa: per una simile ragione – e per la teologia che ne consegue – il significato della realtà, sebbene rivelato, non smette di essere un dato indifferente alla libertà della creatura. In essa Tommaso esprime piuttosto la consapevolezza dello scacco cui la ragione va incontro se considera assoluto il criterio soltanto teoretico della verità, dimenticando che il senso dell’essere è piuttosto l’esito possibile di un processo vitale libero, offerto alla creatura restituita alla propria integrità relazionale. In questa prospettiva, e nel contesto delle discussioni intorno alla scientificità della teologia e all’unità della ragione che si svolgono a Parigi nel corso del XIII secolo, la peculiare costruzione della teologia in Tommaso risulta proposta di un modello relazionale di ragione e di conoscenza, attento alle opportunità ma anche ai rischi propri di un quadro filosofico caratterizzato dall’influenza di Aristotele.
Milano University Press
2008-12-21
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Doctor Virtualis; N. 8 (2008): Tracce di debolezza nel pensiero medievale
Doctor Virtualis; No. 8 (2008): Tracce di debolezza nel pensiero medievale
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2020-04-09T07:16:36Z
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Pono tibi istam: “Tu curris”.Uno sguardo alla teoria medievale delle obbligazioni
Strobino, Riccardo
La teoria delle obbligazioni rappresenta un significativo esempio di come un insieme di tecniche logiche possa essere applicato, in maniera feconda, a contesti disputazionali in cui la dimensione dialogica e l’interazione tra soggetti coinvolti in un confronto dialettico hanno un ruolo di primo piano. L’attenzione che numerosi studiosi hanno manifestato nei confronti di questa parte della logica modernorum negli ultimi quarat’anni testimonia la profondità e la difficoltà dei problemi teorici che stanno alla base della teoria. Molte interpretazioni sono state avanzate circa le motivazioni che spingono i logici medievali a scrivere trattati in cui il portato delle loro dottrine logiche – come, ad esempio, la teoria delle consequentiae - viene declinato ed elaboratamente applicato al gioco dialettico tra due disputanti. La gamma di tali letture comprende differenti ipotesi: la teoria delle obbligazioni potrebbe fornire un nucleo di regole per l’impostazione di un metodo assiomatico rudimentale così come rappresentare un tentativo di elaborare esercizi volti a valutare le capacità logiche degli studenti o, ancora, un gioco teorico, svincolato dall’effettiva applicazione a contesti concreti, la cui finalità sarebbe il mantenimento della coerenza logica. E’ stata sostenuta da più interpreti la funzione pedagogica svolta dalla teoria, al di là del fatto che si tratti o meno di un metodo per la conduzione effettiva di dispute reali. Un’altra linea interpretativa collega la teoria delle obbligazioni al contesto della letteratura dei sophismata e degli insolubilia, dal cui repertorio, in effetti, sono spesso tratti molti degli esempi che si incontrano nella lettura dei trattati de obligationibus. In questo senso, la teoria offrirebbe regole e schemi di risposta che un interlocutore deve utilizzare per risolvere o rispondere a enunciati problematici o paradossali. Non si può escludere, inoltre, che nella teoria si realizzi un intreccio delle differenti motivazioni sopra esposte: potrebbe trattarsi di uno strumento che viene sviluppato tanto per la risoluzione di sophismata e insolubilia quanto per indagare il rapporto tra linguaggio e metalinguaggio o altre questioni teoriche. Altri studiosi hanno infine sostenuto che lo scopo della teoria delle obbligazioni consisterebbe nell’elaborazione di un metodo adatto alla costruzione e alla discussione di esperimenti mentali e che questo costituirebbe una sorta di metametodologia della scienza medievale sulla linea del ragionamento secundum imaginationem.
Milano University Press
2008-12-21
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Doctor Virtualis; N. 8 (2008): Tracce di debolezza nel pensiero medievale
Doctor Virtualis; No. 8 (2008): Tracce di debolezza nel pensiero medievale
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2020-04-09T07:16:36Z
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Potenza di Dio e contingenza
Sechi, Michela
Forse si tratta solo di un’analogia, ma la distinzione tardo-medievale tra potenza assoluta e ordinata di Dio presenta un’aria di famiglia con alcune argomentazioni di carattere ermeneutico – psicanalitico dei primi decenni del XX secolo: in entrambi i casi ci si trova alle prese con quello che si potrebbe definire discorso sull’origine, quell’origine da cui, in qualche maniera, nasce un ordine.
Milano University Press
2008-12-21
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Doctor Virtualis; N. 8 (2008): Tracce di debolezza nel pensiero medievale
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2020-04-09T07:16:36Z
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Un unico partito possibile?Teodicea e determinismo nel pensiero di John Wyclif
Campi, Luigi
La riflessione del maestro inglese può senz’altro essere considerata per molti versi forte: basti pensare alla piena fiducia riposta nella convergenza di ragione e fede e nella sinergia di metafisica realista e logica della scrittura. Tuttavia, non mancano tracce di debolezza: il discorso teologico del primo Wyclif non solo è più complesso e articolato di quanto non si sia soliti pensare, ma oltretutto sembra condurre a conclusioni ben lontane dall’affermazione estrema e urtante di un unico partito possibile per Dio e per l’uomo. Quanto alle formulazioni più mature, oltre alla possibilità di rintracciare indizi di debolezza nello spirito delle tesi giovanili, sembra anche attestabile la presenza di tracce di indebolimento: questo è il bilancio da trarre circa gli interventi correttivi cui Wyclif sottopose le proprie dottrine teologiche, private con il procedere degli anni del sostegno garantito dai ben congegnati argomenti filosofici. La stessa ricezione del suo pensiero da parte della tradizione (avversa o favorevole che fosse) può dirsi debole, viziata da fraintendimenti e da letture unilaterali, nonché spesso priva del conforto di riscontri testuali. Il ritratto ben noto del riformatore inglese – alla luce di quanto detto sin qui – reclama forse un ricorso più convinto al chiaro-scuro. Basti pensare al dubbio circa l’efficacia del tentativo proposto proprio nel giovanile De universalibus, così come nel De dominio divino, di una conciliazione tra la necessità degli eventi futuri quoad prescienciam Dei e la libertà umana di determinare le proprie azioni, che pure sembrerebbe suffragata da molte evidenze testuali. Un modo, questo, per dire che la ballata leggendaria di un Wyclif determinista (presunto o meno) continuerà ancora a essere cantata.
Milano University Press
2008-12-21
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Doctor Virtualis; N. 8 (2008): Tracce di debolezza nel pensiero medievale
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2020-04-09T07:14:59Z
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Storia della filosofia medievale e laicità
Fumagalli Beonio Brocchieri, Mariateresa
I medievisti ovviamente più degli antichisti - osserva G. Duby - sono strana gente simile agli antropologi, persone che evadono dal loro presente partendo per l'XI secolo invece che per Samoa o per le isole Trobriand e fuggono dal loro mondo per sprofondare nelle radici.
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2010-02-23
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Doctor Virtualis; N. 9 (2009): Laicità e Medioevo
Doctor Virtualis; No. 9 (2009): Laicità e Medioevo
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2020-04-09T07:14:59Z
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Significato e posizione del laico nell’alto Medioevo
Sciuto, Italo
La storia del termine laicus, nel corso del Medioevo, mostra un'interessante evoluzione. Inizialmente laico ha un valore positivo e si riferisce semplicemente al popolo di Dio; si passa successivamente a una valutazione chiaramente negativa dall'XI al XIII secolo. In questo periodo si definisce il laico secondo una doppia negazione: come il non chierico e il non monaco, e come idiota e illitteratus, cioè il cristiano privo di istruzione. Si torna a importanti posizioni di apprezzamento positivo nel XIV-XV secolo, anche in connessione con l'espandersi dell'uso del volgare, in cui laico e illetterato non coincidono più e si afferma una figura nuova di cristiano autentico: il laico che vive nel mondo in modo utile a sé e agli altri, dedito all'esercizio delle virtù e alla frequentazione della cultura. The history of the term laicus, in the course of the Middle Ages, shows an interesting development. Initially laicus has a positive value and refers simply to the people of God; later a clear negative meaning becomes prevalent: from the 11th to the 13rd century. In this period laicus is defined according to a double negative sense: as the non-clerical and the not-monk, and as idiota et illitteratus, i.e. the Christian without learning. A new important positive meaning appears during 14th and 15th century, also connected with the diffusion of vernacular languages, in which laicus and illitteratus don't overlap and the term means a new figure of authentic Christian: the layman who lives in the world in a useful way to himself and others, devoting himself to the exercise of virtue and to study of learning.
Milano University Press
2010-02-23
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Doctor Virtualis; N. 9 (2009): Laicità e Medioevo
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2020-04-09T07:14:59Z
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L’ordine cristiano dei laici
Fiocchi, Claudio
Quando si usa il termine laico, occorre sempre rispondere ad alcune domande implicite: laico rispetto a chi? Quando? Un percorso tra le varie classificazioni che si possono trovare nei testi medievali. Nella convinzione che la struttura stessa della classificazione sia importante, l'articolo procede sulla base di un criterio quantitativo, facendo riferimento al numero di classi o generi identificati, a partire dalla divisione più semplice. Una passaggio dal semplice al complesso alla luce della centralità del binomio concettuale di unità-differenza. When we use the term laico, we must ever answer to some implicit questions: laico compared to whom? When? A path among the various classifications that we can find in medieval texts. Persuaded that the very structure of the classification is important, the paper goes on, according to a quantitative criterion, by reference to the number of identified classes or genres, starting from the simplest partition. A transition from the simple to the complex in the light of the centrality of two-faced concept of unit-difference.
Milano University Press
2010-02-23
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10.13130/2035-7362/475
Doctor Virtualis; N. 9 (2009): Laicità e Medioevo
Doctor Virtualis; No. 9 (2009): Laicità e Medioevo
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2020-04-09T07:14:59Z
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Verso un punto di vista laico sulla questione del tirannicidio fra XII e XIII secolo
Simonetta, Stefano
L'articolo si domanda, con riferimento al tardo Medioevo, se e in quale misura si possa osservare uno spostamento verso un approccio più laico alla questione specifica della legittimità della resistenza al tiranno. Nel secolo circa che separa Giovanni di Salisbury e Tommaso d'Aquino si passa da una analisi di carattere essenzialmente etico teologico del problema a una considerazione più simile a quella che oggi si potrebbe definire laica. Nelle pagine del De Regno, Tommaso discute anche dal punto di vista teologico la questione della legittima resistenza a un governo tirannico e, tuttavia, in questo stesso contesto esamina attentamente i meccanismi costituzionali grazie ai quali una comunità politica può minimizzare il rischio di cadere sotto una forma tirannica di potere. With reference to the late Middle Ages, this paper discusses whether and to which extent we can see a shift towards an approach more secular concerning a specific issue: whether the resistance to tyrant is lawful or not. In the century, more or less, between John of Salisbury and Thomas Aquinas it goes from an essentially ethical-theological consideration of the problem to a consideration more close to that which today one would define secular. In the pages of De regno, Thomas discusses also from the theological point of view the question of lawful resistance in front of a tyrannical government and, however, in the same context he carefully examines the constitutional devices by which a political community can minimize the risk of coming under a tyrannical form of power.
Milano University Press
2010-02-23
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10.13130/2035-7362/476
Doctor Virtualis; N. 9 (2009): Laicità e Medioevo
Doctor Virtualis; No. 9 (2009): Laicità e Medioevo
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2020-04-09T07:14:59Z
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Duns Scoto Magister e Teologo
Fedriga, Riccardo
Macerola, Claudia
Minzoni, Federico
L'articolo prende in considerazione il possibile dialogo tra i nostri modelli di razionalità e quelli di autori medievali del tardo XIII secolo circa il concetto di laicità. Non si può certo parlare di laicità nel senso contemporaneo del termine, ma un tema interessante - senza alcuna pretesa di riferirsi a impossibili precorrimenti - può essere il concetto, individuabile in alcuni autori del tardo XIII e degli inizi del XIV secolo, della possibile coesistenza di differenti tradizioni filosofiche e teologiche, con l'implicita conseguenza di una sorta di pluralismo metodologico. Tali concezioni possono essere accostate alla moderna idea di libera coesistenza di posizioni diverse, e quindi all'idea di tolleranza più che a quella di laicità, e vengono contrapposte a ogni pretesa di fondare e imporre una esclusiva e univoca lettura della realtà. Da questo punto di vista viene analizzato il pensiero di un giovane magister artium della fine del XIII secolo e, nel contempo, di un giovane magister theologiae, che si identificano nella medesima persona, Giovanni Duns Scoto. This paper concerns the possible dialogue between our models of rationality and those of medieval authors of the late 13th century about the concept of secularism (it's difficult to find the right translation of the Italian term laicità). It's not possible of course to speak of secularism in the contemporary sense of the term, but an interesting theme - without any claim to speak of precursory theses - can be the concept, already recognizable in some authors of the late 13th century and the beginning of the 14th century, of the possible coexistence of different philosophical and theological traditions, with the implicit consequence of a sort of methodological pluralism. These ideas may be compared to modern idea of free coexistence of different theories, and therefore to idea of tolerance more than to that of secularism, and are opposed to any claim to ground and to impose an exclusive and authoritative interpretation of reality. From this point of view is here analysed the thought of a young magister artium of the last years of the 13th century and, at the same time, of a young magister theologiae, who must be overlapped in the same man, John Duns Scotus.
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2010-02-23
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10.13130/2035-7362/477
Doctor Virtualis; N. 9 (2009): Laicità e Medioevo
Doctor Virtualis; No. 9 (2009): Laicità e Medioevo
2035-7362
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2020-04-09T07:14:59Z
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La Neoscolastica milanese e la filosofia medioevale
Müller, Paola
Una discussione della filosofia neoscolastica e della storiografia da essa ispirata, con particolare riferimento alla scuola milanese che si sviluppa nel contesto della Università Cattolica del Sacro Cuore. Agostino Gemelli, la Rivista di Filosofia Neoscolastica e la ricerca nel pensiero medievale del nucleo centrale di una philosophia perennis: rischio di una interpretazione pre-costituita del pensiero medievale, individuato come itinerario di ricostruzione di modelli di verità. Il progressivo dissolversi dell'immagine della scolastica come blocco omogeneo e compatto di dottrine culminanti nella filosofia tomista, a favore di una visione sempre più articolata e complessa dei grandi temi e problemi teorici nati dal confronto diretto o indiretto con le massime tradizioni del pensiero classico, con i maestri arabi ed ebrei, con il mondo bizantino. In questa storia è fondamentale il ruolo di Sofia Vanni Rovighi , la sua fiducia nel continuo progresso della ragione e la sua interpretazione della philosophia perennis come idea regolatrice più che come filosofia storicamente determinata. A discussion concerning the so called filosofia neoscolastica and the historiography influenced by this theoretical tradition, with particular reference to the school that develops in Milano in the context of Catholic University del Sacro Cuore. Agostino Gemelli, the journal Rivista di filosofia neoscolastica, looking in medieval thought for the primary core of a philosophia perennis and the consequent risk of a dogmatc interpretation of medieval thought, interpreted as itinerary for the reconstruction of models of truth. The progressive weakening of the image of the scholastic philosophy as an homogeneous and solid doctrinal piece, culminating in the thought of Thomas Aquinas, in favour of a more and more detailed and complex vision of the fundamental issues and theoretical problems born from a direct or indirect comparison with the great classical traditions, with the Arab and Jewish thinkers and with the Byzantine world. In this history is fundamental the thought of Sofia Vanni Rovighi, her confidence in the continuous growth of human reason and her interpretation of philosophia perennis as a regulative idea more than as an historically definite philosophy.
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2010-02-23
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10.13130/2035-7362/478
Doctor Virtualis; N. 9 (2009): Laicità e Medioevo
Doctor Virtualis; No. 9 (2009): Laicità e Medioevo
2035-7362
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https://riviste.unimi.it/index.php/DoctorVirtualis/article/view/478/667
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/479
2020-04-09T07:14:59Z
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Les laïcs dans l’histoire de la philosophie médiévale
König-Pralong, Catherine
Con particolare riferimento alla ricerca degli ultimi sessant'anni, l'articolo si propone di suggerire alcune riflessioni metodologiche. Nella recente storiografia filosofica si possono individuare due movimenti di particolare rilievo: in primo luogo, il recupero di grandi figure come Lullo, Petrarca e Dante nel campo della filosofia e, in secondo luogo, l'attenzione per autori poco studiati che si muovono in spazi talvolta trascurati, l'interesse per i quali nasce spesso dall'incontro della storia della filosofia con la storia sociale e culturale. Particularly concerning to researches of the last sixty years, the article aims to suggest some interesting methodological reflections. In the recent philosophical historiography we can identify two movements of singular importance: in the first place, the retrieval of great figures, as Lullo, Petrarca and Dante, in the field of philosophy and, secondly, the attention for barely studied authors who live in sometimes neglected environments, the new interest for which often stems from encounter of the history of philosophy with the social and cultural history.
Milano University Press
2010-02-23
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10.13130/2035-7362/479
Doctor Virtualis; N. 9 (2009): Laicità e Medioevo
Doctor Virtualis; No. 9 (2009): Laicità e Medioevo
2035-7362
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2020-04-09T07:14:59Z
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Per una lettura laica della teologia medievale
Buzzetti, Dino
È possibile operare una forma di epoché sui concetti di carattere teologico? Ed è possibile riflettere sulla loro importanza, prescindendo dalla loro portata religiosa? I concetti teologici riescono a dirci qualcosa, se si trascura il loro riferimento essenziale alla nostra relazione con un essere divino? La risposta a queste domande consente di comprendere che cosa significhi essere un studioso laico della filosofia medievale, mentre è impossibile discutere tale problema senza prendere in considerazione anche la teologia medievale. Tutto ciò dunque riguarda non solo la natura della teologia, ma anche l’idea stessa di laicità. Dunque una storiografia del pensiero medievale pienamente consapevole di se stessa deve studiare il discorso teologico e affrontare in profondità la portata teorica di questo problema. Si può concludere che per una lettura laica della teologia medievale è paradossalmente essenziale cogliere proprio il senso intimo del pensiero religioso e le forme storicamente determinate della sua effettiva concettualizzazione. Is some form of epoché possible on theological concepts? In which way? Is it possible consider their importance leaving their religious scope aside? Can the theological concepts tell us something unless we consider their essential reference to our relationship with a divine being? The answer to these questions let us to understand what means to be a secular (laico) scholar of medieval philosophy. It's impossible conversely to discuss this problem without dealing with medieval theology. And this concerns not only the nature of theology, but also and deeply the same idea of secularism (laicità). Therefore a fully aware historiography of medieval thought has to understand the theological speech and to encounter the depth of this theoretical question. So we can conclude that for a secular reading of the medieval theology is paradoxically essential to catch the intimate sense of religious thought and the historically defined forms of its actual conceptualizations.
Milano University Press
2010-02-23
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10.13130/2035-7362/480
Doctor Virtualis; N. 9 (2009): Laicità e Medioevo
Doctor Virtualis; No. 9 (2009): Laicità e Medioevo
2035-7362
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2020-04-09T07:14:59Z
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Dialogo tra un mistico, uno scettico e un retore
Parodi, Massimo
Una specie di favola, ispirata al Dialogus di Abelardo, per riflettere sul ruolo del cristianesimo nello sviluppo del pensiero filsofico medievale. La filosofia medievale è complessa e articolata come quella di ogni altro periodo storico e spesso, anziché porsi al servizio della teologia, si appoggia sui contenuti della fede per dare stabilità alle proprie ricerche. A sort of tale, inspired by the Abaelard's Dialogus, to consider the role of christianity in the development of the medieval philosophical thought. The medieval philosophy is complex and articulated as that of any other historical period and often, instead of being at the service of theology, is founded on the contents of faith to give stability to its own research.
Milano University Press
2010-02-23
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Doctor Virtualis; N. 9 (2009): Laicità e Medioevo
Doctor Virtualis; No. 9 (2009): Laicità e Medioevo
2035-7362
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2020-04-09T06:11:08Z
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A proposito di Marrou, Agostino e la musica
Lazzaro, Federico
Ghidoni, Sonia
Parodi, Massimo
Dal Traité de la musique selon l'esprit de Saint Augustin (1942) di H.-I. Marrou emerge la relazione tra la musica francese degli anni Trenta e il pensiero non-conformista. L’accento posto sul momento fruitivo della musica e in particolare sul suo fine etico si riallaccia ai propositi della rivoluzione spirituale che informa il cosiddetto spirito del 1930 e il manifesto della Jeune France: leggere il Traité può essere utile per affrontare le poetiche musicali umaniste degli anni Trenta, e al contempo il contesto storico spiega e giustifica il pensiero di Marrou, che può apparire altrimenti poco interessante.Quest'ultimo viene infatti sviluppato sulla scia del platonismo cristiano mediato da Agostino, che viene sottoposto a una serie di piccoli mutamenti in funzione di una migliore e più attuale teologia morale. L'esito filosofico non è tuttavia dei più convincenti, vuoi per i numerosi appelli al principio d'autorità, vuoi per le frequenti contraddizioni argomentative che emergono dal testo in modo evidente. La tensione tra la fedeltà alla dottrina, il tentativo di rilettura della musica in chiave apologetica e la proposta di una filosofia pratica producono così un vistoso scacco metodologico che rappresenta uno dei limiti maggiori del Trattato. Le considerazioni di Marrou sul rapporto tra cristianesimo e filosofia antica sono certamente molto interessanti ma assai discutibili da un punto di vista storico-filosofico. L’autore si spinge fino a correggere Agostino stesso, soprattutto per quanto riguarda la componente pitagorica della sua riflessione, per sottolineare invece una componente religiosa della musica che non sembra così evidente nella riflessione agostiniana. H.-I. Marrou's Traité de la musique selon l'esprit de Saint Augustin (1942) is a useful document about the relationship between 1930s French music and non-conformist culture. His stress on the moral aim of music recalls the claim for a spiritual revolution that informs the spirit of 1930 and Jeune France's manifesto: the reading of Marrou's Traité helps us defining the humanistic poetics of music of the '30s, and the historical context mutually explains and justify most of Marrou's thought (otherwise apparently weak). His thought is in fact developed in the wake of Christian Platonism revised by Augustine, subject to a series of small changes in sight of a better and more relevant moral theology. The philosophical outcome isn't very convincing, both for many appeals to the authority principle, and for frequent contradictions clearly emerging in his arguments. The tension between the fidelity to the doctrine, the attempts to re-read the music from an apologetic viewpoint and the aim to suggest a practical philosophy produces a methodological setback so striking that it represents one of the greater limits of the Treaty. Marrou's remarks about the relationship between Christianity and ancient philosophy are certainly as interesting as questionable from the point of view of the history of philosophy. He goes so far to correct Augustine himself, especially as regards the Pythagorean influence on his thought, to stress instead a religious component of the music that doesn't seem so evident in the Augustinian analysis.
Milano University Press
2011-01-15
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10.13130/2035-7362/803
Doctor Virtualis; N. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
Doctor Virtualis; No. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
2035-7362
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2020-04-09T06:11:08Z
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L’ontologia del "De musica"
Fortin, Eleonora
Nel sesto libro del De musica Agostino pone il problema della natura del conoscere a partire da una descrizione, che si potrebbe definire fenomenologica, dei movimenti ritmici di cui il soggetto fa esperienza. Inizia così un percorso conoscitivo, che prendendo le mosse dalle tracce dei numeri arriva a indagare le condizioni di possibilità della conoscenza, rilanciando continuamente l’indagine su molteplici livelli. Con questo articolo si intende comprendere le più rilevanti implicazioni del paradigma conoscitivo agostiniano, il quale non appare riducibile a una mera logica numerica ma permette di gettare uno sguardo filosofico fino alla realtà metafisica della creatura. In the De musica’s sixth Book Augustin puts the question of the knowledge’s nature from the description (that we can consider as a phenomenological one) of the rhytmical movements experienced by the subject. This is the beginning of a cognitive process that starts from the numers’ traces and ends with the inquiry about the conditions of knowledge’s possibility, giving impulse to a research on several levels. The article’s purpose is to understand the most important implications of the Augustinian cognitive paradigm, that doesn’t seem to be a mere numerical logic but allow us to take a philosophical glance to the creature’s metaphysical truth.
Milano University Press
2011-01-16
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10.13130/2035-7362/804
Doctor Virtualis; N. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
Doctor Virtualis; No. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
2035-7362
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2020-04-09T06:11:08Z
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Terminologia tecnica e riappropriazione concettuale: le polifonie medievali come laboratorio compositivo
Serra, Carlo
Gli studi di Simha Arom sulla polifonia africana ha avuto un notevole impatto sulla cultura occidentale, in modo particolare con riferimento alla teoria ritmica della composizione. Scopo principale di questo studio è discutere la relazione fra la comparsa di termini antichi relativi alla teoria musicale e l’effettiva possibilità di descriverli in contesti musicali moderni.In che modo si possono usare concetti come talea, color, organum nella descrizione di strutture ritmiche concepite al di fuori della teoria canonica occidentale? Gli scritti di Arom mostrano come oggi sia ancora possibile individuare un nesso tra modelli africani di scansione ritmica e il concetto occidentale di dissonanza temporale: ma qual è il ruolo della percezione all’interno di questa descrizione? Simha Arom’s Studies in African Polyphony had a great impact in Western Culture, especially inside the Rhythmic Theory of Composition: the main aim of this work is a discussion about the relationships between the occurrences of ancient terms connected to music theory and the strength possibility of description in modern music contexts. How can we use concepts like Talea, Color, Organum in the description of rhythmical structures conceived outside the western canonical theory? The Arom’s writings show us that today is still possible to establish a link between African models of Rhythmical periods and the Western Concept of temporal dissonance: but what is the role of perception inside this description?
Milano University Press
2011-01-16
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10.13130/2035-7362/805
Doctor Virtualis; N. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
Doctor Virtualis; No. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
2035-7362
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2020-04-09T06:11:08Z
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"Urlar li fa la pioggia come cani". Ambiente sonoro, voce ed elettronica nell’Inferno di Sciarrino
Broglia, Simone
L’articolo si concentra sull’opera per nastro magnetico “La voce dall’Inferno”. Inizialmente concepita come opera radiofonica, composta da Edoardo Torricella e Salvatore Sciarrino, vuole presentare attraverso le sonorità possibili con l’elettronica un approccio al mondo dei dannati che ne risvegli i rumori e le voci, l’acustica del luogo e le presenze.Su questi elementi si concentrerà anche il mio articolo, partendo dallo studio di un otologo sulla Commedia, ci si sposterà a questioni filosofiche ed estetiche che riguardano il rapporto tra la voce e lo spazio, tra la voce e il rumore e l’utilizzo dell’elettronica applicata alla voce. In modo particolare però si cercherà di concentrare l’attenzione, attraverso l’ascolto dell’opera, su di una tematica: come la voce influisca sulla percezione emotiva dell’ambiente sonoro. My essay focuses on the work for tape “La voce dall’Inferno”. Initially conceived as a radio opera, composed by Edoardo Torricella e Salvatore Sciarrino, “La voce dall’Inferno” wants to show through the sounds the world of damned with their noises, voices and their presence in that place. The electronic sounds and the possibilities open by record, freezing, generator and synthesis play an important role in the development and the aesthetic of the opera. On this elements will focus my article. We’ll move to philosophical and aesthetic issues that concern the relationship between voice and space, voice and noise, and the use of electronic instruments. In particular try to focus on a theme by listening to the opera: how the voice influences the emotional perception of the soundscape.
Milano University Press
2011-01-16
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10.13130/2035-7362/806
Doctor Virtualis; N. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
Doctor Virtualis; No. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
2035-7362
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2020-04-09T06:11:08Z
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I concetti di "materia", "forma" e "ordine" nel pensiero teorico musicale medievale e contemporaneo
Panti, Cecilia
La dimensione teorica della musica occidentale, nella sua evoluzione storica, ha inevitabilmente fatto uso di concetti essenziali alla definizione di come il suono è musicalmente organizzato o organizzabile. Fra questi, risultano imprescindibili le nozioni di materia, forma e ordine, che implicano rispettivamente, nei pur diversi ambiti linguistici e contesti storico-filosofici di riferimento, ciò di cui è fatta la musica, ciò a cui la materia sonora tende, e come tale tensione è realizzata. Scopo di questo contributo è una valutazione d’insieme sulla valenza filosofica e l’uso di tali concetti nel pensiero musicale occidentale altomedievale e in quello del Novecento, che nonostante la distanza cronologica presentano convergenze significative. Nel Medioevo, un lungo processo di elaborazione teorico-pratica permise la matematizzazione dello spazio (e, più tardi, anche del tempo) musicale, attraverso l’adattamento di moduli melodici, trasmessi oralmente, alle strutture scalari desunte dalla teoria greco-boeziana. La forma e l’ordo musicali furono quindi riferiti ai criteri fisico-matematici atti a distinguere nella materia sonora, in sé disorganica e indefinita, ciò che è musicale da ciò che non lo è. Tale concezione sparisce con l’affermarsi del sistema tonale, ove il suono fisico è concepito come “pre-formato” e “pre-ordinato” nella gamma scalare e nei vincoli attrattivi “naturali” degli armonici. In conseguenza, i concetti di forma e ordine abbandonano il contesto acustico, andando a definire i criteri teorici della composizione artistica, in linea con l’idea filosofica del loro esprimere la coerenza logico-sintattica dell’“insieme organico” (la Formenlehre teorizzata da Widmann). Nell’ambito del pensiero musicale del Novecento, la crisi del sistema tonale e la messa a punto di nuove modalità e tecniche di produzione del suono hanno riorientato la valenza significante e l’uso di questi tre concetti, implicando il loro tornare a imporsi sugli elementi primari della fisica del suono, non solo l’altezza, ma soprattutto il timbro, il volume e la durata. Già Schönberg, nel 1911, affermava come “l’ordine che chiamiamo forma artistica” è “un necessario espediente” elaborato “a causa della nostra incapacità a comprendere l’indistinto e il non-ordinato”, che è la condizione propria della materia sonora. In its historical development, the Western theory of music has inevitably made use of specific concepts to define how the sound is musically organized or organizable. Among these notions, those of matter, form and order signify – in spite of the different linguistic areas and the various historical and philosophical backgrounds – that from which music is made, that to which it tends and how such tendency is realized. This paper aims to evaluate the philosophical implications and the use of these three concepts in the musical theories of the high Middle Ages and of the twentieth century, since, in spite of their chronological distance, they present significant similarities. A long process of theoretical and practical adjustments of the melodic structures of liturgical chants to the scale-systems of the Greek and Boethian theory contributed to developing what would become a familiar notion throughout the Middle Ages: that musical intervals (and, later on, the musical rhythms) can be expressed in mathematical terms. According to this view, the words forma and ordo signify the mathematical measures that are applied to the “matter” of sound, which is considered as inorganic and indefinite in itself. This conception gradually disappears when the tonal system begins to emerge, since this new modality of composition implies that the physical sound is “pre-formed” and “pre-ordered” within the musical scale, according to the “natural” links of the harmonics. Consequently, the concepts of “form” and “order” do not refer any more to the context of sound generation, but are now used to define the theoretical criteria of the artistic composition, so to accomplish the new philosophic idea of their expressing the logical-syntactic coherence of the “organic-whole” (the Formenlehre, defined by Benedikt Widmann). In the early twentieth century, when the tonal system starts to be replaced by new methods of composition and when new modalities and techniques of sound production emerge, those three concepts are used, again, to express the basic elements of the physics of sound: not only its height, but also its timbre, volume, and duration. In 1911, Schönberg argued that the order that we call “artistic form” is a necessary device, elaborated “because of our incapacity to comprehend the indistinct and unordered thing”, that is the own condition of the matter of sound.
Milano University Press
2011-01-16
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10.13130/2035-7362/807
Doctor Virtualis; N. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
Doctor Virtualis; No. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
2035-7362
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2020-04-09T06:11:08Z
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Aritmetiche e alchimie di suoni. Severino Boezio e Luciano Berio
Ophälders, Markus
Luciano Berio apre il suo testamento poetico, Un ricordo al futuro, con un esplicito rinvio alla tripartizione della musica operata da Boezio e durante la discussione di specifiche tematiche della musica contemporanea vi torna a più riprese. Il presente lavoro intende indagare i motivi per un tale coinvolgimento dell’autore medievale nella ricerca poetica ed estetica di uno dei più importanti rappresentanti del mondo musicale novecentesco nonché il modo in cui la teoria di Boezio viene attualizzata da Berio. Si scoprirà che i problemi della musica del Novecento richiedono una profonda riflessione filosofica la quale però non può limitarsi alla sola componente teoretica e astratta, se non vuole perdere di vista la musica, e che non può limitarsi alle sole pratiche musicali se non vuole rinunciare alla propria autocoscienza. In questo senso Berio reinterpreta i tre tipi di musica, mundana, humana ed intrumentalis nella concezione boeziana per confrontarsi non solo con il grande problema del rapporto tra teoria e pratica musicale, ma anche per discutere specifiche tematiche musicali del Novecento. Luciano Berio begins his poetical testament, Remembering the future, with an explicit link to the three types of music conceived by Boezio and during the discussion of specific themes of contemporary music he returns on this item several times. The present work intends to investigate the motivation of a similar confrontation with this medieval philosopher within the poetic and aesthetic research of one of the most important representatives of nineteenth century music; on the other hand the intention is to make clear in which way he proceeds by actualizing Boezio’s theory. It will become clear that the problems of nineteenth century music necessitate a profound philosophical reflection, which can not be limited to its mere theoretical and abstract component, if it doesn’t want to miss music in itself and, on the other hand, it can not be limited to the only musical practice, if it doesn’t want to renounce on its own consciousness. In this sense Berio reinterprets the three types of music, mundana, humana and intrumentalis, in their boezian conception in order to cope not only with the one big problem of the relationship between musical theory and practice, but also in order to discuss specific musical themes of the nineteenth century.
Milano University Press
2011-01-16
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10.13130/2035-7362/808
Doctor Virtualis; N. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
Doctor Virtualis; No. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
2035-7362
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2020-04-09T06:11:08Z
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Istituzioni ritmiche e fine del tempo. "Modo" e "neuma" nel canto gregoriano e in Olivier Messiaen
Mazzolini, Marco
Prendendo le mosse dall’esame del ciclo pianistico Quatre études de rythme, di Olivier Messiaen (e in particolare del terzo brano, Neumes rythmiques), scritto fra il 1949 e il 1950, l’articolo delinea un sintetico confronto fra due differenti espressioni dell’arte musicale. Da un lato una composizione della metà del Novecento: repertorio profano, strumentale, frutto di concezioni individuali, testimonianza della fase post-tonale del pensiero musicale. Dall’altro la monodia gregoriana: repertorio sacro, vocale, anonimo, che esprime concetti formali pre-tonali. Occasione di tale raffronto è l’indagine sulla portata concettuale e tecnica di termini chiave come “modo” e “neuma”, che Messiaen mutua dalla teoria musicale medioevale facendone oggetto di riflessione teorica e principio di concezioni tecniche. L’articolo tenta di sondare la complessa trama di rapporti mediante la quale due espressioni artistiche apparentemente agli antipodi entrano in contatto e si illuminano a vicenda. Expanding on the study of the piano cycle Quatre Études de Rythme (“Four Studies in Rhythm”) by Olivier Messiaen (and especially the third Étude, Neumes Rythmiques), composed in 1949–1950, this article provides a brief comparison between two different expressions of art music. On the one hand we have a composition dating back to the mid-1900s: profane instrumental music, the result of individual conceptions, bearing witness to the post-tonal development in musical thought. On the other, Gregorian monody: sacred vocal music, anonymous, expressing formal pre-tonal concepts. This comparison is developed by looking at the conceptual and technical meaning of key terms, such as “mode” and “neume”, which Messiaen turned from Mediaeval musical theory into subjects for theoretical reflection and a principle of technical conceptions. The article sets out to discuss their complex inter-relationships whereby these two artistic, seemingly opposing, expressions converge and are thus reciprocally enhanced.
Milano University Press
2011-01-16
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10.13130/2035-7362/809
Doctor Virtualis; N. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
Doctor Virtualis; No. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
2035-7362
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/DoctorVirtualis/article/view/809/1040
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2020-04-09T06:11:08Z
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Definizione di unità di misura del tempo musicale nel "Pomerium" di Marchetto da Padova
Sucato, Tiziana
Nella notazione musicale ancora alla metà del Duecento i valori di durata sono organizzati in raggruppamenti di piedi ritmici costruiti su un minimo di durata (la breve), che è anche unità di misura del tempo musicale, corrispondente alla sillaba. Con la nascita della notazione mensurale, verso la fine del Duecento, ma soprattutto in seguito all'evoluzione della prassi compositiva, nei primi decenni del Trecento fu necessario ridefinire il rapporto tra tempo, minimo di durata e unità di misura. I musici al di qua e al di là delle Alpi ovviarono diversamente dando vita a due sistemi musicali e notazionali, italiano e francese, differenti proprio nei loro presupposti teorici. In ambito italiano Marchetto da Padova dimostra come l'unità di misura del tempo musicale non coincida con il minimo di durata in senso assoluto, ma con ciò che è minimo all'interno del genere musicale: pur chiamandosi ancora breve, l'unità di misura nel sistema notazionale italiano può arrivare a contenere fino a dodici suoni. L'articolo mette a fuoco come Marchetto da Padova giunga alla definizione dell'unità di misura del tempo musicale nel suo trattato Pomerium e mostra le implicazioni di tale presupposto sulla prassi compositiva e la specificità del repertorio medesimo rispetto al coevo repertorio francese. During the latter half of the thirteenth century and particularly in the the fourteenth century, the mensural notation redefines the relationship between tempo, beat and temporal units. Italian and French musicians use different notational systems each with their own theoretical assumptions. In Italy Marchetto da Padova demonstrates that the beat does not coincide with the minimum in a quantitative understanding of musical time, but with the minimum in a qualitative undestanding of musical time: even it is called 'brevis', the beat in the Italian notational system can be divided up to twelve notes. The article focuses on how Marchetto of Padua explains it in his treatise Pomerium, and shows the implications of this assumption in compositional practice.
Milano University Press
2011-01-18
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https://riviste.unimi.it/index.php/DoctorVirtualis/article/view/810
10.13130/2035-7362/810
Doctor Virtualis; N. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
Doctor Virtualis; No. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
2035-7362
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https://riviste.unimi.it/index.php/DoctorVirtualis/article/view/810/1047
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2020-04-09T06:11:08Z
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Memorizzare "in campo aperto": neumi, canto gregoriano, tropi liturgici e tecnologia della memoria
Locanto, Massimiliano
Il saggio si sofferma su un momento posto all’inizio della parabola storica delineata dalla tecnologia della scrittura musicale nella cultura occidentale: l’introduzione, verso l’inizio del ix secolo, delle prime notazioni neumatiche, il cui principale scopo consistette nel registrare il repertorio di canti liturgici noto come canto gregoriano. Partendo dal presupposto che nella cultura medioevale la scrittura costituisse una tecnologia della memoria, il saggio tenta di interpretare in quest’ottica sia le caratteristiche della notazione neumatica, sia alcune caratteristiche formali dei canti liturgici trasmessi mediante essa.Si propone una nuova interpretazione della tipica costruzione formulaica del canto gregoriano, intesa come conseguenza di un uso sofisticato della memoria improntato al modello concettuale della scrittura. L’analisi di alcuni brani melismatici tramandati in notazione neumatica, a volte accompagnati da testi composti ex novo (prosulae), mostra come la scrittura neumatica corrisponda a strategie di analisi e creazione fondate sulla memorizzazione. Un’idea che emerge al termine dalla trattazione riguarda il nesso tra la tecnologia della memoria e la concezione sostanzialmente aperta dei canti liturgici – e in particolar modo dei tropi liturgici –, il fatto cioè che questi non fossero pensati come unità autonome e conchiuse, ma piuttosto come differenti configurazioni di un certo numero di elementi fissi (mnemonici) che caratterizzano un vasto complesso di brani differenti. The essay focuses on a historical moment placed at the beginning of the parable outlined by the technology of music writing in Western culture: the introduction, at the beginning of the ninth century, of the first neumatic notations, whose main aim consisted in recording the repertoire of liturgical songs known as Gregorian chant. Assuming that writing in medieval culture constituted a technology of memory, the essay tries to interpret in this light the characteristics of neumatic notation, as well as some formal characteristics of liturgical chants transmitted through it. A new interpretation of the typical formulaic construction of Gregorian chant is suggested: formularity is understood as a result of a sophisticated use of memory based on the conceptual model of writing. The analysis of some pieces handed down in melismatic neumatic notation, sometimes accompanied by texts composed ex novo (prosulae), shows how neumatic writing corresponds to analytical and creative strategies based on memorization. An idea that emerges at the end of the discussion concerns the link between the technology of memory and the essentially open vision of the liturgical chants – especially the liturgical tropes – namely the fact that they were not conceived as autonomous and concluded units, but rather as different configurations of a number of fixed (mnemonic) elements that feature a wide range of different songs.
Milano University Press
2011-01-18
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10.13130/2035-7362/811
Doctor Virtualis; N. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
Doctor Virtualis; No. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
2035-7362
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2020-04-09T06:11:08Z
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L’inscrutabile voce della triade. I tintinnabuli di Arvo Pärt tra filosofia e liturgia
La Matina, Marcello
Può il brusio di una voce essere anche il luogo di una lingua? E vale questa topica anche nel caso in cui la voce sia quella di uno strumento musicale? Queste domande sono alla base della indagine sulla tecnica compositiva della tintinnabulatio, inventata e sperimentata dal musicista estone Arvo Pärt (Paide, 1935). I tintinnabuli consistono di due elementi apparentemente contraddittori: la sonorità pastosa dello zvod (le campane della liturgia ortodossa russa) e l’armonia della triade perfetta. Muovendo da un disco ricevuto in dono e dalla interpretazione in parte inedita di un passo di san Paolo, l’autore cerca di individuare il punto di articolazione dei tintinnabuli, quella “grana” dove – come disse una volta Roland Barthes – una lingua incontra una voce. Il problema musicale sottende le interminabili discussioni trinitarie dell’Oriente cristiano – qui per sfortuna solo accennate – e si manifesta nella figura dell’iconografo medievale Andrej Rublëv, cui il regista russo Tarkovskij ha dedicato, nel 1966, un denso e ispiratissimo film. Could the rustling of a voice be also the place of a language? And does it happen all the same, when the voice at issue is that of an instrumental body? Such questions are the basic ones for any inquiry into Arvo Pärt’s tintinnabuli—the technique invented and experienced by the famous Esthonian composer ( born in Paide, the 1935). It consists of two seemingly conflicting elements: the doughy resonance of the zvot (i.e. the Russian liturgical set of bells); and the harmony of the perfect triad. The present paper moves from the personal memory of listening Pärt’s elegy Silouans Song. The delicate instrumental piece is said to conceal a prosodical calque of the voice of the famous staretz Silouan the Athonite (1866-1938). Silouan’s song —to use Barthes’ words—is the very place where “a language does meet a voice”. Some interpretive consequences lead off such a meeting: from a misunderstanding of a Pauline passage (Rom 14:5-10) to the art of sacred Icons; and from the Trinitarian controversies of Byzantine church fathers to the medieval painter St.Andrej Rublëv and his most famous icon: “The Holy Trinity”. A work where—as Andrej Tarkovski has shewed in his celebrated movie of 1966—Abraham’s oak is a like a bell concealing the threefold person of God.
Milano University Press
2011-01-18
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Doctor Virtualis; N. 10 (2010): Musica medievale e musica contemporanea
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2020-04-09T06:09:45Z
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Le metamorfosi del libro dai rotoli di papiro al libro a stampa
Montecchi, Giorgio
abstract
Milano University Press
2012-05-31
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Doctor Virtualis; N. 11 (2012): Dopo la carta, dopo la pergamena
Doctor Virtualis; No. 11 (2012): Dopo la carta, dopo la pergamena
2035-7362
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2020-04-09T06:09:45Z
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Quasi armarium scripturarum. Bartolomeo da San Concordio come biblioteca vivente
Vecchio, Silvana
La biografia di Bartolomeo di San Concordio contenuta nella Chronica antiqua del Convento di Santa Caterina di Pisa presenta un modello esemplare di predicatore domenicano, i cui tratti sono lo stile di vita sobrio, la spiccata attitudine allo studio, la vasta produzione letteraria e l’abilità nella predicazione. Al di là degli stereotipi, applicabili a molti frati domenicani, la biografia lascia trasparire alcuni elementi che caratterizzano l’ambiente del convento pisano. In particolare, la metafora della ‘biblioteca vivente’ utilizzata per descrivere la vasta cultura e la straordinaria memoria di Bartolomeo, segnala da una parte l’attenzione alle tecniche della memoria, particolarmente diffusa nell’ ambiente pisano, dall’altra l’instancabile attività di Bartolomeo come autore di compendi e di opere enciclopediche destinate ad una larghissima diffusione. Bartolomeo of St. Concordio’s biography, contained in the “Chronica antiqua” of the Convent of Santa Caterina of Pisa, gives a model of Dominican preacher, whose characteristics are a simple lifestyle, a strong attitude towards studying, a wide literary production and the preaching ability. Beyond these stereotypes, which can be found in many Dominicans, the biography reveals some elements that characterize the environment of the convent of Pisa. In particular, the metaphor of the 'living library', used to describe Bartolomeo’s broad culture and extraordinary memory, draws attention to the techniques of memory, particularly widespread in the environment of Pisa, and describes Bartolomeo’s tireless work in writing “summae” and encyclopaedic works for a large circulation.
Milano University Press
2012-05-31
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Doctor Virtualis; N. 11 (2012): Dopo la carta, dopo la pergamena
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2020-04-09T06:09:45Z
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Un “servizio di reference” ante litteram. Don Salvatore Maria Di Blasi e la biblioteca di San Martino delle Scale (XVIII)
Cusimano, Fabio
La diffusione del libro nel Medioevo potrebbe essere riletta alla luce di una metafora attuale sebbene non scevra di aspetti dialettici: quella della “rete”. All’ubicazione spazio-temporale del libro nei monasteri medievali, contraddistinta da fisicità e permanenza, si sotituisce oggi un formato digitale e virtuale, che porta ad una sorta di decontestualizzazione e alla continuità del flusso di informazioni, contribuendo alla diffusione capillare del sapere. L’ottica di universalità e globalità accomuna tuttavia entrambe le epoche. Alcuni concetti-chiave dell’informatica potrebbero infatti declinarsi in ambito medievale: Server-Client per la raccolta, la conservazione e la trasmissione delle conoscenze da parte dei monasteri, quali centri del sapere in Europa, agli uomini di cultura; Firewall, per alludere alla necessità di tutelare i manoscritti, mediante la copiatura e la diffusione dei codici; Community, ad indicare non solo la comunità religiosa o monastica in senso stretto, bensì l’apertura ad una costruzione del sapere mediante un’azione partecipativa. I problemi dell’autenticità delle fonti, dell’acriticità delle informazioni e la pratica delle citazioni trovano un precedente significativo nelle Sententiae di Pietro Lombardo: una sorta di “biblioteca virtuale” grazie alla collezione di passi dalla Sacra Scrittura e da fonti latine e greche, paragonabile a un moderno modello enciclopedico di sapere. The diffusion of the book in the Middle Ages could be critically read through a modern metaphor: the “net”. The space-temporal coordinates of the book shift from being physical and permanent in the Medieval monasteries, to being de-contextualized and continue in the flow of information of digital and virtual format. However the universal and global perspective is common to the contemporary and the Medieval periods. In fact some key-words of computer science could be applied to the Medieval context: Server-Client, for the collection, the preservation and the transmission of knowledge from monasteries, as cultural centers in Medieval Europe, to men of culture; Firewall, for the necessary protection of manuscripts, through copying and diffusing codes; Community, referred not only to the monastic and religious groups, but also to an open sharing of the building of knowledge. Problems like the authenticity of the sources, the lack of criticality in the reception of data, and the practice of quotations are well represented in Peter Lombard’s Sententiae: this work can be compared to a modern encyclopedia thanks to the collection of passages from the Holy Scripture and from Latin and Greek sources, as well as a “virtual library”.
Milano University Press
2012-06-11
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10.13130/2035-7362/2196
Doctor Virtualis; N. 11 (2012): Dopo la carta, dopo la pergamena
Doctor Virtualis; No. 11 (2012): Dopo la carta, dopo la pergamena
2035-7362
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