Jacques Derrida e la pratica dei fenomeni. Dialettica e temporalità dell’esercizio trascendentale
DOI:
https://doi.org/10.13130/2239-5474/7211Parole chiave:
Dialettica, coscienza del tempo, estetica trascendentale, quasi-trascendentale, contaminazione, esercizio, différanceAbstract
Con questo contributo intendo proporre una rilettura di alcuni passaggi specifici della fase iniziale dell’opera di Jacques Derrida dedicata allo studio di Edmund Husserl. Mi concentrerò, in particolare, sulla sua tesi di laurea (Mémoire d’étudessuperieures) e sulla sua introduzione al testo husserliano L’origine della geometria. Lo scopo è quello di far emergere alcuni aspetti particolarmente rilevanti al fine di comprendere lo sviluppo successivo dell’opera di Derrida. In prima battuta mi soffermerò sulla nozione di dialettica e sulla trasformazione di questo concetto nel passaggio da Kant a Husserl. In un secondo momento, riprendendo in mano l’interpretazione derridiana delle Lezioni sulla coscienza interna del tempo, tenterò di dare prova di quella che ho nominato “rifondazione estetica del trascendentale”. In queste fasi iniziali della sua indagine, Derrida getta le basi per ciò che identificherà sempre più spesso con l’espressione «quasi-trascendentale». In questa prospettiva, vedremo in che modo lo studio decostruttivo dei fenomeni comporti un’attenzione fenomenologica rivolta verso la contaminazione originaria tra condizioni di possibilità e dimensione empirico-fattuale. L’esercizio di decostruzione ha dunque a che fare fin dall’inizio con la differenza, concepita come différance.
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