Platone interprete di se stesso. «Menone» 98a alla luce di «Fedro» 249b-c

Autori

  • Lavinia Maggi Università degli Studi di Milano

DOI:

https://doi.org/10.13130/2282-0035/6753

Abstract

La definizione di ἐπιστήμη come ὀρθὴ δόξα legata αἰτίας λογισμῷ, che compare in Menone 98a, presenta notevoli difficoltà interpretative non solo per quanto riguarda l’identificazione dell’αἰτία, ma anche per la possibilità o meno di scorgere sullo sfondo di tale enunciazione la teoria delle Idee (nella versione dei cosiddetti “dialoghi della maturità”). La questione può essere affrontata sia considerando il controverso passo all’interno del contesto più ampio del dialogo (dove compare per la prima volta la teoria dell’ἀνάμνησις, che alla teoria delle Idee è strettamente legata), ma anche in relazione a passi di altri dialoghi platonici, in particolare Fedro 249b-c: qui, dove l’epistemologia platonica si sviluppa secondo la teoria delle Idee, la volontà di Platone di alludere direttamente a Menone 98a sembra offrire una chiave interpretativa anche per quella precedente formulazione. La necessità di leggere ogni dialogo secondo le sue specificità (periodo di composizione, argomento principale, tipologia dei personaggi coinvolti) non esclude infatti che, almeno in alcuni casi, Platone stabilisca dei collegamenti che consentano una continuità di lettura nel percorso di sviluppo del suo pensiero.

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Pubblicato

2016-01-28

Fascicolo

Sezione

Saggi