Dissertation Nursing
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<p><em><strong>Dissertation Nursing</strong></em> è una rivista open access, double blind e peer reviewed che pubblica lavori di ricerca originali o revisioni effettuate prevalentemente dagli studenti delle discipline infermieristiche a qualunque livello (Laurea Triennale, Master, Laurea Magistrale, Dottorato, etc).</p> <p>Vengono accettati anche lavori di ricerca concernenti le scienze infermieristiche effettuati da professionisti del settore. </p>Milano University Pressit-ITDissertation Nursing2785-7263 La valutazione del paziente sintomatico affetto da COVID-19: la scala CovidScore e la stratificazione del rischio clinico nelle unità sub-intensive
https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/19244
<table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>INTRODUZIONE: </strong>durante i picchi epidemici da COVID-19 è stato necessario valutare e riconoscere precocemente i pazienti critici attraverso un efficace inquadramento clinico, supportato da strumenti specifici; per questo motivo è stata ideata la scala CovidScore, includendo fra i propri items le caratteristiche specifiche del paziente affetto da Sars-CoV-2.</p> <p><strong>OBIETTIVI: </strong>verificare se la scala CovidScore determini un migliore inquadramento e stratificazione del rischio rispetto alla scala NEWS2 ed alla valutazione infermieristica senza strumenti.</p> <p><strong>MATERIALI E METODI: </strong>E’ stato condotto uno studio prospettico longitudinale monocentrico arruolando un campione di 182 pazienti. I punteggi aggregati ed i livelli di rischio definiti da CovidScore e NEWS2 sono stati determinati attraverso i dati raccolti dagli infermieri, che hanno fornito anche una loro valutazione alla presa in carico.</p> </td> </tr> </tbody> </table> <p><strong>RISULTATI:</strong> Tra rischio stimato dal punteggio CovidScore e quello dell’infermiere è stata riscontrata una discreta ma statisticamente significativa concordanza (K=0.239.; p<0.00022); tra CovidScore e NEWS2 la concordanza riscontrata è stata nulla (K=0.089, p<0.019); bassi valori di concordanza sono stati rinvenuti tra valutazione infermieristica e NEWS2 (K=0.033, p<0.05).</p> <table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>CONCLUSIONI:</strong></p> </td> </tr> </tbody> </table> <p>La scala NEWS2 sembrerebbe sottostimare lo stato clinico del paziente affetto da COVID-19 rispetto le valutazioni effettuate da CovidScore ed infermieri. Sistemi specifici di valutazione e risposta clinica standardizzati per il paziente COVID-19, come la scala CovidScore, potrebbero migliorare la gestione di grandi numeri di ricoverati ed avere ripercussioni positive sull’<em>outcome</em> dei pazienti. Sono necessari ulteriori studi con metodologia robusta per la verifica di tali ipotesi e per rafforzare le evidenze riscontrate.</p>Filippo CaponeAna Karina HinojosaAlessia GantSara Dentice
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2023-07-312023-07-312211713710.54103/dn/19244La validazione linguistica e culturale di uno strumento di valutazione per l’analisi della sicurezza e del clima di lavoro in sala operatoria
https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/20000
<p id="E48" class="x-scope qowt-word-para-0"><span id="E49" class="qowt-font4-Garamond">La cultura della sicurezza in sala operatoria viene misurata sistematicamente e con strumenti validati solo in poche realtà: a tale scopo, l’obiettivo dello studio è adattare al contesto italiano il </span><span id="E50" class="qowt-font4-Garamond">Safety</span><span id="E51" class="qowt-font4-Garamond"> </span><span id="E52" class="qowt-font4-Garamond">Attitudes </span><span id="E53" class="qowt-font4-Garamond">Questionaire</span><span id="E54" class="qowt-font4-Garamond"> OR Version (SAQ-OR). La versione tradotta in italiano è testata su 48 operatori e su un gruppo di esperti, ricercando la validità di facciata e di contenuto [indice di Validità del Contenuto (I-CVI); indice di Validità della Scala (S-CVI)]; l’affidabilità della consistenza interna con Alpha di </span><span id="E55" class="qowt-font4-Garamond">Cronbach</span><span id="E56" class="qowt-font4-Garamond">; la stabilità dell’affidabilità con l’indice di Pearson. Cinquantasei dei cinquantanove item sono stati considerati chiari da almeno l’80% del campione: gli item non chiari sono stati rivalutati. Otto item presentavano I-CVI minore della soglia di 0.8, e sono stati riesaminati. S-CVI = 0.9; Alpha di </span><span id="E57" class="qowt-font4-Garamond">Cronbach</span><span id="E58" class="qowt-font4-Garamond"> = 0,95; indice di Pearson = 0,861. L’adattamento linguistico-culturale in italiano del SAQ-OR rappresenta un punto di partenza per verificarne la validità di costrutto. </span></p> <p id="E59" class="x-scope qowt-word-para-0"> </p>Deborah Maselli
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2023-07-312023-07-312214515410.54103/dn/20000La presa in carico della persona anziana vittima di maltrattamento: analisi del fenomeno in due contesti di emergenza di Regione Lombardia
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<p><strong>BACKGROUND:</strong> Il maltrattamento della persona anziana è un fenomeno sottostimato, rappresenta una violazione dei diritti umani e un grave problema di salute globale che espone le vittime a pesanti conseguenze per la salute. Si stima che nei prossimi decenni le violenze sugli anziani siano destinate a crescere.</p> <p><strong>OBIETTIVO:</strong> Indagare l’esperienza degli Infermieri del Pronto Soccorso di due contesti ospedalieri riguardo alla violenza contro gli anziani.</p> <p><strong>METODI:</strong> È stata condotta un’indagine somministrando un questionario costruito partendo da un precedente studio realizzato dall’Università degli studi di Urbino. È stato selezionato un campione di convenienza sul gruppo di Infermieri afferenti alle due strutture regionali di Pronto Soccorso.</p> <p><strong>RISULTATI:</strong> Sono stati reclutati 117 Infermieri, 41 (35%) hanno risposto al questionario. La forma di violenza maggiormente riscontrata è la negligenza, seguita da violenza psicologica, fisica, economica e sessuale. Età avanzata e non autosufficienza sono stati riconosciuti come fattori di rischio predisponenti alla violenza; mentre sembra che appartenere al genere femminile non predisponga ad agiti annoverabili come violenza. Tra gli autori del maltrattamento la vicinanza abitativa o affettiva sono elementi da considerare predisponenti; i familiari intimi o i caregiver sono spesso autori del reato. Appare significativa la percentuale degli operatori socio- sanitari (4%).</p> <p><strong>CONCLUSIONI:</strong> La violenza e il maltrattamento contro la persona anziana sono argomenti poco esplorati, talvolta considerati una problematica assistenziale piuttosto che una riflessione della Comunità Scientifica Infermieristica. Risulta indispensabile adeguare i programmi formativi ai vari livelli in quest’ambito e sviluppare un modello di presa in carico condiviso basato sulla valutazione oggettiva del rischio</p>Stefania TintiLaura BrambillaPaola RipaClaudia Menia Timoftica Sonia LomuscioFurcieri LorenzoJohn TremamondoMartino TrapaniAnnalisa Alberti
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2023-07-312023-07-312215516910.54103/dn/19906Competenze Infermieristiche Distintive in Area Ematologica: survey sulla loro diffusione
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<p>La natura specialistica dell’Ematologia richiede comprensione dei processi patologici, degli appropriati interventi terapeutici e dell’impatto che essi hanno sulla qualità di vita dei pazienti. Interventi infermieristici mirati in Ematologia richiamano il concetto di Competenze distintive. Questo studio si propone quindi di indagare la diffusione di queste tra gli Infermieri di Ematologia. È stato eseguito uno studio osservazionale multicentrico trasversale, con somministrazione di un questionario a risposta multipla ad un campione appartenente a 3 diverse Unità Operative di Ematologia Adulti delle province di Milano e Monza e Brianza. In base alla percentuale di risposte corrette alle domande del questionario, si può desumere che, tra i soggetti coinvolti nello studio, vi sia una buona diffusione delle Competenze distintive in Ematologia, ma questa appare strettamente legata all’esperienza professionale in questo ambito specifico. Si auspica che l’apprendimento di queste in futuro possa essere correlato anche ad una formazione specialistica post-base.</p>Filippo IngrossoRoberto LuciforaMarco MarzanoPaola Santa GalafassiGiorgia GobbiElena MarinoLaura Zoppini
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2023-07-312023-07-312217017910.54103/dn/20080La qualità dell’assistenza infermieristica in ambito oncologico: protocollo di validazione dello strumento Quality of Oncology Nursing Care Scale (QONCS)
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<p><strong>BACKGROUND: </strong>Gli infermieri hanno un ruolo fondamentale nella cura delle persone affette da patologia oncologica. Fornire un’assistenza infermieristica di qualità significa provvedere a rispondere in modo pertinente ai bisogni fisici e psicosociali dell’assistito. Lo strumento Quality of Oncology Nursing Care Scale (QONCS) è il primo strumento ad essere costruito su un modello concettuale consolidato che include i principali temi emersi da studi precedenti aventi per oggetto la qualità dell’assistenza infermieristica in ambito oncologico. Non esiste ad oggi in Italia uno strumento capace di misurare la qualità dell’assistenza infermieristica percepita dalla persona affetta da patologia oncologica.<strong> <br /><br />OBIETTIVI: </strong>Finalità generale dello studio è adattare nel contesto italiano lo strumento QONCS al fine di indagare la qualità dell’assistenza infermieristica percepita dagli assistiti oncologici e i fattori che influiscono su di essa.</p> <p><strong>METODI:</strong> Lo studio è articolato in quattro fasi: (a) l’adattamento culturale dello strumento al contesto italiano; (b) la valutazione della validità di facciata e contenuto dello strumento; (c) la valutazione della validità di costrutto e affidabilità dello strumento e (d) la descrizione della qualità dell’assistenza infermieristica come percepita dagli assistiti includendo fattori/item confermati nel processo di validazione. <br /><br /><strong>ESITI ATTESI:</strong> Si intende validare lo strumento su più di 400 persone affette da patologia oncologica. Il costrutto che lo strumento intende misurare sarà confermato attraverso analisi fattoriale esplorativa e confermativa e riporterà una elevata consistenza interna e affidabilità test-retest.</p>Ilaria MarcominiFrancesca RiboniMaria MallioMattia BozzettiRoberta PendoniLaura Milani
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2023-07-312023-07-312213814410.54103/dn/20001Disturbi del sonno negli studenti di Infermieristica italiani: uno studio pilota.
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<p><strong>INTRODUZIONE:</strong> La professione infemrieristica è particolarmente esposta a disturbi del sonno a causa dell’alterazione dei ritmi circadiani, delle frequenti variazioni della turnistica e del lavoro straordinario, con riduzione delle ore dedicate a dormire ed aumentato rischio di errori nell’assistenza. I disturbi del sonno, tuttavia, sembrano iniziare già durante la formazione universitaria: l’elevato carico didattico e l’alternanza fra teoria, esami e tirocinio possono infatti essere fonte di stress e di ansia, portando a questo genere di disturbi. Questo studio si è quindi proposto di indagare l’incidenza dei disturbi del sonno ed i fattori ad essi associati fra gli studenti di infermieristica in Italia</p> <p><strong>METODI:</strong> E’ stato condotto uno studio trasversale sul web da gennaio ad agosto 2022, somministrando la versione italiana del Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI). La normalità della distribuzione è stata valutata attraverso il test di Kolmogorov-Smirnov. È stata eseguita un'analisi di regressione logistica binaria.</p> <p><strong>RISULTATI:</strong> la survey è stata completata da 4898 studenti. Il test di Kolmogorov-Smirnov ha riscontrato che i punteggi seguissero una distribuzione normale. Le analisi hanno rilevato che essere di sesso femminile, soffrire di una malattia, essere uno studente lavoratore, consumare regolarmente tè o alcol e percepire che i disturbi del sonno hanno un impatto sul rendimento accademico, sono fattori che influenzano l'insorgenza dei disturbi del sonno.</p> <p><strong>CONCLUSIONI: </strong>I risultati di questo studio suggeriscono l’attuazione di strategie volte ad agevolare il percorso degli studenti di infermieristica e ridurre il rischio di errori nell’assistenza. I risultati di questo studio pilota dovrebbero essere confermati da studi ufficiali.</p>Celeste GranzieroGiorgio BergesioBartolomeo RinaldiIlaria Marcomini
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2023-07-312023-07-312281510.54103/dn/20574Effetti della mobilizzazione precoce sull'incidenza di complicanze postoperatorie nei pazienti sottoposti a toracoscopia: uno studio randomizzato controllato
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<table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>INTRODUZIONE:</strong> la mobilizzazione è fondamentale per ridurre le complicanze postoperatorie. In letteratura non esistono criteri precisi per quanto riguarda i tempi di mobilizzazione e la postura dopo la toracoscopia. Questo studio mira a confrontare gli effetti della mobilizzazione precoce (entro le prime 6 ore dopo l'intervento chirurgico) in posizione di Fowler e la posizione supina per le prime 24 ore.</p> <p><strong>METODI:</strong> studio sperimentale a due bracci, in aperto con arruolamento di 28 pazienti sottoposti a toracoscopia. I soggetti sono stati assegnati in modo casuale alla mobilizzazione in posizione di Fowler entro 45 minuti dopo l'intervento chirurgico fino a 6 ore (gruppo di studio) o per mantenere la posizione supina fino al primo giorno postoperatorio. La variabile dipendente studiata era il volume espiratorio massimo nel 1° secondo (FEV1) dopo 6 e 24 ore dall'intervento chirurgico. La radiografia del torace è stata eseguita subito dopo l'intervento chirurgico e il primo giorno postoperatorio.</p> <p><strong>RISULTATI:</strong> i casi di atelettasia nel gruppo di studio sono diminuiti dal 53.3% al 20.0% (gruppo di controllo: dal 69.2% al 46.2%). Il FEV1 ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo nel gruppo di studio sia dopo 6 che dopo 24 ore dall'intervento chirurgico (p<.001).</p> <p><strong>CONCLUSIONI:</strong> la mobilizzazione precoce nella posizione di Fowler sembra migliorare i risultati respiratori riducendo gli episodi di atelettasia; si traduce anche in un miglioramento clinicamente rilevante del FEV1 rispetto alla posizione supina. I risultati attuali devono essere confermati su campioni ampi e stratificati.</p> </td> </tr> </tbody> </table>Linda LeoAlessandro BaisiFederico Raveglia
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2023-08-012023-08-0122162410.54103/dn/19838Enhanced Recovery After Surgery e assistenza infermieristica in urologia: utopia o futura pietra miliare? Una revisione della letteratura
https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/19952
<table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>BACKGROUND:</strong> Enhanced Recovery After Surgery (ERAS) è un programma multidisciplinare volto a ridurre al minimo la risposta del corpo allo stress chirurgico, consente agli assistiti di ottenere outcome migliori, dimissioni precoci e sicure nonché la riduzione dei costi. Nonostante la presenza di numerose evidenze clinico-scientifiche in letteratura sull'utilità del programma ERAS nella chirurgia maggiore, l'implementazione di questo percorso multidisciplinare non ha ancora raggiunto consenso unanime nella chirurgia urologica.</p> <p><strong>OBIETTIVI: </strong>Obiettivo del presente lavoro è analizzare per ogni fase del processo chirurgico gli item ERAS messi in atto in chirurgia urologica, valutarne gli esiti e indagare le prospettive infermieristiche.</p> <p><strong>METODI:</strong> Dopo aver identificato l’ambito e il quesito di ricerca è stato formulato il PIO (Popolazione, Intervento, Esito). Nei mesi di agosto e settembre 2022 è stata condotta la ricerca bibliografica attraverso la consultazione delle principali banche dati biomediche: PubMed, Cinahl, Embase.</p> <p><strong>RISULTATI: </strong>Sono stati ritenuti validi 14 articoli per la stesura dell’elaborato. 1 con disegno qualitativo e 13 con disegno quantitativo. Sono state identificate diverse aree tematiche, idealmente suddivise nelle diverse fasi del processo operatorio.</p> <p><strong> </strong><strong>CONCLUSIONI:</strong> I contributi analizzati in questo elaborato assumono un significato clinico importante, aggiungendosi al crescente numero di evidenze che supportano il valore di ERAS negli sforzi messi in atto per migliorare gli esiti clinici nella popolazione sottoposta a chirurgia urologica, con particolare riferimento ai pazienti sottoposti a cistectomia radicale, procedura altamente demolitiva.</p> </td> </tr> </tbody> </table>Ilaria MilaniRita BiscottiAngelo GentileFilippo IngrossoElisa RimoldiPaola Ripa
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2023-07-312023-07-3122254010.54103/dn/19952Implementazione di uno strumento multidimensionale per la valutazione del dolore nel processo di triage globale: uno studio pilota
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<p align="justify"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><strong><span style="font-family: Calibri, serif;">INTRODUZIONE: </span></strong><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;">Nel triage è fondamentale la rilevazione del dolore come previsto dalle linee di indirizzo e dalla</span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;"> Raccomandazione Ministeriale 15 che specifica la necessità dell’utilizzo di una metodologia di</span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;"> valutazione che permetta la corretta attribuzione del codice di triage senza sovra/sottostime mantenendo qualità e sicurezza, anche attraverso la corretta valutazione del dolore. Nel metodo </span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;"><em>Manchester Triage System</em></span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;"> (MTS), per determinare il codice di priorità, viene utilizzata la </span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;"><em>Manchester Pain Ruler Scale </em></span></span><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;">(MPRS), strumento multidimensionale validato anche in italiano per pazienti adulti e pediatrici.</span></span></span></p> <p align="justify"><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;"><strong>MATERIALI E METODI:</strong> Studio di coorte prospettico di maggiorenni acceduti al PS presentando come sintomo principale il dolore con elevata stabilità delle funzioni vitali di base. </span></span></p> <p align="justify"><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;"><strong>RISULTATI:</strong> Sulla totalità dei casi, MPRS è più sensibile nella valutazione del dolore nel processo di triage globale, infatti nel 40% dei casi (42/104) tale score si è rivelato un punteggio congruente al trattamento. NRS è risultata classificare in maniera adeguata nel 10% dei casi (11/104). Inoltre MPRS appare più specifica per il dolore di primo e terzo livello. L’utilizzo di MPRS permette di osservare una riduzione del under/over triage rispetto ad NRS. </span></span></p> <p align="justify"><strong><span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;">CONCLUSIONI:</span></span></strong> <span style="color: #000000;"><span style="font-family: Calibri, serif;">Da questo studio sono emersi nuovi quesiti riguardanti la valutazione del dolore in fase di triage, ma anche dati che ritengono MPRS più sensibile e specifica rispetto a NRS nonostante l’utilizzo di un modello di triage globale differente da MTS. Inoltre MPRS descrive in maniera più accurata il dolore in triage rispetto ad alcune fasce di età esesso, riducendo l’over/under triage.</span></span></p>Laura CartelloGianluca GhiselliDaniele PasquarielloMarco AttivissimoDevis PasquarielloCristina Di Maria
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2023-07-312023-07-3122415110.54103/dn/19940Il biofeedback preoperatorio migliora il recupero della continenza a seguito di prostatectomia radicale: una revisione sistematica con meta-analisi
https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/20383
<p><strong>BACKGROUND:</strong> L'incontinenza urinaria postoperatoria è il risultato complessivo dell'incompetenza dello sfintere uretrale e delle modifiche della lunghezza dell'uretra dopo la prostatectomia radicale. I risultati degli interventi preoperatori mirati a prevenire l'incontinenza post-prostatectomia includono l'allenamento preoperatorio dei muscoli del pavimento pelvico (PFMT) e il biodfeedback (BFB), che possono essere gestiti dal personale infermieristico in molti Paesi.</p> <p><strong>OBIETTIVO:</strong> determinare l'efficacia del biofeedback preoperatorio (BFB) per l'incontinenza urinaria post-prostatectomia rispetto al training pelvico senza BFB, considerando la variabilità dei risultati degli studi disponibili. </p> <p><strong>METODI:</strong> è stata condotta una revisione sistematica con meta-analisi, analizzando le indicazioni fornite dalla letteratura sul biofeedback preoperatorio per la prevenzione dell'incontinenza urinaria in termini di regimi di trattamento, tempi di inizio delle sessioni, numero di esercizi di contrazione e rilassamento e lavoro programmato a casa. La ricerca della letteratura è stata effettuata su Pubmed, CINAHL, Cochrane Library, Web of Science, Scopus, EMBASE e PEdro.</p> <p><strong>RISULTATI:</strong> nonostante solo tre articoli siano stati adatti alla metanalisi, i nostri risultati supportano il BFB rispetto alle istruzioni scritte per il recupero della continenza dopo 3 e 6 mesi dall'intervento. L'implementazione di programmi progressivi con molti esercizi muscolari diversi e l'inclusione del rilassamento sono le principali raccomandazioni.</p> <p><strong>CONCLUSIONI:</strong> Il biofeedback preoperatorio porta a un miglioramento della continenza urinaria dopo 3 e 6 mesi dalla prostatectomia radicale. Gli studi futuri dovrebbero concentrarsi sulle caratteristiche e sul numero di contrazioni muscolari pelviche richieste durante il biofeedback per massimizzare l'efficacia.Il biofeedback preoperatorio migliora il recupero della continenza dopo la prostatectomia aperta: una revisione sistematica e una meta-analisi</p>Stefano TerzoniMauro ParozziBernardo RoccoChiara SighinolfiGiorgia GaiaLaura Di PriscoLara CarelliRoberta LodiniElena SalaAgostino D'AntuonoCristina MoraSerena MarucciaPaolo Ferrara
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2023-08-032023-08-0322526310.54103/dn/20383L'esperienza vissuta dagli operatori sanitari rispetto alla presenza dei familiari durante le manovre rianimatorie: uno studio osservazionale
https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/19844
<p><strong>BACKGROUND:</strong> La possibilità per i familiari di assistere durante la rianimazione cardiopolmonare (RCP) suscita controversie tra i professionisti sanitari. Nonostante esistano evidenze a supporto, tale presenza nei dipartimenti di emergenza-urgenza è poco praticata.</p> <p><strong>OBIETTIVI:</strong> Misurare la percezione di medici e infermieri rispetto alla presenza dei familiari nelle UO di Pronto Soccorso (PS), Rianimazione (RIA), Unità coronarica (UTIC) e 118 di una ASST milanese.</p> <p><strong>METODI:</strong> È stato somministrato un questionario agli operatori sanitari con quesiti relativi alla possibilità di far assistere i parenti, agli effetti di tale decisione e all’opinione degli operatori rispetto a questi temi. Si sono confrontate le risposte in base alla professione (medici, infermieri), all’UO di appartenenza (118, PS, RIA, UTIC) e all’anzianità professionale (≤ 5 anni, 6-14 anni, ≥ 15 anni).</p> <p><strong>RISULTATI:</strong> Il campione analizzato è costituito da 200 schede (79% infermieri, 21% medici; 52.5% operatori di PS, 27% di RIA, 15.5% di UTIC e 5% di 118; 18,5% sanitari con ≤ 5 anni di esperienza, 31,5% 6-14 anni e 50% ≥ 15 anni). Prevale l’opinione che non sia possibile far assistere i parenti a manovre rianimatorie. I medici sono meno contrari degli infermieri, mentre si evidenziano differenze tra gli operatori di RIA e quelli di UTIC. Gli operatori con meno esperienza considerano maggiormente i famigliari di intralcio e temono ripercussioni legali.</p> <p><strong>CONCLUSIONI:</strong> Nasce l’esigenza di delineare protocolli per supportare i professionisti sanitari su come comportarsi con la richiesta dei parenti di poter assistere a manovre rianimatorie sui propri cari.</p> <p> </p>Francesco FanariAntonio VillaAnna Maria PariniEleonora Pollini
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2023-08-022023-08-0222647610.54103/dn/19844L’attitudine degli studenti di infermieristica nei confronti della donazione di organi: un'indagine trasversale in un'università del Nord Italia.
https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/20016
<table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>INTRODUZIONE: </strong>Nonostante la ricerca mostri una certa complessità nelle ragioni che spieghino il basso tasso di donazione di organi nella popolazione, diversi studi in letteratura suggeriscono che la partecipazione attiva di infermieri e medici abbia una forte influenza sui tassi di donazione. In particolare, le attitudini, le conoscenze, la fiducia, l'impegno e la formazione dei professionisti della salute risultano essere fattori influenti.</p> <p><strong>OBIETTIVI: </strong>Indagare le attitudini degli studenti infermieri universitari dell'Università di Brescia riguardo la donazione di organi e tessuti.</p> <p><strong>MATERIALI E METODI: </strong>È stata condotta un'indagine trasversale mediante la somministrazione della Organ Donation Attitudes Scale (ODAS).</p> <p><strong>RISULTATI: </strong>L'ODAS ha mostrato che la maggior parte degli studenti conosce qualcuno che ha donato un organo durante la propria vita o dopo la morte e oltre la metà conosce qualcuno che ha ricevuto un trapianto di organo. Tuttavia, il 63,3% degli studenti ha indicato di non aver ricevuto una formazione specifica. Gli scores totali variano da 45 a 71 con un punteggio mediano di 61. L'analisi di correlazione rivela come la formazione accademica non correla con le attitudini (p=0,37). Sapere che qualcuno ha ricevuto un trapianto correla con la disponibilità ad esprimere la volontà donativa (p=0,047) e la formazione accademica correla con la conoscenza percepita del processo di donazione (p=0,0001).</p> <p><strong>CONCLUSIONI: </strong>Lo studio ha riscontrato prevalentemente attitudini positive verso la donazione di organi e tessuti tra gli studenti infermieri universitari del campus di Cremona. Ulteriori ricerche coinvolgendo le università di infermieristica sono necessarie per sensibilizzare il pubblico e gli operatori sanitari.</p> </td> </tr> </tbody> </table>Mattia BozzettiMartina CaraffiniChiara AgostiIlaria MarcominiRoberta Pendoni
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2023-07-312023-07-3122778710.54103/dn/20016Competenze dell'infermiere di pronto soccorso: revisione narrativa della letteratura
https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/19769
<table> <tbody> <tr> <td> <p><strong>INTRODUZIONE:</strong> I Pronto Soccorso sono ambienti dinamici e imprevedibili che devono garantire risposte e interventi tempestivi affrontando situazioni d’emergenza urgenza. La diversità dei ruoli degli infermieri nelle diverse aree cliniche porta a sviluppare strumenti rivolti al proprio contesto. Le mappature di competenze permettono di declinare le competenze distintive di area e di garantire un’assistenza compente e sicura.</p> <p><strong>OBIETTIVO:</strong> Identificare le competenze dell’infermiere di Pronto Soccorso al fine di definire quelle distintive in questo setting attraverso le mappature già esistenti in letteratura.</p> <p><strong>METODO:</strong> Revisione narrativa della letteratura attraverso la ricerca su banche dati e riviste. La ricerca è stata integrata con risorse secondarie.</p> <p><strong>RISULTATI:</strong> Sono state individuate cinque mappature provenienti dalla letteratura internazionale (FEN; RCN; NENA; CENA; AAENP & ENA). Sono state analizzate secondo nove domini: competenza clinica, comunicazione, team-work, gestione dell’ambiente e delle risorse, sviluppo professionale, leadership, principi legali ed etica professionale, ricerca e qualità. Non sono state individuate mappature di competenze dell’infermiere dell’emergenza nel nostro Paese.</p> <p><strong>CONCLUSIONI:</strong> Lo sviluppo delle mappature ha l’obiettivo di assicurare una pratica sicura e standard per la formazione del professionista. Le competenze analizzate all’interno di questo studio variano a seconda del percorso formativo e del Sistema Sanitario presente nei diversi Stati. Attraverso i nove domini sono state sottolineate le analogie delle mappature che consentono di definire gli standard per l’infermiere dell’emergenza urgenza. </p> </td> </tr> </tbody> </table>Brenda VezzoniValentina Masciarri
Copyright (c) 2023 Brenda Vezzoni, Valentina Masciarri
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2023-07-312023-07-31228811610.54103/dn/19769Bevendo un tè con Florence
https://riviste.unimi.it/index.php/dissertationnursing/article/view/20751
<p><strong>INTRODUZIONE:<br /></strong>Giancarlo Celeri Bellotti è infermiere dal 1982. Nei primi anni della sua carriera ha prestato servizio presso le Unità Operative di Cardiologia, UTIC e Medicina Interna. In seguito, si è specializzato nell’assistenza infermieristica nel comparto operatorio, dove ha maturato un’esperienza di c.ca 13 anni. Dal 1999 si è occupato di formazione infermieristica presso la sezione “San Paolo” del corso di Laurea in Infermieristica. Appassionato di storia dell’assistenza infermieristica, negli anni ha tenuto numerose attività sul tema fra cui si annoverano numerosi corsi, posters, l’organizzazione di numerosi convegni e pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali. E’ stato fondatore e presidente dal 2003 al 2016 della Società Italiana di Storia dell’Assistenza Infermieristica (So.ISAI). E’ ad oggi curatore della mostra-laboratorio di storia dell’assistenza infermieristica “<em>L’Officina di Clio</em>” presso il polo didattico di Via Ovada a Milano. Al termine della propria carriera, affida le proprie riflessioni sulla professione infermieristica ad un dialogo con Florence Nightingale, che riporta alla mente un antico aforisma di Leonardiana memoria: “<em>tristo è quel discepolo che non avanza il suo maestro</em>”.</p>Giancarlo Celeri Bellotti
Copyright (c) 2023 Giancarlo Celeri Bellotti
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2023-08-012023-08-01221710.54103/dn/20751