Mito e demitizzazione dell’amore "totale" nelle lettere di Carducci a Lidia (e di Lidia a Carducci)
Pubblicato 21.02.2020
Parole chiave
- Possessività,
- Egocentrismo,
- Gelosia,
- Trasfigurazione,
- Duplicità
Abstract
Le lettere di Carducci a Lidia (Carolina Cristofori Piva) testimoniano un trasporto amoroso all'insegna di un'intemperante possessività. Quello che domina Carducci è il desiderio d'un possesso assoluto; e tale desiderio ha tra i suoi risvolti più significativi una trasfigurazione della donna amata, che il poeta è portato a rimodellare in base alla propria sensibilità, alle proprie predilezioni, ai modelli offertigli da una immensa cultura. Lidia è dapprima calata negli abiti della musa, della vestale, dell'angelo, della madonna; successivamente, quando nel poeta prevarranno gli aculei d'una tormentosa gelosia, tenderà a trasformarsi in un mostro e finanche in un demonio. Nelle poche lettere di Lidia recentemente venute alla luce si registra la ribellione della donna a tali procedure trasfiguratrici, positive o negative che siano. Carducci, annota Lidia, non conosce la donna che afferma di amare; il suo rapporto con lei è viziato da lenti deformanti che alterano i lineamenti della partner, e che sono il prodotto d'un egocentrismo incapace di valutare la realtà per quello che è.