Connessioni remote. Artivismo_Teatro_Tecnologia https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote <p id="putsliderhere">Rivista scientifica e di fascia A (per il settore 10/C1) del <strong>Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali</strong> diretta da Anna Monteverdi sul rapporto tra <strong>tecnologia, arte visiva e teatro</strong> in un'ottica di <strong>artivism</strong><strong>. </strong>Si ispira alla pratica tecno-politica di <strong>Giacomo Verde </strong><em>.</em></p> Università degli Studi di Milano it-IT Connessioni remote. Artivismo_Teatro_Tecnologia 2724-2722 Editoriale Connessioni Remote 6 https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22657 <p>Editoriale Connessioni Remote 6</p> Laura Gemini Anna Maria Monteverdi Copyright (c) 2023 Laura Gemini, Anna Maria Monteverdi https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22657 Le arti performative tra tecnologie digitali e dinamiche del Metaverso. Introduzione https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22658 <p>Le arti performative tra tecnologie digitali e dinamiche del Metaverso. Introduzione al numero 6 di Connessioni Remote</p> Federica Patti Copyright (c) 2023 Federica Patti https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22658 OTONI - Oggetti Teatrali Online Non-Identificati https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22459 <p class="AbstracteBio">Negli anni della pandemia, si è assistito a un’ampia sperimentazione nel campo dello spettacolo dal vivo, che ha visto la nascita di nuove forme artistiche sfruttando le potenzialità, ma anche i limiti, delle piattaforme digitali. Questo saggio si propone di delineare la natura degli Oggetti Teatrali Online Non Identificati (OTONI) come una realtà distintiva, analizzandoli attraverso il concetto di mediatizzazione. La mediatizzazione degli OTONI coinvolge sia la loro forma drammaturgica sia quella performativa, caratterizzandosi per un nuovo tipo di patto empatico con lo spettatore, per la loro natura deterritorializzata ed effimera <em>now everywhere</em>, e per l'assimilazione di logiche e linguaggi digitali sia nella strutturazione formale che nella drammaturgia.</p> Giovanni Boccia Artieri Copyright (c) 2023 Giovanni Boccia Artieri https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22459 Sperimentazioni teatrali nell’ambiente virtuale: le creazioni digitali di Giacomo Lilliù/Collettivo Ønar https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22047 <p><span style="font-weight: 400;">A partire dalle sperimentazioni online degli artisti e delle artiste delle </span><em><span style="font-weight: 400;">performing arts </span></em><span style="font-weight: 400;">durante il biennio pandemico (Gemini, Brilli, Giuliani, 2020; Monteverdi, 2023) si osserva oggi il consolidarsi dell’esperienza di alcuni degli «emergency experimenters» (Brilli, Gemini, Giuliani, 2022) che continuano a mettere alla prova differenti gradienti di </span><em><span style="font-weight: 400;">liveness</span></em><span style="font-weight: 400;"> teatrale (Gemini, Brilli, 2021) per attivare nuove «dinamiche di connessione e coinvolgimento del pubblico» (Patti, 2021). Questi progetti innovativi, che si muovono tra performance, piattaforme e pubblici connessi, interrogano la natura dei dispositivi digitali per ricontestualizzare dinamiche e pratiche teatrali, coreografiche e performative negli ambienti virtuali. Assistendo ora, superata la fase dell’emergenza, a una restaurazione sia a livello delle programmazioni dei teatri che dei sostegni alla produzione, sembra necessario provare a storicizzare questo fenomeno tenendo traccia delle </span><em><span style="font-weight: 400;">digital performance</span></em><span style="font-weight: 400;"> (Dixon, 2007) online e degli OTONI&nbsp; – Oggetti Teatrali Online (Non Identificati). Per questo motivo il contributo esplora l’evolversi della ricerca teatrale nel contesto digitale dell’artista Giacomo Lilliù/Collettivo Ønar, osservandola a partire dal processo di mediatizzazione del teatro (Del Gaudio, 2021; Brilli, Gemini, 2022).&nbsp;</span></p> <p><br><br style="font-weight: 400;"></p> Francesca Giuliani Copyright (c) 2023 Francesca Giuliani https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22047 Esercizio di sparizione. Liveness e performance mediata in The Perfumed Garden di Raafat Majzoub https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22187 <p align="justify">Al festival Drodesera / Supercontinent 2017 è stata presentata l’opera <em>The Perfumed Garden / Hekmat, xx</em> dell’artista libanese Raafat Majzoub. Parte di un più ampio progetto di scrittura di un romanzo seriale che ha avuto origine nel 2012 e che tuttora non è stato completato, in questa tappa Majzoub partecipa all’installazione scrivendo un nuovo capitolo del romanzo mentre si trova nella propria residenza a Beirut. A differenza di altre tappe che vedevano presente l’autore, <em>Hekmat, xx / Dro</em> si confronta con una particolare modalità di fruizione che discute il grado di presenza/assenza dell’artista, riconfigurato attraverso il passaggio mimetico nella forma narrativa e l’intervento a distanza. Aggiornando in tempo reale un documento condiviso sulla piattaforma Google Drive che viene visualizzato sullo schermo di un laptop, l’artista rende visibile al fruitore l’atto di creazione di un brano di testo pur non essendo fisicamente presente. Il gruppo dei fruitori abita e interagisce (ascoltando, guardando, agendo) in uno spazio fisico ed entra in una specifica e complessa relazione con l’autore. Esaminando gli scritti critici dell’artista e confrontandoli con formulazioni teoriche, il saggio analizza il progetto di Majzoub approfondendo un esperimento che impiega diversi gradi della performance mediata per esprimere una serie di istanze artistiche, filosofiche e politiche.</p> Sergio Lo Gatto Copyright (c) 2023 Sergio Lo Gatto https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22187 Esplorando le trasformazioni dei fan nei reami digitali e nei metaversi identità, role-playing e comunità sui social network https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22150 <p>Questo studio esplora le reinterpretazioni multimediali dei fan attraverso il cosplaying digitale e il role-playing online, concentrandosi su TikTok e Instagram. Analizzando le pratiche di re-enactment di scene da Twilight e The Vampire Diaries, si indaga sulle dinamiche di identità, interazione e condivisione proprie di queste piattaforme. Attraverso l'analisi di Sherry Turkle, Jean Baudrillard, James Carey, Henry Jenkins e John Fiske, si evidenziano le dinamiche di identificazione mediata e l'iperrealtà emergente su TikTok. Il ruolo del lip-sync come rituale simbolico è esplorato secondo la prospettiva di Erving Goffman. Inoltre, si esamina come il fenomeno del cosplaying digitale si estende ai metaversi come Roblox, creando ambienti interattivi e comunità fan dedicate. La conclusione sintetizza l'impatto della creatività fan sulla costruzione di identità digitali e metaversi culturali.</p> Kamilia Kard Copyright (c) 2023 Kamilia Kard https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22150 (Meta)morphosis. The giant “bug” in the fashion system https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22044 <p>Negli ultimi anni, soprattutto dopo il periodo pandemico, molti marchi di moda hanno sperimentato incursioni nel mondo dei videogiochi. Si tratta di un fenomeno interessante sotto molti punti di vista, che lo diventa ancora di più se si guarda alla possibilità che gli utenti hanno, su varie piattaforme, di personalizzare il proprio avatar. Non solo gli avatar sono personalizzabili, ma anche i loro vestiti, i loro accessori, in breve, il loro outfit. Queste produzioni sono spesso condivise su varie altre piattaforme, soprattutto sui social media, soprattutto di natura visiva, dove questi "outfit" digitali vengono condivisi, rielaborati, elaborati. Un altro segno di questa "fertilizzazione incrociata" si trova nelle sfilate di moda ospitate in ambienti digitali, dalle stesse piattaforme di gioco ai meta-verticali. Un caso interessante per i suddetti aspetti è Animal Crossing, una piattaforma di gioco sviluppata da Nintendo per Switch, una console "ibrida". Il gioco è un simulatore di vita in cui gli utenti agiscono in un contesto mediatico con avatar e accessori personalizzati. In Animal Crossing sono presenti entrambi gli aspetti sopra citati: la produzione di accessori di moda da parte degli utenti, dal basso verso l'alto, e la presenza di marchi, che nel corso degli anni hanno organizzato negozi digitali e sfilate di moda sul videogioco. I paradigmi di consumo e produzione alla base degli oggetti di moda sembrano allontanarsi dalle traiettorie tradizionalmente seguite e studiate dall'industria per entrare in un'area ancora inesplorata. Quali sono i driver del consumo di moda in questo nuovo contesto? Le risposte tradizionalmente fornite dalla sociologia della moda rimangono strumenti validi per interpretare il fenomeno? Per cercare di rispondere a queste domande, si è deciso di adottare un approccio metodologico misto: una netnografia e un'etnografia visiva di queste produzioni mediatiche potrebbero mirare a ricostruire un immaginario visivo di questo fenomeno, iniziando a fornire alcuni elementi di riflessione, rispetto a contesti mediatici simili a quelli di un "metaverso".</p> Michele Varini Copyright (c) 2023 Michele Varini https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22044 Per una laborialità artistica dei media locativi: il caso Karosta https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22046 <p>A partire dagli anni Novanta del secolo scorso, l’era dei media mobili e dei dispositivi portatili di geolocalizzazione ha introdotto un nuovo approccio alla digitalizzazione dello spazio e alla sua rappresentazione in tempo reale, permettendo di includere la fisicità performativa dell’artista come elemento di un sistema complesso e situato. L’articolo propone un’indagine del Locative Media Workshop tenuto a Karosta, una piccola località lettone sul mar Baltico, nell’estate del 2003. La tendenza creativa dei locative media, attraverso questo primo workshop, pone le sue basi su pratiche collaborative nello spazio pubblico. Nel testo, oltre a ricostruire la messa in opera dell’evento negli ambienti del RIXC Center for New Media Culture di Riga, si pone l’attenzione su come un tale agire laboratoriale, esplorativo e partecipato, segnerà un’evoluzione sostanziale rispetto a precedenti forme di media art che hanno fatto uso delle reti.</p> Paolo Berti Copyright (c) 2023 Paolo Berti https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22046 Sette punti sui linguaggi immersivo-connettivi https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22659 <p>Testo di Giacomo Verde diffuso nella mailing list [net_i] (30 aprile 2001) (Archivio Giacomo Verde)</p> Redazione Connessioni Remote Copyright (c) 2023 Redazione Connessioni Remote https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22659 Progetto Net-Teatro https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22660 <p>Testo inedito di Giacomo Verde del 3 luglio 2001 (Archivio Giacomo Verde)</p> Redazione Connessioni Remote Copyright (c) 2023 Redazione Connessioni Remote https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22660 Decostruire l'archivio come forma di potere https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22052 <p align="JUSTIFY"><span style="color: #000000;"><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;"><span style="font-size: medium;">Il contributo è una riflessione sulla ricerca dell'artista multidisciplinare Arkadi Zaides sotto forma di conversazione. L'artista, riconosciuto per la personale metodologia che definisce </span></span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;"><span style="font-size: medium;"><em>Documentary Choreography</em></span></span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;"><span style="font-size: medium;">, indaga il rapporto tra scena, tecnologia e potere. Molti dei suoi lavori rendono tangibili le questioni geopolitiche a fondamento di alcuni depositi di informazioni. È il caso di B'Tselem a cuore dello spettacolo </span></span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT, serif;"><span style="font-size: medium;"><em>Archive</em></span></span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;"><span style="font-size: medium;"> (2015), alla lista dei decessi compilata da UNITED for Intercultural Action che stimola </span></span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT, serif;"><span style="font-size: medium;"><em>Necropolis </em></span></span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;"><span style="font-size: medium;">(2020), ai movimenti della nube radioattiva di Chernobyl nell'ultimo lavoro </span></span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT, serif;"><span style="font-size: medium;"><em>The Cloud </em></span></span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT, serif;"><span style="font-size: medium;">(2023). A ben guardali questi lavori mettono a nudo contemporaneamente le urgenti questioni politiche "ospitate" in questi database e gli stessi sistemi di organizzazione dei dati. Non si tratta "solo" di incarnare l'archivio, ma di decostruire il dispositivo-archivio in quanto struttura di potere. </span></span></span></p> Flavia Dalila D'Amico Copyright (c) 2023 Flavia Dalila D'Amico https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22052 ELOGIO DALLA (E DELLA) CAVERNA. Note per non avere paura del teatro digitale https://riviste.unimi.it/index.php/connessioniremote/article/view/22663 <p>L'articolo offre una panoramica al contempo soggettiva e tendenzialmente esaustiva delle riflessioni emerse nel convegno Chi ha paura del teatro digitale (Cortona, 19-21 luglio 2023). L'autore mette in rilievo l’obsolescenza a cui la nozione di "teatro digitale" è soggetta, invitando a costanti problematizzazioni e riposizionamenti, sottolineando contestualmente alcuni aspetti caratterizzanti l'esperienza digitale. La consapevolezza storica diviene essenziale per una lettura dei processi che portano al dibattito odierno sul teatro digitale, anche e soprattutto, per quanto riguarda la storia teatrale, come giacimento digitale legato a identità artistiche specifiche. L’autore, inoltre, restituisce il ventaglio di riferimenti rispetto all'evoluzione tecnologica in gioco e alle modalità partecipative che abbracciano l'intero spettro performativo, dall'interattività all'immersività e al ludico. Il digitale, in questo discorso, non si risolve esclusivamente in una tecnologia, ma in un ambiente immersivo che crea fenomeni e contesti esperienziali, trasformando la relazione tra uomo e macchina. L'articolo invita infine a esplorare la costante evoluzione del teatro digitale, sollevando domande e sollecitando una altrettanto importante consapevolezza critica.</p> Fabio Acca Copyright (c) 2023 https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2023-12-31 2023-12-31 6 10.54103/connessioni/22663