Le nere "sottanine" e la "congiura del silenzio": lingua e immagini nelle polemiche giornalistiche sul "Gruppo Femminile Calcistico" milanese (1933)
DOI:
https://doi.org/10.13130/2532-1803/9346Abstract
L’articolo indaga le modalità verbali e iconografiche usate dai giornali sportivi dell’epoca per raccontare la vicenda del Gruppo Femminile Calcistico (GFC), un gruppo di coraggiose ragazze che nella Milano fascista del 1933 tentò di organizzare la prima società calcistica femminile in Italia.
Dopo una prima parte dedicata al mondo delle “tifose” (supporters ancora passive del calcio maschile dell’epoca) [2], l’articolo presenta l’analisi di una serie di lettere ai giornali sportive dell’epoca, grazie alle quali la portavoce del GFC ebbe modo di difendere le ragioni del il neonato gruppo [3], grazie anche al supporto di un apposito testo programmatico (il “programma”) [4]. Vengono poi analizzati due diversi approcci da parte degli inviati (maschili) di due giornali sportivi dell’epoca (La Gazzetta dello Sport e Il Calcio Illustrato) [5], soffermandosi poi sulle interessantissime interviste alle calciatrici proposte dal secondo [6]. Si passa quindi all’analisi intertestuale dell’articolo autobiografico di una cestista milanese (sfruttata probabilmente dal regime in chiave anti-GFC) [7], per poi concludere con un piccolo studio sulla rappresentazione visiva (fotografie, vignette e relative didascalie) della donna sportiva in Italia in quell’epoca [8].
The essay analyses the verbal and iconographical tools used by sport magazines to tell their audience about GFC (Gruppo Femminile Calcistico, ‘Women Football Club’), a group of brave girls who tried to organize, in 1933 Fascist-Milan, the first female football club in Italy.
After a first part about the social phenomenon of tifose (‘female supporters’ of contemporary male football, not yet active players) [2], the essay analyses some letters written to sport magazines by the mouthpiece of GFC: she wrote them in order to stand up for the new-born group [3], quoting GFC’s manifesto, called programma [4]. Then the analysis of the different ways sport journalists of La Gazzetta dello Sport and of Il Calcio Illustrato used to write about GFC’s matches [5] comes; the second journalist conducted some interesting Il Calcio Illustrato interviews with the female players [6]. Intertextuality would be very useful to understand a contemporary autobiographical article by a female basketball player: she was most likely exploited by the Fascist regime against GFC [7]. The last part of the essays is about the iconographical representation (photos and captions, cartoon and captions) of the sport woman in 1930s’ Italy [8].
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