N. 1 (2017): Foscolo critico
Contributi individuali

Foscolo teorico e antiteorico della traduzione

Giuseppe Natale
University of Nevada, Las Vegas
In copertina: Livorno, Biblioteca Labronica “F.D. Guerrazzi”, Fondo Foscolo, vol. XXVIII, c. 140r

Pubblicato 10.12.2018

Parole chiave

  • teoria della traduzione,
  • effetto equivalente,
  • traduttologia

Abstract

La traduzione occupa una posizione di tutto rispetto nell'opera di Foscolo, sia a livello di riflessione teorica che di attività pratica. La formulazione di principi sull'arte del tradurre, oltre ad accompagnare sotto forma di preambolo esplicativo le sue versioni poetiche, costituisce anche il substrato essenziale della sua attività critica. Questa sua attenzione continua e profonda al tradurre non manca però di contraddizioni. Da un lato, nei testi teorici principali sull’argomento (Traduzione de' due primi canti della 'Odissea' di Ippolito Pindemonte; Della 'Gerusalemme liberata' tradotta in versi inglesi; Sulla traduzione del cenno di Giove; Esperimento di traduzione della 'Iliade' di Omero) la teoria del tradurre non si scinde mai dalla prassi e si riduce a più riprese in mera riflessione linguistica, tanto da far autorizzare l'ipotesi che essa manchi di autentica sistematicità e che si configuri come una teoria di derivazione lockiana, incentrata principalmente sulla questione della resa in altra lingua delle idee accessorie e concomitanti. Ad autorizzare questa lettura possono aver contribuito alcune affermazioni incidentali dello stesso Foscolo sui limiti della metodologia applicata alla traduzione e sulla natura poetica del dato traduttivo. Si vedano per esempio le sue osservazioni sulla prefazione del Wiffen alla traduzione inglese della Gerusalemme liberata, nella quale egli critica il tentativo di fornire regole traduttive di applicazione universale. Nello stesso scritto, Foscolo tuttavia non si astiene dal proporre egli stesso alcuni principi assiomatici, misurando la validità della traduzione attorno ai tre elementi cardine della poesia – passioni, immagini, colorito – uniti all'elemento caratteristico precipuo di ogni lingua, l'armonia. L'individuazione di questi elementi è strumentale alla definizione di una vera e propria teoria della traduzione, fondata sul principio della ricerca dell'effetto equivalente. La teoria della traduzione di Foscolo è quindi bipolare, nel senso che reca contemporaneamente l'impronta della sua affermazione e della sua negazione. Questo saggio si pone come scopo quello di rintracciare i principi generali di una teoria traduttiva nascosti fra le pieghe degli scritti del Foscolo, evidenziandone le similitudini con le teorie ad essi contemporanee. Il metodo dell'interiorizzazione del testo, infatti, si inserisce in una tradizione che ha un referente preciso in The Principles of Translation (1791) di Alexander Tytler e in Conjectures on Original Composition (1759) di Edward Young. Allo stesso tempo, il saggio si propone di individuare quelle osservazioni e intuizioni di Foscolo che, seppure non propriamente sviluppate in forma teorica, anticipano in modo sorprendente alcune tendenze della traduttologia contemporanea. Le sue osservazioni ne l'Intendimento del traduttore sulla relatività delle traduzioni dei classici, il cui stile è da modularsi rispetto al ricevente, presentano alcune sorprendenti somiglianze con il "target-oriented approach" recentemente proposto dagli appartenenti alla cosiddetta scuola di Göttingen. Al pari di essi, Foscolo intende la traduzione primariamente come un'operazione linguistico/letteraria che si svolge all'interno del contesto sistemico della cultura ricevente.