Abitare la lingua maternale. Appunti sulla poesia
DOI:
https://doi.org/10.13130/2037-2426/12600Parole chiave:
poesia, maternale, convocazione, lingua, linguaggio, modulanzaAbstract
Le parole nel poema narrano il loro tentativo di farsi comprendere e nella loro espressività diventano appigli per una comprensione lirica. Ma per fare in modo che ciò sia possibile, il poeta deve «sapere» di loro, della loro natura; conoscere la loro impronta, il loro carattere, la loro postura ma soprattutto comprendere da dove arrivino e da chi, oltre che da che cosa. Bisogna, come ebbe a dire più volte Antonio Porta, «mettersi a bottega», cioè entrare in un'officina scritturale operativa, dove la materia e il materiale sanno come essere compresenti sul tavolo della lingua e del linguaggio, sparsi e impilati tra gli attrezzi del mestiere che, ogni poeta dovrebbe possedere e saper adoperare. Il “mestiere” del poeta è un dedicare tempo alla parola, e il «compito» della poesia è restituirla rigenerata/reinventata dalla propria lingua maternale. Qui la lingua poetica deve farsi più aderente a ciò che si dovrà portare alla luce, a ciò che dovrà mostrare: far vedere. Pensare in poema significa anche rimanere connessi al «luogo dell'elaborazione», in quell'esatto punto in cui la lingua e il linguaggio si installano tra l'esperienza e la sua decifrazione in parola. In tutto ciò la parola esperisce la vita che gli verrà concessa. Essa saprà rendere ciò che gli è stato dato.
Downloads
Dowloads
Pubblicato
Come citare
Fascicolo
Sezione
Licenza

Except where otherwise noted, the content of this site is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 Unported License.