Quando gli “strumenti critici” non sono richiesti
DOI:
https://doi.org/10.13130/2037-2426/10642Parole chiave:
Romanzo, stile, autoreAbstract
Intervenire criticamente sulla narrativa prodotta dal mercato non è facile come sembra: per un verso, essa non richiede critica, semmai promozione pubblicitaria e semmai immedesimazione, una «sospensione dell’incredulità» spinta al massimo; per un altro verso, sembra inutile sprecare strumenti critici su testi semplici, destinati a una lettura rapida; pare più conveniente abbandonarla alle analisi ‘di mercato’ o al massimo alla sociologia della letteratura. A partire da un saggio di Daniele Giglioli, pubblicato in rivista nel 2014, ho voluto soprattutto evidenziare quali strumenti narratologici possano essere messi in opera su questo campo di analisi che non richiede l’analisi, quali strumenti possano essere ereditati dal dibattito ‘classico’, quali facciano maggiore o minore presa, quali siano in grado di produrre un disegno meno scontato ottenendo un risultato critico nel senso del rovesciamento dell’apparenza ideologica dominante.
Critical analysis of market-produced narrative is not as easy as it seems: on the one hand, it does not require criticism and is rather advertising promotion or, if anything, identification, a «suspension of disbelief» pushed to the maximum; on the other hand, it seems useless to waste critical tools on same simple texts intended for rapid reading and it seems more convenient to abandon it to ‘market’ analysis or, at most, to the sociology of literature. Starting from an essay by Daniele Giglioli, published in 2014, we will above all highlight which narratological tools can be put into operation on this field of analysis that does not even require analysis, which tools can be inherited from the ‘classic’ debate, which are more effective, which are able to produce a less obvious reflection and to reach a critical result in the sense of the overthrow of the dominant ideological appearance.
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Accettato 2018-09-29
Pubblicato 2018-12-23