Kapoyt/blu: alla scoperta della storia armena di un colore

Autori

  • Marco Bais Pontificio Istituto Orientale di Roma

DOI:

https://doi.org/10.13130/2035-4797/2413

Parole chiave:

Blu, colore, Armenia, miniatura, pigmenti, manoscritti

Abstract

Lo studio si apre con un’analisi della semantica del termine armeno kapoyt, blu, passando al vaglio le sue occorrenze nei testi, con speciale attenzione per i diversi ambiti d’uso della parola: attributo di elementi naturali (laghi, mari, cielo ecc.) e di indumenti, sintomo di una patologia, caratteristica di pietre preziose, elemento costitutivo di toponimi. Ampio spazio si è dato all’individuazione delle valenze metaforiche del blu nella tradizione armena, evidenziandone l’impiego in relazione a sentimenti quali invidia, gelosia, dolore. La seconda sezione dello studio tratta del blu come mezzo di espressione artistica. Da una parte se ne mette in luce il simbolismo, in particolare nelle riflessioni sull’estetica del colore in chiave cristiana di alcuni autori armeni medievali. Dall’altra, si passano in rassegna diversi tipi di pigmento usati dagli artisti armeni in varie epoche e scuole, con riferimento ai manuali per la produzione dei colori e al commercio delle sostanze coloranti.

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Biografia autore

Marco Bais, Pontificio Istituto Orientale di Roma

Marco Bais è professore associato di Lingua armena al Pontificio istituto orientale (Roma). I suoi interessi principali sono rivolti alla storia del Caucaso nella Tarda Antichità, con particolare riferimento alle vicende dell’Albania caucasica, alla storia del Regno armeno di Cilicia e alla conquiste e dominazioni mongole descritte nelle fonti caucasiche (armene e georgiane).

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Pubblicato

2012-10-05

Fascicolo

Sezione

ARTICOLI