AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica
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<p>La rivista «AOQU. Achilles Orlando Quixote Ulysses» nasce dall’esperienza di un gruppo di ricerca sul poema in ottave come ricettore di generi. Essa si propone quale luogo di confronto sul modello epico nei suoi confini più allargati, fra spinte innovative e persistenze profonde: come sistema valoriale, proiezione di sé sulla storia e sulla società, auto-identificazione in rapporto all’altro, ideologia e immaginario; e naturalmente come genere caratterizzato da costanti e diffrazioni, e ripercorribile nel suo articolato manifestarsi – non necessariamente in forma letteraria – fino al presente.</p> <p>«AOQU» è dunque aperta a contributi di carattere scientifico in Italiano, Inglese, Francese, Spagnolo, sul ruolo dell’epica (come genere o come registro) nei differenti sistemi culturali, e prevede anche numeri monografici su specifici aspetti e questioni.</p> <p> </p>Milano University Pressit-ITAOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica2724-3346Premessa
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<p> </p> <p> </p> <p> </p>Guglielmo BarucciSandra CarapezzaMichele ComelliCristina Zampese
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2024-07-012024-07-015171010.54103/2724-3346/23994Réécrire Homère et Virgile pour l'Opéra: les tragédies en musique de Campistron et Fontenelle analysées au prisme de la Querelle des Anciens et des Modernes (1687-1690)
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<p>Au tournant des années 1690, les épopées d’Homère et Virgile font pour la première fois leur incursion dans les sujets des tragédies destinées à l’Académie royale de musique, en pleine Querelle des Anciens et des Modernes. Si <em>Achille et Polyxène</em> (Campistron/Collasse, 1687) renoue en partie avec les grandes conceptions aristotéliciennes de la tragédie, <em>Énée et Lavinie</em> (Fontenelle/Collasse, 1690) se veut une réécriture moderne, évacuant toute la dimension héroïque de l’original virgilien au profit des codes du roman contemporain. Ces deux œuvres montrent l’envie de renouveler un genre pour les auteurs de paroles, aboutissant <em>de facto</em> à de nouvelles situations dramaturgiques pour le musicien.</p>Clément Stagnol
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2024-07-012024-07-0151113510.54103/2724-3346/23995«A cui non manca che la fortuna d’avere avuto il natale in tempo più felice»: “La Teseide” di Teresa Bandettini (1805)
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<p>Nonostante Teresa Bandettini (1763-1837) sia stata celebrata, in vita e dai posteri, soprattutto per il suo talento di poetessa estemporanea, che le valse l’ammissione in Arcadia con il nome di Amarilli Etrusca, le sue ambizioni erano riposte nella poesia "pensata": in particolare nel poema epico-mitologico <em>La Teseide</em>, edito nel 1805 e oggi quasi dimenticato. Nel contributo si entrerà nel laboratorio del testo e si evidenzieranno gli aspetti che sul piano della materia, dell’impostazione narrativa e dello stile denotano l’adesione integrale di Amarilli a una poetica classicista. Nello specifico si esamineranno l’articolazione narrativa del poema e la caratterizzazione del personaggio di Teseo, e si offriranno alcuni esempi di riscrittura dai classici latini e volgari, la cui strategia potrebbe essere stata condizionata anche dall’esperienza di improvvisatrice della poetessa.</p>Giada Guassardo
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2024-07-012024-07-0151377310.54103/2724-3346/23997«Ti muova il pianto che dai lumi io verso». Modelli epici in Fortunata Sulgher Fantastici
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<p>Il presente contributo si propone di indagare i modelli, le fonti e le forme di una parte della produzione poetica della livornese Fortunata Sulgher Fantastici, detta Temira Parraside in Arcadia. Dopo aver tracciato i contorni del contesto culturale nel quale si inserisce l’acclamata improvvisatrice, si propone una piccola rassegna dei testi di soggetto omerico e virgiliano nei suoi <em>Componimenti poetici</em> del 1785, poi ripubblicati in <em>Poesie</em> nel 1794. Si procederà dunque con l’analisi dei componimenti: attraverso i personaggi di Andromaca, Briseide, Achille, Penelope e Didone, si tesse una trama di ritorni al passato risultante da un uso sapiente e incrociato dei modelli, che rendono il discorso lirico di Sulgher perfettamente coerente con la cultura del suo tempo.</p>Anna NegriGiulia Maria Romano
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2024-07-012024-07-01517510210.54103/2724-3346/23998Note sul riuso dell’epica classica nella poesia del secondo Settecento. Il "Giorno” di Parini e gli “Amori” di Savioli
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<p>L’intervento propone una riflessione sulle riprese dell’epica classica nella poesia del secondo Settecento attraverso un’indagine sulla ricontestualizzazione di motivi e immagini negli <em>Amori</em> di Savioli e nel <em>Giorno</em> di Parini. In un secolo in cui il genere fu molto poco praticato si assistette tuttavia a un massiccio recupero della classicità non soltanto sotto l’aspetto linguistico e sintattico, ma anche tematico, con frequente ripresa di immagini mitologiche. Entro questo quadro lo studio condotto ha cercato di individuare le forme di recupero e di riuso dell’epica classica, spesso identificabili con la ripresa di scene risemantizzate in chiave non solo più comunemente encomiastica, ma anche ironica e satirica, o ancora metaforica, talvolta impiegate per impreziosire scene di marcato gusto settecentesco.</p>Barbara Tanzi Imbri
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2024-07-012024-07-015110312010.54103/2724-3346/24000Sulle modalità e sulla cronologia della versione montiana dell’“Iliade”: le prime prove conosciute in vista dell’“editio princeps”
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<p>Sulla scorta dello studio mirato delle varianti genetiche dagli abbozzi di versione poetica consegnati all’autografo della lezione pavese sul libro X dell’<em>Iliade</em>, si ricostruisce l’orizzonte “pragmatico” della ricezione omerica di Vincenzo Monti nei primi anni dell’Ottocento sia rispetto agli antecedenti di Samuel Clarke e di Melchiorre Cesarotti sia rispetto alle istanze “neoclassiche” parallele e complementari di Ugo Foscolo, con nuove acquisizioni e spunti di riflessione per la cronologia aggiornata dell’intero volgarizzamento in vista della <em>princeps</em> (Brescia, dai torchi di Nicolò Bettoni) del 1810-1811.</p>Luca Frassineti
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2024-07-012024-07-015112116410.54103/2724-3346/24001La «stupenda macchina volante»: l’“Areostiade” di Vincenzo Lancetti tra modernità e recupero dell’antico
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<p>Le prime esperienze con i palloni aerostatici dei fratelli Montgolfier, avvenute nel 1783, ovvero negli ultimi anni dell’ormai spirante ancien régime, non mancarono di catturare l’attenzione dell’opinione pubblica: artisti e letterati contribuirono a diffondere la fascinazione per la nuova invenzione grazie alle loro stampe, osservazioni tecniche sul volo, opere letterarie. In Italia Vincenzo Monti celebrerà il «volator naviglio» nella sua ode <em>Al signor di Montgolfier</em>. Un altro letterato, Vincenzo Lancetti (1766-1851), membro dell’Accademia dei Trasformati, allievo di Giuseppe Parini e in rapporti con lo stesso Monti, Ugo Foscolo, Carlo Porta, dedicherà all’ascensione aerostatica un intero poema, l’<em>Areostiade</em> (1803). Questo intervento si propone di leggere il poema lancettiano prestando particolare attenzione alle scelte stilistiche dell’autore, che dimostra di saper trattare le conquiste dell’immaginario e del progresso guardando anche alla tradizione classica, utile serbatoio di immagini mitologiche e modello formale per i momenti più alti dell’opera.</p>Jacopo Narros
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2024-07-012024-07-015116518110.54103/2724-3346/24002D’après ou après l’antique? L’“Hermès” et “L’Amérique” d’André Chénier ou l’épopée au risque de la philosophie
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<p>Poète du retour à l’antique qui investit l’Europe à la fin du XVIII<sup>e</sup> siècle, André Chénier est aussi l’auteur de deux épopées «modernes», l’<em>Hermès</em> et <em>L’Amérique</em>, où il voyait son entreprise majeure. Sous sa plume, l’épique devient une exploration du savoir, sans se confondre pour autant avec la poésie didactique. Porteuses d’une visée philosophique héritée des Lumières, les deux œuvres déplacent les frontières du genre, en redéfinissant potentiellement ses contenus et ses codes. Potentiellement, puisqu’elles sont restées l’une et l’autre à l’état de chantier, preuve s’il en est des contradictions où elles sont enserrées, ce qui les rendait peut-être irréalisables. En effet, si l’objectif du poète est résolument moderne, la référence aux textes de l’Antiquité reste incontournable à ses yeux, comme modèles génériques et sources d’inspiration dont les modernes ne laissent pas d’être tributaires. L’épopée antique se prête-t-elle à définir l’épos auquel la modernité aspire?</p>Gauthier Ambrus
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2024-07-012024-07-015118320810.54103/2724-3346/24003Ossian sessant’anni dopo Cesarotti. Una traduzione di “Oinamora” da Giovanni Torti (1825)
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<p>La traduzione cesarottiana delle <em>Poesie di Ossian</em> risaputamente introduce in Italia alcuni stilemi, immagini e movenze linguistiche che saranno poi il seme della nuova sensibilità romantica. Nel 1825 Giovanni Torti, poeta di formazione pariniana “convertitosi” poi al Romanticismo, pubblica la traduzione di uno dei meno noti poemi epici dell’Ossian: <em>Oinamora</em>. Il testo base della traduzione non sarà però quello inglese di Macpherson, come per Cesarotti, bensì una più tarda traduzione latina di area inglese (1807), pubblicata con il testo a fronte di quello che vorrebbe essere l’originale celtico. L’articolo intende confrontare le due traduzioni (Cesarotti 1772 - Torti 1825) per metterne in luce le differenti scelte metriche, stilistiche e linguistiche, e per ragionare sui diversi modelli epici di riferimento; nel tentativo di restituire un’istantanea dello sviluppo del nuovo gusto poetico italiano, osservato a sessant’anni di distanza da quel fenomeno letterario unico che fu la pubblicazione delle <em>Poesie di Ossian</em> tradotte dall’abate Melchiorre Cesarotti.</p>Maria Maffezzoli
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2024-07-012024-07-015120925310.54103/2724-3346/24004Arcadia iuxta propria principia
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<p>Il saggio presenta la sezione dedicata a<em> L'antichità nello specchio dell'Arcadia: lingua, poesia, arti</em></p>Maurizio Campanelli
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2024-07-012024-07-015125726110.54103/2724-3346/24007Sul Palatino. Dal regno di Evandro alla Repubblica d’Arcadia
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<p>Il manoscritto 16 dell’Accademia dell’Arcadia contiene una <em>Genealogia</em> e un <em>Albero Genealogico dei Re d’Arcadia</em>. Le carte risalgono, con tutta probabilità, ai primi anni di vita dell’Accademia, ossia al periodo in cui gli Arcadi stavano scrivendo una succinta storia d’Arcadia, in cui ripercorrevano le tappe attraverso le quali si era strutturata come una Repubblica a partire dalle sue origini leggendarie, ovvero da quando Evandro era giunto sul Palatino insieme agli Arcadi fuggiti dalla loro terra. La riforma del tempo e la creazione di una Efemeride di ispirazione greca, così come il ricordo del culto dei numi indigeti, rispondono entrambi all’istanza dei fondatori di dare al consesso una prestigiosa origine mitologica. Una tale eredità non tardò a manifestarsi nella prosa e nella poesia dell’Accademia, soprattutto in quei componimenti che gli Arcadi lessero presso il Bosco Parrasio sul Palatino, luogo in cui arrivarono, al pari di Evandro, dopo varie peregrinazioni e dove avrebbero promulgato le Leges nel 1696.</p>Elisabetta Appetecchi
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2024-07-012024-07-015126328010.54103/2724-3346/24008«In versi latini all’improviso composti»: primi appunti per una storia della poesia estemporanea latina in Arcadia
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<p>Nel delineare un profilo della poesia estemporanea in latino in Arcadia, con particolare attenzione ai custodiati di Crescimbeni (1690-1728) e Morei (1743-1766), il saggio propone un’analisi dettagliata della documentazione, in parte già nota in parte sommersa, per puntare l’attenzione su alcuni testi latini estemporanei degli arcadi Antonio de’ Felici, Antonio Somai, Antonio Re da Roma e Pietro Antonio Petrini, giunti a stampa; di questi si fornisce l’edizione, la traduzione e un commento delle fonti. Infine, rilevata l’eccezionalità e l’importanza di queste testimonianze – di cui si segnalano anche altre manoscritte, oggetto di lavori in corso – lo studio vuole riflettere sulle modalità di circolazione e fruizione della poesia estemporanea, pur nella difficoltà oggettiva di inquadrare il fenomeno nella sua interezza.</p>Lucrezia Arianna
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2024-07-012024-07-015128130110.54103/2724-3346/24009«Imitando i prischi atleti». Antico e moderno nei “Giuochi Olimpici” in Arcadia
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<p>A partire dagli studi di Bilinski sui <em>Giuochi olimpici</em> in Arcadia, l’articolo si propone di approfondire le prime edizioni della competizione, fondamentali al fine di comprendere la costruzione dell’ideale arcadico di miglioramento del passato, calato nella contemporanea <em>querelle des anciens et des modernes</em>. Attraverso lo studio del materiale manoscritto conservato presso la Biblioteca Angelica, tutt’ora in gran parte inedito, viene ricostruita la prima edizione dei <em>Giuochi</em>, celebrata nel 1697, e poi stampata con significative variazioni all’interno dell’Arcadia crescimbeniana (1708). Successivamente, tramite il confronto con le stampe successive, vengono sottolineati i punti di continuità e di cambiamento, con lo scopo di evidenziare come la competizione costituisca un punto di vista privilegiato al fine dello studio dei rapporti del consesso con il contesto della Roma curiale.</p>Stefano Crescenzi
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2024-07-012024-07-015130331510.54103/2724-3346/24011