Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos <p>Questa rivista vuole celebrare il mare Mediterraneo e contribuire a sviluppare temi, studi e immaginario che il cratere firmato dal greco Aristonothos ancora oggi evoca. Deposto nella tomba di un etrusco, racconta di storie e relazioni fra culture diverse che si svolgono in questo mare e sulle terre che unisce.</p> <p>Nata nel 2007, in versione cartacea, come collana in cui venivano pubblicati atti di convegno e volumi miscellanei, dal 2010 è anche online sulla piattaforma OJS dell'Università degli Studi di Milano. Dal 2020 Aristonothos si è infine trasformata in rivista, accogliendo articoli da parte di studiosi di discipline antichistiche con particolare riferimento alle culture del bacino del Mediterraneo e costituendo una sede dove possano confluire ricerche e contributi innovativi e originali.</p> Milano University Press it-IT Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico 2037-4488 <p>Gli Autori mantengono i diritti sulla loro opera e cedono alla Rivista il diritto di prima pubblicazione dell’opera, contemporaneamente licenziata sotto una <a href="http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/">Licenza Creative Commons - Attribuzione 4.0 Internazionale</a> che permette ad altri di condividere l’opera indicando la paternità intellettuale e la prima pubblicazione su questa Rivista. Gli Autori concedono inoltre il diritto perpetuo di distribuirla gratuitamente al pubblico su qualsiasi supporto e in qualunque parte del mondo, ivi compresa la comunicazione al pubblico tramite il sito Web della Rivista.</p> <p>Gli Autori possono aderire ad altri accordi di licenza non esclusiva per la distribuzione della versione dell'opera pubblicata (es. depositarla in un archivio istituzionale o pubblicarla in una monografia), a patto di indicare che la prima pubblicazione è avvenuta su questa Rivista.</p> <p>Gli Autori mantengono il diritto di diffondere ad accesso aperto, tramite il proprio sito web o tramite un archivio istituzionale o disciplinare, l’opera dal momento della sua pubblicazione.</p> <p>Gli Autori mantengono il diritto di creare opere derivate e di riprodurre, distribuire, eseguire o mostrare pubblicamente la propria opera in occasione di docenze, conferenze o presentazioni, o altre opere di natura scientifica e attività professionali esplicitando la sede di pubblicazione.</p> <p>Gli Autori rinunciano, d’accordo con l’Editore, a qualunque eventuale forma di remunerazione accordata dalla normativa nazionale vigente ad autori ed editori per i diritti di reprografia a scopo non di lucro e prestito bibliotecario.</p> Una conferenza di Marco Rendeli: Sulle sponde del Tirreno https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21494 <p>La produzione scientifica e gli interessi di Marco Rendeli spaziavano dall’Etruria alla Sardegna, dalla cultura materiale ai processi di formazione urbana. Il tutto sempre con grande intelligenza, originalità e quella visione aperta che è propria di chi sa fare ricerca spingendosi oltre le frontiere consuete per esplorare sempre nuovi orizzonti. Ha avuto il merito di analizzare approfonditamente e in maniera innovativa i rivoluzionari processi in atto tra la fine del II e l’inizio del I millennio a.C. nell’area della penisola italiana e della Sardegna. Ha studiato con genialità le statue di Mont’e Prama e ha scoperto in nuce il primo spazio pubblico di un emporio nuragico aperto alle componenti mediterranee (Sant’Imbenia). Il 28/29 ottobre 2022, pochi giorni prima di lasciarci, a Barumini aveva organizzato un incontro internazionale: “Al di là del mare. Etruria e Sardegna in mille anni di storia”. È venuto spontaneo quindi alle organizzatrici della presentazione del Quaderno 7 di “Aristonothos”: Sulle sponde del Tirreno. Scritti di Archeologia in memoria di Alessandro Bedini (Roma 9 giugno 2022, Fondazione Besso), di invitare a discuterne Marco Rendeli, che si è mostrato come in diverse altre occasioni pienamente disponibile. Attraverso le parole della sua presentazione si riconosce a pieno l’amico vulcanico, coinvolgente e stimolante.</p> <p><em>Gilda Bartoloni</em></p> <p>con <em>Giovanna Bagnasco Gianni</em> e <em>Federica Cordano</em></p> Gilda Bartoloni Giovanna Bagnasco Gianni Federica Cordano Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 7 16 10.54103/2037-4488/21494 Note preliminari sull’Eracle del Museo d’Arte della Fondazione Luigi Rovati https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21458 <p>Della statua in terracotta di Eracle conservata nel Museo d’Arte rimane la testa coperta dalla leonté e parte del busto. La provenienza dell'opera è sconosciuta, ma il suo inquadramento stilistico e formale suggerisce una datazione entro la metà del IV secolo a.C. e un’attribuzione a ambiente etrusco-laziale. L’insieme della fronte ampia, del mento pronunciato nel quale si inscrivono tratti del volto di dimensioni contenute e la leonté simile più a un elmo sembrano distaccare questa particolare apoteosi dalle altre finora note.</p> <p> </p> <p>The head covered by the lionskin, and part of the bust are what remains of the terracotta statue of Heracles preserved in the Art Museum. The provenience of the work is unknown, but its stylistic and formal details suggest an attribution to an Etrusco-Latial environment of the fourth century BCE. The combination of the broad forehead with the pronounced chin, in which are inscribed facial features of smaller dimensions, and the helmet-like lionskin seem to distinguish this particular apotheosis from the others known so far.</p> Giovanna Bagnasco Gianni Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 17 50 10.54103/2037-4488/21458 Un’olpe attica del Pittore di Taleides dal ‘complesso monumentale’ di Tarquinia https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21483 <p>Oggetto del presente studio è un’olpe attica a figure nere rinvenuta in frammenti all’interno di un bothros presso il ‘complesso monumentale’ di Tarquinia. Il vaso, in base a morfologia e stile, riporta alle olpai prodotte dalla cerchia di Amasis ed è attribuibile al Pittore di Taleides. Il contesto di rinvenimento e la mancanza del piede, intenzionalmente staccato, inducono a supporre che l’olpe sia stata impiegata nelle azioni connesse al riempimento del bothros e successivamente ivi deposta, forse ritualmente frantumata.</p> <p> </p> <p>The present study will analyse the discovery of an Attic black-figured fragmentary olpe, which was found inside a bothros at the ‘monumental complex’ of Tarquinia. According to its shape and decoration it appears to belong to the olpai associated with the Amasis workshop, and it has been assigned to the Taleides Painter. Both the area where it was unearthed and the fact that part of the foot of the olpe is intentionally missing, suggest a connection with the rituals of the filling of the bothros where it was then deposed and perhaps even ritualistically broken.</p> Cristina Ridi Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 51 112 10.54103/2037-4488/21483 Osservazioni morfonologiche e formule di possesso della tomba Regolini-Galassi https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21484 <p>Un’accurata analisi, fondata sulle evidenze morfonologiche dell’etrusco, conferma ancor oggi l’omonimia delle forme del genitivo marcate con il suffisso -ia (con varianti) aggiunto a prenomi maschili con terminazioni che selezionano tale morfo o a prenomi femminili caratterizzati dalla presenza del suffisso di mozione -i. In particolare, nel caso della tomba Regolini-Galassi, essendo impiegato, per le formule di possesso, il solo prenome in genitivo, senza “nome aggiunto” o altri elementi potenzialmente disambiguanti, permane l’indecidibilità, per quanto concerne il piano epigrafico-linuistico, sullo scioglimento di <em>larθia</em> come genitivo del maschile <em>Larθ</em> o del femminile <em>Larθi.</em></p> <p> </p> <p>An accurate analysis, based on morphonological evidence, still confirms the homonymy of the Etruscan genitive forms -ia added to masculine first names with endings that select this morph or to feminine first names characterized by the presence of the gender suffix -i. In particular, in the case of the Regolini-Galassi tomb, since only the forename in genitive is used for the formulas of possession, without any “added name” or other potentially disambiguating elements, the undecidability remains, as far as the epigraphic-linguistic level is concerned, on the interpretation of <em>larθia</em> as genitive of the masculine <em>Larθ</em> or the feminine <em>Larθi.</em></p> Giulio M. Facchetti Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 113 122 10.54103/2037-4488/21484 The 'Baseball' Siglum on Black Gloss Pottery from Vescovado di Murlo https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21485 <p>Nel 1960, due tombe a camera sono state scoperte durante la costruzione dell’area di Tinoni a Vescovado di Murlo. Vari esempi di ceramica nera lucida sono stati recuperati dalle tombe, 43 dei quali sono graffiti con sigla alfabetici e non. Un siglum si distingue per la frequenza con cui ricorre (12 volte) e per la sua forma unica; assomiglia alla forma di una palla da baseball. In questo articolo indaghiamo il <em>siglum</em> ‘baseball’, discutendo la sua collocazione all’interno della ceramica e descrivendone la variazione nella forma. Data la frequenza e la forma unica del <em>siglum,</em> sospettiamo che avesse una funzione speciale per i membri della famiglia sepolti nelle tombe dei Tinoni.</p> <p> </p> <p>In 1960, two chamber tombs were discovered during construction in the Tinoni area of Vescovado di Murlo. Many examples of black gloss pottery were recovered from the tombs, 43 of which were scratched with alphabetic and non-alphabetic sigla. One <em>siglum</em> stands out for the frequency with which it occurs (12 times) and for its unique shape; it resembles the form of a baseball. In this paper, we investigate the ‘baseball’ <em>siglum,</em> discussing its placement on the interior of the pottery and describing its variation in form. Given the frequency and the unique form of the siglum, we suspect that it had a special function for family members buried in the Tinoni tombs. We conclude the paper by speculating about this possibility.</p> Eóin O'Donoghue Rex Wallace Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 123 145 10.54103/2037-4488/21485 Ancora due sepolture con ceppi https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21486 <p>Vengono presentate due sepolture inumate: da San Giuliano di Puglia (Campobasso) (seconda metà del VI secolo a.C.) e da Santa Lucia di Serino (Avellino) I secolo a.C.-I secolo d.C.). In ambedue sono stati ritrovati ceppi in ferro. A San Giuliano la sepoltura, bisoma, era di una donna e di un giovane, forse affetto da epilessia; i ceppi non erano indossati, come assai raramente è altrove documentato; e uno di questi era stato aperto. A Santa Lucia di Serino si tratta di un <em>compeditus,</em> molto probabilmente adibito a lavori agricoli pesanti.</p> <p> </p> <p>Two inhumed graves are presented: from San Giuliano di Puglia (Campobasso) (second half of the VI Century B.C.) and from Santa Lucia di Serino (Avellino) (I Century B.C. - I Century A.D.). In both iron shackles were found. In San Giuliano, the grave, bisomus, was of a woman and of a young man, perhaps suffering from epilepsy; the shackles were not worn, as very rarely documented elsewhere, and one of them had been opened. In Santa Lucia di Serino it is the grave of a <em>compeditus,</em> most likely assigned to heavy agricultural works.</p> Pietro Giovanni Guzzo Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 147 159 10.54103/2037-4488/21486 Il grano di Psammetico e l’oro di Paapis: in margine a Filocoro e a due frammenti comici https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21487 <p>In questo contributo l’autrice legge alcune fonti letterarie e storiche pervenuteci - in particolar modo Filocoro FGrHist 328 F 119 - riguardanti un donativo di grano inviato nel 445/4 agli Ateniesi da parte di Psammetico, un principe di discendenza libica, alla luce delle relazioni culturali e commerciali tra l’Egitto achemenide e Atene nel quinto secolo a.C. Offre anche una nuova analisi di un verso dalle Tracie di Cratino (fr. 76 K.-A.), che contiene forse un riferimento non a questo dono di Psammetico, ma alle coppe d’oro appartenute al mercante egizio Paapis, menzionato esplicitamente sia in IG II², 1383, sia in un frammento di una commedia di Leucone (fr. 1 K.-A.).</p> <p> </p> <p>In this paper the author reads some surviving literary and historical sources - in particular Philoch. FGrHist 328 F 119 - concerning a gift of corn sent in 445/4 to the Athenians by Psammetichus, a prince of Lybian descent, in the light of the cultural and trade relations between Achaemenid Egypt and Athens in the fifth century BC. She also offers a new analysis of a verse from Cratinus’ Thracian Women (frg. 76 K.-A.), which perhaps contains a reference not to this gift by Psammetichus, but to the golden cups that belonged to the Egyptian merchant Paapis, explicitly mentioned both in IG II² 1383 and in a fragment from a Leucon’s play (frg. 1 K.-A.).</p> Anna Sofia Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 161 176 10.54103/2037-4488/21487 Le parole delle anfore commerciali arcaiche https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21488 <p>Gli scavi di Paola Pelagatti nella prima necropoli di Camarina hanno portato in luce 657 anfore da trasporto di diversa provenienza, riutilizzate per altrettante sepolture infantili. Molte di esse sono già note, soprattutto quelle recanti delle iscrizioni, esse saranno oggetto della pubblicazione definitiva da parte di J.Ch. Sourisseau.</p> <p> </p> <p>Paola Pelagatti’s excavations in the first necropolis of Camarina brought to light 657 transport amphorae of various origins, reused for as many infant burials. Many of them are already known, especially those bearing inscriptions, they will be the subject of the definitive publication by J.Ch. Sourisseau.</p> Federica Cordano Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 177 188 10.54103/2037-4488/21488 Epigraphic habit a Segesta. Aspetti civici e sociali https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21489 <p>Lo studio delle iscrizioni greche di Segesta consente di presentare alcune considerazioni sulla prassi epigrafica dei Segestani. Il presente contributo intende mettere in rilievo innanzitutto la tendenza di Segesta a privilegiare il greco come lingua e, di conseguenza, come scrittura, ancora fino al I secolo a.C., quando la città elima era ormai da due secoli sotto il dominio romano. La cronologia delle iscrizioni mostra poi un certo appiattimento della documentazione al II secolo a.C. Questo dato, insieme all’analisi delle diverse tipologie di documenti, da cui emerge una netta prevalenza delle iscrizioni onorarie, consente di comprendere meglio l’evoluzione<br />della vita pubblica e lo sviluppo urbano della polis di Segesta, e più in generale il rapporto tra l’élite cittadina e la scrittura.</p> <p> </p> <p>The study of the Greek inscriptions of Segesta allows us some considerations on the epigraphic habit of the Segestans. The present contribution aims at highlighting first of all the tendency of Segesta to favour Greek as a language and, consequently, as writing, even until the 1st century BC, when the Elymian city had been under Roman rule for two centuries. The chronology of the inscriptions then shows a certain flattening of the documentation to the 2nd century BC. This datum, together with the analysis of the different types of documents, from which emerges a prevalence of honorific inscriptions, allows us to better understand the evolution of public and urban life in the polis of Segesta and more generally the relationship between civic elite and writing.</p> Donatella Erdas Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 189 215 10.54103/2037-4488/21489 Locri prima delle Tavole di Locri: istituzioni e strutture civiche tra VII e V sec. a.C. https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21492 <p>Le fonti letterarie testimoniano la persistenza dell’assetto costituzionale locrese fino alla metà del IV sec. a.C., frutto del codice di leggi attribuite a Zaleuco. Al contrario, la critica è concorde nel ritenere che almeno alcune istituzioni documentate nelle 37 Tavole bronzee databili tra IV e III a.C., quali le tribù e le fratrie, rappresentino la persistenza di tali elementi sotto il regime democratico sorto in seguito alla cacciata di Dionisio II. In particolare è legittimo domandarsi se le sigle anteposte ai nomi dei magistrati, che<br />riflettono le unità civiche nelle quali i cittadini locresi erano registrati, siano davvero una creazione recenziore o se invece testimonino anch’esse un elemento di continuità rispetto all’epoca precedente.</p> <p> </p> <p>Literary sources testify to the persistence of the Locrian constitutional order until the mid-4th century BC, based on the code of laws attributed to Zaleuco. Conversely, critics agree that at least some institutions documented in the 37 bronze tablets datable between IV and III BC, such as tribes and phratries, represent the persistence of these elements under the democratic regime that arose following the expulsion of Dionysius II. In particular, it is legitimate to ask whether the acronyms placed before the names of the magistrates, which reflect the civic units in which the Locrian citizens were registered, are really a recent creation or if instead they too testify to an element of continuity with respect to the previous era, as some epigraphic documents would suggest.</p> Lavinio Del Monaco Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 217 236 10.54103/2037-4488/21492 Retribuzione, alimentazione e qualità della vita nei cantieri dei santuari greci in età classica. Una nota https://riviste.unimi.it/index.php/aristonothos/article/view/21493 <p>L’articolo esamina alcuni aspetti relativi alla retribuzione dei lavoratori nei cantieri pubblici ateniesi durante l'età classica. Esso prende in considerazione anche delle fonti epigrafiche attiche di età classica, relative all'alimentazione degli artigiani, in rapporto con dati desunti da documenti cretesi e delfici. Si mettono infine in luce dettagli inerenti il trattamento di operai e artigiani di condizione libera<br />e schiavile nel quadro dei lavori edilizi.</p> <p> </p> <p>The article deals with some aspects related to the salary of workers in the Athenian building projects during the Classical Age. It also takes into consideration some Attic epigraphic sources dating to the Classical Age, relating to the diet of the artisans, comparing them with Cretan and Delphic inscriptions. Finally, some details relating to the treatment of free men and slaves, as ergatai, in the context of public works are discussed.</p> Giovanni Marginesu Copyright (c) 2023 Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2023-10-19 2023-10-19 19 237 262 10.54103/2037-4488/21493