Penia da Aristofane alla scena contemporanea. La forza drammatica di un personaggio anti-comico.

Autori

  • Stefano Caciagli Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
  • Andrea Capra Università degli Studi di Milano
  • Maddalena Giovannelli Università degli Studi di Milano
  • Mario Regali Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”

DOI:

https://doi.org/10.13130/2532-6805/8675

Abstract

Fugace comparsa nei versi di Alceo e Teognide e, più tardi, in un episodio erodoteo, la personificazione di Povertà diviene personaggio a tutto tondo solo nel Pluto di Aristofane. Polo antitetico a quello intorno a cui muove il nucleo ideale della commedia – la diffusione egualitaria delle ricchezze – Penia risulta però particolarmente efficace dal punto di vista drammatico, ed è descritta con inedita dovizia di dettagli: livida, gialla e paurosa, come lo stato che rappresenta, ma straordinariamente eloquente, Povertà riuscirà a mettere in dubbio l’intrinseca bontà del progetto comico persino di fronte a coloro che ne sono stati i principali fautori.
A interessare gli eruditi antichi e gli studiosi di oggi è in particolare il paragone, proposto dal personaggio Blespidemo, tra Penia e “un’Erinni da tragedia” (v.423): Aristofane mette dunque in atto – come indicano già gli scoli – una parodia delle Eumenidi di Eschilo? Non è certo privo di rilevanza il gioco di rispecchiamento tra i due generi: Povertà ha uno sguardo “tragico e folle” (v. 424) e parla in uno stile elevato e ricco di citazioni (di cui già Tzetzes rintraccia la matrice euripidea). Ma più che a una puntuale lettura paratragica, si deve pensare – così suggerisce, per esempio, Sommerstein – alla riproposizione in chiave comica di un fortunato cliché tragico, che ha il suo archetipo nella antica tragedia eschilea (458 a. C.) ma che doveva essere ben noto, per successive riprese, anche agli spettatori del Pluto (388 a.C.). Penia rappresenta dunque un personaggio mostruoso, tragico, serio, e del tutto incompatibile con il mondo della commedia: per questo motivo sarà bruscamente scacciata dal protagonista.
Una ulteriore riprova della forza drammatica di Penia è la sua fortuna negli allestimenti contemporanei: contrariamente a quello che accade ad altri disturbatori, eliminati o fortemente rivisti nelle diverse riletture registiche, Povertà non manca mai in scena e diviene non di rado un personaggio chiave (così nell’allestimento di Massimo Popolizio), specialmente nelle messinscene poco orientate al disimpegno, che marcano zone d’ombra e inquietudini del testo aristofaneo.
Al di fuori della commedia, la personificazione di Povertà farà la sua comparsa in Teocrito, Plutarco, Luciano e Alcifrone; ma il caso più interessante è senza dubbio rappresentato dal Simposio di Platone, opera che viene composta, probabilmente, pochi anni dopo la rappresentazione del Pluto. Penia si accompagna qui non a Pluto ma a Poros; e la raffinatezza del filosofo nel coniugare l’astratto della personificazione e il concreto del personaggio non può che far pensare al modello aristofaneo e alla commedia antica.

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Pubblicato

2017-06-27

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Articoli