Una regione immaginata: ambiente, cultura e connettività nella Manciuria moderna

Autori

DOI:

https://doi.org/10.13130/2612-6672/16716

Parole chiave:

Manchuria, Region, Connectivity, Northeast, China

Abstract

The toponym Manchuria has become controversial in China in recent years, even though its use has a long history in Europe and Asia. Detractors maintain that the place name poses a threat to China’s sense of unity, because it exaggerates the distinctiveness of Northeast China. This essay shows that in the last forty years in Italy, as in other Countries, Manchuria has been used less often than in the past. However, it is still a matter of discussion whether Northeast China can be considered a region, as the disputed toponym can suggest. The paper tries to address this question, through an analysis of the physical and cultural features of the area, as well as its economic connectivity, from the XVII Century to the beginning of the XX Century. The conclusions of this survey suggest that Manchuria did not present the typical features of a physical and human unit before han Chinese mass immigration and the completion of railways at the beginning of the XX Century.  

Biografia autore

Filippo Dornetti, Università degli Studi di Milano

Ricercatore a Tempo Determinato (Lettera B) in Storia e Istituzioni dell’Asia 

Riferimenti bibliografici

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Per un esempio relativamente recente rimando a W. He, Kindai Nihon no ‘Shina’ ‘Man-Mō’ koshō, in Gendai shakai bunka kenkyū, No. 39, 2007, 1-7. Come si legge nell’articolo, nel primo dopoguerra «Manciuria» era spesso associata a «Mongolia» nella coppia di caratteri che compongono la parola manmō. Sull’interpretazione del territorio mancese negli studi geopolitici e geografici giapponesi degli anni Trenta, K. Takeuchi, The Japanese Imperial Tradition, Western Imperialism and Modern Japanese Geography, in A. Godlewska and N. Smith (Eds.), Geography and Empire: Critical Studies in the History of Geography, Blackwell, 1994, 188-206. L. Narangoa, Japanese Geopolitcs and the Mongol Lands, 1915—1945, in European Journal of East Asian Studies, Vol. 3, No. 1, 2004, 45-67.

Vedasi ad esempio la monografia sul sinologo Shiratori Kurakichi e gli studi storico-archeologici sull’Asia centrale del primo dopoguerra (gli “studi orientali”, tōyōshi in giapponese) in S. Tanaka, Japan’s Orient. Rendering Pasts into History, University of California Press, 1993. Joshua Fogel nello studio sul sinologo Naitō Kōnan ha indagato il rapporto tra la posizione interventista dello studioso giapponese e la sua interpretazione della decadenza dello stato cinese. J. A. Fogel, Politics and Sinology: The Case of Naitō Konan (1866-1934), Harvard University Press, 1984.

Un esempio recente di New Qing History è E. S. Rawski, Early Modern China and Northeast Asia Cross-Border Perspectives, Cambridge University Press, 2015. Per una rassegna aggiornata sulla polemica, M. Cams, Recent Additions to the New Qing History Debate, in Contemporary Chinese Thought, Vol. 47, No. 1, 2016, 1-4.

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Si veda ad esempio il ruolo dell’Imperatore Kangxi nella definizione dei confini della Manciuria, P. Kyle, The Manchus, Blackwell, 1997, 103-104. Per un riferimento a questo approccio sulla questione dell’origine delle nazioni, E. J. Hobsbawn, Nations and Nationalism Since 1780: Programme, Myth, Reality, Cambridge University Press, 1992, 10.

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Par casi studio su rappresentazioni di comunità regionali in Cina, rimando a T. Oakes, L. Schein, Translocal China: Linkages, Identities and the Reimagining of Space, Routledge, 2006. Per una classica analisi del discorso sull’unità razziale cinese in epoca repubblicana, F. Dikötter, The Discourse of Race in Modern China, Hurst, 1992; tematica ripresa di recente in F. Dikötter, Forging National Unity: Ideas of Race in China, in Global Dialogue (Online), Vol. 12, No. 2, 2010, 1-11; J. Leibold, Competing Narratives of Racial Unity in Republican China: From the Yellow Emperor to Peking Man, in Modern China, Vol. 32, No. 2, 2006, 181–220.

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M. C. Elliott, The Limits of Tartary: Manchuria in Imperial and National Geographies, in The Journal of Asian Studies, Vol, 59, No. 3, 2000, 603-646. T. Nakami, “Hokuto Ajia” kara mita “Higashi Ajia”, in T. Hamashita (a cura di), Higashi Ajia sekai no chiiki nettowaku, Yamakawa shuppansha, Tokyo, 1998, 273-295.

I periodi considerati sembrano sufficienti per mostrare le più recenti tendenze nel modo di indicare l’area in questione nel contesto italiano. Per la ricerca sono stati usati gli archivi telematici dei due quotidiani; l’archivio digitale de La Repubblica è consultabile dal 1985.

Su Il Corriere la parola «Cina» compare 17012 volte tra il 1980 e il 1999 e 39047 volte tra il 2000 e il 2019.

Un esempio è il picco di frequenza di «Manciuria» nel 2005, in occasione delle manifestazioni antigiapponesi in Cina nel 2005, intese come contestazione della politica di governo giapponese, accusato di cancellare il passato colonialista del paese. J. C. Weiss, Powerful Patriots: Nationalist Protest in China’s Foreign Relations, Oxford University Press, 2014, 127-159. Mitter invece interpreta le manifestazioni come riflesso di un generale mutamento della memoria collettiva sul periodo bellico avvenuto nella Cina contemporanea, R. Mitter, China’s Good War, How World War II Is Shaping a New Nationalism, The Belknap Press of Harvard University Press, 2020.

P. Salom, Cina, il Partito comunista contro la «lunga sciata», in Il Corriere della sera, 28/8/2005, 10 («Nel nord della Cina, in Manciuria»); M. del Corona, Falung Gong il tabù della Cina, in Il Corriere della Sera, 24/2/2013; G. Visetti, I due Nobel, la sedia vuota del dissidente Xiaobo che alza un muro tra Cina e Occidente, in La Repubblica, 8/12/2010; G. Visetti, Smog, il gigante e la bambina, in La Repubblica, 11/6/2013. Su Il Corriere tra gli articoli che citano il toponimo «Manciuria» ne ho contati 128 di tematica storica, 85 di cronaca, 81 su arti e spettacolo; su La Repubblica sono 104 quelli di tematica storica, 83 di cronaca, 74 su arte e spettacolo.

Si veda ad esempio A Novara c’è la gru della Manciuria, in Il Corriere della sera, 31/1/1993, 38.

Si segnala che la denominazione dongbei, che si avvicina alla resa fonetica del termine cinese per «Nord-est» secondo il sistema Pinyin, non appare ancora diffusa sui quotidiani italiani. Nell’arco di tempo studiato, essa appare due volte sul Il Corriere e una volta su La Repubblica. S. Ravizza, Dal Sacco alla Cina, Ora curo gratis milioni di indigenti, in Il Corriere della sera, 7/12/2018; M. del Corona, La tecnica va troppo veloce, l’umanità deve rallentare, in Il Corriere della sera, 31/3/2019; Da Tianjin a caccia di business in arrivo la delegazione cinese, in La repubblica, 10/10/2006.

«Nord-est della Cina» compare su Il Corriere in 17 articoli di cronaca e solo in un articolo di carattere storico; analogamente, ne La Repubblica sono 69 gli articoli di cronaca e uno quello di argomento storico.

Sono indicative espressioni come «La nuova Manciuria. La Cina del Nord-est», o «Nord-est della Cina all’interno dell’antica Manciuria». Giorno e notte, in La Repubblica, 12/1/2014. In Cina recuperi dedicati al turismo e al retail, inLa Repubblica, 23/6/2014. In effetti già nel 1981 si leggeva che «Manciuria» era «come un tempo si chiamava la regione settentrionale della Cina». G. Scardocchia, Anche l’operaio cinese va in cassa integrazione, inIl Corriere della sera, 25/11/1981, 3; Dalle erbe al lupino, una storia di insuccessi, in Il Corriere della sera, 10/3/2002, 27.

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Secondo Rampini il fiume mancese Songhua rappresenta «lo stato drammatico in cui versano fiumi e laghi in tutta la Cina, avvelenati da un’industrializzazione selvaggia e dall’ inerzia dei poteri pubblici, spesso complici di un capitalismo locale che calpesta le normative sanitarie». F. Rampini, Cina, crisi sul benzene ad Harbin il disastro nascosto dalle autorità, in La Repubblica, 25/11/2005.

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Una ricerca che, diversamente dal presente lavoro, sostiene la coerenza storico-geografica della Manciuria è J. Janhunen, Manchuria: an Ethnic History, Finno-Ugrian Society, Helsinki, 1996.

La geografia umana ha elaborato quattro diversi tipi di regione: regione amministrativa, cognitiva, regione formale e funzionale. Le prime due tipologie sono chiaramente costruzioni mentali: le regioni amministrative identificano territori soggetti a un particolare controllo politico e amministrativo, i cui confini sono frutto di negoziazione o di azioni politiche o legali. Le regioni cognitive invece sono prodotte dalla percezione informale di comunità. Le regioni formali sono aree definite in base a una o più caratteristiche fisiche o culturali omogenee; nelle regioni funzionali i luoghi sono connessi tra loro da relazioni più intense di quelle che esse intrattengono con l’esterno. D. R. Montello, Regions in Geography: Process and Content, in M. Duckham, M. F. Goodchild, M. F. Worboys (a cura di), Foundations of Geographic Information Science, Taylor & Francis, 2003, 176-180.

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Gli Jurchen compaiono per la prima volta nelle fonti scritte nell’XII secolo, come parte del popolo tunguso dei Mohe, a sua volta divenuto prominente dopo la dominazione Puyŏ, nel VII secolo d.C.

Come ha sottolineato Elliott, non si tratta di una etnicità oggettiva, ma costruita storicamente: ne è l’esempio il lignaggio della famiglia di Nurhaci, gli Aisin gioro, clan che si trasformò in un’enorme organizzazione burocratica di tredici mila componenti alla fine del Settecento, di cui solo una parte aveva effettivamente legami di sangue con il khan. P. K. Crossley, The Manchus, cit., 31.

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Fino alla fine del XIX secolo, la soia mancese che varcava i confini dell’area attraverso il porto di Yingkou non superava le 300 mila tonnellate. Quantitativo molto limitato se confrontato alle seicento mila tonnellate di farina di soia esportata solo in Giappone nel 1909. M. Okabe, Minami manshū tetsudō kaisha no kenkyū, Nihon keizai hyōronsha, 28-32.

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Lo studioso ha analizzato il sistema distributivo di cento contee locali, sulla base delle inchieste pubblicate nel 1937 da parte della Sezione ricerche del Dipartimento di industria e commercio del Manchukuo. A. Yasutomi, Y. Fukao (a cura di), Manshū no seiritsu: Shinrin no shōjin to kindai kūkan no keisei, Nagoya daigaku shuppankai, 2009.

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Pubblicato

2021-11-08

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Saggi

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