La poesia è una telegrafia
DOI:
https://doi.org/10.13130/2037-2426/12605Parole chiave:
Lacan, poesia, atto creativo, telegrafia, fantasmaAbstract
Pensiamo perlopiù l’atto libero, il gesto creativo, come qualcosa di endometabolico, di aderente a una disposizione profonda e introversa, come un’azione che risponde alla volontà dell’agente, sincera, fedele. Il fantasma ci obbliga a una virata, a un cambio di prospettiva. Esso si scrive laggiù, lontano dal nostro corpo, in uno spazio separato, grazie a una telegrafia. Se balza fuori da cripte segrete, queste ultime non sono luoghi intimi, assimilati, bensì spazi mondani che della cripta condividono la latenza, il carattere inconscio, non certo la prossimità al soggetto. I fantasmi arrivano da lontano e diamo loro forma non plasmando materiali tra le mani, ma attraverso una tattilità a distanza. A mani libere.
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