Lo stilo e l’aratro: immagini dell’atto scrittorio nella letteratura e nell’epigrafia latina
DOI:
https://doi.org/10.13130/2282-0035/13209Abstract
Il contributo si propone di indagare le origini latine della metafora agricola della scrittura, resa celebre in particolare dall’indovinello veronese. Attraverso un esame parallelo e in prospettiva diacronica delle fonti letterarie ed epigrafiche, dal III sec. a.C. fino alle soglie del Medioevo, si analizzano le caratteristiche linguistiche e concettuali della metafora e la sua evoluzione in rapporto ai diversi supporti scrittori. Nella prima parte, sono osservate le peculiarità della metafora nella produzione enigmistica di epoca medievale, di cui si ricercano le radici all’interno della letteratura antica. L’analisi si concentra poi su alcuni
termini fondamentali impiegati per esprimere l’associazione fra aratura e scrittura nel latino arcaico e classico, quali arare, perarare, inarare e, soprattutto, exarare, ponendo l’accento sul ruolo di mediazione esercitato dalla letteratura cristiana, che ha consegnato alla mente immaginifica dell’uomo medievale un complesso metaforico estremamente ricco e variegato, alla base di una tradizione sia letteraria che popolare giunta sino ai nostri giorni. Nella seconda parte, sono valutate invece le fonti epigrafiche che, seppur quantitativamente inferiori rispetto a quelle letterarie, contribuiscono ad arricchire il quadro evolutivo della metafora. In particolare, le due epigrafi prese in considerazione consentono di soffermarsi sull’utilizzo traslato del verbo sulcare e del suo derivato desulcare, non attestati per la metafora agricola della scrittura prima del I sec. d.C., che saranno ripresi e riformulati nella produzione letteraria cristiana solo a partire dal IV sec. d.C.
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