2024-03-29T05:01:00Z
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"101217 2010 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/745
doi
dc
L’Androgino e il simbolo
Sivelli, Sara
Università degli Studi di Milano
Da sempre il mito dell’androgino è stato al centro dell’interesse dell’uomo, come protagonista indiscusso delle mitologie arcaiche o in quanto oggetto di rappresentazioni artistiche disseminate sullo sfondo di varie epoche storiche. Grazie alla sua plasticità semantica sembra essere evocato ogni qual volta venga posta la domanda sull’origine dell’uomo. Sotto numerosi punti di vista, infatti, può apparire come simbolo dei simboli in virtù della sua predisposizione a rappresentare ogni sorta di dualità essenziale, al di là della semplice polarità sessuale. Viene gelo-samente custodito nel seno di ogni cultura proprio perché la sua indicibi-le natura appartiene a ogni uomo: si plasma con la medesima materia, onirica e impalpabile, di cui è fatto l’inconscio.
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2010-12-22 00:00:00
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"101217 2010 eng "
2039-9251
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dc
Elementi per un’estetica dell’immagine egizia
Bellini, Manuele
Università degli Studi di Milano
L’immagine egizia, che si declina nelle forme dell’arte e nella scrittura geroglifica, non è né rappresentazione o imitazione della natura né e-spressione, ma creazione di una realtà altra parallela a quella sensibile: la sua funzione è performativa. L’immagine, lungi dall’essere phantasma, vive di per sé ed è una realtà concreta da usarsi, non una realtà trasfigu-rata da fruirsi. È un simulacro che va a supplire l’oggetto cui somiglia –un esempio è dato dalle libagioni dipinte sulle stele funerarie. Fine dell’artista non è la mimesis, ma la ricostruzione, secondo un canone, di una realtà differente, che si anima per magia. L’immagine nasce nella sepoltura e il suo fine non è solo il tramandare la memoria del defunto, ma prolungare la vita: la morte, tradotta in immagine, non solo ricorda la vita che è stata, ma torna a essere vita e l’invisibile, non più confinato nel regno degli inferi e delle ombre, si fa visibile, mostrando la sua mai perduta realtà. Ora, l’assenza di una dialettica tra immagine e realtà impedisce la fioritura di una riflessione filosofica, di un pensiero astratto, perché ciò che i geroglifici, che sono pittogrammi fonetici, indicano trapassa subito nell’oggetto senza che possa costituirsi come concetto. Tuttavia, a gli egizi questo non interessa: l’immagine, ipostatizzando ciò che designa, lo sacralizza perché essa è al servizio di un’ideologia. Ma sacralizzare non è solo propagandare, bensì inserire un oggetto nell’ordine del cosmo, prolungando l’opera di creazione del Demiurgo che la società si sforza di mantenere attraverso l’azione del Faraone.
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dc
Umanità e alterità in Montaigne e nei moderni
Bonicalzi, Sofia
Università di Roma Tre
Nei secoli successivi alla scoperta dell’America gli intellettuali europei si impegnarono in un complesso dibattito riguardante la natura dei popoli recentemente scoperti e l’ammissibilità della conquista. Nella riflessione di Montaigne, a fronte di una critica serrata della civiltà europea, il nuo-vo mondo diventa il paradigma di un’umanità diversa e nella quale forse si può ancora sperare, ma l’atteggiamento prevalente fra ’500 e ’700 ri-sultò piuttosto caratterizzato da chiusura e incomprensione e si tradusse nell’elaborazione di fantasiose leggende che dessero conto dell’origine e della diffusione degli indios. Se per Lévi-Strauss ciò può essere ricondot-to al senso di profondo smarrimento che colse gli occidentali trovatisi di fronte ai popoli nudi, per Gliozzi le diverse proposte teoriche avrebbero piuttosto rappresentato la copertura ideologica della conquista armata e dell’apparato coloniale, ingrediente determinante nell’affermazione del nuovo sistema di produzione borghese.
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dc
La parola al silenzio. Un rimedio alla parola parlata
Candia, Roberta
Universita degli Studi di Milano
Il panorama estetico contemporaneo sembra prestarsi ad accogliere ma-nifestazioni artistiche caratterizzate dalla completa estrinsecazione, ver-bale e non, dei significati che veicolano, annullando così l’aspetto simboli-co e misterioso dell’opera d’arte e fornendo ai fruitori interpretazioni preconfezionate della stessa. È il fenomeno del kitsch, che mortifica il potere evocativo dell’arte, trasformandone i prodotti in forme non più che artigianali e in beni di immediato consumo. A questa tendenza cercano di fare fronte, attraverso la potenza granitica del silenzio, alcuni tentativi di pochi ma significativi nomi, legati ad ambiti artistici differenti, con la volontà di restituire vigore e autenticità alla parola abusata, risemantizzandola.
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dc
Che fine ha fatto il futuro?
Candia, Roberta
Universita degli Studi di Milano
Recensione di Marc Augé, Che fine ha fatto il futuro? Dai non luoghi al non tempo, trad. it. di G. Lagomarsino, Eleuthera, Milano 2009, pp. 112.
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"101222 2010 eng "
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dc
Edipus: lo scarrozzante e Dioniso. Variazioni sul mito da Giovanni Testori
Gennari, Alessia
Università degli Studi di Milano
Tra le molte riscritture contemporanee del mito di Edipo, quella di Giovanni Testori, terzo e conclusivo capitolo della Trilogia degli Scarrozzanti, si evidenzia certamente per i suoi smaccati caratteri di originalità e autonomia dal modello. Non dunque una ri-scrittura, ma una scrittura che al mito ruba i presupposti per un’ elaborazione del tutto nuova dal punto di vista della vicenda, della forma e del linguaggio. Il saggio si propone di analizzare l’Edipus alla luce del modello sofocleo, evidenziandone i caratteri di continuità ma soprattutto mettendo in luce i punti di rottura con una tradizione che è un solco lungo cui Testori inizia il proprio cammino e da cui subito fuoriesce per prendere un’altra strada: la strada tortuosa di un autore che ha fatto della sperimentazione formale e linguistica un caposaldo della propria poetica non allineata.
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dc
<i>Les Naufragés du Fol Espoir</i> del <i>Théatre du Soleil</i>: aurore nel buio
Gennari, Alessia
Università degli Studi di Milano
Recensione allo spettacolo Les Naufragés du Fol Espoir del Théatre du Soleil, in calendario a Cartoucherie (Parigi), fino al 31 dicembre 2010.
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dc
<i>Sine materia</i>? L’estetico e l’incorporeo nell’opera d’arte
Rozzoni, Claudio
Nuova Università di Lisbona
Il presente saggio, che si articola in due momenti, si propone di avviare un’interrogazione sullo statuto della materia nell’opera d’arte. In una prima parte si cercherà, tracciando un parallelismo fra riflessioni heideggeriane e deleuziane, di indagare teoreticamente l’intreccio fra dimensione estetica dell’opera e dimensione incorporea, per arrivare, nella seconda metà del saggio, a poter sviluppare tali risultati ripercorrendo le pagine che Marcel Proust dedica, nella Recherche, ai gesti sine materia dell’attrice Berma.
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dc
Il chiliagono visualizzato. Un filo conduttore della filosofia cartesiana della conoscenza sensibile dal <i>Compendio di musica</i> alle <i>Meditazioni di filosofia prima</i>
Ghidoni, Sonia
Università degli Studi di Milano
Uno studio comparativo di due esempi cartesiani relativi alla percezione dei rapporti musicali e geometrici consente di isolare un filo conduttore della teoria della conoscenza sensibile del filosofo: alcune scelte teoriche sembrano infatti trasversali alle diverse fasi e alle significative ridefinizioni del suo pensiero gnoseologico, esemplificate da alcune importanti prese di posizione rilevabili nella Diottrica e nel Mondo. L’unificazione teorica della percezione visiva e di quella uditiva, possibile solo sul sostrato metafisico della mens (non necessariamente intesa radicalmente come res), analizzato nel Compendio di Musica solo a un livello ancora embrionale, si rivela il presupposto ineliminabile di tale ricerca.
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dc
Le parole dell’estetica per la ricerca storica. La prospettiva metodologica di Dahlhaus
Ghidoni, Sonia
Università degli Studi di Milano
Recensione a Carl Dahlhaus, L’estetica della musica, tr. it. di R. Culeddu, Astrolabio, Roma 2009, pp. 168.
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doi
dc
Intervista a Luigi Maio
Mola, Anna
Università degli Studi di Milano
Luigi Maio è attore, compositore, autore e regista, ma soprattutto è il “musicattore”.
La sua passione per la recitazione e il teatro nasce in lui da piccolissimo: «ero un bambino logorroico – mi confessa all’inizio del nostro incontro – e i miei genitori, per salvarsi da questa “babele di parole” mi regalarono una cassetta dell’Histoire du soldat di Stravinskij, che mi lasciò senza parole, stimolando la mia fantasia come mai nulla era riuscito prima; ho visto anche la rappresentazione teatrale, ma mi ha deluso moltissimo per la netta separazione di parti recitate e suonate, mancava di continuità, così deciso che l’avrei messo in scena a modo mio». Da quel momento a oggi è trascorsa una carriera, che in parte è ripercorsa nell’intervista, composta da tanti spettacoli, fatiche, premi e riconoscimenti. La notevole poliedricità dell’attore e la sua capacità di spaziare tra i vari campi del sapere gli hanno permesso di esprimere, durante il nostro dialogo, la sua concezione dell’arte di recitare e del senso di questa nella contemporaneità, della sua opinione sul “bello”, fino ad arrivare ad argomenti prettamente filosofici come il rapporto tra estetica ed etica e la definizione e rappresentazione del male e della figura del diavolo, da Luigi così spesso interpretata.
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2010-12-22 00:00:00
Interviste
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"101222 2010 eng "
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dc
"Quando credi in un’idea ti chiamano ateo”. Incontro con Azio Corghi in omaggio a José Saramago
Capelletti, Paolo
Université de Lyon III
Un incontro con il compositore Azio Corghi. Corghi è il musicista che, collaborando con José Saramago, ha tratto composizioni e opere teatrali dai suoi testi. L'evidente commozione di Corghi ha aperto a temi interessanti: il primo incontro con Saramago avvenne quando portarono in scena Blimunda, tratta dal Memoriale del convento. Una storia a cavallo della Storia, in cui la carnalità dei protagonisti, il loro amore per la terra è una dichiarazione di poetica saramaghiana. Corghi sottolinea che, di tutte le definizioni tentate dai media per ricordare Saramago, nessuna ha colto il suo essere grande scrittore e filosofo. E il suo essere critico verso ogni potere, non soltanto quello della Chiesa. In chiusura, traendo spunto dalle ultime parole di Saramago apparse sul suo blog, Corghi spiega come l'idea sia ciò che serve all'impegno: un'idea carnale, come la materia per l'artigiano. Anche a costo, come Saramago, di essere definiti con disprezzo "atei", per aver creduto tanto nelle idee.
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2010-12-22 00:00:00
Interviste
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Itinera; N. 1 (2011)
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"101222 2010 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/781
doi
dc
Per un illuminismo perenne
Conte, Pietro
Università di Venezia Ca’ Foscari
Recensione a Elio Franzini, Elogio dell’illuminismo, Bruno Mondadori, Milano 2009, pp. 160.
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2010-12-22 00:00:00
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"101222 2010 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/783
doi
dc
<i>Le rêve de</i> Diderot o la pittura sognata
Bertolini, Michele
Università degli Studi di Milano
Recensione a Denis Diderot, L’antro di Platone, a cura di Alfonso M. Iacono, ETS, Pi-sa 2009, pp. 49.
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2010-12-22 00:00:00
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"101223 2010 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/784
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dc
Presentazione della nuova serie
Mazzocut-Mis, Maddalena
Università degli Studi di Milano
Mormino, Gianfranco
Università degli Studi di Milano
Copertina e colophon della rivista.
Presentazione della nuova serie.
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2010-12-22 00:00:00
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"110727 2011 eng "
2039-9251
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doi
dc
Introduzione
Gennari, Alessia
Università degli Studi di Milano
Oggionni, Eva
Università degli Studi di Milano
I primi sei saggi qui raccolti sono il frutto di un laboratorio dal titolo L’Infinito tra Sei e Settecento tenuto congiuntamente dalla Professoressa Mazzocut-Mis e dal Professor Giordanetti nel primo semestre dell’Anno Accademico 2009/2010 presso l’Università degli Studi di Milano, con la collaborazione dell’Associazione Musica e Teatro e del Collegio di Milano e l’intervento dei cultori della materia delle due cattedre.
Il secondo gruppo di cinque saggi prende le mosse dagli studi presentati durante il convegno Filosofia, poesia e dramma nel XVIII secolo, tenutosi nella giornata del 19 maggio 2010 presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano.
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2011-07-27 00:00:00
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Itinera; N. 2 (2011)
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2020-05-27T08:44:00Z
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"110727 2011 eng "
2039-9251
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dc
La riforma dell’arte drammatica e i suoi protagonisti: Baron e Adrienne Le Couvreur e l’influenza della Commedia dell’Arte nell’evoluzione della declamazione tragica settecentesca
Gennari, Alessia
Università degli Studi di Milano
La riforma dell’arte drammatica nel primo Settecento francese trova in Baron e in Adrienne Le Couvreur, attori della Comédie Française, due protagonisti d’eccezione. Scopo del saggio sarà definire il loro apporto al superamento definitivo della declamazione tragica mutuata dalla tradizione retorica, analizzandone i legami con la tradizione comica antecedente e studiando la linea diretta che dalla Le Couvreur, a ritroso, congiunge Baron al suo maestro e scopritore Molière e alla tradizione italiana della Commedia dell’Arte.
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2011-07-27 00:00:00
Articolo peer-review
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"110727 2011 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/1269
doi
dc
Conchiglie, orologi e insetti: gli infiniti di Rousseau
Giargia, Miryam
Université Paris Nanterre
Diverse definizioni di infinito si intrecciano nell’opera di Rousseau. Nei suoi testi di carattere normativo, il ‘vero’ infinito di Dio viene contrapposto a un infinito prodotto dalla nostra immaginazione, dal quale derivano tutte le nostre sofferenze. Tale contrapposizione è invece assente negli scritti autobiografici, dove Rousseau individua nell’immaginazione una fonte indispensabile di felicità, giungendo a formulare una nuova forma di infinito: l’infinito estatico.
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2011-07-27 00:00:00
Articolo peer-review
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"110727 2011 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/1270
doi
dc
L’infinito morale in Kant: overridingness, adiaphora e questioni casuistiche
Oggionni, Eva
Università degli Studi di Milano
L’articolo tratta uno specifico problema di interpretazione kantiana, relativo a quale sia la funzione svolta dalle Questioni casuistiche nella Dottrina della virtù della Metafisica dei costumi, nella prospettiva di un confronto tra Tugendhat, Hare e Kant sul tema dell’infinito morale. Si sostiene che le Questioni casuistiche hanno l’obiettivo di dirimere problematiche morali e che manifestano la visione negativa che Kant possiede dell’infinito e indefinito etico.
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2011-07-27 00:00:00
Articolo peer-review
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"110727 2011 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/1271
doi
dc
La filosofia kantiana del teatro: significati e fonti
Oggionni, Eva
Università degli Studi di Milano
L’articolo indaga la filosofia teatrale di Kant soffermandosi sul significato che vi assume la definizione di teatro quale unione delle altre arti e analizzando le implicazioni estetiche che tale concettualizzazione comporta. In particolare, lo studio conduce, prendendo le mosse dall’apparentemente estrema vicinanza tra Kant e Batteux, a stabilire che la fonte del biasimo morale kantiano nei confronti del teatro e dell’attore vada individuata nella Lettera sugli spettacoli di J.-J. Rousseau.
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2011-07-27 00:00:00
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Itinera; N. 2 (2011)
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2039-9251
10.13130/2039-9251/1273
doi
dc
“Il ragno e la tela”: il corpo dell’attore al lavoro. Metafore della creazione attoriale nel Settecento francese
Bertolini, Michele
Università degli Studi di Milano
La riflessione filosofica sull’attore si sviluppa nella cultura francese del Settecento in corrispondenza con la nascita dell’estetica come disciplina autonoma. L’interesse per l’orizzonte della pratica performativa dell’attore si allontana da un’iniziale definizione retorica, ancora presente in Luigi Riccoboni, per concentrarsi con Sainte-Albine e soprattutto Diderot sulla dimensione gestuale, mimica e scenica del lavoro dell’attore, acquistando un originale spessore filosofico.
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dc
L’espressione dell’infinito nell’arte giapponese
Muccione, Miriam
University of Chicago
Kuki Shūzō, filosofo e poeta giapponese, in L’espressione dell’infinito nell’arte giapponese (1929) offre al pubblico occidentale una lettura di quello che egli ritiene essere il destino ideale dell’arte giapponese: esprimere l’infinito, partendo dal finito. Strutturandosi come un’indagine sulle tecniche artistiche, il saggio guida il lettore in un’analisi che dalle arti figurative, agenti sull’idea geometrica di spazio, giunge sino alla poesia e alla musica, arti operanti sull’idea cronologica del tempo.
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dc
Eterno, infinito e innumerabile nel pensiero di Baruch Spinoza
Andreozzi, Matteo
Università degli Studi di Milano
Questo breve saggio intende esplorare le differenze riscontrabili all’interno del pensiero di Baruch Spinoza tra i concetti di eterno, infinito e innumerabile. Il principale intento è quello di ricostruire, tramite il confronto tra opere e corrispondenze dell’autore, un quadro unitario di riferimento che consenta di reinserire i tre concetti all’interno del suo stesso sistema metafisico.
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dc
La rielaborazione del sublime kantiano in Lyotard: apertura di un problema di fruizione
Bonometti, Maria Luisa
Università degli Studi di Parma
La rielaborazione di Lyotard del sublime kantiano, nella sua declinazione specificamente estetica, si apre a un orizzonte irrisolto nel rapporto tra l’opera d’arte e il fruitore. Analizzando la trasposizione post-moderna del sublime, in riferimento anche alla sua declinazione da parte di Newman, si seguiranno le tracce del pensatore francese per delinearne i nodi problematici legati alla ricezione artistica; con particolare attenzione per la questione del gusto come possibile struttura portante di un rinnovato senso comune.
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L’“infinito” nella riflessione di Edmund Burke
Ferri, Michela
Holy Apostles College
É noto che l’idea dell’“infinito” costituisce uno dei punti cardine della definizione burkeiana del concetto di “sublime”. Dall’analisi contenuta nell’Enquiry il lettore comprenderà che non è nell’infinito “naturale”, bensì, in quello “artificiale”, che Burke rintraccia l’autentico significato di tale idea, così come essa si presenta all’uomo attraverso la sua percezione degli elementi che osserva. Sono due gli aspetti che emergono dall’originale definizione che Burke elabora del concetto di “infinito artificiale”: il primo, quello della pura illusione, considerando che la struttura dell’infinito è quella dell’inganno; il secondo, quello dell’inscindibilità del sublime dall’oggetto: sappiamo che il sublime non può astrarsi dall’oggetto percepito e che, quindi, l’infinito non può che essere inteso come “artificiale”.
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dc
Il riso di Molière. Teatro e impersonalità
Rozzoni, Claudio
Nuova Università di Lisbona
In un breve e intenso lavoro del 1900 – che raccoglie tre saggi scritti l’anno precedente – Henri Bergson si cimenta nel difficile compito di definire l’essenza «volatile» del riso, arrivando a concepirlo alla stregua d’un rilevatore sociale di forze impersonali. Strumento d’indagine privilegiato di conoscenza diviene per il filosofo francese la commedia di Molière, già oggetto d’indagine delle riflessioni di Du Bos e Diderot, che richiameremo in questo saggio nel tentativo di guadagnare a nostra volta un primo passo verso la definizione della peculiare impersonalità che anima la commedia; fra le arti, come scrive Bergson, quella che maggiormente «oscilla fra l’arte e la vita».
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dc
La poesia di Rousseau
Giargia, Miryam
Université Paris Nanterre
Nell’opera di Rousseau, la poesia riceve valutazioni molto diverse, se non antitetiche. Da un lato, infatti, la poesia viene criticata per il suo ruolo nella corruzione della società; dall’altro, risulta oggetto di un amore profondo. Quest’ultimo comporta il riconoscimento di un'importante funzione morale al genere poetico non solo sul piano normativo ma anche su quello pratico-effettivo della riflessione morale rousseauiana.
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dc
Real Maravilloso e realismo magico nel teatro latino-americano
Fortunato, Viviana
Università degli Studi di Milano
Il concetto di Real Maravilloso e di realismo magico nel teatro e nella cultura latino-americana. Intervista condotta nel mese di agosto del 2010 al regista venezuelano Héctor Manrique, uno dei fondatori del GA 80 in Venezuela, e attualmente uno dei registi più attivi in America latina.
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Interviste
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dc
Sulle origini del linguaggio. Immaginazione, espressione, simbolo. Parma, 2-3 maggio 2011
Bonometti, Maria Luisa
Università degli Studi di Parma
Relazione sul convegno tenuto tra il 2 e 3 maggio a Parma, presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi, con il patrocinio del Dipartimento di filosofia, organizzato da R. Messori e F. Amerini, e dedicato alle origini e alle molteplici declinazioni del linguaggio.
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dc
Immagine e fantasia tra antico e moderno. Parma, 4 maggio 2011
Bonometti, Maria Luisa
Università degli Studi di Parma
Convegno tenuto a Parma il 4 maggio 2011.
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2011-07-27 00:00:00
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Immagini d’immagini: la fantastica galleria di Filostrato Maggiore (in margine a una nuova traduzione)
Burzacchini, Gabriele
Università degli Studi di Parma
Recensione di La Pinacoteca di Filostrato Maggiore, a cura di Giuseppe Pucci, traduzione di Giovanni Lombardo («Aesthetica», 71), Palermo (Aesthetica Edizioni) 2010.
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Baldine Saint Girons, I margini della notte. Per un’altra storia della pittura
Gatti, Andrea
Università degli Studi di Ferrara
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dc
I margini della notte. Per un’altra storia della pittura
Strukelj, Vanja
Università degli Studi di Parma
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doi
dc
Introduzione
Bonometti, Maria Luisa
Università degli Studi di Parma
Presentazione al numero 3 di Itinera
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2012-03-02 00:00:00
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dc
Futurism and Experimentation in Italian Theater in the Late 20th Century
Bentoglio, Alberto
Università degli Studi di Milano
This paper aims to understand whether and to which extent the Futurism theory of theatre and its practices have influenced the Italian contemporary scene. Common opinion still has it that Futurism has left little to no legacy in the Italian theatre, and we cannot properly speak of neo-futurism or of an active Futurist avant-garde. Nonetheless, taking a closer look at some of most significant figures in Italian experimental theatre (for example, Ivrea Manifesto’s project, Carmelo Bene, Socìetas Raffaello Sanzio) this paper aims to underline the many elements that trace back to Futurist’s theatre, suggesting the need to re-read futurist artistic experiences – at least in the field of performing arts – as constructive practices aimed at the building of a new kind of theatre.
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2012-03-02 00:00:00
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dc
«Un mulino che macina il testo». Parola e immagine nel teatro di Tadeusz Kantor
Conte, Pietro
Università di Venezia Ca’ Foscari
Alla poliedrica attività di regista, pittore e ideatore di performance, Kantor ha saputo accostare, lungo tutto l’arco della sua esistenza, una compatta – seppur non certo sistematica – teoria del teatro. Il saggio si concentra su uno dei maggiori leitmotiv della riflessione kantoriana, relativo al millenario problema del rapporto tra parola e immagine, tra testo e rappresentazione, tra dramma e messa in scena.
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dc
Aspetti del comico nel Corpus Lysiacum: il Witz
Colla, Elena
Poiché, come già sottolineava Gorgia, il riso può essere un’utile arma nelle mani di un abile oratore, l’articolo indaga la presenza del Witz all’interno del Corpus Lysiacum e propone una rassegna di esempi, organizzati e analizzati sulla base dell’artificio retorico utilizzato nella costruzione del motto arguto (in particolare, antitesi, paradosso, iperbole, metafora). Anche in quest’àmbito, trovano conferma l’equilibrio e la misura attici, abitualmente riconosciuti a Lisia.
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dc
Paul Ricoeur e il racconto Omnium Temporum in Unum Conlatio
Sarti, Samanta
L’inesplicabile funzione sintetica e transitiva dell’immaginazione sta alla base di quel principio di analogia senza il quale non germoglierebbe il fenomeno di innovazione semantica, che è ciò che metafora e racconto hanno in comune a “livello di senso”, ciò che costituisce lo scopo principale d’indagine della filosofia dentro l’enigma della creatività umana. Nel saggio L’immaginazione nel discorso e nell’azione. Per una teoria generale dell’immaginazione, Ricoeur recupera i passaggi aporetici kantiani nel tentativo di riaprire il dibattito sul misterioso, fondamentale intervento dell’immaginazione nell’ambiguo rapporto tra le due forme di conoscenza. Nell’unità linguistica del racconto sta il termine medio tra vissuto temporale e atto narrativo, ma il rapporto di dare e avere del testo, la possibilità di comprendere e far comprendere esperienze, la metamorfosi dal testo all’azione, non avrebbero vita senza quello che Kant chiama “libero gioco dell’immaginazione”. L’immaginazione, suggerisce Ricoeur, è il segreto di una competenza: la capacità di esporci agli effetti della storia liberi di cogliere l’infinità di nessi possibili della temporalità vissuta.
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2012-03-02 00:00:00
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dc
Dante ad Auschwitz: la poetica di Dante nell’opera di Primo Levi
Peron, Sabrina
Università degli Studi di Milano
Dei libri di Primo Levi (chimico, saggista, scrittore, testimone), colpisce il tono privo di retorica e di vittimismo che volutamente evita artifici diretti a suscitare nel lettore la commozione. Altresì colpisce la sua chiarezza, attuata con una ricerca di economia linguistica, che porta a una scrittura rapida, snella ed essenziale, affinché «tutti comprendano». Scrittura che ha a che fare con la forma mentis di Levi, scienziato e chimico attento al giusto dosaggio degli elementi e al rigore del trattamento senza fronzoli dei mezzi linguistici. Dietro tale solo apparente semplicità, il dramma personale e storico di Levi è però filtrato, ripensato e rielaborato attraverso grandi modelli culturali e, in particolare, l’opera di Dante. Due sono gli aspetti più generali della poetica dantesca che si ritrovano nell’opera di Primo Levi e in particolare in Se questo è un uomo e, ancora più specificatamente, nel capitolo Il canto di Ulisse. Anzitutto e principalmente il tema dell’inferno, vi è poi il tema del viaggio.
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2012-03-02 00:00:00
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dc
“C’erano una volta una storia, un corpo, un Tutto”. Narrare al tempo di organi senza corpo
Bodini, Jacopo
Université de Lyon III
Questo studio si propone di verificare le condizioni di possibilità di una lettura del cinema di Truffaut attraverso la nozione di desiderio elaborata da Deleuze e Guattari ne L’anti-Edipo, ovvero di esperire la pensabilità di un’immagine-desiderio emergente da questo rapporto. Si problematizzerà in questa sede lo statuto narrativo dell’opera di Truffaut, a fronte della critica che, a più riprese, Deleuze ha mosso nei confronti della narrazione stessa. Elaborarne un tentativo di superamento si rivelerà fondamentale nell’ottica di fondazione di un’immagine-desiderio.
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dc
Assorbimento e teatralità in Brecht
Fortunato, Viviana
Università degli Studi di Milano
Nel presente saggio si analizza il tema della fruizione nel teatro brechtiano applicando le teorie di Michael Fried sulla ricezione dell’opere d’arte, vale a dire, i concetti di assorbimento e teatralità. Tale applicazione teorica prenderà in considerazione alcune rappresentazioni del Berliner Ensemble, i testi brechtiani e le sue teorie teatrali.
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2012-03-02 00:00:00
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dc
Immagini al limite: itinerari del disgusto nell’arte cinematografica
Pedrazzi, Lorenzo
Università degli Studi di Milano
Fin dal gesto scandaloso e osceno dell’occhio tagliato che apre Un chien andalou di Bunuel, il cinema si è proposto come un medium espressivo e artistico capace di veicolare nuove strategie di fruizione, arrivando, attraverso alcuni generi cinematografici come l’horror o il cinema splatter, a suggerire la possibilità di un’educazione dello spettatore al disgusto, sia esso fisiologico o mentale e psicologico. L’esperienza dei limiti della fruizione risulta quindi rinnovata dalla pratica cinematografica, così come rovesciate e riformulate molte delle categorie estetiche della modernità.
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dc
L’idea alla base dell’arte. Dal readymade a Habacuc
Negri, Katia
Università degli Studi di Milano
Il readymade stimola l’insorgere di molte problematicità circa la legittimità della denominazione di arte riferendosi a questi particolari prodotti e dà avvio a un fecondo periodo di riflessione del mondo dell’arte su se stesso. La strada che porta al readymade inizia con la trasformazione semantica dell’oggetto seriale di produzione industriale e conduce a nuove prospettive in campo artistico, che lasciano aperto e spinoso il problema della definizione del concetto di arte.
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2039-9251
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doi
dc
Estetica della Grazia, paesaggi ed etica nei film di Frédéric Back
Bottini, Cinzia
Università degli Studi di Milano
I film d’animazione di Frédéric Back mostrano una natura benigna, violentata dall’uomo. Eppure, proprio grazie a uomini come il pastore de L’homme qui plantait des arbres, la vita rinasce. Per comprendere questo rapporto uomo-natura, si è partiti da un’analisi estetica dei film, incentrata sulle categorie della Grazia e del Sublime e sul Paesaggio, per arrivare a delineare l’etica che sottende i film, basata sull’idea di rispetto della natura.
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dc
Immaginazione e modernità L’evasione scenica di Jerzy Grotowski, un’ipotesi interpretativa
Lolli, Angela
Università degli Studi di Milano
Un confronto fra l’estetica kantiana e nietzschiana e l’evasione scenica di Jerzy Grotowski si scopre capace di interpretare le profonde antinomie della odierna percezione estetica occidentale: la sua tendenza a osservare con distacco e il suo bisogno di coinvolgimento, i suoi desideri universalistici e il suo orgoglio particolarista, la sua agilità nel concepire ogni possibile percezione e allo stesso tempo il suo sospetto nell’averne fiducia. Il “giudizio riflettente”, paradigma kantiano base della percezione estetica, risulta nella modernità interpolato da volontà determinanti che ne caratterizzano l’impianto significante e la capacità percettiva.
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dc
Filosofia dello sport. Preparazione ad agire e vivere nel mondo
Bonori, Piercarlo
Università degli Studi di Milano
In questo articolo ci si interroga sul significato originario della pratica sportiva, si ipotizza che sport e arte si possano considerare due differenti rami dell’estetica e, infine, si afferma che solo attraverso un’attività prettamente estetica, l’uomo può giungere a ripensare le condizioni del suo esistere e con ciò a riappropriarsi di un esistenza autentica. Muovendo da questo presupposto e attraverso differenti contributi in campo filosofico, antropologico e neuro-scientifico, si passa ad indagare il meccanismo angoscia-trascendenza che si ipotizza reggere strutture sottostanti l’umano agire e con ciò a evidenziare, da un lato, il pericolo di perdersi all’interno di un’esistenza inautentica cui è esposto l’individuo, dall’altro, il ruolo che l’estetica e nella fattispecie lo sport giocano nel recupero di una dimensione di autenticità da parte dell’uomo. In conclusione, sulla scorta delle argomentazioni precedenti, emerge la necessità di un differente approccio alla fruizione estetica, sia essa di natura artistica, sia di natura sportiva, un approccio da parte dello spettatore che gli consenta di rivivere il senso originario del fare sport.
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dc
L’estetica in salotto: il melodrammatico, il sublime e il disgustoso nelle serie tv
Tocchio, Roberta
Università degli Studi di Milano http://www.ricetteculturali.it
Il contemporaneo mondo seriale statunitense, sempre più stimato anche in ambito accademico, viene analizzato in relazione a tre categorie estetiche settecentesche di cui si avverte una forte insorgenza tematica e le cui teorie sono adattabili alla serialità contemporanea: il melodrammatico, il sublime e il disgustoso. Lo scopo dichiarato è comprendere se lo spettatore è davvero così masochista come potrebbe apparire da un’affrettata analisi.
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dc
Giacomo Casanova, una vita teatrale
Colombi, Daniele
Università degli Studi di Milano
Difficile definire in poche parole Giacomo Casanova. La sua personalità rimane nascosta, celata dietro quella maschera che indossa ogni giorno, per essere qualcuno di diverso. Il Casanova più vero si scopre in pochi episodi, quando il suo essere attore si scioglie e si racconta per quello che davvero è. Il libertino veneziano interpreta al meglio l’idea di teatro vissuto nella quotidianità.
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La vita oltre lo schermo: La rosa purpurea del Cairo
Scaccabarozzi, Francesca
Università degli Studi di Bergamo
Il cinema è sogno e la settima arte può essere intesa innanzitutto come qualcosa che ci permette di sognare ad occhi aperti; tramite identificazione e proiezione, lo spettatore vive le emozioni e le situazioni dei personaggi rappresentati sullo schermo, sfuggendo alla propria realtà e vivendone temporaneamente un’altra. Woody Allen nel suo film del 1985, La rosa purpurea del Cairo, va oltre: riflettendo sull’unione tra cinema e sogno, tra l’arte di vivere e l’arte di sognare porta la sua protagonista dentro lo schermo alla scoperta di un mondo finto, ma perfetto.
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dc
La lezione di Tucidide nell’opera hobbesiana
Nutini, Anna
Accademia di Brera, Milano
La prima opera pubblicata da Hobbes è la traduzione della Guerra del Peloponneso di Tucidide. Nonostante la prima fase della produzione hobbesiana venga spesso sottovalutata o trattata come una fase a sé stante, la frequentazione, l'assimilazione e l'apprezzamento del lavoro del grande storico greco non solo hanno contribuito in maniera decisiva alla genesi del pensiero di Hobbes, ma si fanno anche sentire con forza e continuità nel corso del tempo, tanto nell'antropologia quanto nella filosofia politica hobbesiane, d’altronde indissolubilmente legate. L'acquisizione della lezione di Tucidide emerge inoltre addirittura in maniera esemplare in una delle ultime opere di Hobbes, il Behemoth.
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dc
La performance. Intervista a tre critici e operatori culturali per delinearne i confini e gli sviluppi dell’arte performativa
Calcagno Baldini, Marta
Università degli Studi di Milano
Il tema di questo lavoro è cercare di dare una definizione autentica di performance attraverso tre interviste a persone direttamente coinvolte nell’analisi o nello sviluppo concreto di tale genere in Italia e all’estero. Tre critici e curatori (Andrea Lissoni, Luca Beatrice e Vittoria Broggini) parleranno di questa forma d’arte contemporanea, in generale e riferendosi al contesto italiano. Da una sintesi delle loro risposte si potrà evincere un’idea più precisa di cosa esattamente sia una performance oggi, del suo sviluppo e cambiamento negli anni, di quale sia il suo rapporto col teatro e l’arte contemporanea, quali le sue logiche di mercato e il suo rapporto con il “pubblico”, e quale sia la sua considerazione nel mondo dell’arte italiano.
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Interviste
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dc
Mimesis come rappresentazione: stare a cavalcioni sulla cornice dei mondi
Bertolini, Michele
Università degli Studi di Milano
Recensione: Alfonso M. Iacono, L’illusione e il sostituto. Riprodurre, imitare, rappresentare, Bruno Mondadori, Milano 2010
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dc
Il problema estetico del kitsch negli scritti di Gillo Dorfles
Zinelli, Anna
Università degli Studi di Parma
Il kitsch costituisce uno dei temi chiave nel complesso percorso critico di Gillo Dorfles, in cui esso viene assunto quale aspetto fondamentale della contemporaneità e in qualità di nuova categoria estetica; contrapposto all’“artisticità” ma non assimilabile al “brutto” è concepito piuttosto come forma di depauperazione e versione degradata dell’arte diffusasi a partire dall’avvento dei mezzi di riproduzione meccanici e affermatasi progressivamente come gusto diffuso nel corso del ‘900. L’articolo si propone di ripercorrere le interpretazioni del kitsch proposte dall’autore a partire dagli anni ’50 e il modo in cui esse si sono rapportate ai temi cardine della sua analisi critica.
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dc
Lo spirito in figura
Farina, Mario
Università degli Studi di Firenze
Recensione: G. Garelli, Lo spirito in figura. Il tema dell'estetico nella «Fenomenologia dello spirito» di Hegel, Il Mulino, Bologna 2010.
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dc
La voce e lo spazio
Mazzocut-Mis, Maddalena
Università degli Studi di Milano
Recensione: Carlo Serra, La voce e lo spazio. Per un’estetica della voce, Il Saggiatore, Milano 2011.
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dc
Il segno politico di Ipazia nella poesia civile di Pallada
Beretta, Gemma
Università degli Studi di Milano
The epigram of the Greek Anthology IX 400 has generated an age-old debate. The discussion is about its attribution to the Alexandrine poet Palladas – the last great exponent of the Hellenic civil poetry – and its dedication to the philosopher Hypatia. If we read the epigram in the context of Palladas’ poetics as well as in that of the Neoplatonic sources (in particular Synesius and Damascius) mentioning Hypatia, we are allowed to claim that this poem offers a precious evidence about the philosopher’s teachings and her political relevance between the end of the IV and the beginning of the V century A.D. The epigram, in fact, is to be considered one of the poems that Palladas dedicated to the debate on the ‘fair political practice’ that inflamed the Hellenic milieu. In relation to the betrayal of the Platonic political ideal by Themistius, the true philosopher Hypatia rises into the Eastern sky, as the earthly embodiment of the heavenly Virgin.
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dc
Ipazia d’Alessandria come anello della grande tradizione filosofica greca. Μῆτερ καὶ ἀδελφὴ καὶ διδάσκαλε
Teruel, Pedro Jesús
Università di Valencia
In this paper we are moving from the analysis of the historiographical and literary aspects of the figure of Hypatia of Alexandria in order to get to the reconstruction of her personal and intellectual trajectory. We enunciate the guidelines of her thought, which we base on her methodological approach to mathematics, geometry and astronomy; on the basic beliefs of the cosmological model to which she would have given her support; and finally, on the global vision which defines her manner of philosophizing as search for theoretical unity as well as practical engagement.
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dc
Per un’altra retorica della φιλοτιμία: voci femminili, uomini politici e discorsi pubblici. Considerazioni sulla presenza dell’etera nell’opera di Platone
Bergomi, Mariapaola
Università degli Studi di Milano
The purpose of my paper is to express effective hypotheses on the character of the hetaira in some of Plato’s dialogues, particularly in the Symposium – where its presence is implicit in the role of Alcibiades as the lover – and in the Menexenus, my starting point to investigate the character of Aspasia, the greatest courtesan of ancient Greece. I will also underline the relation between the courtesan and the sophistic rhetoric. My final remarks will provide some concise analysis of the history of women and of gender studies in Italy.
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dc
Introduzione alla sezione monografica "Ipazia: ricostruire un’assenza"
Colombo, Raffaella
Università degli Studi di Milano
Presentazione al numero 4 di Itinera
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doi
dc
Il filosofo e la città
Colombo, Raffaella
Università degli Studi di Milano
If the few sources at our disposal on the life and the works of Hypatia of Alexandria leave many unanswered questions about her role on the history of philosophy, her death, brought about a Christian mob, gives space to some possible analogies between the Alexandrine philosopher and Socrates, timeless paradigm of injustice against the wise. This paper, following Leo Strauss’s analyses on classical political philosophy, aims at inquiring this suggestion to reveal the hard, if not impossible, relationship between philosophy, place of an anarchist and irreligious search, and the city, place of an endless struggle between different traditions.
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dc
La “superficialità” del Pop. Dall’ironia di Duchamp all’umorismo di Warhol
Rozzoni, Claudio
Nuova Università di Lisbona
Starting from Arthur Danto’s The Philosophical Disenfranchisement of Art, we take into consideration two works of art – Marcel Duchamp’s Fountain and Andy Warhol’s Brillo Box – where the notion of interpretation, according to the American philosopher, plays a prominent role in the process of creation. By focusing on the legacy of Duchamp’s and Warhol’s works, in the light of the Deleuzian notions of Humor and Irony, this paper shows that the two artists can be considered as the first promoters of the “aesthetics of surfaces”. Particularly, Warhol seems to listen to the “superficial claim” of the artificial, that is to say a copy of a copy, that can be brought «to the point where is reversed into the simulacrum».
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doi
dc
Una chiacchierata con Serena Sinigaglia
Gennari, Alessia
Università degli Studi di Milano
Colombo, Raffaella
Università degli Studi di Milano
Nell'anno accademico 2011-2012, Serena Sinigaglia ha collaborato con la cattedra di Estetica e di Estetica dello Spettacolo alla realizzazione di un laboratorio teorico-pratico sulla figura di Ipazia d'Alessandria finalizzato alla messa in scena di testi elaborati dagli studenti. Intervista a Serena Sinigaglia realizzata da Alessia Gennari e Raffaella Colombo il 20 aprile 2012 nel foyer del Teatro Ringhiera.
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Interviste
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dc
Ipazia, eroina tragica o vittima melò? Un viaggio estetico nel mito letterario dell’alessandrina
Scanu, Roberto
Università degli Studi di Milano
If it is true that ancient historical sources about Hypatia are terribly run out, the same cannot be said for modern literature and narrative sources that dealt with her story and created a veritable literary legend that will be shortly rebuilt in this essay. Special attention will be devoted to the possible and varied meanings of the story of the ancient philosopher, to its many interpretations and to the different aesthetic universes of reference involved in its narrative. The final remarks will claim that the contributions of previous authors, rather than return the face of Hypatia, tend to offer a mirror through which the reader actually gazes at his society, his subjectivity and his cultural history.
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dc
Puccini e Simoni: non solo Turandot
Bentoglio, Alberto
Università degli Studi di Milano
This essay aims to the reassessment of Renato Simoni’s work, providing a new reading of his relationship with Giacomo Puccini, further than the undoubtedly very important – as widely studied – composition of Turandot. Although for almost forty years he was, not only the theatre critic for the most important national newspaper (Il corriere della sera), but also one of the greatest representatives of Early Twentieth Century theatre culture and society, few researches are dedicated to Renato Simoni’s activities. Dramatist, critic, librettist and director, Simoni – born in Verona in 1875 and passed away in Milan in 1952, age 67 – is mainly mentioned for his collaboration with Puccini to the Turandot’s libretto, as the thick collection of letters kept in the Livia Simoni Libary testifies.
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2012-07-31 00:00:00
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doi
dc
Compassione e linguaggio nelle riflessioni di Montaigne sugli animali
Mormino, Gianfranco
Università degli Studi di Milano
The study presents Montaigne’s considerations about the status of non-human animals. In his Essais the French philosopher describes compassion as the capability to pay attention to the claims for justice of weaker beings, showing how cruelty derives from the refusal or from the incapacity to listen to the voice of the “Other”; Montaigne’s fundamental thesis, according to which language is the most important vehicle of any correct ethical relationship, is thus confirmed. Empathy is not a “classical” virtue, grounded on fortitude, but rises, instead, from a weakness, which acquires a positive value inasmuch as it poses us on the same level of all other creatures. It has the quality of being grounded on the personal experience of the negativity of pain, which we share with all living beings, and is therefore incontrovertible.
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2012-07-31 00:00:00
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"120731 2012 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/2341
doi
dc
Linee per una morfologia della storia: gli orizzonti metodologici e disciplinari della ricerca storica da Heinrich Wölfflin a Ernst Cassirer
Bertolini, Michele
Università degli Studi di Milano
Cassirer’s late theory on historical knowledge as symbolic form grows side by side with his plan for a philosophical anthropology. This essay aims to point out how the morphological tradition as well as the works of Heinrich Wölfflin concerning the history of fine arts plays an important role in Cassirer’s definition of the Logic of Humanities and, specifically, of the historical object and its related methodology. In An Essay on Man and in Yale’s seminar Philosophy of History, Cassirer discovers in historical knowledge a problematic symbolic form.
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2039-9251
10.13130/2039-9251/2342
doi
dc
Ipazia: reinterpretazioni teatrali e romanzesche francesi del ventesimo secolo
Thulard, Adeline
Université Lumière Lyon 2
The fictions about Ipazia aim to answer the questions that history left unanswered. The authors create their own Ipazia according to the rules of the literature genre they choose, or to the characteristics they want to highlight. They often adopt anachronistic interpretations to develop a dialogue between past and present.
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2039-9251
10.13130/2039-9251/2343
doi
dc
Pour une approche sémiologique de la réception postdramatique
Thulard, Adeline
Notes de lecture sur : Catherine Bouko, Théâtre et réception : le spectateur postdramatique, Éd. Peter Lang, Bruxelles 2011.
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2039-9251
10.13130/2039-9251/2344
doi
dc
Fantasie sulla phantasia
Bonometti, Maria Luisa
Università degli Studi di Parma
Recensione: Jackie Pigeaud, Tre fantasie sulla phantasia. Filostrato, Poussin, Winckelmann, tr. it. di Giovanni Lombardo, Edizioni di Passaggio, Palermo 2010.
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"120731 2012 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/2345
doi
dc
Gioacchino Di Marzo e la nascita della storia dell’arte in Sicilia
Russo, Luigi
Università Degli Studi di Palermo
Gioacchino Di Marzo (1839-1916) was a extraordinarily productive polygrapher. His work represents the very first attempt to bring to Sicily an approach to the History of Art methodologically and scientifically grounded. Starting from the early Delle Belle Arti in Sicilia, Di Marzo declares his adhesion to the Post-Hegelian milieu, although highly contaminated with the still vital heritage of Eighteenth Century culture (Batteux, Winckelmann, Arteaga, etc.). This essay is the first accurate reading according to a aesthetological perspective of the Introduction to the text, as it highlights the essentially ambivalent position of the scholar between modernity and tradition.
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2039-9251
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dc
Riti di passaggio: una lettura girardiana
Grazioli, Andrea
Università degli Studi di Milano
Through the analisys of Rene Girard’s works, which develops Arnold Van Gennep’s thesis, it’s possible to provide a specific meaning to one of the most controversial phenomena of antropology, i.e. the violence which features the initiation rituals in the archaic societies. Following this we are led to the interpretation of some contemporary social issues and, with reference to the archaic initiation scheme, to the demonstration of how these are still present and predominant in our current social life.
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2039-9251
10.13130/2039-9251/2347
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dc
S. K. Langer: simbolo artistico e sentimento
Silvestri, Letizia
Università degli Studi di Milano
S. Langer captures the possibility of comprehension beyond symbolical logic and identifies symbols capable of expressing the richness of human experience. Art interprets our interior life and explores the image of external reality which we have developed thanks to rhythmic forms and “feeling”. Langer explores what she defines as “symbol”, “language”, “limits of language”, “vitality” and “expression” to clarify the nature of art and her approach to emotions.
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"120731 2012 eng "
2039-9251
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doi
dc
Angels in America: uno spettacolo grande
Gennari, Alessia
Università degli Studi di Milano
Recensione: Angels in America, uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani; scene di Carlo Sala, costumi di Ferdinando Bruni; con Elio De Capitani, Elena Russo Arman, Cristina Crippa, Ida Marinelli, Cristian Giammarini, Edoardo Ribatto, Fabrizio Matteini, Umberto Petranca, Sara Borsarelli; Teatro dell’Elfo, Milano 22 maggio-3 giugno 2012.
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2039-9251
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dc
La verità della percezione nella morfologia di Weizsäcker
Guareschi, Carlo
University of Cork
Recensione: Viktor von Weizsäcker, Forma e percezione, a cura di Valeria Costanza D’Agata e Salvatore Tedesco, Mimesis, Milano 2011.
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"120731 2012 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/2350
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dc
Il viaggio e il pensiero filosofico
Gilli, Laura
Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, Milano
Recensione: I viaggi dei filosofi, a cura di Maria Bettetini e Stefano Poggi, Raffaello Cortina Editore, Milano 2010.
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"130416 2013 eng "
2039-9251
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dc
Introduzione alla sezione “Sguardi sulle forme sceniche contemporanee. Convegno di teatro e filosofia”
Thulard, Adeline
Université Lumière Lyon 2
-
Milano University Press
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"130416 2013 eng "
2039-9251
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dc
Analyser des objets postdramatiques
Mogica-Bossard, Milena
Université Lumière Lyon 2
It is known that posdtdramatic objects are difficult to study because of the importance they give to lived material experience. One doesn't know what elements are to be chosen and if they will be significant, nor which method should be used to avoid blasting them away with an analysis which would most certainly dissect and decompose them in a lifeless body. They actually raise unprecedented esthetic as well as analytic problems, which make them even more fascinating to the researcher.
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dc
Il teatro è un’arte visiva?
Mango, Lorenzo
Università degli Studi di Napoli L’Orientale
Is theatre a visual art? We can consider such a question from a double point of view. From a practical perspective the answer seems to be posi-tive, however in theoretical terms the question is more complicated. The western idea of theatre is focused on the primacy of literary and it is only during the XX Century that the aesthetic consideration of theatre chang-es radically. Theater reduces or denies the narrative destination of its communication and emphasizes the production of an iconic meaning. Therefore we can speak of two different kinds of scenic dramaturgy: the “dramaturgy of difference” when we have a free interpretation of a preex-istent literary text (as for Jerzy Grotowski or Carmelo Bene) and an “iconic dramaturgy” (as for Romeo Castellucci or Jan Fabre) when we have the autonomous construction of a visual dramaturgy.
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"130416 2013 eng "
2039-9251
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dc
Il teatro come forma che pensa. Pregiudizio antiteatrale, materialità e abiezione nella scena postdrammatica
Sacchi, Annalisa
Università IUAV di Venezia
If one turns to the source of the so-called antitheatrical prejudice, Plato, and explores beside his notorious critics to the arts also his statements about the spectatorship, something intriguing appears. It appears that common origins link the theoretical meditation and the theatrical specta-torship, encapsulating these two occupations in the Greek word theoria, in which the sense of sight is crucial to both the act of going to the thea-tre and of engaging in theoretical inquiry. This mutual and ambivalent attraction of theatre toward philosophy and of philosophy toward theatre reaches a sort of climax in the era of post-dramatic theatre. Dismissed the general aversion to “theatricality” – still at stake within the Modern-ism theatre – contemporary theatrical scene has been demonstrating to what extent theatre is in itself a “thinking form”, or a form of thinking embodied in the material presence of the performer. Far from causing the sort of embarrassment and frustration denounced by modernist theatre artists such as Edward Gordon Craig, the actor’s deliberate vulnerability possibly enables our own and prompts us toward empathy and theoreti-cal understanding. Watching live performance is watching the actor dy-ing onstage; sharing that liveness promotes a necessary and moving con-frontation with mortality.
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"130416 2013 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/2923
doi
dc
Suggestioni postdrammatiche di un teatro di confine
Garavaglia, Valentina
Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, Milano
In detention centers, as in marginal contexts in general, theater crosses over into the social sphere. As with many efforts of this type, it may follow different paths than official theater, focusing on aspects related to the value of human beings. An out of bounds theater, part of the so-called “theater of diversity”, is based on the idea of community theater and designed to enhance and develop individual inclinations and abilities in a group context. The end product of this approach to theater is a dynamic performance, an object which, according to the categories suggested by Peirce, displays signs that are interposed between the object and its interpreter, forming a ground that is translated into social significance. This is a kind of theater that, because of the spectator’s reaction, falls into a postdramatic context, where the acting materializes the dramatic subject and his world, affirming his identity through a real body in a real space.
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"130416 2013 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/2924
doi
dc
Il collasso del dramma: cosa rimane?
De Carvalho Carneiro, Ana Candida
Università Cattolica di Milano
The Neo-avantgardes of the 20th century left an indelible mark on the idea of theatre, establishing once and for all the concept of drama as a theatrical form, historically defined and based on identifiable criteria. The script as an end in itself was either dismissed – and pure performance was thus preferred –, or it was used as a device or starting point for what was occurring on stage in the hybrid, experimental theatrical forms. The role of playwrights – and therefore that of the script as an independently meaningful structure – fell into a deep crisis. By coming to grips with the new experiences, playwrights were able to explore new modes of textual expression, putting their art back on the right track. What dimensions do the categories of drama take on today? What are the new literary devices and techniques that contemporary playwrights can adopt? In order to try and answer these questions, we will analyse the script La demande d’emploi (The job application) by Michel Vinaver. Although written in 1971 – therefore, at the very beginning of the mentioned revolutionary period –, it already presents very important features of a type of playwriting that can be qualified as post-dramatic, like almost the entirety of the playwright’s work. We will explore and develop concepts like fragment, movement and polyphony, that can be frequently encountered in contemporary theatrical texts and with which both scholars and theatre professionals have to come to terms.
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"130416 2013 eng "
2039-9251
10.13130/2039-9251/2925
doi
dc
Conflitto sintomatico nelle immagini sceniche
Thulard, Adeline
Université Lumière Lyon 2
Paper aims to show how traditional dramaturgic concepts can be re-used to study a dramaturgy of image in the contemporary theatrical forms. When dialogue, action and conflict appear into the image, they highlight a dramaturgic movement towards the spectator. We also remark that mimesis and recognition are questioned, and emotions tend to replace comprehension. It could also be claimed that there is a symptom-effect in perception, if we open the argument to psychoanalysis, as G. Didi-Huberman claimed, as well as to Bachelard’s “reader-dreamer” model.
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"130416 2013 eng "
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10.13130/2039-9251/2926
doi
dc
Introduzione alla sezione “I sensi, le arti e l’estetica”
Bertolini, Michele
Università degli Studi di Milano
-
Milano University Press
2013-04-17 00:00:00
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doi
dc
Spazio e percezione nella ricerca di Massimo Bartolini
Scotti, Marco
Università IUAV di Venezia
Zinelli, Anna
Università degli Studi di Parma
This paper aims at providing a thorough examination of one possible interpretations of the relationship between art and senses within the field of contemporary visual arts, through a specifically identified case study: Massimo Bartolini’s works. In particular, a selected number of works based on synaesthesia has been chosen (Casa di Francesca Sorace, 1993; Mixing Parfums, 2000; El Jardì de Roses, la Font de Pedres, 2007; La strada di sotto, 2011): these projects concern environmental distortion aiming to redefine the perception of space questioning the usual and established modalities of fruition.
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doi
dc
Linee per un’antropologia del corpo e dei sensi dell’attore teatrale: a partire da Helmuth Plessner
Bertolini, Michele
Università degli Studi di Milano
The essay on actor by Helmuth Plessner, linking anthropology and aesthetics, examines the functions of senses and body in the actor’s work, a question opened by the Eighteenth Century theatrical theories. An anthropological consideration of the actor reveals many relationships with the theory of images.
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Itinera; N. 5 (2013)
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doi
dc
«Una trasgressione delittuosa». Manichini di cera e teoria della percezione
Conte, Pietro
Università di Venezia Ca’ Foscari
Referring to Tadeusz Kantor’s Dead class and the renowned mannequins dragged along the stage by its age-old characters, this essay focuses on the material used to build them, namely wax, investigating its distinctive meaning for aesthetics as a theory of perception.
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2013-04-17 00:00:00
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10.13130/2039-9251/2930
doi
dc
Il ruolo del confronto nella critica artistica
Focosi, Filippo
Università degli Studi di Macerata
The topic of this paper is comparison and classification among artworks. In the first section, I underline the importance of comparison in art criticism, as acknowledged by contemporary philosophers such as Sibley, Vaida and D’Angelo. In the second section, I analyze the nature of comparison as treated by Eighteen century British empiricists such as Hume and Gerard, who recognized, implicitly or explicitly, the existence of two levels of comparison, one involving sensibility and the other relying on reasoning and leading to classification among artworks and species of beauty. In the third and last chapter, I return to the recent analytical debate (Pratt, Vermazen, Dickie and Carroll) and establish both the limits of classification and the real point of comparison, which amounts to refine our taste and achieve a deeper understanding of artworks.
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2013-04-17 00:00:00
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10.13130/2039-9251/2931
doi
dc
Esperienza estetica e unità di coscienza
Vitale, Nicola
Casa della Cultura di Milano
Jung considers the symbol as a unifying and transcendent element, as an image capable of unifying the various aspects of consciousness (sensation, intuition, feeling and thought) in a gradual rapprochement to the essential unity of being. However, this point is controversial, since the symbol is the expression of a sense that while not entirely rational, concern the cognitive sphere. Therefore what Jung attributes to the symbol (its unifying and transcendent power) was transferred to the aesthetic experience of art, where the same aspects of consciousness in the symbol are supported by perceptual elements, according to a level of completeness and unity that only the aesthetic experience of art can achieve.
Milano University Press
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doi
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Da Saramago a Cechov: il teatro musicale di Azio Corghi e il “teatro epico” del ‘900
Seminara, Graziella
Università degli Studi di Catania
Since his debut, in Gargantua (1984, by François Rabelais), and even more in the works composed in collaboration with José Saramago (Blimunda, 1990; Divara, 1993), Azio Corghi has pursued an idea of drama characterized by a marked ‘aesthetic presence’ of the author and by his vision of the world, typical of the ‘epic’ theatre of the twentieth century. In 2000, composing Tat’jana Repina (2000) by Chekhov, with his ‘open’ theatricality and tormented existential problems, the musician was forced to rethink his musical dramaturgy: the landscapes of History designed by Saramago are replaced by a psychological story, which takes place in a ‘community’ of individuals marked by loneliness and despair; and the choral, ‘collective’ dimension, which in Blimunda and Divara arose from History, is converted into a ‘monological’ chorus which is typically Chekhovian and shows the crisis of communication typical of the modern theatre. To convey the bleak pessimism of Chekhov, in Tat’jana – going beyond Blimunda and Divara’s predominant symbolism – Corghi pushed his writing to the highest level of abstraction, used only at the beginning, during his structuralist period, no more in accordance with the strict determinism of post-Webern avant-garde but according to a free choice, dictated by inner artistic necessity.
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La pratica attoriale in Richard Schechner: dalla sensazione all’essere. Sulle tracce della fenomenologia di Merleau-Ponty
Giraldo, Mabel
Università degli Studi di Bergamo
Against Cartesian dualism and in line with the general twentieth-century rediscovery of body and perception, this paper aims to examine the role of senses for the performer, as presented by Richard Schechner’s theory of performance. Such a theory finds its legitimacy in the pages of the philosopher Mearleu-Ponty, and in the priority the philosopher assigned to perception and senses as sources of knowledge, as well as opening of consciousness to the world.
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«La struttura intima del cervello creatore». La nova critica d’arte di Mariano L. Patrizi
Crifò, Valentina
Università degli Studi di Milano
The exploration of the psycho-anthropological aspect of art history was the main purpose of Mariano Luigi Patrizi, criminologist and physiologist. This paper aims to present his short biography and examine his contribution to art theory and aesthetics, focusing on his major work, Un pittore Criminale, Caravaggio e la nova critica d’arte, published in 1921.
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Il problema interpretativo di Gerard nel dibattito sul gusto nel Settecento inglese
Sironi, Chiara
Università degli Studi di Milano
The chronological proximity of the publication of Gerard’s and Hume’s aesthetic essays gives rise to a delicate question of interpretation which casts doubt on Gerard’s influence on his master. This paper will demonstrate how their different concepts of taste (the former still talking about “faculties”, the latter about “sentiment”) and, consequently, the role of judgment justify the hypothesis that Gerard did not affect Hume’s theory of aesthetic evaluation.
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Immagini di parole
Bertolini, Michele
Università degli Studi di Milano
Recensione del Convegno internazionale: “Al di là dei limiti della rappresentazione. Letteratura e cultura visuale”. Palermo, 24-26 settembre 2012.
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Estetica della biologia, dalla scuola di Montpellier a Henri Bergson
Bonometti, MariaLuisa
Università degli Studi di Parma
Recensione: Anna Maria Contini, Estetica della biologia, dalla scuola di Montpellier a Henri Bergson, Mimesis, Milano 2012, pp. 186.
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Assaporare il disgusto
Ferri, Michela Beatrice
Holy Apostles College and Seminary (CT, U.S.A.)
Recensione: Carolyn Korsmeyer, Savoring Disgust. The Foul and the Fair in Aesthetics, Oxford University Press, Oxford 2011, pp. 194.
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The childhood photographs of Benjamin and Kafka: from sacrifice to gesture in the World Theatre
Conceição, Nélio
Universidade Nova de Lisboa
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Il re si diverte e muore: un itinerario dal grottesco all’assurdo
Monteiro, Paulo Filipe
Universidade Nova de Lisboa
This essay first discusses Victor Hugo’s defence of grotesque, his defence of Shakespeare, his achievements in Le roi s’amuse, and also the limitations due to his prophetic style. Piave and Verdi go further in Il Rigoletto, especially in the dramatic polyphony of opposite voices and points of view. Finally, we follow the creation of new kings, from Jarry’s Ubu to Ionesco’s Le roi se meurt: the absurd dimension which the romanticists had felt but had refused to surrender to is in the absurd and in most post-dramatic theatre a double impossibility of giving sense to the world and language to tragedy.
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La tinta di Robert Wilson per il Macbeth verdiano
Garavaglia, Valentina
Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, Milano
There is a significant difference between Shakespeare’s plays and Verdi’s melodramas: the complex modern-bourgeois Weltanschauung of Verdi’s works, whose central personage is always dialectically engaged with other social figures and is characterized by the force of impetuous passion. Robert Wilson’s staging of Macbeth accurately interprets the sense of the grotesque that inspired Verdi, resonating with the particular blend (gestalt) of words, music and sets intended by the Maestro of Busseto and ably appropriated by the Texan director, who coherently presents the score and the theme of passion objectively, distancing it from the character who experiences pathos on stage, produced by an internal conflict of an ethicalsocial nature.
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Il brutto e il grottesco tra Macbeth e Luisa Miller
Scaramuzza, Gabriele
Università degli Studi di Milano
In Rosenkranz’s definition, the grotesque is a particular kind of ugly. In the 20th Century it gain thus its own dignity and we can say that the grotesque is the form of survival for the ugly in our age (also the kitch inherits some aspects). It has moments of disfigurement and vulgarity; it is restless, variegated, it undermines classical cathegories: it appeals to the comic and the tragic, but it also desectaes them. Annie Ubersfeld’s between a “grotesque du rire” and a “grotesque de l’angoisse” is very useful to get the grotesque in Verdi, where the anguish grotesque prevails. I have searched to trace the presence of the ugly and the grotesque primarily in Macbeth, I Masnadieri, Luisa Miller. Rosenkranz states that the ugly, and the grotesque that is part of it, find their emancipation in art, by running from the comic; on the contrary, Verdi makes the comic an element that is functional to the grotesque and the horrible, and to the “scenic truth” that is communicated through them.
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Il tragico, il comico e il grottesco nella lingua di alcune opere verdiane
Bonomi, Ilaria
Università degli Studi di Milano
In this contribution I report the linguistic reflections of the cathegories of the ugly and the grotesque in some Verdi’s libretti. Respect to the ugly, I concentrate my analysis on Solera’s libretti, particularly on Lombardi, in the first phase of Verdi’s composition process. Respect to the grotesque, the admixture between tragic and comic find its most convincing expression in the synergy between words and music in: Rigoletto, La forza del destino di Piave, Ballo in maschera di Somma. Here the stylistic variation among different carachters seems good dashed and well conducted by Verdi and the two librettists. Il trovatore, on the contrary, is few diversified in linguistic registers and in contrasts and it is characterized by a strongly elevated linguistic.
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