La censura cinematografica e la chiesa durante la seconda guerra mondiale
DOI:
https://doi.org/10.13130/2532-2486/8268Parole chiave:
Italian cinema, Catholicism, sexuality, censorship, FascismAbstract
Il regime fascista dal 1939 applicò in maniera più permissiva la censura cinematografica per quanto riguardava il senso del pudore e le questioni morali, venendo incontro alle richieste avanzate sia dall’ente statale che doveva importare film esteri sia dai produttori italiani e dalla Banca Nazionale del Lavoro, che finanziava l’attività cinematografica nazionale. L’allentamento della censura contrariò i vertici della Chiesa, che vedeva nel cinema il maggior pericolo per la salute morale della popolazione. Per contestualizzare il fenomeno, sono trattate in maniera rapida la censura fascista e la situazione cinematografica italiana nel 1940. Per valutare, invece, l’atteggiamento della Chiesa verso il cinema, vengono analizzate le pubblicazioni delle «Segnalazioni cinematografiche» edite dal CCC, organo dell’ACI, che attribuivano un giudizio morale a tutti i film circolanti in Italia.
From 1939, the Fascist regime relaxed film censorship on matters of decency and morality, thus acknowledging the requests expressed both by the State agency in charge of importing foreign films and the Italian film producers backed by the Banca Nazionale del Lavoro, which financed the national film industry. The loosening of censorship upset the Catholic Church authorities who saw cinema as the worst threat to the population’s moral salubrity. To offer context, the article briefly describes censorship under Fascism and gives an overview of cinema in Italy in 1940. Then, in order to assess the attitude of the Church towards cinema, the essay examines the Church’s recommendations («Segnalazioni cinematografiche»), which were published by the Centro Cattolico Cinematografico (CCC), an agency of the Azione Cattolica Italiana (ACI), and which offered moral judgements on every film distributed in Italy.
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