Destini che si incrociano

Autori

  • Elio Franzini

DOI:

https://doi.org/10.13130/2035-7362/40

Abstract

Destini che si incrociano: quello di Borges con quello di altri pionieri del modernismo in letteratura, come T.S.Eliot e P.Valéry. Un senso del moderno opposto e complementare a quello del romanticismo e dello psicologismo. Lucidità del pensiero e della tradizione che il soggettivismo sfrenato uccide in una confusa dialettica: proposito di creare un'estetica che sradichi ";l'eccezionale supremazia che oggigiorno usa attribuirsi all'io";. Si scopre così il legame tra Borges e lo gnosticismo, inteso come cristianesimo tragico che si pone agli albori del medioevo. Il netto dualismo di anima e corpo, l'assoluta trascendenza del divino, la lateralità dell'io, rappresentano il nucleo di quella che può definirsi la tragedia della modernità. Ma grazie alla mediazione del pensiero medievale non è una tragicità psicologica o distruttiva ma ricerca di una tradizione. Nella metafora del labirinto, emblema dei destini che si incrociano e luogo privilegiato in cui il soggetto prova l'angoscia della scelta (per cui imboccare l'uscita significa privilegiare una via a scapito di tutte le altre), si consuma la tragedia dell'io che scopre la consapevolezza dei propri limiti: ";essere una cosa è, inesorabilmente, non essere tutte le altre cose";.

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Pubblicato

2008-07-13