La nozione di Analiticità e di conoscenza A Priori

Authors

  • Maria Teresa Bradascio

DOI:

https://doi.org/10.13130/2037-4445/4808

Abstract

Le nozioni di analiticità e di conoscenza a priori continuano ad essere impiegate nella filosofia contemporanea nonostante siano state oggetto di critiche e dibattiti per dimostrarne l’inutilità. Le domande alle quali si è cercato – e si cerca tuttora – di dare una risposta sono: quali tipi di proposizioni possono essere giustificate e conosciute a priori? Che rapporto c’è tra l’analiticità e l’a priori? Il mio intento è offrire un’analisi della nozione di analiticità presente in Frege e in Quine utilizzando come riferimento, rispettivamente, “I fondamenti dell’aritmetica” (1884) e l’articolo “Due Dogmi dell’Empirismo” (1953). Nell’opera di Frege si trova una prima riformulazione della coppia di nozioni ereditate dalla tradizione kantiana e leibniziana: per Leibniz una verità di ragione, sviluppando semplicemente il contenuto di una proposizione che già conosciamo, non amplia le nostre conoscenze, e dunque è analitica; mentre una verità di fatto amplia le nostre conoscenze, aggiungendo qualcosa che non avremmo potuto scoprire contemplando solamente i concetti e i loro rapporti logici. Le proposizioni logiche, aritmetiche e certe verità concettuali – quelle ottenute mediante definizione nominale – sono considerate proposizioni analitiche. Per Kant, invece, sia le proposizioni aritmetiche sia quelle geometriche ampliano la nostra conoscenza e sono sintetiche. L’obiettivo di Frege è mostrare l’errore della concezione kantiana dell’analiticità: l’incremento conoscitivo ottenibile dalle proposizioni aritmetiche non è in opposizione al loro carattere analitico. Egli, infatti, legando il carattere analitico o sintetico di un enunciato al tipo di giustificazione che possiamo portare a sostegno della sua asserzione, non definisce l’analiticità come una caratteristica evidente del significato di un enunciato. Nel caso degli enunciati dell’aritmetica la loro giustificazione consiste nella loro derivabilità formale da un numero finito di assiomi e di definizioni di carattere logico. Quine, al contrario, fortemente influenzato dagli empiristi logici – che avevano trasformato una questione epistemologica in una domanda sul significato – criticherà la tradizionale distinzione per offrire una nuova concezione del linguaggio in sintonia con un empirismo senza dogmi. Nella prima parte del paper analizzo la posizione di Frege; nella seconda parte – riprendendo la tesi di Boghossian – illustro in che modo sia possibile collegare la posizione di Quine con l’analiticità di Frege.

Published

2015-05-08

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