Dissertation Nursing https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing <p><em><strong>Dissertation Nursing</strong></em> è una rivista open access, double blind e peer reviewed che pubblica lavori di ricerca originali o revisioni effettuate prevalentemente dagli studenti delle discipline infermieristiche a qualunque livello (Laurea Triennale, Master, Laurea Magistrale, Dottorato, etc).</p> <p>Vengono accettati anche lavori di ricerca concernenti le scienze infermieristiche effettuati da professionisti del settore. </p> Milano University Press it-IT Dissertation Nursing 2785-7263 Efficacia degli interventi non farmacologici anti-brivido nei pazienti sottoposti a gestione mirata della temperatura: risultati di una Scoping Review https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/22224 <table> <tbody> <tr> <td> <p>La gestione mirata della temperatura (TTM) è un intervento neuroprotettivo cruciale impiegato nelle unità di terapia intensiva per migliorare la prognosi dei pazienti dopo un arresto cardiaco. Il brivido, un effetto collaterale comune della TTM, mette in discussione i suoi benefici neuroprotettivi. Questa scoping review mira a valutare la letteratura disponibile sulle terapie non farmacologiche per il brivido nei pazienti con TTM, identificando le lacune e le potenziali aree di ricerca future. Sono stati analizzati 13 studi sul tema, che hanno coinvolto 743 soggetti, con particolare attenzione alla TTM neuroprotettiva. La revisione ha evidenziato la natura incoerente della letteratura esistente sui trattamenti non farmacologici del brivido, sottolineando la necessità di interventi efficaci supportati da studi clinici. Le coperte ad aria forzata sono emerse come un approccio frequentemente esplorato ed efficace. Lo studio fornisce una base per la ricerca futura sulle terapie non farmacologiche, sottolineando l'importanza di una valutazione oggettiva del brivido e di strumenti di misurazione validati.</p> </td> </tr> </tbody> </table> Dina Mahmoud Mahmoud El Lahlah Carla Maestrini Mattia Bozzetti Copyright (c) 2024 Dina Mahmoud Mahmoud El Lahlah, Carla Maestrini, Mattia Bozzetti https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 240 247 10.54103/dn/22224 Infermieri e Leadership: apprendimento e sviluppo nella formazione. Una revisione narrativa https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/20902 <p>Lo sviluppo delle capacità di leadership tra gli studenti di infermieristica potrebbe essere un metodo utile per migliorare la leadership tra gli infermieri. Nonostante una riconosciuta utilità, mancano prove su quali strategie e modelli teorici utilizzare. Lo scopo di questo studio è quello di riassumere e analizzare le migliori strategie e i migliori modelli teorici per sviluppare le capacità di leadership tra gli studenti di infermieristica. Tra marzo e settembre 2022 è stata effettuata una revisione della letteratura, cercando nei database biomedici Pubmed, Cinahl, Trip Database, Scopus, Excerpa Medica Database. Sono stati inclusi 17 articoli. Sono state identificate diverse aree tematiche, suddivise in apprendimento tra pari, simulazione, collaborazione con altre organizzazioni, riflessione, curriculum integrato, strategie e modelli alternativi per lo sviluppo della leadership. Le strategie di sviluppo della leadership riportate sembrano essere efficaci e utilizzabili nei corsi di formazione infermieristica. Inoltre, è stata riconosciuta l'importanza di somministrare gli interventi formativi in tutti gli anni di <br />corso.</p> Stefano Romano Capatti Massimo Alberio Sara Merati Chiara Venturini Copyright (c) 2024 Stefano Romano Capatti https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 248 268 10.54103/dn/20902 Accesso alle fonti scritte di tipo primario per lo studio della storia dell’assistenza infermieristica tramite strumenti web https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/22225 <p><strong>BACKGROUND:<br /></strong>La ricerca storica è un metodo di ricerca qualitativa il cui scopo è la scoperta di nuove conoscenze tramite l’esame di eventi passati utilizzando documenti, oggetti, immagini, o interviste.</p> <p><strong>SCOPO:<br /></strong>L’articolo ha lo scopo di fornire indicazioni utili ad individuare presso quali archivi e biblioteche è possibile reperire fonti primarie scritte di interesse infermieristico utilizzando gli strumenti di ricerca web.</p> <p><strong>METODO:<br /></strong>Studio metodologico. Sono stati selezionati i siti web che con l’ausilio di sistemi di ricerca permettono di individuare documenti storici indicizzati presso archivi o biblioteche nazionali ed internazionali, gestiti sia da soggetti pubblici che privati.</p> <p><strong>RISULTATI:<br /></strong>Sono stati individuati cinque canali di ricerca. Due dedicati alla ricerca di materiale conservato presso biblioteche, di cui uno relativo ad una rete di biblioteche italiane, ed uno contenente materiale proveniente da biblioteche sia italiane che internazionali. I restanti tre canali sono dedicati alla ricerca in archivio, di cui due relativi al patrimonio archivistico statale ed uno a quello non statale.</p> <p><strong>DISCUSSIONE:<br /></strong>Gli strumenti di ricerca informatici si rilevano molto utili per individuare quali fonti scritte di tipo primario esistano, e dove siano collocate, offrendo una panoramica del materiale disponibile su un determinato argomento. Permette inoltre di ottimizzare tempi e costi della ricerca, ampliandola in maniera esponenziale.</p> <p><strong>CONCLUSIONE:<br /></strong>L’accesso alle fonti può variare a seconda dei sistemi di cui dispone il soggetto conservatore. È fondamentale considerare che il solo utilizzo di strumenti informatici non prevede l’inclusione dei documenti conservati in archivi e biblioteche che, ad oggi, non dispongono di motori di ricerca.</p> Valerio Di Nardo Valerio Dimonte Copyright (c) 2024 Valerio Di Nardo, Valerio Dimonte https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 169 183 10.54103/dn/22225 Analisi critica ed interpretazione di una fonte storica per una metodologia di tesi triennale in storia dell’assistenza infermieristica. https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/20344 <p><strong>INTRODUZIONE</strong></p> <p>La metodologia della ricerca storica indaga sul valore epistemologico dei risultati prodotti; analizza, corregge e migliora il metodo.</p> <p>Il metodo della ricerca storica presuppone quattro fasi: ricerca fonti, confronto e analisi, ricostruzione ordinata dei fatti ed interpretazione; che deve essere imparziale ed oggettiva. Utilizzato necessariamente per l’attendibilità scientifica al lavoro storico e a permettere di distinguere il <em>vero</em> (da cui scaturiscono conoscenze effettive) dal <em>falso</em>.</p> <p>Nel 1917 fu pubblicato nella rivista <em>l’Ospedale Maggiore</em> un articolo in cui veniva descritta la condizione dell’infermiera all’interno del medesimo nosocomio milanese.</p> <p><strong>SCOPO</strong></p> <p>Analizzare e interpretare una fonte storica per fornire agli studenti del Corso di Laurea Infermieristica una delle possibili metodologie e strumenti da poter utilizzare ai fini della ricerca storica infermieristica.</p> <p><strong>METODI E MATERIALI </strong></p> <p>Fonte cartacea a stampa del 1917 conservata presso Archivio Storico IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.</p> <p>Strumenti digitali utilizzati: mappatura archivi e biblioteche tramite sito web Beni Culturali Regione Lombardia; archivio digitalizzato Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.</p> <p><strong>RISULTATI</strong></p> <p>Procedimento metodologico: schedatura fonte; classificazione; analisi estrinseca-intrinseca; tabella di confronto tra le fonti; collegamento con il contesto storico; presentare e interpretare una fonte.</p> <p><strong>CONCLUSIONE</strong></p> <p>Le fonti, elemento imprescindibile per qualsiasi tipo di ricerca, cui lo storico attinge per analizzare un fenomeno. L’utilizzo critico delle fonti mediante metodo rigoroso porta a porre quesiti da risolvere se non prima di aver superato lo scoglio dell’autenticità. Successivamente occorre trascriverle non perdendo d’occhio la contestualizzazione ed il confronto tra più fonti, per giungere alla ricostruzione quanto più veritiera e fedele alla realtà dei fatti.</p> Danilo De Leo Naomi Tagliani Copyright (c) 2024 Danilo De Leo, Naomi Tagliani https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 170 191 10.54103/dn/20344 Efficacia dei cartoni animati per il dolore procedurale dei bambini: una revisione sistematica con meta-analisi. https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/22649 <table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>BACKGROUND: </strong>I cartoni animati sono una delle tecniche di distrazione utilizzate per la gestione non farmacologica del dolore procedurale in ambito pediatrico. Esistono alcuni studi in letteratura che valutano l’effetto dell’intervento sul dolore procedurale, ma manca una revisione sistematica volta a fornire una sintesi dell’effetto complessivo.</p> <p><strong>OBIETTIVO:</strong> Riassumere le prove disponibili sull’efficacia dei cartoni animati per il dolore procedurale dei bambini.</p> <p><strong>METODI:</strong> La ricerca di studi controllati a gruppi paralleli è stata effettuata su tredici database biomedici, cinque registri di studi, risorse web e fonti di letteratura grigia, dalla data di impostazione di ciascun database o risorsa al 22 gennaio 2023. L'outcome primario era il dolore procedurale, l'esito secondario era l'ansia. RoB 2 e ROBINS-I sono stati utilizzati per valutare il rischio di bias degli studi inclusi.</p> <p><strong>RISULTATI:</strong> Per questa revisione sono stati selezionati 24 studi, che includevano un totale di 3046 soggetti pediatrici. I bambini che guardano i cartoni animati durante le procedure mediche sperimentano meno dolore (SMD= -1,29; IC 95%: -1,75, -0,83; N=2239) e ansia (UMD= -1,75; IC 95%: -2,94, -0,56; N=552) rispetto ai bambini a cui è stato fornito lo standard di cura; per entrambi gli outcome, i risultati sono statisticamente significativi. Il metodo GRADE mostra una moderata certezza/qualità dell’evidenza.</p> <p><strong>CONCLUSIONI: </strong>I cartoni animati sono più efficaci dello standard di cura nel ridurre il dolore procedurale e l'ansia nei bambini. In attesa che studi futuri confermino i risultati, raccomandiamo la loro implementazione nella pratica clinica quotidiana anche in contesti assistenziali con risorse limitate.</p> </td> </tr> </tbody> </table> Luca Giuseppe Re Massimiliano D'Elia Vincenza Aloia Stefania Celeste Rippa Valentina Tommasi Copyright (c) 2024 Luca Giuseppe Re, Massimiliano D'Elia, Vincenza Aloia, Stefania Celeste Rippa, Valentina Tommasi https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 3 35 10.54103/dn/22649 La diagnosi infermieristica ‘INEFFECTIVE SPONTANEOUS VENTILATION (00033)’: un revision study https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/24058 <p><strong>Introduzione: </strong>La ventilazione spontanea è essenziale per la vita umana ed è affrontata dalla diagnosi infermieristica "Ventilazione Spontanea Compromessa".</p> <p><strong>Scopo:</strong> Questo studio di revisione mira ad elevare questa diagnosi infermieristica a un livello di evidenza superiore, chiarendone la definizione, gli indicatori diagostici e la differenziazione da altre diagnosi. La diagnosi è fondamentale per identificare i pazienti con problemi respiratori che potrebbero richiedere supporto respiratorio.</p> <p><strong>Metodi:</strong> I ricercatori hanno effettuato una ricerca sulla banca dati medica PubMed per studi (2006-2021) sulla diagnosi di "Ventilazione Spontanea Compromessa".</p> <p><strong>Risultati:</strong> La ricerca ha identificato 45 studi, ma dopo aver applicato criteri predefiniti, 10 articoli sono stati inclusi nell'analisi finale. Questi articoli si sono concentrati principalmente sulla precisione degli indicatori diagnostici.</p> <p>Nonostante le limitazioni delle singole caratteristiche di definizione, la Ventilazione Spontanea Compromessa rimane una diagnosi infermieristica preziosa per i pazienti con problemi respiratori. L'utilizzo di insiemi di queste caratteristiche e la considerazione del contesto specifico possono migliorare significativamente l'accuratezza della diagnosi di RSI.</p> <p><strong>Conclusioni:</strong> I risultati corroborano inequivocabilmente la definizione di Ventilazione Spontanea Compromessa, con otto articoli su dieci che forniscono la convalida. Inoltre, l'analisi propone ulteriori caratteristiche di definizione, ovvero dispnea e cianosi, per affinare ulteriormente la diagnosi.</p> <p>L'applicabilità clinica della Ventilazione Spontanea Compromessa si estende a una vasta gamma di popolazioni di pazienti e condizioni. Serve come marcatore critico per i neonati prematuri alle prese con problemi respiratori e cardiaci, le vittime di traumi che combattono lesioni potenzialmente letali e i pazienti che dipendono dalla ventilazione meccanica in terapia intensiva.</p> Virginia Fazi Gian Domenico Giusti Rosaria Cozzolino Nicola Ramacciati Copyright (c) 2024 Virginia Fazi, Gian Domenico Giusti, Rosaria Cozzolino, Nicola Ramacciati https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 36 56 10.54103/dn/24058 La costruzione dell'Identità Professionale Infermieristica: una revisione narrativa della letteratura https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/22339 <table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>INTRODUZIONE</strong>: L’identità professionale è un costrutto che include l’identità personale, sociale e collettiva di un professionista ma è difficilmente definibile. L’infermiere, oltre ad imbattersi in una difficoltosa costruzione della sua identità professionale (IPI), sta attraversando un forte momento di crisi, nel quale emerge che un fattore determinante sia proprio una debole IPI.</p> <p><strong>SCOPO</strong>: Compendiare le conoscenze relative al processo di identificazione professionale infermieristica, ai momenti cruciali per la sua costruzione e agli elementi costitutivi.</p> <p><strong>MATERIALI E METODI</strong>: E’ stata eseguita una revisione narrativa della letteratura; sono state consultate le banche dati PubMed, CINAHL, SCOPUS con le seguenti parole chiave: “nurse”, “nurses”, “nursing”, “profession”, “professional”, “identity”.</p> <p><strong>RISULTATI</strong>: Sono stati inclusi 18 articoli. L’IPI si delinea come un processo flessibile e dinamico in continuo mutamento. L’infermiere attraversa dei momenti fondamentali nella costruzione della sua IPI, implementati con l’evolvere dell’esperienza professionale. I fattori implicati nella sua costruzione sono sia intriseci che estrinseci all’individuo ed i relativi esiti possono essere sia positivi che negativi.</p> </td> </tr> </tbody> </table> <p><strong>DISCUSSIONE</strong>: Tutti i fattori emersi si influenzano reciprocamente aumentando così anche l’impatto sulla costruzione della IPI e in alcuni casi anche la IPI stessa impatta su determinati fattori. Bisognerebbe considerare e analizzare maggiormente gli elementi individuali implicati nella costruzione dell’IPI. Un notevole impatto deriva dal riconoscimento sociale che risulta ancora distorto e debole.<br /><br /><strong>CONCLUSIONI:</strong> L’IPI è un costrutto dinamico e di difficile comprensione e analizzare i processi che sono alla base può essere utile, soprattutto per il momento storico-evolutivo che la professione infermieristica sta attraversando</p> Maria Cristina Todisco Carmela Santamaria Eleonora Zanella Paola Arcadi Copyright (c) 2024 Maria Cristina Todisco, Carmela Santamaria, Eleonora Zanella, Paola Arcadi https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 57 82 10.54103/dn/22339 Percezione che l’infermieristica italiana ha di sé stessa: uno studio qualitativo https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/23525 <p style="font-weight: 400;"><strong>INTRODUZIONE:</strong> La professione infermieristica nell’ultimo ventennio ha raggiunto una serie di importanti traguardi e conquiste, soprattutto a livello normativo. Nonostante ciò, la percezione della popolazione generale, ma anche la visione che l’infermiere ha di sé stesso rimane spesso stereotipata e antiquata.</p> <p style="font-weight: 400;"><strong>OBIETTIVI:</strong> L’obiettivo dello studio consiste nel valutare la percezione sulla figura dell’infermiere da parte dei professionisti stessi.</p> <p style="font-weight: 400;"><strong>METODI:</strong> È stata condotta un’analisi tematica qualitativa secondaria derivante da uno studio cross-sectional più ampio. Per questo studio si è scelto di selezionale le risposte derivanti da coloro che hanno dichiarato svolgere la professione infermieristica in Italia e che hanno risposto all’ultima domanda aperta del questionario.</p> <p style="font-weight: 400;"><strong>RISULTATI: </strong>Gli infermieri italiani percepiscono un mancato riconoscimento circa la propria vera potenzialità sia intrinseco, che estrinseco alla professione stessa. In un contesto lavorativo percepito come usurante, poco retribuito e all’interno di un’organizzazione basata su logiche non sono centrate sul paziente, viene percepita frustrazione e demotivazione nell’esercizio dell’assistenza infermieristica.</p> <p style="font-weight: 400;"><strong>CONCLUSIONI: </strong>Al fine di uniformare e rivendicare un’immagine attuale e veritiera della professione infermieristica, sono stati individuati fattori modificabili sia interni che esterni. Agire aumentando la consapevolezza delle proprie potenzialità sin dall’ambito formativo, potrebbe rendere le nuove generazioni di infermieri realmente coscienti del proprio ruolo. Aumentare la collaborazione interprofessionale, potrebbe rendere visibile la professionalità all’interno dell’equipe. Infine, fornire adeguate informazioni sul profilo renderebbe consapevole la popolazione generale dell’importanza dell’infermiere all’interno del panorama sanitario.</p> Roberta Decaro Domenica Gazineo Lea Godino Copyright (c) 2024 Roberta Decaro, Domenica Gazineo, Lea Godino https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 83 95 10.54103/dn/23525 Le competenze fondamentali nell'ambito delle cure palliative fra gli infermieri di area oncologica: uno studio osservazionale https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/22606 <table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>BACKGROUND:</strong> Le cure palliative richiedono un approccio collaborativo di un team multidisciplinare, che integra infermieri dotati di competenze etiche, cliniche, comunicativo-relazionali, psicosociali e di lavoro di squadra. Tuttavia, molti professionisti si sentono impreparati ad affrontare le sfide del fine vita, sottolineando la mancanza di abilità soprattutto riguardo aspetti psicosociali e spirituali.</p> <p><strong>OBIETTIVO:</strong> Lo scopo di questo studio è esplorare l'auto-percezione delle competenze degli infermieri sulle cure palliative.</p> <p><strong>METODI:</strong> È stato condotto uno studio descrittivo osservazionale monocentrico tra gli infermieri di cure palliative e non della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori a Milano (INT), utilizzando la versione breve italiana del questionario sulla competenza professionale (PCSQ). Il test di Kruskal-Wallis è stato impiegato insieme all'ANOVA a più vie per l'analisi statistica.</p> <p><strong>RISULTATI:</strong> 122 infermieri hanno partecipato (tasso di risposta: 52%), prevalentemente donne (78%), tra 25-34 anni (50%), con una laurea (46%) e oltre 10 anni di esperienza (41%). La maggior parte non aveva esperienza (71%) in cure palliative, mentre il 16% lavorava attualmente in questo campo. L'analisi statistica non ha rivelato correlazioni significative tra il titolo di studio e le risposte. Il Test di Kruskal-Wallis ha mostrato che l'esperienza in cure palliative ha influenzato significativamente i punteggi di autovalutazione come nell'attivare strategie di gestione non farmacologiche (p=0.004).</p> </td> </tr> </tbody> </table> <p><strong>CONCLUSIONI:</strong> Gli infermieri percepiscono un’elevata competenza nella presa di decisioni etiche e cliniche in cure palliative, influenzate più dall'esperienza che dalla formazione. Affrontare i bisogni soggettivi dei pazienti e usare interventi non farmacologici rimane una sfida per gli infermieri che non lavorano nei setting di cure palliative.</p> Elisa Abbadini Ilaria Basile Francesco Abbadini Maria Luisa Pancheri Letteria Consolo Copyright (c) 2024 Elisa Abbadini, Ilaria Basile, Francesco Abbadini, Maria Luisa Pancheri, Letteria Consolo https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 96 111 10.54103/dn/22606 Patient experience e adolescenti: uno studio qualitativo sul punto di vista di adolescenti, genitori e professionisti https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/23740 <p style="font-weight: 400;"><strong>BACKGROUND: </strong><span style="font-size: 0.875rem;">L'esperienza del paziente (</span><em style="font-size: 0.875rem;">patient experience</em><span style="font-size: 0.875rem;">) nell'assistenza sanitaria e nell'erogazione delle cure sta emergendo come un'area importante di conoscenza e sviluppo dei servizi sanitari in un ottica paziente-centrica. </span>Tuttavia, non è presente in letteratura nessun contributo che analizzi il punto di vista di adolescenti, genitori, infermieri e medici circa la loro percezione della definizione di <em>patient experience</em>.</p> <p style="font-weight: 400;"><strong>OBIETTIVO: </strong>Esplorare il punto di vista di adolescenti, genitori, infermieri e medici in merito alla definizione di <em>patient experience </em>nell’ospedalizzazione degli adolescenti per patologia acuta.</p> <p style="font-weight: 400;"><strong>METODI: </strong>Sono state realizzate delle interviste semistrutturate in un campione di convenienza di partecipanti composto da medici, infermieri, adolescenti e genitori. E’ stata effettuata una analisi qualitativa delle risposte secondo i tre livelli identificati da Ricoeur: lettura preliminare, analisi strutturale e analisi critica.</p> <p style="font-weight: 400;"><strong>RISULTATI: </strong>Sono state intervistate un totale di 16 persone: quattro medici, quattro infermieri, quattro genitori e quattro adolescenti. Dall’analisi delle risposte sono emersi 5 principali temi: ricordo dell’ospedalizzazione, competenze messe in campo, soddisfazione ed esperienza, relazione umana, ambiente ospedaliero e facility.</p> <p style="font-weight: 400;"><strong>CONCLUSIONI: </strong>Esplorare il concetto di <em>patient experience </em>in differenti popolazioni non solo in funzione delle diverse patologie, ma anche in funzione delle diverse categorie di età, permette una conoscenza più approfondita degli aspetti multidimensionali di questo concetto e dei fattori da considerare per orientare i servizi sanitari verso i reali bisogni dei pazienti. In particolare, quando il paziente è un adolescente, comprenderne il suo punto di vista e le interazioni che avvengono con il servizio, può essere la leva per migliorarne l’esperienza del percorso di cura, oltre che la sola soddisfazione.</p> Stefano Maiandi Raffaella Gualandi Anna De Benedictis Noemi Gulotta Daniela Tartaglini Copyright (c) 2024 Stefano Maiandi, Raffaella Gualandi, Anna De Benedictis, Noemi Gulotta, Daniela Tartaglini https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 112 122 10.54103/dn/23740 L’attività di Tutoraggio clinico agli studenti in infermieristica: analisi dell’esperienza della Asl Barletta – Andria – Trani https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/21709 <table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>BACKGROUND:</strong> Il tutoraggio universitario da parte degli infermieri clinici è una componente essenziale e necessaria per aiutare gli studenti a raggiungere il successo nelle attività curriculari a supporto dell’apprendimento d’aula. L’obiettivo di questo studio è stato quello di descrivere l’esperienza dell’infermiere coinvolto nell’attività di tutoraggio clinico agli studenti del Corso di Laurea in Infermieristica di un Ateneo italiano.</p> <p><strong>METODI: </strong>un questionario di indagine creato sulla base di una revisione della letteratura è stato inviato a tutti gli infermieri che svolgono attività di tutoraggio clinico all’interno della ASL Bt.</p> <p><strong style="font-size: 0.875rem;">RISULTATI:</strong><span style="font-size: 0.875rem;"> Il 67.44% ha riferito di non aver mai ricevuto alcun tipo di formazione specifica nonostante il 92.51% lo ritenga fondamentale per un corretto svolgimento del ruolo. L’82.13% ritiene che questa attività non sia adeguatamente valorizzata</span></p> <p><strong>CONCLUSIONI:</strong> Quanto emerso rappresenta il punto di partenza per l’avvio di un percorso formativo mirato alla standardizzazione dei processi formativi del tutor clinico, orientato al miglioramento del percorso di apprendimento della futura classe infermieristica.</p> </td> </tr> </tbody> </table> Federico Ruta Michele Massaro Beatrice Dibenedetto Valeria Lombardi Francesca Biscosi Elena Barile Gioacchino Dibenedetto Giuseppe Papagni Nicola Tortora Tatiana Bolgeo Vincenzo Dicuonzo Mauro Parozzi Paolo Ferrara Terzoni Stefano Enkeleda Gjini Copyright (c) 2024 Federico Ruta, Michele Massaro, Beatrice Dibenedetto, Valeria Lombardi, Francesca Biscosi, Elena Barile, Gioacchino Dibenedetto, Giuseppe Papagni, Nicola Tortora, Tatiana Bolgeo, Vincenzo Dicuonzo, Mauro Parozzi, Paolo Ferrara, Terzoni Stefano, Enkeleda Gjini https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 123 131 10.54103/dn/21709 Valutazione infermieristica del sospetto di violenza nei confronti delle persone anziane: dalla letteratura alla pratica https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/22562 <p><strong>INTRODUZIONE:</strong> <br>L'abuso sugli anziani rappresenta una problematica critica; finora nessun articolo ha discusso le scale ed i metodi di valutazione esistenti alla luce dei fattori di base (es: famiglia, contesto sociale) e della presentazione clinica delle persone anziane potenzialmente abusate.<br>Obiettivo: fornire una panoramica dei fattori di rischio e protettivi, dei segni, dei sintomi e dei criteri di valutazione che gli infermieri possono seguire per valutare situazioni potenzialmente correlate all'abuso sugli anziani.</p> <p><strong>MATERIALI E METODI:</strong> <br>Revisione narrativa su Pubmed, CINAHL e Cochrane Library.</p> <p><strong>RISULTATI:</strong> <br>Sono stati rinvenuti 19 strumenti di valutazione disponibili in letteratura, cosa che ha permesso di concentrarsi su quelli dedicati all'assistenza infermieristica. Questo aspetto è fondamentale a causa della natura multiforme dell'abuso sugli anziani, in cui sono coinvolti aspetti infermieristici, medici, legali, sociali ed etici.</p> <p><strong>DISCUSSIONE:</strong> <br>Molti degli strumenti recuperati sono stati concepiti per medici o operatori sanitari non infermieri, ed alcuni richiedevano molto tempo (ad esempio, interviste di 2 ore) o l'utilizzo in combinazione con altri strumenti. Gli strumenti EASI e HS-EAST sono gli unici strumenti validati che gli infermieri possono utilizzare. Tuttavia, l'EASI è solo parzialmente validato, in quanto non è stata riportata un'analisi di coerenza interna, il che potrebbe limitare la riproducibilità della valutazione. L'HS-EAST è stato testato solo sulle donne.</p> <p><strong>CONCLUSIONI:</strong> <br>La valutazione della persona anziana con segni e sintomi di potenziale violenza rimane un argomento importante nei contesti infermieristici. È necessario condurre studi di validazione per ottenere strumenti affidabili che permettano di identificare con successo le potenziali vittime</p> Rosa Rita Bucolo Stefano Terzoni Mauro Parozzi Paolo Ferrara Maura Lusignani Roberta Lodini Laura Di Prisco Lara Carelli Cristina Cattaneo Copyright (c) 2024 Rosa Rita Bucolo, Stefano Terzoni, Mauro Parozzi, Paolo Ferrara, Maura Lusignani, Roberta Lodini, Laura Di Prisco, Lara Carelli, Cristina Cattaneo https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 132 144 10.54103/dn/22562 Aderenza terapeutica fra gli adolescenti con HIV. Una revisione della letteratura. https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/22736 <p><strong>INTRODUZIONE: </strong>Secondo l’OMS nel 2022 circa 1,5 milioni di persone di età inferiore ai 15 anni è affetta da HIV. La popolazione adolescenziale ha un rischio maggiore di non aderire in modo efficace alla terapia antiretrovirale.</p> <p><strong>OBIETTIVI: I</strong>ndividuare i possibili interventi per migliorare l’aderenza terapeutica alla terapia antiretrovirale (ART) negli adolescenti con HIV.</p> <p><strong>MATERIALI E METODI: </strong>È stata condotta una revisione narrativa della letteratura da marzo a luglio 2023. Sono stati inclusi studi primari con popolazione di età compresa tra i 13 e i 17 anni. Gli articoli provengono dalle banche dati PubMed, PsycInfo, Embase e CINAHL mediante apposite stringhe di ricerca.</p> <p><strong>RISULTATI: </strong>Sono stati inclusi 10 articoli, di cui 4 svolti in America e 6 in Africa. Gli interventi che migliorano l’aderenza terapeutica sono di tipo multidimensionale e multidisciplinare. Sono stati raggruppati in 6 macroaree: Aumento delle conoscenze, Rivelazione dello stato sierologico; Riduzione dello stigma sociale; Supporto personale; Improvement dell’aderenza terapeutica già presente; Utilizzo delle risorse e background culturale e abitudini. Tali interventi possono essere svolti da infermieri, medici, psicologi e operatori qualificati. Esistono anche facilitatori che favoriscono il miglioramento dell’aderenza terapeutica tra cui un costante supporto sociale, tutela della riservatezza ed educazione all’ART.</p> <p><strong>CONCLUSIONI: </strong>Gli interventi più efficaci riguardano l’aumento delle conoscenze sull’HIV mediante educazione sanitaria, la rivelazione dello stato sierologico secondo il grado di comprensione e maturità dell’adolescente, e l’utilizzo di strumenti tecnologici che facilitano l’aderenza terapeutica.</p> Laura Bucci Ernesto Evicelli Alessia Sorrenti Jesus Francisco Javier Leon Garcia Copyright (c) 2024 Laura Bucci, Ernesto Evicelli, Alessia Sorrenti, Jesus Francisco Javier Leon Garcia https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 145 168 10.54103/dn/22736 I predittori precoci e modificabili del rendimento accademico degli studenti del Corso di laurea in Infermieristica: protocollo per uno studio prospettico https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/24087 <table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>BACKGROUND:</strong> Il fallimento accademico interessa fino al 69,4% degli studenti di Infermieristica. Questo fenomeno ha costi sociali e formativi rilevanti, aumenta la carenza infermieristica e costituisce un indicatore di inefficienza dell’università. È noto che la motivazione intrinseca, l’autoefficacia percepita, il tempo di studio e la frequenza assidua alle attività didattiche influenzino il risultato accademico ma rimane da determinare quali fattori influenzino (a) quanto tempo gli studenti dedicano allo studio e (b) la frequenza alle attività didattiche.</p> <p><strong>OBIETTIVO:</strong> Identificare i predittori precoci e modificabili del rendimento accademico degli studenti e individuare i fattori su cui è possibile intervenire per prevenire l’insuccesso evitabile.</p> <p><strong>IPOTESI:</strong> Il rendimento accademico può essere predetto da (a) frequenza alle lezioni, (b) ore di studio e (c) tendenza ad iscriversi e sostenere gli esami. Questi fattori sono influenzati (a) dalla difficoltà percepita ad affrontare gli impegni didattici, (b) dall’importanza attribuita a diventare infermieri e dall’aspettativa di riuscirci.</p> <p><strong>METODOLOGIA:</strong> Studio longitudinale multicentrico quantitativo: le analisi verificheranno se la difficoltà percepita predica, secondo un andamento quadratico, (a) la frequenza alle lezioni e (b) l’approccio agli esami, e se l’importanza attribuita a diventare infermieri predica in modo positivo e lineare il tempo di studio giornaliero. Inoltre, se la frequenza alle attività didattiche, l’approccio agli esami e il tempo di studio giornaliero predicano secondo una relazione positiva il rendimento accademico.</p> <p><strong>RISULTATI ATTESI E IMPLICAZIONI PER LA PRATICA: </strong>Creare un modello predittivo per identificare precocemente gli studenti a rischio elevato d’insuccesso e identificare i fattori modificabili su cui intervenire per ridurre il numero di studenti ripetenti o rinunciatari.</p> </td> </tr> </tbody> </table> Lorenzo Farina Federico Contu Maura Lusignani Copyright (c) 2024 Lorenzo Farina, Federico Contu, Maura Lusignani https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 192 223 10.54103/dn/24087 Developing a Mental Illness Nursing Diagnoses subSET: study protocol for a e-delphi survey (MINDSET study) https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/23742 <p><strong>Introduzione</strong>: L'assistenza infermieristica, pur rappresentando una parte significativa dei costi sanitari, è spesso trascurata nei sistemi informativi, che si concentrano principalmente sui dati medici. L'integrazione di un linguaggio infermieristico standardizzato nelle cartelle cliniche elettroniche ha dimostrato di poter predire gli esiti in vari contesti clinici. Tuttavia, la scarsa familiarità degli infermieri con le terminologie standardizzate rappresenta un ostacolo significativo. Le diagnosi infermieristiche (DI) di NANDA-I offrono una valida opzione, ma la loro applicazione nei contesti di salute mentale è ancora poco esplorata.</p> <p><strong>Obiettivi</strong>: Questo studio mira a stabilire un consenso tra gli infermieri di salute mentale per sviluppare un sottoinsieme di DI adatto ai contesti di salute mentale e dipendenze.</p> <p><strong>Metodi</strong>: Lo studio e-Delphi multifase coinvolgerà infermieri di salute mentale esperti in DI da vari Paesi. Attraverso round successivi di sondaggi online, gli esperti valuteranno la rilevanza delle DI NANDA-I nei contesti di salute mentale, ottenendo il consenso per il sottoinsieme finale.</p> <p><strong>Risultati</strong>: Il risultato atteso è un sottoinsieme ristretto di DI concordato tra esperti, che faciliterà l'integrazione nella pratica clinica poiché sarà più gestibile e strettamente pertinente ai contesti di salute mentale, migliorando l’applicabilità e l'utilità nella pratica quotidiana. Ricerche successive potrebbero esplorare la prevalenza di queste diagnosi e le loro associazioni con gli esiti per l’utenza.</p> <p><strong>Impatto</strong>: Lo sviluppo di un sottoinsieme personalizzato di DI potrebbe migliorare la pratica infermieristica nei contesti di salute mentale, consentendo strategie di valutazione e intervento più efficaci, migliorando in ultima analisi gli esiti per l’utenza.</p> Claudia Fantuzzi Valentina Zeffiro Gianfranco Sanson Copyright (c) 2024 Claudia Fantuzzi, Valentina Zeffiro, Gianfranco Sanson https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 224 232 10.54103/dn/23742 L'implementazione del questionario CLES+T nei corsi di laurea in infermieristica italiani per la valutazione dell'ambiente clinico d'apprendimento da parte degli studenti: un protocollo di studio https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/22520 <p><strong>BACKGROUND:</strong> <br />La formazione in ambito clinico rappresenta una tappa fondamentale del percorso universitario degli studenti delle professioni sanitarie e mediche. Nella formazione degli studenti di infermieristica tutto questo è enfatizzato stante come, per ogni tirocinio, abbiano l'opportunità di arricchirsi di esperienza pratica e di confrontarsi di persona con diverse realtà lavorative. Sulla base di queste esperienze, è pertanto fondamentale effettuare una valutazione periodica degli ambienti di tirocinio.<br /><br /><strong>OBIETTIVI:</strong> <br />L'obiettivo principale di questo lavoro è l'implementazione di uno strumento di valutazione dell'ambiente di formazione clinica per garantire un feedback rispetto alla strutture sanitarie adibite a sedi di tirocinio degli studenti al fine di migliorare la qualità della formazione clinica universitaria.<br /><br /><strong>METODO:</strong> <br />Questo protocollo di ricerca descrive uno studio osservazionale, con reclutamento formale di vari corsi di laurea in infermieristica per poi includere gli studenti dei vari anni accademici. Lo studio prevede l'applicazione del questionario CLES+T da parte dei corsi di laurea partecipanti, inizialmente per avere una visione d'insieme, valutandone successivamente l'implementazione come possibile strumento di valutazione permanente.<br /><br /><strong>RISULTATI ATTESI:</strong> <br />Dallo studio descritto in questo protocollo di studio ci si aspetta che la popolazione partecipante consideri il questionario come un modo per analizzare criticamente l'ambiente clinico. Ci si aspetta un'ampia partecipazione degli studenti di infermieristica e un buon feedback degli ambienti esaminati.</p> Pasquale Fava Laura Carocci Gianluigi Carfora Copyright (c) 2024 Pasquale Fava, Laura Carocci, Gianluigi Carfora https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 233 239 10.54103/dn/22520 L'identità professionale dell’infermiere: quale evoluzione si prospetta per il nostro futuro? https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/24964 <p>Purtroppo, in Italia, lo status sociale dell’infermiere rimane una criticità che incide significativamente in termini di riduzione di attrattività per i giovani italiani, anche in considerazione di come la percezione di una professione da parte della società sia condizionata in modo rilevante dal riconoscimento economico che ad essa viene attribuito e che non rappresenta un punto a favore della nostra professione nel contesto nazionale.</p> Roberta Lodini Lara Carelli Paolo Ferrara Laura Di Prisco Stefano Terzoni Anne Destrebecq Mauro Parozzi Copyright (c) 2024 Roberta Lodini, Lara Carelli, Paolo Ferrara, Laura Di Prisco, Stefano Terzoni, Anne Destrebecq; Mauro Parozzi https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0 2024-07-31 2024-07-31 3 2 1 2 10.54103/dn/24964