@article{Vallortigara_2019, title={«Do people still sing?». Traduzioni italiane dell’Eneide nel Novecento}, url={https://riviste.unimi.it/index.php/enthymema/article/view/11129}, DOI={10.13130/2037-2426/11129}, abstractNote={<p>Il contributo intende prendere in rassegna le principali traduzioni italiane dell’<em>Eneide </em>nel Novecento (con l’inclusione di due prove recenti), soffermandosi in particolare su alcune fasi della storia traduttiva del poema. Se le traduzioni realizzate durante il Fascismo concorrono a presentare, in chiave nazionalistica, l’opera di Virgilio come «prima luminosa giornata della letteratura italiana», dopo la guerra, mutati i paradigmi traduttivi e le coordinate culturali, il ritorno all’<em>Eneide</em>avviene nel segno di una ritrovata vicinanza al «doloroso penare» del suo eroe. Si realizza quindi un «recupero romanzesco» del poema di Enea, con un cambiamento di prospettiva che incide in maniera netta sulle caratteristiche stilistiche (soprattutto lessico e sintassi) delle traduzioni allestite in questo periodo. Tra gli anni Ottanta e Novanta, infine, compaiono numerose nuove versioni del testo epico virgiliano, improntate a criteri di leggibilità e chiarificazione del testo di partenza, al quale si subordina quello che Fortini chiamava «il tasso d’ispirazione, d’appropriazione, di “genialità” del traduttore». Si distinguono, nel quadro di sostanziale omogeneità che contraddistingue questa fase, due recenti e antitetiche prove di traduzione (Sermonti e Fo), analizzate in chiusura del contributo. La ricognizione, ancorché lacunosa e non esaustiva, si propone di evidenziare il fondamentale ruolo della traduzione nel percorso della ricezione del testo classico.</p><p><span>This article aims to present a detailed review of Italian translations of the <em>Aeneid </em>during the Twentieth and early Twenty-first Century. Translations help to explain how and why <em>Aeneid </em>has been interpreted in particular times and contexts. During Fascism, translations played a large part in bringing Virgil and his poem into Italian literature and culture: according to this view, translators of the <em>Aeneid </em>made the connection with Italian literary tradition clear and explicit. After World War II, Virgil was seen as a source of humanity and as a reflection on human grief: translations of this time reflected this important shift using a language which became less grandly majestic, more reflective and plain. After 1980, translations of Virgil’s work have incredibly increased in number and have become more and more devoted to the ideal of the “invisible” translator, with two remarkable and very recent exceptions (Sermonti and Fo). In conclusion, this article aims to show how the activity of translation has contributed to interpretation and reception of the <em>Aeneid</em>in Italy throughout the century.</span><span></span></p>}, number={23}, journal={ENTHYMEMA}, author={Vallortigara, Laura}, year={2019}, month={lug.}, pages={157–179} }