Valorizzazione del patrimonio scheletrico umano: una prospettiva su milano
DOI:
https://doi.org/10.13130/2035-4797/4893Parole chiave:
storia, antropologia, archeologia, bene culturale, Milano, LombardiaAbstract
La storia e il patrimonio culturale di una città si misurano non soltanto attraverso lo studio delle opere d’arte, dei manufatti o dell’edilizia, ma anche attraverso l’esame dei resti delle persone che hanno calpestato il suolo nei millenni passati. Ecco quindi che le decine di migliaia di resti scheletrici rinvenuti in Lombardia nelle numerose necropoli portate alla luce fungono anch’esse da “bene culturale”, seppur in una cornice etica e morale del rispetto e del trattamento dignitoso dei resti umani. Gli scheletri in questo modo raccontano una storia sullo stato di salute, la ricchezza, la cultura e persino la violenza, che può confermare, integrare o a volta smentire le fonti storiche quando queste sono disponibili. Studi preliminari effettuati su scheletri di diverse aree della Lombardia, e in particolare Milano, hanno già dimostrato il potenziale del materiale scheletrico nel far intuire ad esempio un’evoluzione delle malattie infettive dall’epoca romana al medioevo, la multietnicità della Milano di Sant’Ambrogio, il pesante lavoro minorile che pare fosse diffuso già tra i longobardi che popolavano la Bergamasca e la peste del Manzoni che affliggeva i resti trovati sotto le mura spagnole di chi già soffriva di malnutrizione. Come si differenziavano da noi e tra di loro nell’aspettativa di vita, nella malattia, nella violenza interpersonale, nello stile di vita? In questo lo scheletro è un vero e proprio bene culturale.Metriche
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Pubblicato
2015-06-11
Fascicolo
Sezione
Atti del Seminario interdisciplinare "Milano Archeologia per Expo 2015", Milano 21, 26-28 Novembre 2014