Lingue e culture dei media https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM <p><img style="margin: 0 10px 10px 0;" src="https://riviste.unimi.it/public/journals/66/LCdM_copertina_elenco_riviste.jpg" alt="" align="left" border="0" />Un campo in evoluzione continua e velocissima, quello dei media, al quale i linguisti hanno dedicato studi importanti, avvalendosi spesso anche del fondamentale contributo dei sociologi e dei massmediologi: lo studio della lingua dei media ha investito prima i giornali e la radio, poi il cinema, la televisione, il web da ultimo. L’espansione straordinaria che questo medium sta attraversando e il suo collegamento sempre più stretto con gli altri determinano una situazione di crossmedialità e di intreccio tra i media che sta sconvolgendo i metodi di ricerca e di analisi seguiti in passato dai linguisti.</p> <p>All’obiettivo della rivista di contribuire allo studio dei media sotto il profilo linguistico, nella complessità del presente e nel passato, si affianca una finalità di carattere trasversale e interdisciplinare, che si riflette nella necessaria attenzione per una prospettiva più strettamente massmediologica e nell’apertura all’apporto di discipline storiche, letterarie, filosofiche attente agli ambiti della comunicazione, e inoltre ben rappresentate dai membri del Comitato scientifico.</p> <p>A partire dal n.2 del 2024 (v.7 n.2) sarà istituita la nuova sezione <em>Osservatorio sulla serialità televisiva</em>, con un proprio comitato scientifico, che offrirà una rassegna della precedente annata italiana e straniera e alcuni saggi linguistici sulla serialità televisiva. Il Comitato scientifico dell’<em>Osservatorio</em> si raccorda con i Direttori.</p> Milano University Press it-IT Lingue e culture dei media 2532-1803 <p>Gli autori che pubblicano su questa rivista accettano le seguenti condizioni:</p> <p>Gli autori mantengono i diritti sulla loro opera e cedono alla rivista il diritto di prima pubblicazione dell'opera, contemporaneamente licenziata sotto una Licenza Creative Commons - Attribuzione Condividi allo stesso modo, che permette ad altri di condividere l'opera indicando la paternità intellettuale e la prima pubblicazione su questa rivista.<br /><br />Gli autori possono aderire ad altri accordi di licenza non esclusiva per la distribuzione della versione dell'opera pubblicata (es. depositarla in un archivio istituzionale o pubblicarla in una monografia), a patto di indicare che la prima pubblicazione è avvenuta su questa rivista.<br /><br />Gli autori possono diffondere la loro opera online (es. in repository istituzionali o nel loro sito web) prima e durante il processo di submission, poichè può portare a scambi produttivi e aumentare le citazioni dell'opera pubblicata (Vedi The Effect of Open Access).</p> Giorgia Meloni, Meloni o la Meloni? La codifica degli antroponimi femminili in biografie generate da ChatGPT e pubblicate su Wikipedia https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/22388 <p>L’obiettivo generale dello studio è indagare la rappresentazione linguistica delle donne all’interno di testi generati da ChatGPT, confrontandola con quella dei testi scritti da esseri umani. A questo fine esaminiamo la forma e frequenza d’uso di tre tipi di antroponimi riferiti alle donne (<em>Giorgia Meloni, Meloni, la Meloni</em>) attraverso un’analisi di testi biografici generati automaticamente da GPT-3.5 e pubblicati su <em>Wikipedia</em>. L’analisi è condotta utilizzando un corpus creato appositamente per questa indagine, che comprende biografie relative a 34 personalità femminili di rilievo. I risultati ottenuti mostrano che ci sono differenze sostanziali nel modo in cui le biografie generate da ChatGPT e quelle pubblicate su <em>Wikipedia</em> si riferiscono alle donne. Uno dei dati più interessanti riguarda la più bassa frequenza d’uso degli antroponimi del tipo <em>la Meloni</em> nelle biografie generate. Questo dato apre importanti domande sia in merito ai fattori che spiegano i dati riscontrati sia sul ruolo che i testi generati potrebbero avere in futuro sull’assetto dell’italiano contemporaneo.</p> <p>The goal of this study is to investigate the linguistic representation of women within ChatGPT’s generated texts as compared with that of texts written by human beings. To this end, we examine the form and frequency of use of three types of anthroponyms referring to women (<em>Giorgia Meloni, Meloni, la Meloni</em>) through an analysis of biographical texts automatically generated by GPT-3.5 and published on Wikipedia. The analysis is conducted using a corpus created specifically for this investigation, which includes biographies related to 34 prominent female personalities. The results obtained show that there are substantial differences in how the biographies generated by ChatGPT and those published on Wikipedia relate to women. One of the most interesting outcomes concerns the lower frequency of use of anthroponyms of the type <em>la Meloni</em> in the generated biographies. This finding opens important questions both about the factors explaining the data found and about the role that the generated texts might play in the future on the structure of contemporary Italian.</p> Anna-Maria De Cesare Copyright (c) 2024 Anna-Maria De Cesare https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0 2024-01-30 2024-01-30 7 1-2 1 20 10.54103/2532-1803/22388 Una figura bifronte? Per un ripensamento degli usi della litote in diversi generi testuali https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/22389 <p>Il presente contributo si propone di studiare la figura retorica della litote, cioè la negazione del contrario di ciò che si intende affermare, e di analizzare come si manifestano le funzioni della figura all’interno di tipi testuali molto diversi tra loro, ossia all’interno di testi prescrittivi (quali leggi, ordinanze e sentenze) e di testi informativi (quali comunicati stampa, conferenze stampa e articoli di giornale). Le funzioni della figura sono tradizionalmente ricondotte solo ai due sensi della modulazione della forza illocutiva, ossia a mitigazione e rafforzamento; tuttavia, la litote può avere anche una funzione ironica, finora poco studiata, attraverso la quale viene comunicato un contenuto con l’intenzione di far emergere con maggiore forza il punto di vista contrario. Lo studio su diversi generi testuali ha quindi permesso di far emergere una gamma di funzioni più ampia rispetto a quella associata solitamente alla figura, e di rilevare il ruolo decisivo che giocano cotesto e contesto nel determinare la funzione della litote.</p> <p>The present paper aims to study the litotes, a figure of speech that is the negation of the opposite of what one wants to express, and to analyse what functions displays the litotes according to the textual type: the analysis was therefore carried out on very different textual types, that is, on prescriptive texts (such as laws, ordinances and sentences) and informative texts (such as press releases, press conferences and newspaper articles). The functions of this figure of speech, in fact, are traditionally associated only to the modulation of the illocutionary force, namely hedging and boosting; however, the litotes can also have an ironic function – little studied so far –, through which a content is communicated with the intention of making the opposite point of view emerge more strongly. The study of different textual genres has therefore allowed us to show a wider range of functions than the ones usually associated with the litotes, and to highlight the decisive role that cotext and context play in determining the function of the figure of speech.</p> Daria Evangelista Giulia Tonani Copyright (c) 2024 Daria Evangelista, Giulia Tonani https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0 2024-01-30 2024-01-30 7 1-2 21 37 10.54103/2532-1803/22389 La divulgazione della linguistica su Instagram: "La polifonia del discorso specialistico" https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/22392 <p>L’articolo propone un’analisi qualitativa della divulgazione linguistica in italiano su Instagram. L’analisi ha messo a confronto quattro pagine dedicate a contenuti linguistici, di cui due curate da singoli utenti e due curate da gruppi di esperti, in relazione all’uso della lingua scritta (con particolare attenzione alla testualità) e agli argomenti trattati. Il lavoro ha tentato di verificare conformità e novità rispetto alle tendenze già osservate negli studi sulla divulgazione per altri media (televisione, radio, siti web). I risultati dimostrano che, seppure in uno spazio ridotto che non consente approfondimento, la divulgazione della linguistica su Instagram riesce a colmare alcune delle mancanze identificate nelle ricerche precedenti: per esempio, si notano un maggiore interesse per la trattazione dell’epistemologia disciplinare e un uso consapevole della ricchezza degli strumenti digitali.</p> <p>The paper offers a qualitative analysis of linguistic disclosure in Italian on Instagram. The study compares four pages dedicated to linguistic content, two managed by individual users and two managed by experts, considering written language use (with a particular focus on textuality) and their topics. The analysis aimed to assess conformity and novelty concerning trends already observed in other studies on disclosure across various media (television, radio, websites). Despite limited space that does not allow in-depth exploration, the results reveal that linguistic dissemination on Instagram addresses some of the shortcomings identified in previous research: an increment of interest towards disciplinary epistemology and a conscious use of the richness of digital tools.</p> Veronica Bagaglini Copyright (c) 2024 Veronica Bagaglini https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0 2024-01-30 2024-01-30 7 1-2 38 67 10.54103/2532-1803/22392 Il cinema fuori dal cinema: Song 'e Napule dei fratelli Manetti https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/22394 <p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: 'Garamond',serif;">Il primo obiettivo che si pone il presente contributo è analizzare la lingua di <em>Song ‘e Napule</em> (Manetti Bros., 2013): quali siano le varietà o i codici in esso filmati, quali i ruoli che questi assumono al suo interno e nella costruzione dell’identità che il film narra a partire dal titolo stesso.</span></p> <p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: 'Garamond',serif;">Infine, come spesso accade, l’atto dell’indagine ha aperto un nuovo quesito e cercato in <em>Song ‘e Napule </em>i luoghi in cui il linguaggio filmico si appropria del fumetto come strumento registico e espressivo.</span></p> <p class="Standard" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: 'Garamond',serif;">The first objective of this paper is to analyze the language of Song 'e Napule (Manetti Bros., 2013): what are the varieties or codes filmed in it, what are the roles that they assume within it and in the construction of the identity that the film narrates starting from the title itself. As often happens, the act of investigation has opened a new question and sought in Song ‘e Napule the places where the filmic language appropriates comics as a directorial and expressive tool.</span></p> Marta Idini Copyright (c) 2024 Marta Idini https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0 2024-01-30 2024-01-30 7 1-2 68 104 10.54103/2532-1803/22394 One Piece transmediale: continuità e discontinuità lessicali nel passaggio tra manga, anime e live action https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/22395 <p>È trascorso più di un quarto di secolo dalla data di uscita del primo volume di <em>One Piece</em>, il manga creato da Eiichirō Oda. Negli anni successivi, il fumetto non solo si è attestato, a livello globale, come il più venduto di tutti i tempi, ma ha anche ispirato la creazione di prodotti multimediali diversi. Tra questi, spiccano per successo ottenuto, almeno all’interno del mercato mediale dell’Occidente, l’<em>anime</em>, e cioè la serie animata, andata in onda in Italia, sulle reti Mediaset, sin dal 2001, e la trasposizione in <em>live-action</em>, resa disponibile a partire dal 2023 sulla piattaforma Netflix. Viene dunque da chiedersi se il <em>medium</em> di partenza abbia effettivamente rappresentato un modello o un paradigma per le trasposizioni che da esso, come per gemmazione, sono derivate. A questo interrogativo si tenterà di rispondere nel corso del presente lavoro, provando a verificare la tenuta del testo reggente come guida per le opzioni linguistiche adottate nell’<em>anime</em> e nel <em>live-action</em>, mediante la rilevazione di convergenze e divergenze lessicali nel passaggio tra media diversi.</p> <p>More than a quarter of a century has passed since the release of the first volume of <em>One Piece</em>, the manga created by Eiichirō Oda. In the intervening years, this comic has not only established itself as the best-selling comic book of all time at a global scale, but it has also inspired the creation of different media products. Among these, the most successful, at least within the Western media market, are the <em>anime</em>, i.e. the animated series, broadcast in Italy, on the Mediaset networks, since 2001, and the <em>live-action</em> transposition, made available from 2023 on the Netflix platform. The question therefore arises as to whether the original medium has actually represented a model or a paradigm for the transpositions that have stemmed from it. In this paper, we will attempt to answer this question, by trying to verify the resilience of the original text as a guide for the linguistic options adopted in anime and live-action, through the detection of lexical convergences and divergences in the transition between different media.</p> Carolina Tundo Copyright (c) 2024 Carolina Tundo https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0 2024-01-30 2024-01-30 7 1-2 105 123 10.54103/2532-1803/22395 La scena finzionale della storia. "Maus" di Art Spiegelman https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/22396 <p>Nel 1981 esce Maus, di Art Spiegelman: un graphic novel che presenta, sul piano del rapporto tra linguaggio e immagine, una modalità innovativa e una connotazione autobiografica. La struttura narrativa si compone di diversi livelli, alternando le voci dei narratori. La drammatica vicenda vissuta dal padre di Art a Auschwitz viene rievocata attraverso un racconto i cui personaggi assumono le sembianze di animali. Le modalità narrative corrispondono a livelli temporali distinti, e danno luogo all’inclusione della realtà testimoniale all’interno di un universo finzionale. Parole e immagini costruiscono dialogicamente una narrazione polifonica e rivolgono uno sguardo critico sulla realtà storica dell’Olocausto.</p> <p>In 1981, Art Spiegelman's Maus was published: a graphic novel with an innovative mode and an autobiographical connotation in terms of the relationship between language and image. The narrative structure consists of several levels, alternating the voices of the narrators. The dramatic event experienced by Art's father in Auschwitz is evoked through a story whose characters take on the appearance of animals. The narrative modes correspond to distinct temporal levels, and give rise to the inclusion of testimonial reality within a fictional universe. Words and images dialogically construct a polyphonic narrative and turn a critical eye on the historical reality of the Holocaust.</p> Daniele Quadrio Copyright (c) 2024 Daniele Quadrio https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0 2024-01-30 2024-01-30 7 1-2 124 132 10.54103/2532-1803/22396 Media e gastronomia 2.0. Il lessico agro-alimentare tra neologismi e retrodatazioni https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/22399 <p class="western" align="justify"><span style="font-family: Garamond, serif;">Il presente contributo è suddivisibile in due parti. La prima parte, dopo due brevi introduzioni storico-generali, si prefissa essenzialmente due compiti: riportare alcuni degli ultimi neologismi nel campo del lessico agro-alimentare e dimostrare, attraverso la retrodatazione, come molte parole considerate nuove in realtà non siano così tanto “nuove”. Nella seconda parte i neologismi riportati sono analizzati dal punto di vista della formazione (derivati, prestiti, calchi, ecc.) e vengono indicati in quali edizioni dello Zingarelli compaiono o meno. A fine contributo sono presenti alcune considerazioni conclusive.</span></p> <p class="western" align="justify"><span style="font-family: Garamond, serif;">This paper can be divided into two parts. The first part, after two brief historical-general introductions, essentially sets itself two tasks: to report some of the latest neologisms in the field of agri-food lexicon and to demonstrate, through backdating, how many words considered new are actually not so "new." In the second part, the neologisms reported are analyzed from the point of view of formation (derivatives, loanwords, calques, etc.) and are indicated in which editions of the Zingarelli do or do not appear. At the end of the contribution are some concluding remarks.</span></p> <p class="western" align="justify"> </p> Davide D'Antonio Copyright (c) 2024 Davide D'Antonio https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0 2024-01-30 2024-01-30 7 1-2 133 162 10.54103/2532-1803/22399 La lingua dei daily podcast di informazione giornalistica: testate tradizionali e testate 2.0 a confronto https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/23133 <p class="western" align="justify"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span style="font-size: medium;">L’avvento di internet ha stravolto il giornalismo contemporaneo e a risentirne sono state soprattutto le modalità di produzione e di ricezione della notizia. In un mondo in cui ci si informa sempre meno e sempre più distrattamente, e in cui i giovani faticano ad informarsi tramite i canali tradizionali (giornali, telegiornali, giornali radio), i podcast si offrono come valido strumento al fianco del giornalismo. Questi, infatti, sono caratterizzati da un alto tasso di completamento, in controtendenza rispetto ad altre modalità informative, e vengono ascoltati da un pubblico mediamente giovane. </span></span><span style="font-family: Garamond, serif;"><span style="font-size: medium;">L’articolo si propone di indagare la lingua dei podcast quotidiani di informazione giornalistica comparando quelli pubblicati da testate tradizionali e quelli pubblicati da testate “2.0” (nate sul web, se non direttamente sui social). I risultati mostrano una sostanziale comunanza linguistica, inseribile a pieno titolo nell’ambito dell’italiano (radio)giornalistico, ma, al contempo, anche alcune notevoli differenze associate soprattutto alle “tecniche di ingaggio”, ossia quell’insieme di espedienti linguistici utilizzati per catturare e mantenere l’attenzione dell’ascoltatore il più a lungo possibile.</span></span></p> Arianna Ferioli Copyright (c) 2024 Arianna Ferioli https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0 2024-04-26 2024-04-26 7 1-2 163 186 10.54103/2532-1803/23133 Debora De Fazio e Pierluigi Ortolano, La lingua dei Meme, Carocci, Roma, 2023. https://riviste.unimi.it/index.php/LCdM/article/view/22400 Francesca Rodolico Copyright (c) 2024 Francesca Rodolico https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0 2024-04-26 2024-04-26 7 1-2 187 189 10.54103/2532-1803/22400