Abstract
L’articolo presenta lo sviluppo metodologico del modello analitico-performativo adottato nell’indagine di ricerca artistica di G. Caruso sui 72 Studi Carnatici di J. Charpentier (1933-2017) e successivamente esteso ad altri repertori, come le Danze Argentine di A. Ginastera (1916-1983), nel progetto artistico “Re-Orient” grazie alla collaborazione con F. Magarò. In questa ricerca, gli aspetti creativi dell’interpretazione e della performance sono combinati con una precisa analisi storico-stilistica della partitura. L’analisi performativa è stata arricchita dall’applicazione del Solkattu (un sistema di vocalizzazione della tradizione carnatica) come lente per estrapolare e interpretare la struttura interna (ritmica o scalare) di ogni studio. Durante una pratica esecutiva collaborativa, i due ricercatori hanno identificato i pattern ritmici e melodici tratti da Charpentier dalla tradizione musicale indiana ed elaborati sulla sua partitura. La semantica del modello arabo-carnatico è stato poi applicato per identificare formule tipiche delle danze argentine presenti nella partitura di Ginastera, ovvero il Malambo e la Chacarera. Questa pratica artistica collaborativa ha portato a un processo creativo in cui la notazione ha fatto da ponte tra la musica “colta” e quella “popolare” (ovvero, “extraculta” europea). Il risultato non è culminato solo nella realizzazione di un progetto artistico co-creativo, ma anche in un modello analitico-performativo coerente trasferibile ad altri repertori. Il modello analitico-performativo si è rivelato efficace nell’evidenziare gli elementi ritmici e melodici di due diverse tradizioni musicali, quella carnatica e quella argentina, a sostenere l’ipotesi che gli elementi musicali extraculturali abbiano una valenza metalinguistica. La prassi esecutiva congiunta del pianoforte e delle percussioni è diventata uno strumento storico-stilistico per estrapolare tracce di tradizioni musicali “altre” inquadrate nel linguaggio occidentale. Il risultato di questa embodied practice valida la tesi di bi-musicalità (o meglio Intermusability), ossia l’acquisizione di competenze e di abilità performative da parte di studiosi/musicisti attraverso l’esperienza di pratica artistica di sistemi musicali differenti.
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