2024-03-29T06:15:42Z
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2017-06-25T10:06:10Z
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Imago Caesaris argentea. Il busto di Lucio Vero del Tesoro di Marengo
Imago Caesaris argentea. Il busto di Lucio Vero del Tesoro di Marengo
Sena Chiesa, Gemma
Lucio Vero
busti
argenti
tesoro
insegne imperiali
tesoro di Marengo
Torino
Museo d’Antichità
Lucius Verur
bust
silver
treasure
imperial insignia
treasure of Marengo
Turin
Museo d'Antichità
Il prezioso ritratto argenteo di Lucio Vero fu ritrovato a Marengo (Alessandria) assieme ad altri argenti spezzati, nascosti e mai più ricuperati, forse frutto di una razzia. Il ritratto rappresenta il principe, raffigurato con corazza e paludamentum, secondo tipo ritrattistico di qualche anno precedente la sua morte. Esso appare come l’esemplare di più elevato livello artistico di una serie di busti imperiali o di grandi personaggi eseguiti in lamina d’argento sbalzata e ritoccata a bulino. Si trattava probabilmente di effigi che dovevano essere poste in luoghi pubblici, come tribunali o sedi di funzionari imperiali, o negli accampamenti militari a rappresentare il potere e la maestà del principe. Alcuni ritratti argentei erano anche dedicati da singoli funzionari o personaggi autorevoli o dai membri di un collegium in occasione di celebrazioni imperiali.
The precious silver portrait of Lucius Verus, now in the Museo di Antichità in Torino, was found at Marengo (Alessandria) together with other broken silver objects. The treasure was probably hidden in the 3rd century A.D. and nobody has ever been able to return to collect it.The portrait depicts Lucius Verus wearing cuirass and military cloak, as he has always been shown in many portraits in the years before his death.The Marengo portrait is the most impressive piece of an important class of imperial busts worked in silver foil and decorated in relief. Probably the silver portraits of this group should have been displaced in public places, as tribunals or official palaces or castra, in order to represent the power and the majesty of the emperors. Some silver portraits were also dedicated on occasion of imperial celebrations by single officials or powerful people or members of a collegium.
Milano University Press
2008-05-05
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10.13130/2035-4797/123
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 1 (2008); 1-25
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 1 (2008); 1-25
2035-4797
2035-4797
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2017-06-25T10:06:10Z
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L’occasione e l’eterno: la tenda di Tolomeo Filadelfo nei palazzi di Alessandria. Parte prima. Materiali per la ricostruzione
L’occasione e l’eterno: la tenda di Tolomeo Filadelfo nei palazzi di Alessandria. Parte prima. Materiali per la ricostruzione
Calandra, Elena
Ateneo
Callissino
architettura greca
palazzi reali
archivi reali
Alessandria
Ptolemaia
pompé
Ione
Sostrato di Cnido
tenda
sala ipostila
Athenaeus
Callixeinos
royal palaces
royal archives
Ptolemaia
pompé
Ion
Sostratus of Cnydos
persians canopies
apadana
hypostyle halls
The banquet canopy, erected by Ptolomaeus II in the Alexandrian palaces, is described by Athenaeus of Naukratis (in a text newly translated here), writing at the end of the 2nd century A.D., on the base of the account of Callixeinos Rhodios, who probably lived in the last decades of the 3rd century B.C.; in his turn, he would have relied on documents of the royal archives, i.e. reports and, hypothetically, figurative evidence.The structure, likely built on the occasion of the first Ptolemaia in 279-278 B.C., was meant for a limited number of guests: court dignitaries, but especially ambassadors from all the oikoumene and probably the seventy Jewish translators – the aim was a cultural encyclopaedism and a worldwide policy. The marquee is analysed in parallel with the procession, intended instead for the Greek population of Alexandria and of the chora, and suggests to place, tentatively, the stadion where the procession took place, not too far from the palaces. The pavilion, maybe related with Sostratus of Cnydos, the designer of the Lighthouse and the inventor of the two-level porticoes, is, ideologically, the final expression of the Persian canopies and of Alexander’s tent at Susa; nevertheless, the study of the apadanas and of the Greek hypostyle halls shows the typological and functional independence of the Ptolemaic tent from these buildings, often mentioned as its models.
La tenda per banchetti fatta erigere da Tolomeo II nei palazzi di Alessandria è descritta da Ateneo di Naucrati (in un passo qui nuovamente tradotto), operante alla fine del II d.C., che si basa sul racconto di Callissino di Rodi, vissuto probabilmente negli ultimi decenni del III a.C.; questi a sua volta si sarebbe basato sui documenti dell’archivio regale, consistenti sia in atti scritti sia, si ipotizza qui, in materiali figurativi. L’apparato, eretto verosimilmente in occasione dei primi Ptolemaia nel 279-278 a.C., era destinato a un numero limitato di convitati: i dignitari di corte, ma soprattutto gli ambasciatori provenienti da tutta l’oikoumene e probabilmente i settanta traduttori ebrei del Pentateuco, in un’ambizione di enciclopedismo culturale e di universalità politica. La lettura del significato della tenda si integra con quello della processione, volta invece alla popolazione greca di Alessandria e della chora, e porta a collocare ipoteticamente lo stadio, dove essa aveva luogo, non troppo distante dai palazzi. La tenda, forse collegabile a Sostrato di Cnido progettista del Faro e inventore dei portici a due piani, costituisce l’approdo ideologico delle tende persiane e di quella di Alessandro a Susa; tuttavia la valutazione degli apadana e delle sale ipostile greche prova l’indipendenza tipologica e funzionale della tenda tolemaica da tali edifici, spesso invocati come modelli.
Milano University Press
2008-05-05
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 1 (2008); 26-74
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2018-07-27T14:39:01Z
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Giganti sull'acropoli. Atene, Pergamo e la Gigantomachia
Giganti sull'acropoli. Atene, Pergamo e la Gigantomachia
Manunta, Elio
Giganti
Gigantomachia
Atene
Partenone
Pergamo
Attalo
donario
iconografia
Giant
Gigantomachy
Athens
Parthenon
Pergamon
Attalos
edication
conography
The evocative scenery of the middle-2nd century B.C. Athenian acropolis, where the Gigantomachy of the so called “Lesser Attalid Dedication”, erected south of the Parthenon, was in direct visual contact with the same theme of the Parthenon eastern metopes - testifying the strong cultural bond between Pergamon and Athens -, gives rise to a typological study of Giant iconography in the sculptural and pictorial representations of greek art between the Parthenon and the Attalid Dedication. The analysis of each figure of the Giants, but not out of its own monumental and historical-artistic context, produces a typological classification which can enlighten the tradition, the movement and the persistence of the different iconographical types used during the long history of the Greek Gigantomachy, with the main aim to find out how much of that bond one can recognize through the iconographical analysis of the two monuments.
Il suggestivo scenario creatosi sull’acropoli di Atene intorno alla metà del II secolo a.C., quando la Gigantomachia del cd. “Piccolo Donario” attalide eretto a S del Partenone venne a trovarsi in diretto contatto visivo con le sue metope orientali scolpite con il medesimo soggetto - testimonianza concreta dello stretto legame tra Pergamo e Atene -, offre lo spunto per un’indagine tipologica sull’iconografia del Gigante nelle rappresentazioni scultoree e pittoriche comprese tra questi due estremi artistico-cronologici. L’analisi delle singole figure dei Giganti, tuttavia non avulse dal proprio contesto monumentale e storico-artistico, conduce a una classificazione tipologica in grado di illuminare sulla tradizione, la circolazione e la persistenza, fino alla citazione puntuale, degli schemi iconografici e delle soluzioni compositive impiegati nella lunga storia della Gigantomachia, con lo scopo precipuo di appurare quanto di quel legame sia possibile rintracciare attraverso la lettura e il confronto iconografici dei due monumenti.
Milano University Press
2008-05-05
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 1 (2008); 75-109
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L’evergetismo di Traiano ed Adriano nelle città dell’Italia. Opere pubbliche e modalità di intervento
L’evergetismo di Traiano ed Adriano nelle città dell’Italia. Opere pubbliche e modalità di intervento
Castagno, Raffaele
Evergetism
Trajan
Hadrian
munificence
bounties
public building
Ostia
Herdonia
Evergetismo
Traiano
Adriano
unificenza
iberalità
pere pubbliche
Ostia
Herdonia
evergesie
L'articolo costituisce un tentativo di indagine dell'evergetismo di matrice imperiale nei regni di Traiano (98-117) ed Adriano (117-138) nei confronti delle città dell'Italia Romana. Lo studio si è posto prima di tutto l'obiettivo di raccogliere, attraverso l'esame delle fonti epigrafiche, archeologiche e letterarie, una panoramica complessiva degli interventi compiuti dai due imperatori. Il loro esame ha quindi permesso di approdare ad un bilancio provvisorio delle politiche evergetiche dei due principes, cogliendo i differenti moventi culturali e politici che scandirono le loro rispettive liberalità, ma al tempo stesso evidenziando un'unità di intenti, riconducibile ad una generale attenzione per il benessere e la prosperità della città dell'Italia. Si sono infine evidenziate, grazie all'esame di alcuni casi particolari, le modalità di cooperazione degli imperatori con le singole comunità locali, consentendo di comprendere in modo più preciso il processo di realizzazione dell'atto evergetico.
This study tries to inquire about the imperial evergetism in the towns of Roman Italy during the reigns of Trajan (98-117 A.D.) and Hadrian (117-138 A.D.). According to the epigraphical, archaeological and literary sources, it was possible to get an overview about the imperial involvements in Italy. The research has come to a temporary balance of the evergetism activities carried out by the two principes, pointing out the different reasons at the origin of their respective open-handedness. On the other hand it is pretty clear, as to Trajan’s and Hadrian's building activity, a shared aim referable to the welfare and prosperity of Italian towns. At last, thanks to the consideration of some particular cases, it was possible to stress the ways of cooperation between emperors and local communities, allowing to understand more clearly the punctual process of development of a single act of evergetism.
Milano University Press
2008-05-05
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10.13130/2035-4797/128
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 1 (2008); 110-138
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 1 (2008); 110-138
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2017-01-19T14:55:14Z
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L’occasione e l’eterno: la tenda di Tolomeo Filadelfo nei palazzi di Alessandria. Parte seconda. Una proposta di ricostruzione
L’occasione e l’eterno: la tenda di Tolomeo Filadelfo nei palazzi di Alessandria. Parte seconda. Una proposta di ricostruzione
Calandra, Elena
Macedonian palaces
oecus aegyptius
hestiatoria
Sikyonian paintings
textiles
Alexandria Museum
ancient museology
alexandrian art
Palazzi macedoni
oecus aegyptius
hestiatoria
quadri di Sicione
tessuti
Museo di Alessandria
museologia antica
arte alessandrina
The work is the second part of an essay published in “Lanx” 1 (2008).After exposing the previous reconstructions, a new proposal is advanced, which explains the marquee through the macedonian architecture and suggests a new architectonical building type, the oecus aegyptius. Since only the interior is known, the dimensions are calculated (m 34 x 26 approximately for the base, m 22 for the height of the columns, with the addition of the roof), and the constitutive elements are interpreted according to the comparison with the archaeological and literary evidence: the palm- and thyrsos-shaped columns, the nymphai and the antra, the statue bases, the arch door, the lacunar ceiling, the sloping roof, the furniture, the gold and silver vases, the works of art. The exhibition lasts one year, and consequently becomes a new “event”, in connection with the contemporary dionysiac pompé: the works of art acquire a new meaning, connoting the Lagides as refined collectors, and are part of a cultural and political program, probably organized by the Museum scholars. The exhibition, indeed, is marked by an encyclopaedical purpose: on one hand it seems to be the ephemeral equivalent of the Museum and of the zoo promoted by Ptolemy I, on the other it takes part in the cultural construction of the Ptolemean family, being almost its dynastic monument.
Il lavoro costituisce la seconda parte di un articolo apparso in “Lanx” 1 (2008).Dopo aver esposto le ricostruzioni precedenti, si avanza una proposta nuova, che interpreta la tenda alla luce dell’architettura macedone e indirizza a un tipo architettonico nuovo, l’oecus aegyptius. Tenendo presente che dell’apparato si conosce solo l’interno, se ne calcolano le dimensioni (la base era di circa m 34 x 26, l’altezza di circa m 22 per le colonne, più la copertura), e si interpretano grazie alla documentazione archeologica e letteraria di confronto gli elementi costitutivi: le klinai, le colonne a forma di palma e a forma di tirso, le ninfe e gli antra, le basi di statue, la porta ad arco, il soffitto a lacunari, la copertura a doppio spiovente, gli arredi e le suppellettili, le opere d’arte. L’esposizione ha una durata limitata, e per questo diviene un “evento” nuovo, in relazione con la contemporanea pompé dionisiaca: le opere d’arte assumono un significato nuovo, che connota i Lagidi come raffinati collezionisti, e divengono parte di un programma culturale e politico, probabilmente organizzato dai dotti del Museo. L’esposizione è infatti improntata a un intento enciclopedico: da un lato essa sembra l’equivalente effimero del Museo e dello zoo promossi da Tolomeo I, dall’altro partecipa alla costruzione culturale della famiglia dei Tolomei, di cui appare quasi un monumento dinastico.
Milano University Press
2009-05-14
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 2 (2009); 1-77
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 2 (2009); 1-77
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2017-01-19T14:55:14Z
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G. L. Castelli, principe di Torremuzza, numismatico ed antichista ad Halaesa Archonidea
G. L. Castelli, principe di Torremuzza, numismatico ed antichista ad Halaesa Archonidea
Crisà, Antonino
antiquaria
Castelli
Halaesa
numismatica
Sicilia
Tindari
Torremuzza
Tusa
antiquarianism
Castelli
coinage
Halaesa
numismatic
study of antiquity
Torremuzza
Tusa
G. L. Castelli (1727-1792), principe di Torremuzza, fu uno dei massimi esponenti dell’antiquaria siciliana del XVIII secolo. Questo contributo esamina l’attività di ricerca di Castelli, interessato alla monetazione ed alle evidenze archeologiche di Halaesa Archonidea, oggi identificata nei pressi di Tusa (ME). È proposta un’analisi degli scritti di Castelli inerenti queste tematiche, valutandone criticamente l’importanza secondo le istanze della ricerca antiquaria. Certamente è emerso il profilo di un antichista dai poliedrici interessi, da considerarsi il fondatore degli studi numismatici ed archeologici moderni dell’antica Halaesa.
G. L. Castelli (1727-1792), Prince of Torremuzza, was one of the most important leaders of the Sicilian study of antiquity in 18th century. This article analyzes the research activity by Castelli, interested in the coinage and archaeological evidences of Halaesa Archonidea, nowadays identified near Tusa (ME). An analysis of Castelli’s studies about these issues is here proposed, critically evaluating their importance according to the standards of antiquarianism. It’s certainly emerged the profile of a classical scholar with wide-ranging interests, to be considered the founder of the numismatic and archaeological modern studies on ancient Halaesa.
Milano University Press
2009-05-12
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10.13130/2035-4797/213
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 2 (2009); 116-149
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 2 (2009); 116-149
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2017-01-19T14:55:14Z
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La necropoli neolitica a domus de janas di S. Pietro di Sorres in Comune di Borutta - Sassari
La necropoli neolitica a domus de janas di S. Pietro di Sorres in Comune di Borutta - Sassari
Soro, Pier Paolo
Neolitico
necropoli
domus de janas
Sorres
Brutta
Sardegna
Neolitic
necropoli
domus de janas
Sorres
Brutta
Sardinia
La necropoli di Sorres si trova nel territorio del Comune di Borutta in provincia di Sassari. E’ ubicata lungo il versante SE del colle di Sorres, sul quale sorge imponente la chiesa in stile romanico di San Pietro di Sorres (XI-XII sec.) sede dell’antica diocesi medievale. La necropoli è composta attualmente da cinque tombe a grotticella artificiale del tipo a domus de janas, scavate nella roccia calcara durante il neolitico recente ed in uso per tutto l’eneolitico. Si presume che fosse l’area sepolcrale dell’insediamento in grotta di Ulàri, una cavità carsica di notevoli dimensioni il cui ingresso si apre lungo il versante Nord del colle; la grotta ha restituito testimonianze archeologiche che vanno dal neolitico media fino al medioevo. La necropoli di Sorres, sebbene sia stata rimaneggiata nella forma degli ambienti ipogei e nella destinazione d’uso, costituisce una delle principali testimonianze del capillare tessuto insediativo del territorio del nord Sardegna.
The necropolis of Sorres is in the Borutta area in the province of Sassari. It’s located along the southeast side of the hill of Sorres, on which stands the impressive Romanesque church of San Pietro di Sorres (XI-XII sec.), once seat of the medieval diocese. The necropolis is presently composed of five artificial grotticella tombs, a type of domus de janas (house of fairies), dug in the calcareous rock during the Neolithic and used throughout the Aeneolithic. It is assumed that the area was the burial cave of Ulàri, a large karstic cavity whose entrance opens along the north side of the hill; the cave has given back archaeological remains, from the Neolithic period until the Middle Ages. The necropolis of Sorres, although it was restored in the form of hypogeal environments and used for different purposes, is one of the main evidences of the capillary texture of the settlements in Northern Sardinia.
Milano University Press
2009-05-12
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10.13130/2035-4797/214
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 2 (2009); 150-168
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 2 (2009); 150-168
2035-4797
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2017-01-19T14:55:14Z
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Iconografie “antiche” nella collezione di calchi di intagli e cammei di Antonio Berini ai Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste
Iconografie “antiche” nella collezione di calchi di intagli e cammei di Antonio Berini ai Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste
Tassinari, Gabriella
Antonio Berini
Trieste (Civici Musei di Storia ed Arte)
Filippo Zamboni
casts
carving
cameos
Medusa Strozzi
Atena/Minerva
Esculapio
Paride
illustrious men.
Antonio Berini
Trieste (Civici Musei di Storia ed Arte)
Filippo Zamboni
calchi
intagli
cammei
Medusa Strozzi
Atena/Minerva
Esculapio
Paride
Uomini Illustri.
Antonio Berini (Roma 1770-Milano 1861), famoso incisore di gemme, tra il 1802 e il 1804 si stabilì a Milano, dove trascorse tutta la vita, stimato ed elogiato, lavorando per prestigiosi committenti, reali, nobili e borghesi. Una cospicua collezione di 114 calchi in gesso di intagli e cammei dell’artista, privi di spiegazioni, è conservata ai Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, parte del legato di Filippo Zamboni, letterato cosmopolita. Si tratta di un interessante “strumento di lavoro” del Berini, come provano le impronte talvolta multiple e quelle di opere di altri incisori. Lo Zamboni conosceva bene il Berini e testimonia che l’incisore era così abile nell’imitare le gemme antiche da poter far passare per antiche le sue opere. I soggetti qui analizzati sono comuni e frequenti nel repertorio degli incisori del periodo del Berini: il famosissimo intaglio noto come Medusa Strozzi (riprodotto da quasi ogni incisore), la testa di Atena/Minerva/Roma, il busto di Esculapio, il busto di Paride, gli Uomini Illustri, come Mecenate, Dante, Petrarca, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, Shakespeare, Alessandro Tassoni.
Antonio Berini (Rome 1770-Milan 1861), famous gem-engraver, before 1804 decided to move from Rome to Milan, the capital of the Kingdom of Italy, where he lived, estemeed and praised; he was employed by the court and prestigious art patrons to engrave intaglios and cameos.A big collection of 114 plaster casts of intaglios and cameos made by Berini, without explanations, is now in the Civici Musei of Storia and Arte in Trieste, part of the bequest of Filippo Zamboni, cosmopolitan man of letters. These casts are a Berini’s very interesting “instrument of work”: in fact there are multiple casts and casts of works of other gem-engravers. Zamboni knew Berini very well; he writes that the artist was able to imitate ancient intaglios and cameos so perfectly that his engravings were mistakenly thought ancient. The subjects analysed in this article are common and often engraved by the artists of the second half of Eighteenth Century - first half of Nineteenth Century: the famous intaglio known as the Strozzi Medusa (reproduced by almost all engravers), Atena/Minerva/Roma’s head, Esculapio’s bust, Paride’s bust, gems depicting Famous Men, as Mecenate, Dante, Petrarca, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, Shakespeare, Alessandro Tassoni.
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2009-05-13
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10.13130/2035-4797/216
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 2 (2009); 78-115
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2017-01-19T14:54:55Z
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L’attendibilità di Pausania. Il caso di Delfi
L’attendibilità di Pausania. Il caso di Delfi
Kolonia, Rosina
Pausania
affidabilità
Delfi
identificazione
ricostruzione
Pausanias
reliability
Delphi
identification
reconstruction
Pausanias’s periegesis is the touchstone of humanism in the recovery of Greece. It had a definite impact on the perception of Greece in Western Europe during the Renaissance and the Enlightenment. Today all antiquity experts recognize the decisive contribution of Pausanias’s itinerary to the reconstruction and documentation of the monumental topography of ancient Greece. However, such an axiomatic position has caused many objections in earlier times, when many scholars doubted his sincerity (e.g. Wilamowitz), or his reliability. The excavations at the sanctuary of Delphi and accompanying research gave new life to many of the votives Pausanias saw and tend in many cases to justify the reliability of his text. At the same time, however, comparison of the periegetes words to the archaeological remains raised many problems, such as the identification of the offering by the citizens of Tegea, or the interminable discussion concerning whether the Treasury of the Athenians was built just before, or after the battle of Marathon. The unexpected identification of a series of sculptures with the statues from the two pediments of the 4th century Temple of Apollo in the recent years and the important reconstruction of their representations exactly as Pausanias described them, allows today the periegetes to have the final word over his older censors.
La Periegesi di Pausania è la pietra di paragone dell’Umanesimo nella riscoperta della Grecia. Essa ebbe un impatto decisivo nella percezione della Grecia in Europa Occidentale durante il Rinascimento e l’Illuminismo. Oggi tutti gli esperti di antichità riconoscono il decisivo apporto dell’itinerario di Pausania alla ricostruzione e alla documentazione della topografia monumentale della Grecia antica. In ogni caso, una tale decisa posizione ha causato molte obiezioni in tempi passati, quando molti studiosi misero in dubbio la sua sincerità (p.e. Wilamowitz), o la sua affidabilità. Gli scavi nel santuario di Delfi e la parallela ricerca hanno gettato nuova luce su molti dei donarî visti da Pausania, e tendono in molti casi a comprovare l’affidabilità del suo dettato. Allo stesso tempo, comunque, confronti tra le parole del Periegeta e i resti archeologici hanno suscitato numerosi problemi, come l’identificazione delle offerte dei cittadini di Tegea, o l’interminabile discussione sulla costruzione del Tesoro degli Ateniesi, se intervenuta immediatamente prima, o dopo la battaglia di Maratona. L’inaspettata identificazione di una serie di sculture con le statue dei due frontoni del Tempio di Apollo di IV secolo in anni recenti e l’importante ricostruzione della loro composizione esattamente come la descrisse Pausania, concede oggi al Periegeta l’ultima parola sui suoi antichi detrattori.
Milano University Press
2009-12-02
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10.13130/2035-4797/370
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 3 (2009); 1-12
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 3 (2009); 1-12
2035-4797
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2017-01-19T14:54:55Z
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Alessandro Magno, Eracle e la leonté nella glittica ellenistica e romana
Alessandro Magno, Eracle e la leonté nella glittica ellenistica e romana
Frumusa, Giovanni
Alexander the Great
Heracles
leonté
gliptics
Martigny
nephrite jade
Alessandro Magno
Eracle
leonté
glittica
Martigny
giada nefrite
The study of a nephrite jade, dated from the end of first century b.C. to first century a.D., found in 1976 in Forum’s Baths in Martigny and portraying Alexander the Great’s profile with leonté, has been the starting point for examining the iconographical evolution of this type in Hellenistic and Roman glyptics. The examinated pieces, covering a period of time from third century b.C. to first century a.D., document the existence of several models: in the first one the relation between leonté and human head is well-proportioned, mane is not thick, mandible places under the ear; in the second one mane is bulky and shoulder is in evidence; in the third one leonté moves to the back of the neck and covers temple and ear. The origin of the type is to trace back to identification between Alexander the Great and young Heracles wearing skin of Nemean lion, this connection is revealed by coinage and sculptures of Macedonian king. This iconography spread with success among Hellenistic kings and Romans.
Lo studio di una giada nefrite della fine del I sec. a.C.-I sec. d.C., rinvenuta a Martigny nel 1976 nelle Terme del Foro, che raffigura il volto di profilo di Alessandro Magno con la leonté, ha offerto lo spunto per indagare l’evoluzione iconografica del tipo nella glittica ellenistica e romana. Gli esemplari analizzati, che coprono un arco cronologico tra il III sec. a.C. ed il I sec. d.C., attestano l’esistenza di più varianti: in un primo gruppo il rapporto tra leonté e testa è più proporzionato, la criniera è poco folta e la mandibola poggia sotto l’orecchio; nel secondo la criniera assume volume ed una spalla compare in primo piano; nel terzo la leonté arretra verso la nuca e copre tempie ed orecchio. L’origine del tipo va ricondotta all’identificazione tra Alessandro ed il giovane Eracle con le spoglie del leone di Nemea, legame evidenziato soprattutto attraverso i coni monetali ed i ritratti scultorei del sovrano macedone. Questa iconografia ebbe grande fortuna sia presso i sovrani ellenistici che a Roma.
Milano University Press
2009-12-02
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 3 (2009); 13-35
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 3 (2009); 13-35
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2022-01-10T16:06:27Z
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Un improbabile precursore di Gutenberg?
Un improbabile precursore di Gutenberg?
Sartori, Antonio
epigrafia latina
iscrizioni su metallo
tecnica di esecuzione
epigrafia latina
Latin Epigraphy
metal inscriptions
technique of execution
latin epigraphy
The reconsideration of the small silver foil epigraph of the so called “Tesoro di Marengo” clarly demonstrates that the inscription has been made not “per mezzo di punzoni e stampi”, as proposed by the first publisher and never more discussed, but using a deep-drawing technique applied to the upper side, which the succeeding phases of deepening, rethink, corrections to many imperfections can be followed of.
Il riesame dell’epigrafe in laminetta argentea compresa nel c.d. “Tesoro di Marengo” dimostra nettamente che l’iscrizione vi è stata praticata non certo “per mezzo di punzoni e stampi”, come proposto dal primo editore e mai più posto in discussione, ma con un’esecuzione tecnica di imbutitura applicata alla faccia posteriore, di cui si possono seguire le fasi successive di approfondimento, di ripensamento, di correzioni a non poche imprecisioni”.
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2010-03-10
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10.13130/2035-4797/491
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 4 (2009); 1-9
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2022-01-10T16:07:57Z
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Letters of the engraver Francesco Maria Gaetano Ghinghi (1689-1762) to Anton Francesco Gori
Lettere dell’incisore di pietre dure Francesco Maria Gaetano Ghinghi (1689-1762) ad Anton Francesco Gori
Tassinari, Gabriella
Francesco Maria Gaetano Ghinghi
Anton Francesco Gori
The Laboratorio delle Pietre Dure in Naples
gem impressions
lapis lazuli workshop
Farnese collection
Antonio Pichler
Philipp von Stosch
Felice Gazzola
Herculaneum
antiquarianism
collecting
glyptic
Francesco Maria Gaetano Ghinghi
Anton Francesco Gori
Laboratorio delle Pietre Dure di Napoli
calchi delle gemme
lapislazzuli
collezione Farnese
Antonio Pichler
Philipp von Stosch
Felice Gazzola
Ercolano
antiquaria
collezionismo
glittica
Le lettere qui esaminate, conservate nella Biblioteca Marucelliana a Firenze, sono scritte da Napoli dal famoso incisore di pietre dure Francesco Maria Gaetano Ghinghi (1689-1762) al celebre erudito e antiquario Anton Francesco Gori. Esse sono ricche di interessanti notizie relative all’attività del Real Laboratorio delle Pietre Dure di Napoli, fondato nel 1737, di cui il Ghinghi fu il primo direttore, e coordinatore dell’équipe di artisti fiorentini che si erano trasferiti con lui. Il Ghinghi fornisce dati sulla circolazione di gemme a Napoli in quel periodo, sulle antichità di Ercolano (di cui il Gori fu uno dei primi a scrivere) e sulla permanenza a Napoli di Antonio Pichler, capostipite di una illustre famiglia di incisori, che il Ghinghi conosceva bene, perché entrambi lavoravano per il noto collezionista di gemme Philipp von Stosch. Inoltre, in un quadro di scarsa disponibilità di calchi riproducenti gemme della collezione Farnese, acquista gran valore l’invio di tali impronte da parte del Ghinghi al Gori, che così aveva gemme non documentate altrimenti.
The letters analysed in this article, now in the Biblioteca Marucelliana in Florence, are written from Naples by the famous gem-engraver, Francesco Maria Gaetano Ghinghi (1689-1762) to the renowned scholar and antiquarian Anton Francesco Gori. They give very interesting news about the activity of The Laboratorio delle Pietre Dure in Naples, that began its production in 1738, formed by Ghinghi, the first Director, and the Florentine craftsmen who had come with him. Ghinghi offers informations to reconstitute gems’s circulation in Naples, in that period; relates about antiquities found at Herculaneum (Gori was one of the first writer of those excavations), and about Antonio Pichler in Naples, founder of illustrious gem-engravers’s family, who Ghinghi knew very well, because both worked for the famous collector Philipp von Stosch. One might ask if the Bourbons, jealous of their gems’s collection, were acquainted with Ghinghi sent casts of their intaglios, made by himself, to Gori, interested in the possession of gems unknown.
Milano University Press
2011-02-12
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10.13130/2035-4797/853
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 7 (2010); pp. 61-149
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 7 (2010); pp. 61-149
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2022-01-10T16:07:15Z
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Hypothesis on a portrait of a girl of Severan age from Via Labicana (Rome)
Ipotesi su un ritratto di fanciulla di età severiana da Via Labicana
Barbera, Mariarosaria
ritratto
labicana
severi marmo
roma
eliogabalo
annia faustina
archeologia e storia dell'arte romana
scultura
ritrattistica imperiale
marble
Via Labicana
portrait
Severan age
eliogabalus
annia faustina
Ancient Roman Art and Archaeology
sculpture
portraiture
In 2007, during the archaeological excavations in via Labicana close to the church of SS. Pietro e Marcellino, a statue portraying a female head was unearthed: the piece appeared well-preserved and the formal characteristics suggested it had been sculpted under the Severian Dinasty. The Greek marble head by reason of the quality and style, can be compared with a series of portraits dating to the period between second and third decade of the III century A.D. It was possible to identify the head as that of Annia Aurelia Faustina by reason of the face and hair. She was the great niece of Marcus Aurelius and the third wife of emperor Eliogabalus, who was proclaimed Augusta from summer to winter in the year 221 A.D. Stratigraphic data proved uncertain, because in modern times, probably in the XVIIIth century, the head was thrown onto an earth dump, and the archaeological provenance is therefore uncertain being situated within an area where important monuments like the Isium Metellinum and the domus Tetricorum, are not yet placed with certainty. The excavations unearthed a cross-vaulted room with pillars and high skylights, maybe a horreum, that were laid upon previous structures constructed during Domitian’s reign, forming part of the earthworks on the northern side of Caelius hill. Later flights of stairs were built, to enable the room to link with the terrace and brick stamps were found, in part referring to the family of Marcus Aurelius and the Ummidia gens (in fact emperor’s sister, Annia Cornificia Faustina married Ummidius Quadratus), and in part to Commodus. It is suggested that after Ummidius’nephew had conspired in the plot against Commodus, the property formerly belonging to Cornificia was seized by the emperor himself but was later returned by Eliogabalus to his wife Annia Faustina, whom he honoured by commissioning the wonderful sculpture portrayed here.
Nel 2007, durante uno scavo in via Labicana alle spalle della Chiesa dei SS. Pietro e Marcellino, è stata rinvenuta una testa di fanciulla molto ben conservata, che le caratteristiche formali attribuivano all'età severiana. Il ritratto, in marmo greco è di altissima qualità e presenta confronti stilistici puntuali con una serie di teste del secondo e terzo decennio del III secolo d.C. La combine fra i tratti del volto e il tipo di acconciatura porta a riconoscervi Annia Aurelia Faustina, discendente di Marco Aurelio e terza moglie di Eliogabalo, Augusta per pochi mesi fra l’estate e la fine del 221. La testa è priva di precisi dati stratigrafici, perché gettata in uno scarico di età post-antica e il contesto di ritrovamento si colloca in una zona dalla topografia assai discussa, dove fluttuano fra gli altri l'Iseo Metellino e la domus Tetricorum. Lo scavo ha messo in luce un ambiente a pilastri con volte a crociera ed alti lucernari, sovrapposto a precedenti strutture, probabilmente un horreum databile nell'età di Domiziano, nell'ambito dei lavori di terrazzamento sul versante settentrionale del Celio. La scala realizzata più tardi a collegamento dell'ambiente con la terrazza reca numerosi bolli, alcuni legati alla famiglia di Marco Aurelio ed alla gens Ummidia (Annia Cornificia Faustina, sorella dell'imperatore, aveva sposato un Ummidio Quadrato), e più tardi direttamente a Commodo. Si ipotizza che, a seguito di una congiura cui partecipò il nipote di Ummidio, la proprietà di Cornificia fosse confiscata da Commodo, per essere più tardi restituita da Eliogabalo alla moglie Annia Faustina, onorandola con lo splendido ritratto ritrovato.
Milano University Press
2011-03-04
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 6 (2010); 1-17
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 6 (2010); 1-17
2035-4797
2035-4797
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2022-01-10T16:07:15Z
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I marmi bianchi e colorati dalle caserme “G. Carreca” e “Ce.Ri.co” a Roma
White and colored marbles from the “G. Carreca” and “Ce.Ri.co” barraks at Rome
Viglietti, Marco
marmi
opus sectile
Via Labicana
archeologia romana
decorazione pavimentale e parietale
marmi policromi
opus sectile
marbles
opus sectile
Via Labicana
roman archaeology
marble deoration
opus sectile
This work develops from the archaeological researches carried out between 2002 and 2008 in Rome, via Labicana, in the area of “G. Carreca” and “Ce.Ri.co.” barracks. These the phases recognized: late Flavian, Antonine and Severiane, before the latest in the second half of IV/V cent. A.D. The survey focus on a considerable marble’s deposit in the kind of pavimental and parietal opus sectile. It’s a mark of an elevated customer and it represents a decorative shapes set of samples in use at Rome between I and IV-V cent. A.D.
Questo lavoro si inserisce nell’ambito delle indagini archeologiche compiute tra il 2002 e il 2008 nell’area delle caserme “G. Carreca” e “Ce.Ri.co.”, in via Labicana a Roma. Ad una prima strutturazione dell’area di età domizianea, seguono fasi di vita di età antonina e severiana, prima dell’ultima, grande fase edificatoria riferibile alla seconda metà del IV - V secolo. La nostra indagine si appunta sul consistente deposito di marmi da opus sectile pavimentale e parietale. Specchio di un’elevata committenza, costituisce un campionario delle forme decorative in uso a Roma tra il I e il IV - V secolo.
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2011-03-04
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 6 (2010); 18-62
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 6 (2010); 18-62
2035-4797
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2022-01-10T16:07:57Z
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Ippolito Cafici e il trio del “Bullettino di Paletnologia Italiana”. I rapporti con Luigi Pigorini, Gaetano Chierici e Pellegrino Strobel da documenti inediti
Ippolito Cafici and the trio of the “Bullettino di Paletnologia Italiana”. The relationships with Luigi Pigorini, Gaetano Chierici and Pellegrino Strobel from unpublished documents
Pace, Alessandro
Cafici
Pigorini
Chierici
Bullettino di Paletnologia Italiana
storia dell'archeologia
documenti
archivio
Cafici
Pigorini
Chierici
Bullettino di Paletnologia Italiana
history of archaeology
documents
archive
Ippolito Cafici (1857-1947) played an important role in the italian palethnological scene between the nineteenth and twentieth century. In this paper the relationships with Gaetano Chierici Luigi Pigorini and Pellegrino Strobel, the three co-founders of “Bullettino di Paletnologia Italiana”, are analyzed through a number of unpublished archival documents. The collected material allows us to reconstruct an interesting overview into the dynamics within the "Bulletino" and to show the leading role played by Luigi Pigorini in the scientific formation of the young Cafici. Ultimately it shows the figure of a prominent scholar in the scientific debate of the epoch, and at the same time aware of the fundamental role of culture in the formation of national identity.
Ippolito Cafici (1857-1947) ebbe un ruolo importante nella scena paletnologica italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento. In questo contributo vengono analizzati, attraverso numerosi documenti d’archivio inediti, i rapporti intrattenuti con Gaetano Chierici, Luigi Pigorini e Pellegrino Strobel: i tre co-fondatori del “Bullettino di Paletnologia Italiana”. Il materiale raccolto permette di ricostruire un’interessante spaccato delle dinamiche interne al “Bullettino” e di evidenziare il ruolo di guida svolto da Luigi Pigorini nella formazione del giovane Cafici. Il quadro che si viene a comporre mostra la figura di uno studioso di primo piano all’interno del dibattito scientifico del tempo, allo stesso tempo consapevole del fondamentale ruolo della cultura nella formazione dell’identità nazionale.
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2011-07-27
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 7 (2010); pp. 1-60
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 7 (2010); pp. 1-60
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2022-01-10T16:09:34Z
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The Scheme of interlaced scuta in the roman mosaic and the case of Desenzano
Lo schema degli scuta incrociati nel mosaico romano e il caso di Desenzano
Massara, Daniela
Desenzano del Garda
mosaico
romano
scudo
scuta
tardoantico
vestibolo
villa romana
arte e archeologia romana
mosaici
Desenzano del Garda
late antique
mosaic
roman
roman villa
shield
scuta
vestibule
roman art and archaeology
mosaic
Lo schema degli scuta incrociati ricorre in numerosi mosaici pavimentali romani, databili tra il II secolo a.C. e l'VIII secolo d.C., situati in diverse regioni dell'Impero Romano (Achaia, Africa Proconsularis, Arabia, Aquitania, Belgica, Cyprus, Hispania, Italia, Mauretania Caesariensis, Numidia, Palaestina, Sardinia, Syria). La prima parte dell'articolo è dedicata alla presentazione dello schema in generale e alla diffusione delle sue varianti. La seconda parte, alla luce dell'intero repertorio raccolto e dei confronti più stringenti individuati, si concentra sul pavimento musivo dell'ambiente d'ingresso della villa romana di Desenzano del Garda, sul trattamento dello schema, sugli elementi riempitivi adottati (in particolare “il nodo”) e la funzione del vestibolo associato al pavimento e al contesto monumentale dell'abitazione.
The orthogonal pattern of tangent crosses of interlaced scuta occurs in many roman mosaic pavements, from the II century B.C. to the VIII century A.D., in some regions of the Roman Empire (Achaia, Africa Proconsularis, Arabia, Aquitania, Belgica, Cyprus, Hispania, Italia, Mauretania Caesariensis, Numidia, Palaestina, Sardinia, Syria). The first part of the article is about the scheme in general and the diffusion of its variants. The second part focuses on the mosaic pavement of the entrance of the roman villa in Desenzano del Garda, on the features of the scheme, on the filling elements of the decoration (for instance “the knot”) and on the function of the vestibule, strictly linked to the pavement and to the monumental compound of the villa.
Milano University Press
2011-11-07
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10.13130/2035-4797/1421
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 8 (2011); 1-44
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 8 (2011); 1-44
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2035-4797
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2017-01-19T14:52:55Z
lanx:ART
Bar, fast food e tavole calde: nomi e funzioni dei locali di ristoro nelle città romane dell’Impero
Bars, Fast Food and Diners: Names and Functions of Refreshment Stands in the Cities of the Roman Empire
Grossi, Federica
Pompeii
Herculaneum
Ostia
tabernae
shops
trade
roman archaeology - everyday life
Pompei
Ercolano
Ostia
tabernae
botteghe
commercio
archeologia romana - vita quotidiana
Le città di Pompei, Ercolano e Ostia costituiscono una notevole fonte di dati per quanto riguarda la vita quotidiana e commerciale di alcune botteghe, che avevano non solo la possibilità di vendere cibi e bevande calde e di mettere a disposizione dei clienti una serie di spazi in cui pranzare, ma anche di alloggiare con carri e animali: questo lavoro risulta essere un tentativo per mettere in relazione le testimonianze archeologiche rinvenute con le definizioni fornite dalle fonti e, allo stesso tempo, per creare una classificazione tipologica di tali locali sulla base degli arredi interni, delle dimensioni e della collocazione nel contesto urbano.
The cities of Pompeii, Herculaneum and Ostia are a very remarkable source of data about the daily and commercial life of some shops, which had not only the possibility to sell food and drinks and to give the customers some rooms to have lunch, but also to accommodate with vehicles and animals: this work is the attempt to match the archaeological evidences with the definitions we have by ancient literature and, at the same time, to create a typological classification of these places by their dimensions, furniture and position in the urban contest.
Milano University Press
2012-06-12
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10.13130/2035-4797/2205
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 9 (2011); 1-46
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 9 (2011); 1-46
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2035-4797
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2017-01-19T14:52:55Z
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Oresti di paglia ed Elettre sepolte. Le suggestioni dell’antico in Vaghe stelle dell’Orsa… di Luchino Visconti
Straw Oresteses and Buried Electras. Suggestions of Antiquity in Luchino Visconti’s Sandra
Giori, Mauro
Luchino Visconti
Gabriele D’Annunzio
Aeschylus
Sophocles
Euripides
Etruscans
contemporary theater and cinema
Luchino Visconti
Gabriele D’Annunzio
Eschilo
Sofocle
Euripide
etruschi
cinema e teatro contemporaneo
Luchino Visconti
Nel preparare Vaghe stelle dell’Orsa…, il regista Luchino Visconti e i suoi sceneggiatori hanno notoriamente tratto ispirazione dalla tragedia greca. Facendo ricorso a documenti inediti e confrontando sei diverse stesure della sceneggiatura, questo saggio si propone di stabilire con precisione quando e come le versioni del mito degli Atridi di Eschilo, Sofocle ed Euripide hanno influito sul progetto, contribuendo all’ambiguità di fondo che lo pervade. Al contempo, si ristabilisce il rilievo di altre suggestioni dell’antico, in particolare quella degli etruschi mediata da Forse che sì forse che no di Gabriele D’Annunzio.
Ancient greek tragedy notoriously provided director Luchino Visconti and his screenwriters with invaluable inspiration while they were writing Sandra. Working on unpublished documents and collating six different versions of the screenplay, this essay aims to establish when and in which ways the three versions of the Atridis’s myth by Aeschylus, Sophocles and Euripides exactly influenced Visconti’s project and how they contributed to its basic ambiguity. At the same time, it shows the relevance of others suggestions of the antiquity, and in particular that of Etruscans inspired by Gabriele D’Annunzio’s novel Forse che sì forse che no.
Milano University Press
2012-06-13
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info:eu-repo/semantics/publishedVersion
Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2206
10.13130/2035-4797/2206
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 9 (2011); 86-109
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 9 (2011); 86-109
2035-4797
2035-4797
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2206/2433
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/2207
2017-01-19T14:52:55Z
lanx:ART
The Sculptures from the Amphitheater of Verona
Le sculture dell’anfiteatro di Verona
Bolla, Margherita
Verona
amphitheater
Arena
roman sculpture
gladiatorial games
venationes
munera
roman art and archaeology - sculpture
Verona
anfiteatro
Arena
sculture romane
giochi gladiatori
venationes
munera
arte e archeologia romana - scultura - decorazione architettonica
Il contributo presenta un aggiornamento delle informazioni disponibili sulle sculture provenienti dall’anfiteatro di Verona e sull’arredo interno al monumento, in seguito al recupero o alla rilettura di documentazione; sono poi riesaminate le testimonianze relative ai giochi che vi si svolsero.
The paper gives an updating of the available information about the sculptures from the Roman Amphitheater in Verona and about the internal furniture of the monument, after the finding or a new reading of old documents; then the historical data related to the games in the Veronese Arena are re-examined.
Milano University Press
2012-06-13
info:eu-repo/semantics/article
info:eu-repo/semantics/publishedVersion
Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2207
10.13130/2035-4797/2207
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 9 (2011); 47-85
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 9 (2011); 47-85
2035-4797
2035-4797
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2207/pdf
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/2410
2017-01-19T14:52:14Z
lanx:ART
Bronze Vessels with Over Vase Looped Handle of Capenate Manufacture
Su alcuni recipienti bronzei ad ansa sormontante di produzione capenate
Donati, Nicolò
Capena
capenati
necropole
bronze vessels
mug
cacabus
kettle
archaeology of production - bronze vessels
Capena
capenati
necropoli
recipienti bronzei
vaso bronzeo
paioli
boccali
caccabus
archeologia della produzione - forme vascolari in bronzo
In the work presented we attempted to clarify the particular bronze vascular forms herein defined recipienti troncoconici ad ansa sormontante (“over vase loop handled frustoconical vessels”), often called mug, caccabus or kettle. Through a morphological analysis of the bronze vessel we proposed a hypothesized purpose of infusion or sauce preparation or a spiced wine container. The contextual analysis made it possible to date the articles between the mid-third and half of the second century BC, although some clues can extend the upper limit toward the end of the fourth century BC. The data context also allowed to suggest the site of Capena as production centre, since 31 of the 67 specimens come from the neighboring necropoles.
Nel presente lavoro si è tentato di far chiarezza sulla particolare forma vascolare bronzea qui definita recipienti troncoconici ad ansa sormontante, ma spesso chiamata boccale, caccabus o cuccuma. Attraverso un’analisi della morfologia del vaso bronzeo si è proposta una destinazione d’uso per preparare infusi o salse o per il consumo di vino. L’analisi dei contesti ha permesso di orientare la datazione tra la metà del III e la metà del II secolo a.C., anche se permangono indizi che allargherebbero il limite superiore alla fine del IV secolo a.C. Il dato contestuale ha permesso anche di proporre come centro di produzione il sito di Capena, in quanto dei 67 esemplari individuati 31 provengono dalle necropoli locali.
Milano University Press
2012-10-05
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Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2410
10.13130/2035-4797/2410
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 11 (2012); 1-20
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 11 (2012); 1-20
2035-4797
2035-4797
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2410/2637
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/2411
2017-01-19T14:52:14Z
lanx:ART
A Tuscan Capital from Rusellae: Comparisons and Hypotheses
Un capitello tuscanico da Rusellae: confronti e ipotesi
Dell'Acqua, Antonio
Roselle
Rusellae
ordine tuscanico
capitello
Vitruvio
Forum
pilastro
cuoriforme
Archeologia romana - architettura - elementi architettonici
Roselle
Rusellae
Tuscan order
Vitruvius
Forum
pillar
heart-shaped
roman archaeology - architecture - architectural elements
This paper presents the analysis of a heart-shaped Tuscan capital, avoid of context, found in Rusellae. Its shape allows to attribute it hypothetically to an arcaded structure identified with the Forum. Currently it is one of the few know evidences in Italy, where the heart-shaped pillar was not frequently used in Roman architecture. It also allows a better understanding of the restoration of the Forum during the Imperial era.
Il contributo presenta l’analisi di un capitello tuscanico di pilastro, fuori contesto, proveniente da Roselle, con caratteristica forma a cuore che induce ad attribuirlo ad una struttura porticata identificata verosimilmente con il Foro. Esso costituisce, allo stato attuale, uno dei pochi casi noti in Italia, dove il pilastro cuoriforme fu adottato nell’architettura romana non frequentemente; inoltre permette di ricostruire e comprendere meglio la ristrutturazione subita dalla piazza in epoca imperiale.
Milano University Press
2012-10-05
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Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2411
10.13130/2035-4797/2411
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 11 (2012); 21-34
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 11 (2012); 21-34
2035-4797
2035-4797
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2411/2639
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/2412
2017-01-19T14:52:14Z
lanx:ART
L'edificio romano di via Brisa: un settore del palazzo imperiale di Milano
The Roman Building at Via Brisa: a Sector of the Imperial Palace in Milan
Piras, Federica
Architettura romana
Cubiculum
Milano romana
Palazzo imperiale
Tardoantico
Triclinio
Vestibolo
Villa
Archeologia romana - Milano romana
Cubiculum
Late Antiquity
Imperial palace
Roman Milan
Roman architecture
Triclinium
Vestibule
Villa
roman archaeology - roman Mediolanum
Questo contributo vuole riconsiderare l'interpretazione dell'edificio romano di via Brisa, uno dei settori del palazzo imperiale di Milano, datato tra la fine del IV e gli inizi del V secolo d. C. Ripercorrendo la storia degli studi precendenti e attraverso alcune osservazioni sulla circolazione interna all’edificio si cercherà di proporre una nuova interpretazione dell'edificio nel suo complesso, comprendente una lussuosa struttura organizzata in “appartamenti”, e destinata a funzioni di alta rappresentanza.
This contribution wants to reconsider the interpretation of the roman building in Via Brisa, one of the sectors of the Imperial palace in Milan, dated between the end of the IV and the V century A.D. A review on the past studies and some observations about the internal circulation will give the opportunity to riconsiderate the general interpretation of the entire structure, which can be interpreted as a luxurius sector belonging to the Imperial palace of Milan, organized in “apartments” and used for high-reception functions.
Milano University Press
2012-10-05
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Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2412
10.13130/2035-4797/2412
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 11 (2012); 35-83
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 11 (2012); 35-83
2035-4797
2035-4797
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2412/2640
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/2413
2017-01-19T14:52:14Z
lanx:ART
Kapoyt/blu: alla scoperta della storia armena di un colore
Kapoyt/Blue: Tracing The Armenian History Of A Colour
Bais, Marco
Blu
colore
Armenia
miniatura
pigmenti
manoscritti
Blue
colour
Armenia
illumination
pigments
manuscripts
The study begins with an analysis of the semantics of the Armenian word kapoyt, blue, taking into account its different uses in Armenian literature, e.g. its possible connection with natural elements (lakes, seas, sky, etc.), clothes, diseases, precious stones, and toponyms. Great attention has been paid to the metaphorical meanings of kapoyt in Armenian tradition, which are related with feelings such as envy, jealousy, and sorrow. The second part of the study deals with the colour blue as a mean of artistic expression. On the one hand, the symbolism of blue has been investigated through the reflection on the aesthetics of colour found in the works of some Armenian Christian authors of the Middle Ages. On the other, we analyse different types of pigment used by Armenian artists in different times and in different schools, according to the information of ancient handbooks on colour production, and on the basis of data concerning the trade in colouring matters.
Lo studio si apre con un’analisi della semantica del termine armeno kapoyt, blu, passando al vaglio le sue occorrenze nei testi, con speciale attenzione per i diversi ambiti d’uso della parola: attributo di elementi naturali (laghi, mari, cielo ecc.) e di indumenti, sintomo di una patologia, caratteristica di pietre preziose, elemento costitutivo di toponimi. Ampio spazio si è dato all’individuazione delle valenze metaforiche del blu nella tradizione armena, evidenziandone l’impiego in relazione a sentimenti quali invidia, gelosia, dolore. La seconda sezione dello studio tratta del blu come mezzo di espressione artistica. Da una parte se ne mette in luce il simbolismo, in particolare nelle riflessioni sull’estetica del colore in chiave cristiana di alcuni autori armeni medievali. Dall’altra, si passano in rassegna diversi tipi di pigmento usati dagli artisti armeni in varie epoche e scuole, con riferimento ai manuali per la produzione dei colori e al commercio delle sostanze coloranti.
Milano University Press
2012-10-05
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Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2413
10.13130/2035-4797/2413
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 11 (2012); 84-109
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 11 (2012); 84-109
2035-4797
2035-4797
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2413/2641
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/2636
2017-06-25T10:06:38Z
lanx:ART
About some Inedited Trade Amphoras from Spina’s Settlement
Un nucleo inedito di anfore da trasporto dall’abitato di Spina
Sciortino, Martina
amphoras
Greek amphoras
Graeco-italic amphoras
Adriatic
Etruria padana
archaeology of production - amphoras
anfore
anfore greche
anfore greco-italiche
Adriatico
Etruria padana
archeologia della produzione - anfore
After an introduction about recent studies concerning the settlement of Spina, this paper presents the analysis of about 100 amphorical finds therein rescued in 1966. Autoptical analysis identified nine ceramic sample-groups, corresponding to Greek productions (mainly Corinthian, but also Chios, North-Aegean and Attic types: in particular Attic à la brosse amphora represents so far an unicum in Spina’s finds), Graeco-Italic and local productions too. This contribution ends with some considerations about Adriatic trade courses during Late Iron Age, suggested by other materials, such as Greek Plain Cooking Wares, recently identified in Spina’s settlement.
Dopo un accenno ai nuovi studi sull’abitato di Spina, si presenta l’analisi di circa 100 reperti anforici ivi rinvenuti nel 1966. I nove corpi ceramici individuati tramite analisi autoptica risultano corrispondere ad anfore greche (soprattutto corinzie, ma anche chiote, egeo-settentrionali e attiche à la brosse, queste ultime finora sconosciute a Spina), greco-italiche di varia origine e di produzione locale. Il lavoro si conclude con alcune considerazioni sulle rotte commerciali adriatiche della seconda età del ferro, indiziate anche da altre classi di reperti, come la ceramica greca comune da cucina, recentemente individuata anche a Spina.
Milano University Press
2012-12-08
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Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2636
10.13130/2035-4797/2636
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 12 (2012); 158-194
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 12 (2012); 158-194
2035-4797
2035-4797
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2636/2858
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/2883
2017-06-25T10:06:38Z
lanx:ART
The Defunctionalization and Reuse of Hellenistic Fortifications During the First Imperial Age: the Case of the Province of Asia Minor
La defunzionalizzazione e il riuso delle fortificazioni ellenistiche nella prima età imperiale: il caso della provincia d’Asia
Capuzzo, Daniele
Asia Minor
Hellenistic fortifications
defunctionalization
pax romana
monumental gate
archaeology of roman provinces - architecture - fortifications
Asia Minor
fortificazioni ellenistiche
defunzionalizzazione
pax romana
porta monumentale
archeologia delle province romane - architettura - fortificazioni
Since the early years of the fourth century BC most of the cities of Asia Minor could count on massive fortifications. The policy of appeasement and control promoted by Augustus, however, yields them progressively unnecessary and energies focused on the planning of the first defensive works were directed towards new architectural plans. In this climate of peace the existing walls were soon abandoned and fell into disrepair; those cities which grew and developed in imperial time thought it didn’t need any defensive system and so they decided not to build the walls. Nevertheless, the symbolic function first represented by the whole circuit wall was maintained through the construction of magnificent monumental entrances.
Fin dai primi anni del IV secolo a.C. la maggior parte delle città dell’Asia Minor poté contare su imponenti fortificazioni. La politica di pacificazione e controllo promossa da Augusto le rese però progressivamente inutili e le energie, prima rivolte alla progettazione delle opere difensive, furono indirizzate verso nuovi programmi architettonici. In questo clima di pace le mura già esistenti vennero presto abbandonate, cadendo così in rovina; inoltre i centri che crebbero e si svilupparono in età imperiale ritennero di non aver bisogno di alcun sistema difensivo e decisero quindi di non edificarne di nuovi. Nonostante ciò, la funzione simbolica prima rappresentata dall’intero circuito murario fu mantenuta attraverso la realizzazione di sfarzosi ingressi monumentali.
Milano University Press
2013-02-26
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Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2883
10.13130/2035-4797/2883
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 12 (2012); 1-56
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 12 (2012); 1-56
2035-4797
2035-4797
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2883/3068
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/2886
2017-06-25T10:06:38Z
lanx:ART
Donne nel privato - donne nel pubblico: la statuaria iconica femminile di Aquileia
Women in the Private and Public Life: the Iconic Statuesque of Aquileia
Ciliberto, Fulvia
Aquileia
scultura
donne
tipi statuari femminili
modelli greci
botteghe
Archeologia romana - scultura - scultura iconica femminile
Aquileia
sculpture
women
female statuary tipes
greek models
workshops
roman archaeology - sculpture - iconic female statuesque
Ad un primo riscontro è impossibile non notare che le statue-ritratto di donne ad Aquileia formano un gruppo piuttosto ristretto e non ancora studiato nel suo complesso, sebbene il materiale sia noto da tempo. Si intende quindi riprenderne l’analisi per verificare da quando è attestato l’impiego di questa forma di rappresentazione per le donne, la durata, la funzione, privata o pubblica, i modelli di riferimento e il suo valore all’interno della produzione figurativa aquileiese.
At a first examination, is impossible not to notice that the statue-portrait of women in Aquileia form a rather narrow group and not yet studied as a whole, although the material has long been known. We therefore intend to resume the analysis to verify since when the use of this form of representation for women is certified. We also want to study the duration, its function, private or public, the reference models, and its value in the figurative production of Aquileia.
Milano University Press
2013-02-26
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Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2886
10.13130/2035-4797/2886
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 12 (2012); 57-79
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 12 (2012); 57-79
2035-4797
2035-4797
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2886/3072
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/2887
2017-06-25T10:06:38Z
lanx:ART
The Architectural Decoration of the Capitolium of Brescia: Catalogue of the Materials
La decorazione architettonica del Capitolium di Brescia: catalogo dei materiali
Dell'Acqua, Antonio
Brescia
Capitolium
architecture
decoration
Botticino
catalogue
capital
lintel
column
roman archaeology - architecture - architectural elements
Brescia
Capitolium
architettura
decorazione
Botticino
catalogo
capitello
architrave
colonna
Archeologia romana - architettura - elementi architettonici
Known since the since the twenties of the nineteenth century, when the temple was completely taken to the light and rebuilt to host the “Museo patrio”, the Capitolium of Brescia has been object of many studies, first of all the volume “Museo bresciano illustrato”, published in 1838 to the end of investigations carried out between 1823 and 1826. In spite of the interest from many scholars of the Roman architecture in Cisalpine, the temple has never been studied systematically, even if during the seventies Antonio Frova, with Giuliana Cavalieri Manasse and Maria Pia Rossignani, started to study and to catalog the architectural material publishing first results in occasion of the nineteenth centenary of the Temple’s dedication in the 1973. In anticipation of the publication of the last field investigations and of the researches that recently have been realized both on the Capitolium and on the Republican Sanctuary, expected in 2013, this paper aims to present architectural blocks and fragments of the architectural decoration in a catalogue resulted by a census both of the pieces replace in situ and of those ones still on the ground.
Noto a partire dagli anni Venti del XIX secolo, quando l’edificio fu interamente portato in luce e ricostruito per ospitare il Museo patrio, il Capitolium di Brescia è stato oggetto di numerosi studi, primo fra tutti il volume “Museo bresciano illustrato” edito nel 1838 a conclusione delle indagini condotte tra il 1823 e il 1826. Nonostante l’attenzione suscitata in quanti si sono dedicati all’architettura romana della Cisalpina, l’edificio non è mai stato oggetto di studi sistematici, anche se negli anni Settanta del XX secolo Antonio Frova, con Giuliana Cavalieri Manasse e Maria Pia Rossignani, avesse avviato un lavoro di studio e catalogazione di cui furono pubblicati i primi risultati in occasione del diciannovesimo centenario della dedicazione del tempio del 1973. In vista della pubblicazione degli ultimi scavi e dei lavori che negli ultimi anni sono stati condotti sia sul Capitolium sia sul santuario repubblicano sottostante, si presentano i materiali relativi alla decorazione architettonica del tempio capitolino in un catalogo risultato dal lavoro di censimento sia dei pezzi ricollocati in situ sia di quelli lasciati nella zona antistante.
Milano University Press
2013-02-26
info:eu-repo/semantics/article
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Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2887
10.13130/2035-4797/2887
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 12 (2012); 80-157
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 12 (2012); 80-157
2035-4797
2035-4797
ita
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/2887/3073
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/3150
2017-01-19T14:51:32Z
lanx:ART
Toward an Archaeological Approach to 3d Surveying and Modeling
Verso un approccio archeologico al rilevamento e alla modellazione tridimensionale
Baratti, Giorgio
archaeological Methodology
3D modeling
Laser Scanning
semantic description
metodologia archeologica
Modelli 3D
Laser Scanning
descrizione semantica
Negli ultimi anni, grazie ai nuovi sensori e alle nuove tecniche di rilevamento tridimensionale sono stati avviati importanti progetti di rilevamento e restituzione di Beni culturali in forma digitale; in ambito archeologico sono però emerse alcune criticità nella definizione di scopi e precisi obiettivi. L’articolo si concentra su alcuni problemi emersi nell’applicazione delle tecnologie 3D in contesti archeologici e in generale sul ruolo dell’archeologia nel rilevamento e nella modellazione tridimensionale. Sono presentati anche alcuni spunti per un approccio metodologico alla descrizione semantica di elementi archeologici, basati sia su riflessioni teoriche che su esperienze dirette.
In the last years, thanks to the advances of surveying sensors and techniques, many heritage sites could be accurately replicated in digital form with very detailed and impressive results but archaeological approach is often without a clear and precise purpose. The paper focuses on the analysis of different problems encountered in the application of three-dimensional technology in archaeological contexts and generally on the rule of archaeology in surveying and 3D modeling. It presents also a methodological approach to the semantic description of archaeological elements, based both on theoretical reflections and research experiences.
Milano University Press
2013-07-19
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Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/3150
10.13130/2035-4797/3150
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 13 (2012); 1-26
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 13 (2012); 1-26
2035-4797
2035-4797
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eng
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/3150/3348
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/3150/3337
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/3151
2017-01-19T14:51:32Z
lanx:ART
Gioco ingegno utopia. Automata sonori nel mondo greco romano. Alcuni spunti di riflessione
Game, Ingenuity, Utopia. Acoustic Automata in the Greek and Roman World. Some Reflections
Berlinzani, Francesca
acoustic automata
ludic aspects
Ktesibios
Heron of Alexandria
Philon of Byzantium
hydraulis
thaumatopoiike
automi sonori
aspetti ludici
Ctesibio
Erone di Alessandria
Filone di Bisanzio
hydraulis
thaumatopoiike
The paper collects the greek and latin testimonies on real or fictitious acoustic automata. The words and the meanings concerning the automatic devices have been considered and analysed, together with the most important personalities of engineers and inventors, in order to determine and single out the possible connections between their creations and the social, political and economic systems that gave impulse to this creative impetus. The analysis tries also to point to the ludic aspects of this process, in which abstraction, epistemological mechanisms, empiric praxis, go together and alternate themselves in a game played between the inventor and his public, a game made of secrets, enigmas, discoveries and acknowledgement, in order to obtain concrete objects that share many aspects with the toys.
Il presente contributo raccoglie le testimonianze latine e greche relative ad automata sonori, reali od immaginari, individuandone le connessioni con l’ambiente storico e le strutture politico-sociali ed economiche in cui essi sono stati concepiti, e tratteggiando al tempo stesso le figure storiche di artefici di tali manufatti. Il lavoro percorre inoltre la dimensione ludica dell’intero processo di costruzione di tali oggetti stupefacenti, processo nel quale sono coinvolti al contempo processi di astrazione, meccanismi epistemologici, riscontri empirici, in un gioco giocato dall’artefice con i suoi spettatori ed interlocutori, nel dispiegarsi di sfide, enigmi, riconoscimenti.
Milano University Press
2013-07-19
info:eu-repo/semantics/article
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Verificato dal Comitato Scientifico
Approved by the Scientific Committee
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https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/3151
10.13130/2035-4797/3151
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 13 (2012); 27-51
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 13 (2012); 27-51
2035-4797
2035-4797
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eng
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/3151/3338
https://riviste.unimi.it/index.php/lanx/article/view/3151/3339
oai:ojs.riviste.unimi.it:article/3152
2017-01-19T14:51:33Z
lanx:ART
The Dedication to Heracles Rheginus from Castellace of Oppido Mamertina: an Ephebic Inscription?
La dedica ad Eracle Reggino da Castellace di Oppido Mamertina: un’iscrizione efebica?
Consoli, Valentina
Eracle Reggino
Castellace
cicale
efebia
eschatia coloniale
peripoloi
calcidese
heros-theos
Heracles Rheginus
Castellace
cicadas
colonial eschatia
peripoloi
chalcidian
heros-theos
A wide literary tradition narrated by D.S., 4.22.5, tied to musical legends concerning the cicadas on the Alex river, refers to the passage of Heracles across the boundary territory between Rhegion and Locri. The careful reading of the texts, however, induces us to set the known episode about Heracles, disturbed by cicadas while resting, on the northern boundary between the two chorai along the Tyrrhenian side, within the area marked by a strong conflict between the two rival apoikiai. The bronze leaf with the inscription to Heracles Rheginus just comes from this border area of Rhegion chora, inside the district of Metauros river, signed by both indigenous settlements and Locresian claims. The inscription should not be taken as a certain clue for the existence of a sanctuary of the hero, but can represent a clear sign of his strong presence as a cultic reference for the Rheginian scattered through the colonial eschatia. Both analyzing the inscription historical-cultural context of provenance and considering the liminal worshiping places of the heros-theos, linked to the youth rites of passage, we could explain the rise of the dedication referring to the activity of the ephebes garrisoning the colonial chora.
Al passaggio di Eracle nel territorio di confine tra le chorai reggina e locrese allude una ricca tradizione letteraria, diffusamente narrata da D.S., 4.22.5, che si intreccia alle leggende musicali riguardanti le cicale del fiume Alece. Un’attenta rilettura dei testi, tuttavia, induce a collocare il celebre episodio diodoreo della sosta di Eracle, molestato dalle cicale, sul confine settentrionale tra le due chorai, lungo il versante tirrenico, teatro di forte conflittualità tra le due apoikiai rivali. Proprio dal comprensorio del Metauro, in un’area liminale della chora reggina interessata tanto da insediamenti indigeni quanto da rivendicazioni locresi, proviene la lamina bronzea con dedica ad Eracle Reggino. Questa, se non può ritenersi indizio certo della presenza di un santuario dedicato all’eroe, costituisce tuttavia segno tangibile del radicamento di Eracle quale riferimento cultuale per i Reggini sparsi nell’eschatia coloniale. L’analisi del contesto storico-culturale di provenienza della dedica, unitamente alle considerazioni sulla liminalità dei culti dell’heros-theos in rapporto ai riti di passaggio giovanili, induce a interpretare la genesi della dedica in riferimento all’attività degli efebi mandati a presidio della chora coloniale.
Milano University Press
2013-07-19
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10.13130/2035-4797/3152
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 13 (2012); 52-81
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 13 (2012); 52-81
2035-4797
2035-4797
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2017-01-19T14:51:33Z
lanx:ART
I capitelli corinzi della collezione Károly Pulszky al Museo delle Belle Arti di Budapest
The Corinthian Capitals of the Károly Pulszky’s Collection at the Fine Arts Museum of Budapest
Dell'Acqua, Antonio
Capitello
ordine corinzio
Budapest
Brescia
Grundmuster
Vitruvio
pietra di Botticino
Archeologia romana - architettura - elementi architettonici
Capital
Corinthian order
Budapest
Brescia
Grundmuster
Vitruvius
Botticino stone
roman archaeology - architecture - architectural elements
Presso il Museo di Belle arti di Budapest sono conservati sei capitelli corinzi di lesena acquistati da Károly Pulszky in Italia nel 1895. Essi fuorno furono pubblicati nel 1955 da Ákos Kiss secondo cui provenivano da Brescia. Il presente contributo intende analizzare nuovamente i sei capitelli allo scopo di verificarne la datazione e la provenienza mediante una serie di confronti e un aggiornamento bibliografico. Grazie alle analisi petrografiche di Roberto Bugini, è stato possibile identificare il materiale e un’analisi autoptica dei capitelli ha anche permesso lo studio dei segni di lavorazione ancora leggibili.
At the Fine Arts Museum of Budapest there are six Corinthian Capitals bought by Károly Pulszky in Italy in 1985. They were published in 1955 by Ákos Kiss who believed they came from Brescia. This paper aims to reanalyze the six Capitals to verify the chronology and the origin through comparisons and a bibliographic update. Thanks to the petrographic analysis conducted by Roberto Bugini, it has been possible to identify the stone and an autoptic analysis has allowed to identify and to study the design framework signs.
Milano University Press
2013-07-19
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10.13130/2035-4797/3153
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 13 (2012); 82-116
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 13 (2012); 82-116
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2017-01-19T14:50:49Z
lanx:ART
Bronzetti in contesti funerari di età romana
Bronze Statuettes in Roman Graves
Bolla, Margherita
statuette
bronzo
piombo
tombe romane
Piccola plastica - scultura in bronzo
statuettes
bronze
lead
roman graves
Small bronze sculpture
This research follows the investigations about the relationship between bronze statuettes and contexts in Roman times, particularly explored by Annemarie Kaufmann-Heinimann. The rarity of bronze figures (human, divine and animals) in Roman tombs of Imperial age has been repeatedly emphasized. The aim of the paper is the collection, not exhaustive, of evidences in funerary contexts, to determine their meaning. From a methodological point of view, it was necessary to exclude figurines placed in graves but with other originary functions and several bronzes whose finding in tombs is unreliable. This preliminary survey has given about eighty all-round bronzes from burials, distributed in different areas, both in the Empire and marginal. Considering the huge amount of Roman burials known today, the overall evidence is scarce but allows some observations; it is evident the pre-eminence of Venus and Mercury, gods which had a funerary role. There is also an attempt to find the reasons of the rarity of metal statuettes in the tombs of roman period.
La ricerca si inserisce nelle indagini sul rapporto fra statuette in bronzo e contesti di ritrovamento in età romana, cui ha dedicato attenzione in particolare Annemarie Kaufmann-Heinimann. È stata più volte sottolineata la rarità delle figure in bronzo divine, umane e animali, nelle tombe romane di età imperiale. Obiettivo del contributo è la raccolta, non esaustiva, delle testimonianze pertinenti a contesti funerari, per individuarne i significati. Dal punto di vista metodologico, è stato necessario escludere figurine inserite nei sepolcri ma con altre funzioni originarie e diverse notizie di bronzetti il cui ritrovamento in tomba è in realtà poco attendibile o non controllabile. Da quest’indagine preliminare risultano circa ottanta bronzetti a tutto tondo da sepolture, distribuiti in aree diverse, sia nell’Impero sia marginali rispetto ad esso. Considerando l’enorme quantità di sepolture romane finora messe in luce, le testimonianze complessive sono scarse, ma permettono qualche osservazione; in particolare è evidente la preminenza fra le figure femminili di Venere e fra le maschili di Mercurio, divinità cui si attribuiva un ruolo funerario. Si cerca poi di comprendere le possibili ragioni della rarità del fenomeno.
Milano University Press
2014-02-07
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10.13130/2035-4797/3734
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 15 (2013); 1-50
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 15 (2013); 1-50
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2017-01-19T14:50:50Z
lanx:ART
La decorazione a mosaico della fontana romana di Chersonissos (Creta)
The Mosaic Decoration of the Roman Fountain in Chersonissos (Crete)
Massara, Daniela
Fontana a scalette
pigmei
scena di pesca
mare pescoso
Chersonissos
Creta
mosaico figurato
ippopotamo
nilotico
Arti decorative - mosaici
Fountain with step
pigmy
fishy sea
Chersonissos
Crete
figurative mosaic
hippopotamus
Nilotic
Roman mosaics
The Chersonissos fountain with step was found at the end of the XIX century in an area overlooking the sea, in the lower part of the modern city, a few miles east of Iraklion, together with other ruins of the Roman period. The polychrome tesserae decoration represents a water illustration. The scenes depict people either fighting or surrounded by animals. The human characters represented in the mosaics appear smaller than the animals, which, together with their nakedness and the Negroid traits of their bodies and faces, suggest that they are Pigmies. Although the iconography gleans from a rather widespread repertory, both because of the fishy sea with scenes of fishermen catching fish and because of the Nilotic landscape, these decorations are unique on the technical-stylistic point of view.
La fontana a scalette di Chersonissos è stata scoperta a fine Ottocento in un'area prospiciente il mare, nella zona più bassa della città odierna, a pochi km a Est di Iraklion, insieme a varie strutture di età romana. La decorazione, in tessellato policromo, mostra una composizione figurata legata all'acqua. In tutte le scene i personaggi sono di proporzioni molto ridotte rispetto agli animali contro i quali combattono o che si trovano intorno; tale elemento, insieme alla nudità e alla resa dei corpi e dei volti, che almeno in un caso presentano chiaramente tratti negroidi, induce ad interpretarli come pigmei. Nonostante l’iconografia dei singoli motivi attinga ad un repertorio piuttosto diffuso, sia per il mare pescoso con scene di pesca sia per il paesaggio nilotico, per quanto riguarda l’aspetto tecnico-stilistico non sembrano invece esserci confronti puntuali.
Milano University Press
2014-02-07
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10.13130/2035-4797/3735
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 15 (2013); 51-73
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 15 (2013); 51-73
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2017-01-19T14:50:50Z
lanx:ART
Fade to Grey. The Grey Pottery in Northern Italy between 6th and 1st centuries B.C.
Fade to Grey. La ceramica grigia in area padana tra VI e I secolo a.C., un aggiornamento
Zamboni, Lorenzo
grey pottery
grey bucchero pottery
black-gloss ware
Etruscans
Po Valley
banquet and symposium
Pottery
ceramica grigia
bucchero grigio
vernice nera
etruschi
val padana
banchetto e simposio
Ceramica
Alla luce delle numerose novità emerse in letteratura nell’ultimo decennio, l’articolo propone una panoramica sul fenomeno della ceramica grigia in area padana. Si tratta di una classe di vasi destinata alla mensa e al banchetto, prodotta a partire dal VI secolo a.C. in Etruria settentrionale e padana, che godrà di un crescente successo in età classica ed ellenistica, fino alla piena romanizzazione. La sua caratteristica principale è quella di adattarsi in ogni periodo alle diverse esigenze dei mercati, sia in ambito urbano che nelle campagne, fornendo un valido surrogato prima al bucchero e alle ceramiche attiche, e in seguito alla vernice nera. Si cercherà di dimostrare come sia venuta a determinarsi una richiesta particolarmente elevata di ceramica grigia in due diverse condizioni: in quei villaggi di media pianura che nel V sec. a.C. desideravano adottare modelli culturalmente elevati di bere liquidi (soprattutto vino), senza avere però la disponibilità di acquistare interi servizi in ceramica attica; poi quasi ovunque nel IV e III secolo a.C., a seguito dei profondi mutamenti nelle rotte commerciali e negli assetti sociali.
This paper offers an overview on the phenomenon of gray pottery in northern Italy, mainly based on new features emerged in literature over the last decade. Several pots were produced in gray ware vessels for the consumption of food and drink, even during banquets and symposia. It begins in northern Etruria and within the Po Valley during the 6th century BC, then spreading and increasing during the following centuries until the Romanisation, especially in the Veneto region and in the North-East. The gray pottery main feature is to locally imitate the most fashionable shapes of any period, beginning from bucchero ware and attic black and figured pottery, until black-gloss ware of the Hellenistic and Roman era. Gray ware was very popular especially within 5th century BC rural settlements which were not wealthy enough to purchase complete sets of imported pottery. Otherwise gray pottery became widespread after the Gallic invasions climaxed in 388 BC, when trade routes and social structures deeply changed.
Milano University Press
2014-02-07
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10.13130/2035-4797/3736
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 15 (2013); 74-110
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 15 (2013); 74-110
2035-4797
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2017-01-19T14:50:30Z
lanx:ART
'Rome was not built in a day'. Legal Sources and Reuse in roman times (I century BC - VI century AD)
‘Roma non è stata (de)costruita in un giorno’. Fonti giuridiche e reimpiego in età romana (I secolo a.C. - VI secolo d.C.)
Marano, Yuri A.
Reuse
Roman Law
Roman building industry
Reimpiego
diritto romano
industria romana delle costruzioni
The number and complexities of the legal texts from the Roman world far surpass anything we have from other ancient societies, and this huge body of evidence allows chance to investigate how Roman jurists wished to regulate public and private construction activity. In particular, this paper aims at exploring how Roman authorities coped with salvage and reuse of buildings materials, focussing on the economic and organizational aspects of this practice. Proceeding chronologically and exploiting legal texts, literary and epigraphic sources and archaeology as complementary evidence, it will demonstrate how recycling has been an important feature of Roman building industry through the Republican and Imperial periods as a source of cheap building materials and a solution to problems related to the recycling and disposal of urban waste. At the same time, reuse will be considered as a crucial aspect of the general Imperial policy of exercising control over civic finances and patrimony.
Il mondo romano ci ha lasciato un numero di fonti giuridiche che non trova confronto in nessuna altra civiltà antica. Questo permette di investigare l’atteggiamento delle autorità imperiali riguardo alla regolamentazione dell’attività edilizia pubblica e privata. Il presente contributo intende analizzare le leggi di età romana (I secolo a.C. – VI secolo d.C.) relative alla pratica del recupero e del reimpiego di materiale edilizio, concentrandosi in particolare sugli aspetti economici organizzativi di questa pratica. Condotta secondo una prospettiva storica, l’analisi dei testi giuridici dimostra l’importanza del reimpiego nel quadro dell’industria romana delle costruzioni: il ricorso a elementi architettonici e decorativi di recupero non solo garantiva cospicui risparmi sull’approvvigionamento dei materiali edilizi, ma offriva anche un’efficace risposta ai problemi del riciclo e dell’eliminazione dei rifiuti urbani. Il reimpiego sarà, infine, considerato in quanto aspetto cruciale della politica imperiale di controllo delle finanze e dei patrimoni cittadini.
Milano University Press
2014-07-15
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10.13130/2035-4797/4223
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 16 (2013); 1-54
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 16 (2013); 1-54
2035-4797
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2019-11-04T13:17:51Z
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Aesernia. Excavation Under the Cathedral: First Observations on Roman Pottery
Isernia. Lo scavo al di sotto della Cattedrale: prime osservazioni sulla tipologia ceramica
Guidi, Alessia
Aesernia (regio IV Italiae)
cryptoporticus
Roman ware
Isernia romana
criptoportico
ceramica comune
In the early ‘80s, excavation under the Cathedral of Isernia returned a large number of fragments of pottery, found in the mediaeval stratigraphy that filled an early imperial public space, maybe a cryptoporticus, in the sacred area of the Latin colony of Aesernia. We intend to expose the first results of the analysis, to verify presence and duration of the types we found.
Gli scavi eseguiti agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso sotto la Cattedrale di Isernia hanno restituito, tra le altre cose, un considerevole numero di frammenti ceramici. Il materiale proviene dal riempimento di uno spazio pubblico, probabilmente un criptoportico, della prima età imperiale, nell’area capitolina della colonia latina di Aesernia. Si presentano, in questa sede, i risultati preliminari dello studio della ceramica comune di età romana, per verificare presenza e durata d’uso delle forme individuate.
Milano University Press
2014-07-15
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10.13130/2035-4797/4224
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 16 (2013); 55-78
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 16 (2013); 55-78
2035-4797
2035-4797
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2017-01-19T14:49:39Z
lanx:ART
Considerations on the Chronology of the Tempietto sul Clitunno
Considerazioni sulla cronologia del Tempietto sul Clitunno
Binazzi, Gianfranco
archeologia
tardoantico
architettura
culto
acque
paganesimo
sopravvivenze
cristianesimo
angeli
archeologia romana
roman archaeology
Dating the Tempietto sul Clitunno is still a subject of controversy, although so many studies have be-en made during the last two centuries and above all in the last few years. Some authors in 18th and 19th cen-turies thought the Tempietto was a “pagan” sacellum from the beginning and only successively transformed to serve christian functions; other authors, on the contrary, are of the opinion that the foundations of the building were laid in the early christian age; some other authors date it to the early medieval age and think it represents an important monument belonging to the longobard architecture of the Duchy of Spoleto.
La datazione del Tempietto sul Clitunno continua, ancora oggi, a rimanere controversa, nonostante che ad esso siano stati dedicati un numero assai consistente di studi, nel corso degli ultimi due secoli e so-prattutto di recente. Secondo alcuni Autori del XVIII e del XIX secolo, il Tempietto sarebbe stato in origine un sacello “pagano”, successivamente trasformato in edificio di culto cristiano; secondo altri, invece, sarebbe stato edificato, fin dalle fondamenta, in età paleocristiana; a giudizio di altri ancora, esso risalirebbe all’Alto Medioevo e sarebbe un’importante testimonianza architettonica dei Longobardi del ducato di Spoleto.
Milano University Press
2015-03-01
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10.13130/2035-4797/4719
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 18 (2014); 1-47
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 18 (2014); 1-47
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2035-4797
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2017-01-19T14:49:39Z
lanx:ART
Teresa Talani, Gem Engraver in the Age of Napoleon
Teresa Talani, incisore di gemme in epoca napoleonica
Tassinari, Gabriella
Teresa Talani
Bonaparte
Giovanni Moro/ Moor
Giovanni Battista Sommariva
Giuseppe Bossi
gemme
Napoli
Milano
glittica
glyptic
Si traccia un profilo biografico e artistico di (Maria) Teresa Talani, incisore di gemme, attiva nell’ultimo decennio del XVIII-primo quarto del XIX secolo, ai tempi rinomata e stimata, ma ora poco nota. Si presenta anche un catalogo delle opere della Talani, di frequente disperse, di rado pubblicate. Vengono qui editi alcuni documenti molto interessanti, che forniscono informazioni fondamentali per ricostruire la figura della Talani e per risolvere intricate questioni. La Talani non nacque a Roma, come sostenuto da molti studiosi, ma a Bergamo, forse figlia del tedesco Giovanni Moro / Moor, incisore di gemme, stabilito a Venezia. Moglie di Vincenzo Talani, un mercante d’arte legato alla corte partenopea, l’artista dimorò a lungo a Napoli. In epoca napoleonica la Talani si trasferì a Milano, impegnata per committenti prestigiosi e potenti, come i Bonaparte e il conte Giovanni Battista Sommariva.
This article deals with the gem engraver (Maria) Teresa Talani, acting in the last decade of the 18th - first quarter of the 19th centuries. In her time she was appreciated and famous, but now is little known. The original carvings by Talani that still survive and are published are quite few; here a catalogue of her cameos and intaglios is proposed. Moreover, in the present study are published some very interesting documents, that give fundamental information for a clearer understanding of Talani’s figure and to resolve complicated matters concerning such artist. Teresa Talani was born not in Rome, as many scholars assert, but in Bergamo, perhaps daughter of Giovanni Moro / Moor, gem engraver living in Venice. Teresa Talani was wife of Vincenzo Talani, an art dealer with several links to Neapolitan court; they stayed in Naples for a long time. In the age of Napoleon the artist moved to Milan, working for powerful and prestigious patrons, such as the Napoleonic court and the Count Giovanni Battista Sommariva.
Milano University Press
2015-03-01
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10.13130/2035-4797/4720
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 18 (2014); 48-128
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 18 (2014); 48-128
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2017-06-25T10:07:00Z
lanx:ART
Les nouveautés épigraphiques de la Mission Archéologique Italo-Syrienne de Palmyre
New Epigraphic Inscriptions from the Italian-Syrian Archaeological Mission of Palmyra
Grassi, Maria Teresa
Piacentini, Danila
Rocca, Giovanna
Syria
Palmyra
Italian-Syrian Mission
inscriptions
Greek
Aramaic
Roman Archaeology - Achaeology of the Roman Provinces
Siria
Palmira
missione italo-siriana
iscrizioni
greco
aramaico
Archeologia romana - Archeologia delle Province Romane
The paper focuses on the Greek and Semitic inscriptions found during the excavation of the Peristyle Building in the south-west quarter of Palmyra, which was carried out by the Italian-Syrian archaeological joint mission Pal.M.A.I.S. between 2008 and 2010. The inscriptions, incised or painted on stone and pottery, add new interesting data on the historical development of the building, dated between the late 2nd - 3rd and the 8th centuries AD.
Nell’articolo vengono analizzate le iscrizioni greche e semitiche rinvenute nello scavo dell’Edificio con Peristilio del quartiere SW di Palmira, condotto dalla missione archeologica congiunta italo-siriana Pal.M.A.I.S. tra il 2008 e il 2010. Si tratta di iscrizioni su pietra e su ceramica, incise, graffite e dipinte, che apportano nuovi interessanti dati sulla storia dell’edificio, sorto tra fine II e inizio III sec. d. C. e frequentato fino all’VIII sec. d. C.
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2016-01-22
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10.13130/2035-4797/6738
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Copyright (c) 2016 LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Archeologia - Università degli Studi di Milano
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2017-06-25T10:07:00Z
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Roman Figural Bronzes from Religious Contexts in Northern Italy
Bronzi figurati romani da luoghi di culto dell’Italia settentrionale
Bolla, Margherita
bronzetti
luoghi di culto
età romana imperiale
Italia settentrionale
Archeologia romana - Plastica - Scultura in bronzo
figural bronzes
places of worship
roman imperial period
northern Italy
Roman Archaeology - Bronze Sculpture
Il contributo prende in considerazione, per le regioni dell’Italia settentrionale (Emilia esclusa) gli oggetti in bronzo e piombo figurati di piccole e medie dimensioni rinvenuti - in presumibile funzione religiosa - in luoghi di culto di età romana imperiale, e alcune iscrizioni lapidee votive per le quali è ipotizzabile un collegamento con statuine metalliche, ora perdute. Obiettivo è di delineare le presenze o assenze di bronzetti nei santuari (e talvolta in edifici pubblici di altro genere) e dedurne eventuali indicazioni. L’indagine è quindi limitata a un solo aspetto del rituale e non può condurre di per sé alla conoscenza dei culti derivante dall’integrazione di tutte le fonti; inoltre i dati raccolti sono certo incompleti, per la vastità dell’area considerata e la dispersione della bibliografia. Risultano particolarmente ricchi di informazioni alcuni notevoli complessi di bronzi per i quali sono disponibili accurate pubblicazioni catalogiche.
This paper takes into account, for the regions of northern Italy (Aemilia excluded), bronze and lead figural objects of small and medium size, found presumably in places of worship of Roman imperial period, and some stone votive inscriptions perhaps in connection with metal figurines, now lost. The aim is to outline the presence or absence of bronzes in shrines (and in some public but not religious buildings) and deduce possible indications. The investigation is therefore limited to one aspect of the ritual and can not lead by itself to the knowledge of religions arising from the integration of all sources; also the collected data are certainly incomplete, because of the vastness of the considered area and the dispersion of the bibliography. Some remarkable complex of bronzes with accurate catalogues are particularly rich in information.
Milano University Press
2016-01-22
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Verificato dal Comitato Scientifico
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10.13130/2035-4797/6739
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 20 (2015); 49-143
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 20 (2015); 49-143
2035-4797
2035-4797
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2017-06-25T10:07:00Z
lanx:ART
I mosaici di Via Olmetto a Milano
The Mosaics of Via Olmetto, Milan
Ruffa, Michela
Milano
via Olmetto
mosaici
domus
archivio
Archeologia romana - Mosaici
Milan
via Olmetto
mosaics
domus
archive
Roman Archaeology - Mosaics
A project of valorisation of the Roman mosaics discovered in the 1970s in Vicolo S.Fermo – Via Olmetto, and now stored in an underground compartment in Via Amedei 4, has arisen the need for a detailed archive research, in order to get all the available information on the recovery places and conditions of each mosaic. The analysis of the documents stored has allowed us to “retrace” the sequence of the different excavation operations. It has also made possible to know the methods chosen to store the mosaics, allowing a better reading and comprehension of the remains. Through the comparison with the data coming from a recent excavation in Via Amedei 2, we can suppose the existence, from IV-V cen. AD, of a great domus, whish resulted from the expansion of a previous building dating back to the imperial age.
Un progetto di valorizzazione dei mosaici romani rinvenuti negli anni ’70 del secolo scorso in via Olmetto/vicolo S. Fermo, attualmente conservati in un vano sotterraneo in Via Amedei 4, ha comportato l’esigenza di effettuare un’approfondita ricerca d’archivio al fine di acquisire tutte le informazioni disponibili sui luoghi e le condizioni di ritrovamento dei singoli mosaici. L’analisi dei documenti conservati in archivio ha permesso di “ricostruire” la sequenza dei diversi interventi di scavo e quali furono le modalità scelte per la conservazione dei mosaici, permettendo una migliore comprensione e lettura dei resti conservati. Il confronto con i dati provenienti da un recente scavo in Via Amedei 2 consente di ipotizzare l’esistenza a partire dal IV-V sec. d.C. di una grande domus, risultato dell’ampliamento di un precedente edificio di epoca imperiale.
Milano University Press
2016-01-22
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Verificato dal Comitato Scientifico
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10.13130/2035-4797/6740
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 20 (2015); 144-166
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2017-06-25T10:07:00Z
lanx:ART
La pavimentazione delle plateae forensi cisalpine
Paved Squares in Northern Italy Fora
Erba, Marco Emilio
Cisalpina
foro
calcare
evergetismo
piazza
litotipi
Archeologia romana - Strutture architettoniche - Materiali e tecniche costruttive
Cisalpine Gaul
forum
limestone
euergetism
square
lithotypes
Roman Archaeology - Building Materials and Techniques
I lastricati delle piazze forensi della Cisalpina romana, spesso trascurati o posti in secondo piano dalla letteratura scientifica, non sono mai stati oggetto di uno studio specifico. Lo scopo di questo lavoro è quello di colmare tale lacuna e concentrarsi su questo importante settore urbano: si sono prese in esame le differenti varietà lapidee impiegate (marmo, calcare, trachite, arenaria e semplici acciottolati) distinguendo tra i centri che sfruttarono cave locali e quelli che importarono litotipi da regioni più o meno limitrofe. Grazie a scavi recenti e vecchi dati è stato possibile ricostruire l'arco cronologico di diffusione nelle città prese in esame e ricavare alcune informazioni pertinenti all'organizzazione generale della platea, la cui costruzione fu talvolta garantita dal finanziamento di eminenti cittadini locali.
The paved squares in Roman fora of Cisalpine Gaul have been frequently neglected by scientific literature. This work is the attempt to fill the gap and to focus on such an important urban zone: it analyzes the different stone materials (marble, limestone, trachyte, sandstone and cobbles) and distinguishes between local and imported lithotypes. Thanks to recent excavations and old data, the paper considers the chronological diffusion in the towns and the general organization of the platea, whose building was sometimes guaranteed by wealthy citizens.
Milano University Press
2015-12-28
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10.13130/2035-4797/6741
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 20 (2015); 167-192
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 20 (2015); 167-192
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2017-06-25T09:59:27Z
lanx:ART
Il principe di Biscari e il principe di Torremuzza, «i due Dioscuri della passione antiquaria settecentesca»
The Prince of Biscari and the Prince of Torremuzza, «i due Dioscuri della passione antiquaria settecentesca»
Muscolino, Francesco
Sicily
18th century
antiquarianism
safeguard of ancient monuments
collecting
Sicilia
XVIII secolo
antiquaria
tutela dei monumenti antichi
collezionismo
Ignazio Vincenzo Paternò Castello di Biscari (1719-1786) e Gabriele Lancillotto Castelli di Torremuzza (1727-1792) sono certamente tra le figure più importanti della cultura siciliana del XVIII secolo. Ben conosciuti a livello europeo, punto di riferimento per i dotti viaggiatori che, sempre più numerosi, visitavano l’isola, in corrispondenza con studiosi italiani ed europei, i due principi sono celebri, in particolare, per la loro incessante attività collezionistica, per il loro impegno nella tutela dei monumenti antichi e, soprattutto nel caso di Torremuzza, per le loro pubblicazioni scientifiche riguardanti, a volte – è specialmente il caso di Biscari – oggetti delle loro raccolte. In questo studio si pubblica integralmente, per la prima volta, il reciproco carteggio che, pur conservato solo in parte, offre un interessante quadro dei grandi temi dell’antiquaria settecentesca: collezionismo, ricerche archeologiche, studi eruditi, senza perdere di vista la dimensione “sociale” e impegnata che, secondo la mentalità più avanzata del tempo, doveva essere tipica dell’intellettuale, soprattutto se aristocratico.
Ignazio Vincenzo Paternò Castello di Biscari (1719-1786) and Gabriele Lancillotto Castelli di Torremuzza (1727-1792) are certainly among the most important representatives of 18th century Sicilian culture. Well known all over Europe, hosts for the learned travellers that, always more numerous, visited the Island, corresponding with Italian and European scholars, the two princes are famous, in particular, for their incessant collecting activity, for their engagement in the safeguard of ancient monuments and, especially for Torremuzza, for their scientific publications regarding sometime – chiefly for Biscari – objects of their collections. In this study, it is integrally published, for the first time, their reciprocal correspondence that, although only partially preserved, offers an interesting picture of the great themes of 18th century antiquarianism: collecting, archaeological investigations, learned studies, not disregarding the “social” and engaged dimension that, according the more progressive mentality of the time, should be typical of the intellectual, especially if an aristocratic one.
Milano University Press
2016-09-23
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10.13130/2035-4797/7610
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 21 (2015); 1-40
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2017-10-22T16:38:07Z
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Analisi e proposte strategiche per sette “casi museali”
Giacobello, Federica
A margine del corso Gestione e valorizzazione dei Beni Culturali
Milano University Press
2017-06-24
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 22 (2015); 1-2
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lanx:ART
Il Museo Archeologico “S. Lauricella” e il parco archeologico di Monte Saraceno, Ravanusa (AG)
Calafato, Elena
Il Museo Archeologico “S. Lauricella” e il parco archeologico di Monte Saraceno, Ravanusa (AG)
Milano University Press
2017-06-25
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 22 (2015); 3-9
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lanx:ART
Pompei. Parco archeologico e valorizzazione
Pagano, Alessandra
Stucchi, Paola
Pompei. Parco archeologico e valorizzazione
Milano University Press
2017-06-25
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 22 (2015); 10-20
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lanx:ART
Il Museo Civico Archeologico di Arsago Seprio (VA). Punti di forza, criticità e soluzioni di un contesto museale di provincia
Cannizzaro, Lorena
Codara, Luca
Mantovan, Alessio
Tappa, Stefano
Il Museo Civico Archeologico di Arsago Seprio (VA). Punti di forza, criticità e soluzioni di un contesto museale di provincia
Milano University Press
2017-06-25
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 22 (2015); 21-32
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Suggestioni sotterranee del Museo e Tesoro del Duomo di Monza
Erba, Marco Emilio
Suggestioni sotterranee del Museo e Tesoro del Duomo di Monza
Milano University Press
2017-06-25
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 22 (2015); 33-38
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Il Museo Civico del Cremasco (Crema)
Ginoli, Elisa
Martinenghi, Michela
Il Museo Civico del Cremasco (Crema)
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2017-06-25
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 22 (2015); 39-46
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lanx:ART
Il Museo Bagatti Valsecchi (Milano)
De Cecilia, Isabella
Sozzi, Irene
Il Museo Bagatti Valsecchi (Milano)
Milano University Press
2017-06-25
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LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 22 (2015); 47-52
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2017-10-22T16:38:07Z
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GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (Bergamo)
Boyer, Irene
GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (Bergamo)
Milano University Press
2017-06-25
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10.13130/2035-4797/8643
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 22 (2015); 53-59
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2017-10-25T07:34:30Z
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"Francesco Messina" Archaeological Collection
La Collezione Archeologica "Francesco Messina"
Calafato, Elena
Pedone, Alessandra
Francesco Messina
collecting
collectibles
private collection
archaeology
corplastic
Francesco Messina
collezionismo
collezione privata
archeologia
coroplastica
With this paper the authors aim to illustrate the formation of and the sequence of events concerning Francesco Messina’s Archaeological Collection. The main point of the study concerns, in fact, the archival records, unpublished up to now, preserved at Messina Archives: these documents shed light on the person of Francesco Messina as a collector and provide important and useful elements to retrace the history of his Archaeological Collection. Besides a concise consideration about the bound between collected items and the artist’s work, a biographical sketch and a brief digression on the influence of classical art on Francesco Messina’s production complete the present paper, with the aim of putting into context the Collection and the reasons behind Messina’s collecting activity.
Con il presente lavoro le Autrici mirano ad illustrare il processo di formazione e le vicende della Collezione Archeologica “Francesco Messina”. Il nucleo centrale dello studio riguarda, infatti, la documentazione d’archivio, inedita, raccolta presso l’Archivio Messina: tali documenti gettano luce sulla figura di Francesco Messina come collezionista, fornendo preziosi elementi utili a ricostruire la storia della sua collezione archeologica. Oltre ad una succinta riflessione sul rapporto fra oggetti collezionati e opere create dall’artista, a completare il lavoro, una nota biografica e una breve digressione sull’influenza dell’arte classica nell’opera di Francesco Messina, con lo scopo di meglio contestualizzare la Collezione e le ragioni che spinsero lo scultore a collezionare oggetti antichi.
Milano University Press
2017-10-22
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10.13130/2035-4797/9153
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 23 (2016); 1-52
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 23 (2016); 1-52
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2017-10-25T07:34:30Z
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Two Monumental Bases in Piazza del Duomo and Via Mercanti in Milan
I basamenti monumentali di Piazza del Duomo e di Via Mercanti a Milano
Daffara, Dario
Ancient Milan
piazza del Duomo
bases
colonnade street
honorary column
Milano romana
piazza del Duomo
basamenti
via colonnata
colonna onoraria
This paper presents unpublished material about two monumental bases, probably made during the Roman Imperial age, discovered in piazza del Duomo and via Mercanti. The circumstance of discovery and the almost totally destruction of the archaeological remains make difficult to establish the real function of these bases, built with similar technique and probably for the same purpose. Until the discovery many theories concerning their function were suggested such as medieval towers, honorary arches, tetrapyla and honorary monuments. Thanks to several comparisons many of these assumptions were excluded, leaving the conclusion that the bases were probably built in different periods on the ancient boundary of the pre-Roman city, perhaps to sustain a group of statues or honorary columns.
In questo articolo vengono presentati materiali d’archivio inediti su due basamenti monumentali di epoca imperiale scoperti in piazza del Duomo e in via Mercanti. Le modalità della scoperta e la quasi totale scomparsa dei resti archeologici rendono problematico stabilire la reale funzione di questi basamenti, realizzati con tecnica simile e verosimilmente per la stessa funzione. Nel corso degli anni sono state avanzate diverse ipotesi di attribuzione (torri medievali, archi onorari, tetrapili, monumenti onorari); grazie a un gran numero di confronti sono stati esclusi i meno plausibili, arrivando alla conclusione che probabilmente i due basamenti furono realizzati in epoche diverse in corrispondenza dell’antico limite della città pre-romana, forse per sostenere gruppi statuari o colonne onorarie.
Milano University Press
2017-10-22
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10.13130/2035-4797/9154
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 23 (2016); 53-86
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 23 (2016); 53-86
2035-4797
2035-4797
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2017-10-25T07:34:30Z
lanx:ART
Mangiare alla greca a Spina. Vasi, ricette e culture nel Mediterraneo occidentale tra VI e III secolo BCE
Greek-style Eating in Spina. Vessels, Recipes and Cultures in Western Mediterranean Sea between VI and III century BCE
Zamboni, Lorenzo
Archeologia del cibo
Ceramica da cucina
Sistemi di produzione e di circolazione
Etnicità e identità culturale
Mediterraneo occidentale e Spina
Archaeology of food
Cooking ware
Production Systems
Circulation
Interdependency
Ethnicity and Cultural Identity
Western Mediterranean and Spina
Cooking is the vital process of rendering potential foodstuffs edible, accessible and appropriate both in biological and in socio-cultural terms. Despite being too long neglected in archaeological studies, the food production processes have left remains that make up a very large part of the archaeological record. The aim of this paper is to outline a scenario of the Greek-style cooking vessels found along the western Mediterranean coasts between the Archaic and the Hellenistic period, namely within the main Etruscan and Greek ports of trade and wrecks, in order to highlight the cultural impact and the developments of this crucial aspect in the cultural and social life. The main objects of the research is a particular cooking ware produced in Greece between the sixth century BCE and the Romanization, widespread all around the Mediterranean sea, consisting of handy and refractory vessels (named for example chytra, kakkabe, lopas, thyeia etc.). The case-study is the Adriatic hub of Spina (near Comacchio, Ferrara), founded by the Etruscans at the end of the 6th century BCE, and one of the main economic partners of Athens during the 5th until the middle 4th BCE. Ongoing multidisciplinary projects are trying to return the complex interaction between the local (i.e ‘etruscan’) culinary habits and the Greek culture, in terms of availability, preferences, economic choices, trough the adoption of multiple investigation methodologies including archaeology, archaeometry, archaeozoology, archaeobotany, biochemistry.
A lungo sottovalutati dall’archeologia tradizionale, i resti materiali prodotti dall’uomo durante le fasi di produzione ed elaborazione degli alimenti rappresentano un bacino di informazioni fondamentale per la comprensione degli aspetti legati alla quotidiana nel passato. In questo contributo viene approfondito un momento paradigmatico per la storia del cibo, cioè l’espansione greca in Occidente, periodo di grandi trasformazioni culturali e di innovazioni anche da un punto di vista culinario: nascono ora nuovi metodi di conservazione, di preparazione e di cottura, nuove ricette, e una cultura gastronomica che impone mode e modelli internazionali. Tra il VI e il III secolo BCE, lungo tutte le coste del Mediterraneo, scoperte recenti documentano infatti il diffondersi di pentole e strumenti da cucina nuovi e particolari, di produzione greca: si tratta di vasellame refrattario e resistente, con forme e funzioni inedite (chytra, kakkabe, lopas, thyeia etc.), che in alcuni casi possiamo ricollegare a metodi di cottura e a ricette noti dalle fonti letterarie. Il caso specifico del porto nord adriatico di Spina restituisce possibili fenomeni d’interazione tra le tradizioni locali (etrusche e italiche) e le nuove mode giunte da Atene in tema di banchetto e di simposio. Attraverso l’incrocio di dati da diverse discipline (archeologia, archeometria, archeozoologia, archeobotanica, antropologia fisica), sarà possibile ricostruire con sempre maggior dettaglio una dieta multiculturale del passato, tenendo in considerazione le varie implicazioni in campo economico, sociale e storico.
Milano University Press
2017-10-22
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10.13130/2035-4797/9155
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 23 (2016); 87-110
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 23 (2016); 87-110
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2035-4797
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2019-02-13T06:42:37Z
lanx:ART
Vasi apuli a Milano, nuove acquisizioni
Lojacono, Agnese
vasi
ceramica apula
collezione privata
figure rosse
gnathia
vases
apulian pottery
private collection
red-figure
Si presentano in questo studio alcuni materiali ceramici di produzione apula, finora inediti, provenienti da un sequestro e conservati presso l’ex Soprintendenza Archeologia della Lombardia. I materiali sono inquadrati all’interno del panorama vascolare apulo e attribuiti a specifiche mani pittoriche. I vasi, di probabile provenienza funeraria, sono inoltre analizzati sotto l’aspetto iconografico e iconologico al fine di comprenderne il loro significato e il valore all’interno della società indigena alla quale si ipotizza fossero destinati. Questa, seppur piccola, collezione offre infatti un interessante spaccato di alcune delle tematiche più importanti e diffuse nella ceramica apula di IV secolo a.C.This paper presents a selection of vases of Apulian fabric, until now unpublished, coming from a seizure and stored in the former Soprintendenza Archeologia della Lombardia. These pieces are set within the Apulian workshops and they are attributed to specific pictorial hands. The paper undertakes an iconographic and iconological analysis of the vases, probably from funerary contexts, in order to understand their meaning and value within indigenous society, to which it is supposed they were addressed. This collection, even though small, offers an interesting image of some of the more important and common themes of Apulian pottery of the IV century B.C.
Milano University Press
2019-02-12
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2019-02-13T06:42:37Z
lanx:ART
La statuetta indiana da Pompei: nuove considerazioni per un approccio emico
Ferrari, Ivan
statuetta
indiana
avorio
pompei
ovidio
metamorfosi
statuette
indian
ivory
pompeii
ovidius
metamorphoses
Sin dalla sua scoperta a Pompei nel 1938, la statuetta in avorio di manifattura indiana non ha smesso di porre interrogativi sul suo soggetto, sulla sua provenienza, sulla sua funzione prima di arrivare nel municipium campano. In questo contributo, dopo una disamina dello status quaestionis sulla statuetta (datazione, possibile iconografia, provenienza, contesto di rinvenimento) ci si chiederà chi potesse essere il suo proprietario e che cosa avrebbe potuto rappresentare per lui un manufatto tanto particolare. Una risposta potrebbe giungere dalle Metamorfosi di Ovidio, in particolare da una sezione del decimo libro dedicata a miti connessi con l’avorio e la prostituzione femminile, e dall’usanza romana di esporre, durante i banchetti, oggetti curiosi per stimolare la conversazione.Since its discovery, which took place in Pompeii in 1938, the ivory statuette of Indian manufacture has not stopped asking questions about its subject, its origin, its function before its arrival in the Roman municipium. In this paper, after an examination of the status quaestionis on the statuette (dating, possible iconography, provenance, context of discovery) I will try to understand who could be its owner and therefore what a Pompeian of the first century could have seen in such a particular artifact. An answer may come from Ovid's Metamorphoses, in particular from a section of the tenth book dedicated to myths associated with ivory and female prostitution, and from the Roman custom to exhibit curious objects to stimulate conversation during banquets.
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2019-02-12
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10.13130/2035-4797/11206
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 24 (2016); 112-130
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2019-02-13T06:42:37Z
lanx:ART
L'accoglienza dell'ospite nelle residenze tardoantiche: nuclei di ambienti interpretabili come “appartamenti”
Piras, Federica
Architettura residenziale romana
tardoantico
ospitalità
appartamento
cubicolo
triclinio
palazzo imperiale
Milano romana
Roman residential architecture
Late Antiquity
hospitality
apartments
cubicle
triclinium
Imperial Palace
Roman Milan
In questo contributo verrà approfondito il tema dell’ospitalità nell’ambito delle residenze aristocratiche tardoantiche, individuando, all’interno delle strutture abitative, nuclei di ambienti specificatamente destinati all’accoglienza dell’ospite. Nella prima parte il fenomeno verrà inquadrato negli ambiti più generali e ampiamente studiati dell'ospitalità e della pratica del convivium nella società tardoantica, dove la munificenza nei confronti dei convitati si esprime anche attraverso la predisposizione di alloggi riservati nella dimora. In questo tipo di approccio sarà fondamentale la documentazione delle fonti letterarie tardoantiche, che forniscono la testimonianza diretta da parte di esponenti dell’aristocrazia, pagani e cristiani, della pratica dell'ospitalità e delle conseguenze che questa consuetudine comporta nell'organizzazione dei percorsi e degli spazi residenziali all’interno delle dimore aristocratiche. Nella seconda parte saranno presi in considerazione alcuni casi studio significativi, fornendo una panoramica, per aree geografiche, dei settori interpretabili come appartamenti riservati agli ospiti all’interno delle ville aristocratiche tardoantiche. La parte conclusiva sarà dedicata all'esame del caso specifico dell'edificio di via Brisa a Milano, interpretabile come settore di rappresentanza/residenziale, di pertinenza del Palazzo Imperiale.The aim of this paper is to investigate the hospitality in Late Antiquity residential architecture, identifying specific sectors for the reception of guests. In the first part, the phenomenon will be framed in the more general and widely studied areas of hospitality and the practice of convivium in Late Antiquity, where the munificence towards the guests is expressed also through the arrangement of reserved lodgings in the dwelling. In this type of approach it will be fundamental the Late Antiquity literary sources, which provide direct evidence from interpreters of aristocracy, Pagans and Christians, of the practice of hospitality and the consequences that this custom entails in the organization of paths and residential spaces within the aristocratic mansion. In the second part, some significant case studies will be considered, providing an overview, by geographical area, of the sectors that can be interpreted as apartments reserved for guests. The final part will be dedicated to the examination of the specific case of the via Brisa building in Milan, which can be interpreted as a representative / residential sector belonging to the Imperial Palace.
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2019-02-12
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10.13130/2035-4797/11207
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 24 (2016); 131-192
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2019-02-13T06:42:38Z
lanx:ART
Coroplastica ellenistica nella Collezione Archeologica “Francesco Messina”
Calafato, Elena
coroplastica
ellenismo
fittili
terrecotte
tanagr
grecia
magna grecia
coroplastic
hellenistic
terracottas
greece
magna graecia
fictile
Oggetto del presente studio è il gruppo di terracotte figurate di epoca ellenistica e, solo in un caso, tardo-classica, appartenenti alla Collezione Archeologica “Francesco Messina”. Il materiale rappresenta un nucleo piuttosto omogeneo e il più cospicuo fra quelli individuabili nella raccolta. Le terracotte sono prive di dati di provenienza e/o acquisizione e per questo motivo la datazione dei singoli pezzi è basata solo su confronti e dati stilistici, indicati volta per volta nelle schede tecniche dei materiali. I pezzi presi in esame sono 23 (principalmente figure femminili, un esiguo nucleo di figure maschili e alcune figure riferibili all'universo dionisiaco). Ad un’introduzione generale sul valore e le funzioni della coroplastica segue il catalogo dei fittili, presentati per gruppi tipologici: alle schede dei materiali di ogni gruppo si è fatta precedere una breve introduzione che consenta di inquadrare in maniera generale la singola tipologia.This paper represents the last step of the study of a group of Hellenistic and, in one case, late classical terracottas from the Francesco Messina’s Archaeological Collection. The terracottas represents a rather homogeneous group and the most conspicuous among the ones that form the collection. The terracottas lack of any kind of information about their origins and this is why the dating and interpretation of every piece is based exclusively on the comparison with other materials and on stylistic analysis (of which the author provides explanation and justification in the technical records). The group is formed by 23 terracottas (mainly female figures of humans and deities, a small number of male figures and some figures related to Dionysiac universe). After the general introduction about the role and functions of coroplastic production follows the catalogue of terracottas which are presented by typological order. The records are preceded by a small introduction that aims to better contextualize all the types of terracottas here presented.
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2019-02-12
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10.13130/2035-4797/11213
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 24 (2016); 1-85
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2019-03-08T11:46:45Z
lanx:ART
Elmi etrusco-italici dalla collezione Ancona nelle Civiche Raccolte Archeologiche di Milano
Bentivegna, Alfonso
Elmo etrusco-italico
Amilcare Ancona
collezionismo Milano
elmo con apice e paranuca
Orvieto
Potassa di Gavorrano
Helmet
Montefortino-type
Jockey-cup
Nell’articolo sono presi in esame due elmi di foggia etrusco-italica, acquistati nel XIX secolo dal collezionista meneghino Amilcare Ancona e oggi conservati nelle Civiche Raccolte Archeologiche di Milano. I reperti, provenienti dall’Etruria, vengono inseriti all’interno dello sviluppo tipologico di questa classe di materiali arricchendone il numero di esemplari oggi noti.The article examines two Montefortino-type helmets, purchased in 19th century by the collector Amilcare Ancona and now preserved in the Archaeological Museum of Milan. The artefacts come from Etruria and are included within the typological development of this class of materials, enriching the number of specimens known today.
Milano University Press
2019-03-07
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10.13130/2035-4797/11378
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 25 (2017); 1-22
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2019-03-08T11:46:45Z
lanx:ART
I balsamari in pietra dura e cristallo di rocca di età romana. Una proposta di classificazione tipologica
Rosan, Arianna
balsamari
pietra dura
cristallo di rocca
pietre semipreziose
profumo
toilet bottles
hard stone
rock crystal
semi-precious stones
perfume
I balsamari in pietra dura e cristallo di rocca sono una particolare espressione della glittica antica, oggetti di grande valore economico e simbolico. I pochi esemplari noti raramente provengono da contesti archeologici: tesaurizzati già in età antica, sono confluiti in collezioni private o musei, generalmente privi dei dati di rinvenimento e quasi sempre pubblicati insieme a vetri e gioielli.Il presente lavoro si configura come il tentativo di creare una classificazione tipologica di questi vasi, attraverso l’osservazione della foggia vascolare, il confronto con balsamari realizzati in materiali diversi e l’analisi dei dati di contesto, al fine di individuare degli intervalli cronologici di riferimento.In generale, si vuole fornire una panoramica dei balsamari in pietra semipreziosa di età romana come categoria “autonoma”, indagando datazione e distribuzione ma anche destinazione d’uso e significato simbolico, indispensabili per comprendere il valore attribuito a questi oggetti dagli Antichi.The toilet bottles in hard stone and rock crystal are a particular expression of the ancient glyptic, objects of great economic and symbolic value. The few known examples rarely come from archaeological contexts: already hoarded in ancient times, they have merged into private collections or museums, generally devoid of data of discovery and almost always published together with vessels in hard stone, glass and jewelry.This work is an attempt to create a typological classification of these vessels, through the observation of the vascular shape, the comparison with the ones made of different materials and the analysis of the context data, in order to identify chronological intervals of reference.In general, it is an overview of the semi-precious stone toilet bottles of the Roman age as an "autonomous" category, investigating dating and distribution but also intended use and symbolic meaning, essential to understand the value attributed to these objects by the Ancients.
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2019-03-06
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10.13130/2035-4797/11388
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 25 (2017); 23-84
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2020-01-08T08:34:33Z
lanx:ART
Un’anfora della cerchia del Pittore di Ettore da Hierapytna, Creta
An amphora from the circle of the Hector Painter found in Hierapytna, Crete
Carli, Marzia
Tra i rinvenimenti fortuiti di vasi attici nell’area orientale di Creta, è annoverata un’anfora a collo distinto a figure rosse. Di quest’ultima, proveniente da una sepoltura di Ierapetra, l’antica Hierapytna, è stata ad oggi pubblicata l’immagine corredata di scarne informazioni. Il vaso non è mai stato studiato in maniera approfondita; scopo dell’articolo è di effettuare un’analisi dell’esemplare quanto più completa possibile, sia dal punto di vista della produzione, che da quello iconografico e iconologico. Ci si incentrerà sulla forma, sull’attribuzione a una mano vicina al Pittore di Ettore e sull’analisi contestuale delle raffigurazioni. Inoltre, l’articolo è volto ad evidenziare l’importanza del rinvenimento nel panorama cretese del terzo quarto del V secolo a.C., periodo in cui le importazioni attiche scarseggiano; tale situazione è ascrivibile a una lunga fase di scarsità degli scambi commerciali che interessa l’isola durante l’intera età classica.
Among the incidental findings of Attic vases in the eastern area of Crete, is included a red-figure neck amphora. Until now, very little information was published about the vase, that was initially found in a burial in Ierapetra, the ancient Hierapytna. As the vase was never studied extensively, the purpose of this article is to provide an in-depth analysis of it, both from the point of view of production, and from an iconographical and iconological perspective. The shape of the vase will be discussed; furthermore, focus will be placed on its attribution to a hand close to the Hector Painter, and the contextual analysis of its graphic representations. To conclude, the article aims to highlight the importance of this discovery in the Cretan historical context of the third quarter of the 5th century BC, when Attic imports were scarce, following the long period of shortage of trade affecting the island throughout the Classical era.
Milano University Press
2020-01-07
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10.13130/2035-4797/12710
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 26 (2018); 1-14
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2035-4797
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2020-04-15T09:46:27Z
lanx:ART
«L’arte industriale sulla via del classicismo». Vicenda moderna di un’antica Venere da Ercolano
«Industrial Art on the path of Classicism». Modern story of an ancient Venus from Herculaneum
Colzani, Giovanni
Greek sculpture; Roman sculpture; statuette; bronze; small bronze; Herculaneum; Pompeii; Naples; National Archaeological Museum Naples; sandalbinder Aphrodite / Venus; Aphrodite / Venus untying her sandal; sandalenlösende Aphrodite; art foundry; Chiurazzi; De Angelis; Sommer; copies; modern copy; replica; imitation; forgery; fake; collecting
scultura greca; scultura romana; statuetta; bronzo; bronzetto; Ercolano; Pompei; Napoli; Museo Archeologico Nazionale di Napoli; Afrodite / Venere che si slaccia il sandalo; fonderia artistica; Chiurazzi; De Angelis; Sommer; copie; copia moderna; replica; imitazione; falsificazione; falso; collezionismo
The s.c. “Sandalbinder Venus” has to be considered one of the most widespread and popular sculptural types from Hellenistic and Roman-era, as testified by hundreds of replicas. Imitations and adaptations inspired by this ancient model have been produced in modern times since the Renaissance. Between the end of the XIX and the beginning of the XX century, the diffusion of a large number of copies of a statuette discovered in Herculaneum in 1757 marks a renewed success of the type. This development can be traced back to the activity of some Neapolitan art foundries – Chiurazzi, De Angelis and Sommer above all – operating in the reproduction of original archaeological works from the Vesuvian area. The analysis of this case study can contribute to understand the evolution of the «industrial art on the path of classicism», considering implications related to the reproduction, forgery and antiquities collecting, but also to the reception of ancient art within modern visual culture.
Come testimoniato dall’esistenza di centinaia di repliche, quello della c.d. “Venere che si slaccia il sandalo” deve essere considerato tra i più diffusi e popolari tipi scultorei di età ellenistica e romana: imitazioni e adattamenti ispirati a questo antico modello sono state prodotte in epoca moderna fin dal Rinascimento. Una rinnovata fase di questo successo, tra la fine del XIX e l’inizio del XX sec., è marcata dalla diffusione di un gran numero di copie di una statuetta rinvenuta ad Ercolano nel 1757. Le origini di tale sviluppo possono essere ricondotte all’attività di alcune fonderie artistiche napoletane - Chiurazzi, De Angelis e Sommer soprattutto - attive nella riproduzione di opere archeologiche provenienti dall’area vesuviana. Attraverso questo caso studio, l’articolo intende seguire l’evoluzione dell’«arte industriale sulla via del classicismo», considerando le sue implicazioni legate alla riproduzione, falsificazione e collezionismo di antichità, ma anche alla ricezione delle forme dell’arte antica all’interno della cultura visuale moderna.
Milano University Press
2020-01-07
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10.13130/2035-4797/12711
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 26 (2018); 15-40
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 26 (2018); 15-40
2035-4797
2035-4797
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2020-01-08T08:34:31Z
lanx:ART
Herakles dodekathlos: nota iconografica su una rara lucerna a volute da Calvatone-Bedriacum
Herakles dodekathlos: iconographic analysis of a rare lamp from Calvatone-Bedriacum
Palmieri, Lilia
Calvatone; Bedriacum; vicus; archaeological excavations; lamp; Hercules
Calvatone; Bedriacum; vicus; scavi archeologici; lucerna; Ercole
Il programma di ricerche e scavi archeologici avviato più di trent’anni fa dall’Università degli Studi di Milano nel vicus romano di Calvatone-Bedriacum ha permesso di esplorare un settore dell’abitato antico caratterizzato da ricchi quartieri residenziali, aree artigianali/produttive e spazi pubblici, restituendo l’immagine di un vivace emporio commerciale. Tra le migliaia di reperti frammentari rinvenuti nell’abitato, e provenienti da tutte le province dell’Impero, si segnala per la sua particolare decorazione una lucerna a volute, che reca sul disco la raffigurazione di una delle dodici fatiche di Ercole. L’analisi iconografica del soggetto permette di riconoscere nello schema figurativo proposto la lotta dell’eroe contro il serpente Ladone per la conquista dei pomi d’oro nel giardino delle Esperidi, piuttosto che la lotta contro l’Idra di Lerna.
Thanks to the archaeological excavations started more than thirty years ago by the University of Milan in the Roman vicus of Calvatone-Bedriacum a sector of the ancient town characterized by rich residential quarters, production and public areas has explored, returning the image of a lively commercial emporium. Among the thousands of fragmentary finds from the town, and coming from all the provinces of the Empire, a lamp is noted because of its particular decoration, the representation on the disk of one of the twelve labors of Hercules. The iconographic analysis of the subject allows us to recognize in the figurative scheme the fight of the hero against the serpent Ladon for the conquest of the gold apples in the garden of the Hesperides, rather than the fight against the Hydra of Lerna.
Milano University Press
2020-01-07
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10.13130/2035-4797/12712
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 26 (2018); 41-60
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 26 (2018); 41-60
2035-4797
2035-4797
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2022-11-11T15:40:53Z
lanx:ART
Pavia e il suo territorio in età tardoantica: sintesi delle conoscenze alla luce dei recenti rinvenimenti
Pavia and its territory in Late Antiquity: the knowledge after recent discoveries
Piras, Federica
Late Antiquity; urban space; Theodoric
Pavia; Ticinum; tardoantico; urbanistica; Teoderico; Lomello
This paper presents a synthesis of knowledge concerning the urban layout of Ticinum and the organization of its territory in Late Antiquity. The city, which has played a fundamental role within the Roman road network since its origins, sees a considerable increase in its strategic importance, when Milan at first and then Ravenna become imperial capitals. Through the study of discoveries around the urban center (part I) and the ager ticinensis (part II), it is possible identifying some functional areas characterizing Late Antique Pavia, both for urban space and surrounding territory.
Il presente contributo propone una sintesi delle conoscenze inerenti l’assetto urbanistico di Ticinum e l’organizzazione del suo territorio in età tardoantica, epoca in cui la città, che fin dalle origini svolge un ruolo fondamentale all’interno della rete stradale romana, vede aumentare esponenzialmente la propria importanza strategica, quando prima Milano e poi Ravenna diventano capitali imperiali. Esaminando prima i rinvenimenti nel centro urbano (parte I) e poi quelli all’interno dell’ager ticinensis (parte II), è stato possibile individuare alcune aree funzionali, alla base dell’organizzazione cittadina e territoriale di Pavia in età tardoantica.
Milano University Press
2020-01-07
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10.13130/2035-4797/12713
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 26 (2018); 61-114
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 26 (2018); 61-114
2035-4797
2035-4797
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2020-09-01T17:02:51Z
lanx:ART
Una tazza di Aristeas il cipriota da Villa Bartolomea (Verona)
A cup by Aristeas the Cypriot from Villa Bartolomea (Verona)
Arioli, Luca
Roman Glass, mould-blown Glass, Sidonian Glass, Aristeas, Ennion
vetro romano, vetri soffiati in stampo, vetri sidonii, Aristeas, Ennion
In questo breve contributo viene proposto il riesame e una nuova attribuzione per una coppa in vetro soffiato in stampo di età romana, rinvenuta nel 1958 a Villa Bartolomea (VR) e già pubblicata nel Corpus delle Collezioni Archeologiche del Vetro nel Veneto come il generico prodotto di officine siro-palestinesi o nord-italiche. Il motivo decorativo della coppa di Villa Bartolomea viene confrontato con quello di una coppa rinvenuta in Croazia, presso l’Augusteum di Narona, e bollata dal vetraio Aristeas il Cipriota. Attraverso il confronto con l’esemplare bollato, la coppa di Villa Bartolomea viene quindi attribuita alla produzione di Aristeas, datata agli inizi del I sec. d.C. Insieme ad Ennion, Aristeas è considerato uno dei vetrai più abili nella soffiatura in stampo, ed è uno dei pochi vetrai del mondo antico ad essere noto per nome.
In this paper, I will propose a re-attribution for a mould-blown Roman glass cup found in Villa Bartolomea, near Verona, and already published in the Corpus of Archaeological Glass Collections in Veneto as a cup of Syrian or Italian production. The decorative pattern of the cup can be compared to the one of a recently published glass cup found in the Augusteum of the Croatian city of Narona, which is marked by the famous glassmaker Aristeas the Cypriot, dated to the beginning of the 1st century AD. Together with Ennion, Aristeas is reputed one of the finest Roman glassmakers, and is one of the few known by its name.
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2020-05-20
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10.13130/2035-4797/13509
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 28 (2020); 1-15
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2020-09-03T10:01:33Z
lanx:ART
Il riuso delle fondazioni dei templi pagani nella costruzione di chiese cristiane nella Palestina bizantina
The reuse of pagan temple's foundations in the construction of Christian churches in Byzantine Palestine
Dolci, Jacopo
Byzantine period; Levant; pagan temples; Christian churches; temple conversions; urban patterns
età bizantina; Levante; templi pagani; chiese cristiane; conversione templare; schemi urbanistici
Durante l’età bizantina, alcuni templi pagani vennero convertiti in chiese cristiane; tale modalità di riuso dei templi si riscontra in tutte le province cristianizzate, sebbene non fu molto diffusa. Essa si attuò con una notevole varietà sia regionale sia a livello dei singoli centri urbani. Nel Levante, la conversione templare fu un fenomeno piuttosto raro e, a fronte dei numerosi templi romani presenti, solo pochi di questi vennero convertiti in chiese. Tuttavia, nell’area su cui si estendevano le province bizantine di Palaestina I, Palaestina II e Arabia si nota un’intensificazione delle conversioni. In questo articolo verranno considerati sei casi studio in altrettanti centri urbani di questo territorio, indagandone i fattori comuni col fine di valutare la presenza di schemi urbanistici condivisi.
During the Byzantine period, some pagan temples were converted into Christian churches; this method of reusing the temples can be found in every Christianised province, although it is not particularly widespread. It is characterized by a considerable variety both at a regional level and at the level of individual urban centres. In the Levant, the temple conversion was a quite rare phenomenon and, in the face of a great number of Roman temples and sanctuaries, only few of these have been converted into churches. However, an intensification of the conversions can be traced in the area of the Byzantine provinces of Palaestina I, Palaestina II and Arabia. This article will consider six case studies in as many urban centres from this territory, exploring common factors in order to assess the presence of shared urban patterns.
Milano University Press
2020-09-02
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10.13130/2035-4797/14184
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 28 (2020); 16-37
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2035-4797
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2021-01-04T15:20:14Z
lanx:ART
Le vie del lusso. Un raro diadema con zaffiri da Colonna (Roma)
Luxus Roads. A Rare Diadem with Sapphires from Colonna (Rome)
Gagetti, Elisabetta
Roman jewellery; diadem; necklaces; Herculean knot; sapphires; pearls; Roman long-distance trade
gioielleria romana; diadema; collane; nodo erculeo; zaffiri; perle; commerci romani su lunga distanza
Un gioiello costituito da venticinque maglie d’oro in forma di nodi erculei disposti verticalmente è stato rinvenuto nel 2011 a Colonna (Roma) all’interno del sarcofago di una complessa sepoltura femminile – una tomba con camera ipogea inaccessibile, datata alla fine del II secolo d.C. L’oggetto è lungo 29 cm e tutte le maglie sono state predisposte per ricevere un secondo elemento, che si conserva in soli sette casi: sette zaffiri, per un totale di 46,20 carati. La completa scomparsa degli altri diciotto elementi e il loro sistema di montaggio indicano con elevata probabilità che si trattasse di perle. A oggi, il monile rappresenta un unicum tra i gioielli rinvenuti nei territori dell’impero romano. Collane a catena con maglie in forma di nodi erculei semplici – disposti orizzontalmente – che si alternano a fixing-links su cui sono infilate gemme (per lo più prismi di smeraldo) sono noti nella gioielleria romana grazie al loro rinvenimento in tesori, datati al III secolo d.C. La lunghezza dell’oggetto da Colonna e la sua posizione all’interno del sarcofago, vicino sia alla testa sia al collo, fanno supporre che il monile sia uno dei rari gioielli per il capo, attestati nel II/III secolo d.C. nelle province occidentali dell’impero romano in sepolture femminili di rango, consistenti in un diadema che passa sulla fronte o sopra di essa, da orecchio a orecchio. Lo stile del diadema da Colonna, che si adatta in modo particolare alle pettinature di età antonina, lascia ipotizzare che il gioiello sia stato creato tra i primi anni Quaranta e la metà degli anni Sessanta del II secolo d.C. Alcune osservazioni sono infine riservate a una possibile lettura simbolica della forma, già altamente decorativa in sé, del nodo erculeo.
A piece of jewellery made of twenty-five gold links in the shape of vertically oriented Hercules knots was found in the sarcophagus of a complex female inhumation—a tomb, with an underground, inaccessible burial chamber, dated to the late 2nd century CE—at Colonna (Rome) in 2011. It is 29 cm long, and all the links were made to receive a second element, which is preserved in seven cases only: seven sapphires, amounting on the whole to 46.2 carats. The complete disappearance of the other eighteen elements and their mounting system strongly suggests that they were pearls. At present, this piece of jewellery is a unicum among the jewels from the Roman empire. Chain necklaces with links in the shape of simple gold Hercules knots—horizontally oriented—alternating with fixing-links bearing gemstones (mostly emerald prisms) are known in Roman jewellery from treasures dating to the 3rd century CE. The length of this item from Colonna and its position in the sarcophagus, close to both the neck and the skull, suggest that the object is related to rare ornaments for the head, attested in 2nd-/3rd-century CE high-ranking female burials in the western Roman empire, which consist of a diadem running above or across the forehead, from ear to ear. The style of the diadem, fitting mostly hairdos dated to the Antonine period, suggests that the diadem from Colonna was created between the early 40s and the mid-60s of the 2nd century CE. Some further observations are finally devoted to the symbolism of the highly decorative shape of the Hercules knot.
Milano University Press
2020-12-30
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10.13130/2035-4797/14907
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 28 (2020); 38-113
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2035-4797
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2021-02-09T10:08:37Z
lanx:ART
The Roman Mosaic of Iunius at the Ermitage: New Data on its Discovery
Il mosaico romano di Iunius dell’Ermitage: nuovi dati sulla scoperta
Slavazzi, Fabrizio
Roman mosaic,; emblema; suburs of Rome; Ottoboni collection
mosaico romano; emblema; suburbio di Roma; collezione Ottoboni
La rilettura delle notizie contenute in alcune opere del XVIII secolo consente di ricostruire la data e il luogo di ritrovamento di un pannello in mosaico romano, raffigurante la personificazione del mese di Giugno, conservato presso il Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo, del quale era ignota la provenienza. L’emblema fu rinvenuto nel 1735 nel suburbio di Roma, presso la Torre di Mezzavia di Albano, lungo la Via Appia Nuova, e entrò nella collezione del cardinale Pietro Ottoboni. Nell’area della scoperta vi erano i resti di una villa di età imperiale, che ha restituito anche alcune sculture.
The reinterpretation of some informations contained in works of the XVIII century allows to recontruct the date and place of discovery of a Roman mosaic panel, depicting the personification of the month of June, preserved at the Hermitage Museum in St. Petersburg, whose provenance was unknown. The emblema was found in 1735 in the suburbs of Rome, at the Torre di Mezzavia of Albano, along the Via Appia Nuova, and entered the collection of Cardinal Pietro Ottoboni. In the area of the discovery there were the remains of a villa of imperial age, which also returned some sculptures.
Milano University Press
2021-02-08
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10.13130/2035-4797/15140
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; No. 28 (2020); 114-127
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 28 (2020); 114-127
2035-4797
2035-4797
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2021-12-28T09:24:47Z
lanx:ART
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2023-04-20T07:04:32Z
lanx:ART
New evidence on the rural population in the ager Mediolanensis. The rural building of Melzo, Cascina Mascheroni
Nuove testimonianze sul popolamento rurale nell’ager Mediolanensis. L’impianto rustico di Melzo, Cascina Mascheroni
Bacchetta , Alberto
edilizia rurale; tecniche costruttive; architettura romana; archeologia preventiva
rural construction; construction techniques; Roman architecture; preventive archeology
During recent excavations for the construction of a methane pipeline in the territory of the municipality of Melzo, north-east of Milan, a small Roman structure was discovered. It probably had functional use and was part of a larger rural settlement, not identified by archaeological investigations. The discovery constitutes new evidence of Roman rural construction in the territory of ancient Mediolanum.
Nel corso di recenti scavi per la realizzazione di un metanodotto nel territorio del comune di Melzo, a nord-est di Milano, è stato messo in luce un piccolo impianto di epoca romana, a probabile destinazione funzionale, verosimilmente parte di un insediamento rustico più ampio, non identificato dalle indagini archeologiche. La scoperta costituisce una nuova testimonianza relativa all’edilizia rurale romana nel territorio dell’antica Mediolanum.
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2023-04-20
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10.54103/2035-4797/20007
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 31 (2023); 1-13
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2035-4797
2035-4797
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2023-04-20T07:04:32Z
lanx:ART
Great and small military events in Roman archaeology: two case studies of Battlefield Archaeology in comparison
Grandi e piccoli eventi militari nell’archeologia romana: due casi studio di Battlefield Archaeology a confronto
Turconi, Letizia
Battlefield Archaeology; Baecula; Pedrosillo; metodologia; fonti scritte; archeologia militare romana
Battlefield Archaeology; Baecula; Pedrosillo; methodology; written sources; Roman military archaeology
La Battlefield Archaeology adotta una metodologia specifica per lo studio dei siti di scontri militari: nell’impostazione della ricerca va considerata, per i battlefield antichi, anche la distinzione tra siti di grandi eventi militari, narrati dalle fonti scritte, ed eventi minori che le fonti non menzionano. Una delle problematiche di questa disciplina consiste nella difficoltà di applicare ai battlefield antichi il metodo nato negli anni Ottanta per indagare quelli moderni, ma in anni recenti alcuni siti hanno offerto l’occasione per sperimentare la costruzione di un metodo più adeguato per i campi di battaglia antichi: per il presente contributo sono stati scelti due siti di epoca romana, Pedrosillo e Baecula, affini ma l’uno frutto di un “piccolo”, l’altro di un “grande evento” militare, di cui vengono confrontati le metodologie adottate e i risultati ottenuti. L’obiettivo è stabilire quanto la distinzione tra grande e piccolo evento influisca sulle scelte strategiche della ricerca e quanto, a sua volta, la diversa impostazione delle indagini incida sulla natura dei risultati.
Battlefield Archaeology adopts a methodology that is specific to the study of military sites. Concerning ancient battlefields, the distinction between great military events, narrated in written sources, and minor events, which are not recorded, must also be taken into account while setting the research. One of the problems of this discipline is the difficulty of applying to ancient battlefields the method born in the Eighties to study modern ones. Recently, some sites have offered the opportunity to experiment with the construction of a more suitable method for ancient battlefields: this paper analyzes two Roman sites, Pedrosillo and Baecula, chosen for their similarity and for having originated respectively from a small and a great event. The methodologies adopted and results obtained are then compared. The aim is to understand to what extent the distinction between great and small events affects the approach to research and to what extent, in turn, this impacts the nature of the results.
Milano University Press
2023-04-20
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10.54103/2035-4797/20011
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 31 (2023); 14-36
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2023-06-23T10:12:03Z
lanx:ART
Votive terracotta figurines from Tarente. Some notes on the reconstruction of a ritual practice by studying seized materials
Coroplastica votiva da Taranto. Appunti per la ricostruzione di una pratica rituale attraverso lo studio di un sequestro
Managlia, Irene
terracotta figurines; heads; Tarente; votive figurines; archaeology of ritual
terrecotte figurate; teste; Taranto; coroplastica votiva; archeologia del rito
Questo contributo verte sullo studio di 252 terrecotte sequestrate negli anni Settanta del secolo scorso contraddistinte dall’elevata percentuale di teste frammentate all’altezza del collo e dalla prevalenza di soggetti femminili. Il repertorio delle iconografie ricostruibile spazia dai tipi arcaici alle popolarissime tanagrine e documenta il frequente ricorso a espedienti tecnici volti a differenziare le raffigurazioni più standardizzate e a ottimizzare le risorse produttive. La rete dei confronti consente di ipotizzare la provenienza tarantina e di ravvisare riscontri stringenti nella coroplastica rinvenuta in alcuni contesti sacri del territorio. La probabile giacitura originaria delle terrecotte in uno o più depositi votivi e le riflessioni che ne scaturiscono sulla pratica della rottura rituale delle offerte rappresentano un piccolo contributo che materiali decontestualizzati possono offrire agli studi di archeologia del rito in ambito magno-greco.
This work deals with 252 terracottas standing out because of the high percentage of heads broken at the neck and of female figures which have been seized in seventies of the last century. The variety of iconographical depictions detected ranges from the archaic types to the widespread Tanagras, providing some instances of craftsmen attempting to diversify standardized iconographies and to optimize the productive resources. Parallels point out the provenance of terracottas from Taranto and allow us to find precise correspondance between the figurines yielded by a few sacred contexts of the city and ours. Due to their votive function and its connection with the cult practice of fragmenting offerings, objects even if they are out of context may contribute, to some extent, to the archaeology of ritual in Magna Graecia.
Milano University Press
2023-06-23
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10.54103/2035-4797/20367
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 31 (2023); 37-77
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2023-10-11T12:24:48Z
lanx:ART
Earthquakes and tsunamis in Roman Palestine: Consequences and Post-seismic Initiatives in Urban Centers Between the 1st Century BC and 4th Century AD.
Terremoti e tsunami nella Palestina romana: conseguenze e iniziative post-sismiche nei centri urbani tra I sec. a.C. e IV sec. d.C.
Dell'Acqua, Antonio
Roman Palestine; Earthquake; Tsunami; Resiliency; City; Architecture
Palestina; terremoto; tsunami; resilienza; città; architettura
The region corresponding to Roman Palestine, crossed by the Dead Sea Fault, has been affected several times by earthquakes and tsunamis, which have periodically caused damage and destruction. Biblical, literary, and Rabbinical sources report echoes of these events. Furthermore, archaeological investigations have sometimes brought evidence and signs on architectural structures to light. Several studies have dealt with the sequence of these events based on sources. However, a broader approach still needs to be added, which examines archaeological evidence and consequences for cities and populations. This contribution, which combines analysis of literary sources and archaeological data, intends to tackle the question of the impact that seismic events have had on urban planning and city life. Additionally, considering a selection of case studies (Caesarea Maritima, Nysa-Schytopolis, Jerusalem, Ascalon, and Sepphoris), this analysis aims to investigate the reaction of local communities, their resiliency, and political initiatives. The results indicate that only the great earthquake of 363 AD significantly affected cities' civil organization and urban planning.
Il territorio corrispondente alla Palestina romana, attraversato dalla cd. Faglia del Mar Morto, è stato interessato molte volte da terremoti e tsunami che periodicamente hanno causato danni e distruzioni. Se ne trovano menzioni nelle fonti bibliche, letterarie e rabbiniche. Anche le indagini archeologiche hanno talvolta individuato i segni lasciati dai terremoti sulle strutture architettoniche. Numerosi sono gli studi che hanno raccolto la sequenza di tali eventi sulla base delle fonti, senza tuttavia un riscontro archeologico né una verifica più ampia sulle conseguenze per le città e la popolazione. Il presente contributo, attraverso un’analisi combinata di fonti e dati archeologici, intende affrontare uno studio su alcune città romane (Cesarea, Nysa Schitopolis, Gerusalemme, Ascalona, Sepphoris) per verificare l’impatto che gli eventi sismici hanno avuto sull’urbanistica e sulla vita delle città stesse, gli effetti sugli edifici e le modalità di reazione delle locali comunità. I risultati indicano che solamente il grande terremoto del 363 d.C. ebbe effetti significativi sull’organizzazione civile e sull’urbanistica delle città
Milano University Press
2023-10-11
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10.54103/2035-4797/21272
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 31 (2023); 78-96
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2035-4797
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2023-10-17T09:38:44Z
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The preventive excavation for the expansion of the cemetery of Pieve Dugliara (PC). Preliminary report
Lo scavo preventivo per l’ampliamento del cimitero di Pieve Dugliara (PC). Relazione preliminare
Ferrari, Vincenzo
Pieve Dugliara; Iron Age; Republican Age; ligurian pottery; Lamboglia 2 amphora; cistern
Pieve Dugliara; età del Ferro; età repubblicana; ceramica ligure; anfora Lamboglia 2; cisterna
The paper presents the data from the preventive excavation carried out in the area adjacent to the cemetery of Pieve Dugliara (PC) in the first months of 2012. The study, while including all the structures investigated, focuses on the large pit located in the southeastern corner. It shows two main phases of utilization, dated on the basis of the few materials found: a first phase around the passage between the 6th and the 5th century B.C. and a second one referable to the Roman Republican period (early 1st century B.C.). The paper provides, through comparisons, an interpretation regarding the use of the structure in the two periods and to integrate it within the local topography.
L’articolo presenta i dati provenienti dallo scavo preventivo eseguito nell’area adiacente al cimitero di Pieve Dugliara (PC) nei primi mesi del 2012. Lo studio, pur comprendendo tutte le strutture indagate, analizza in particolare la grande fossa situata nell’angolo sud-est. Essa rivela due fasi di frequentazione principali, datate sulla base dei pochi materiali presenti: una prima fase intorno al passaggio tra VI e V sec. a.C. e una seconda riferibile al periodo romano repubblicano (inizio I sec. a. C.). Si fornisce inoltre, tramite confronti, un’interpretazione riguardo l’utilizzo della struttura nei due periodi ed un suo inquadramento nella topografia locale.
Milano University Press
2023-10-17
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10.54103/2035-4797/21482
LANX. Journal of the Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 31 (2023); 97-124
LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano; N. 31 (2023); 97-124
2035-4797
2035-4797
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