La conquista del diritto alla differenza: uno sguardo alla letteratura brasiliana per l'infanzia

Autori

  • Ada Milani Università degli Studi di Milano

DOI:

https://doi.org/10.13130/2240-5437/14622

Parole chiave:

letteratura per l’infanzia; Brasile; discriminazioni etnico-razziali; legge 10.693/03; Ferréz

Abstract

La letteratura brasiliana per l’infanzia si è fondata, nella sua evoluzione storica, su una sostanziale marginalizzazione dei personaggi di pelle nera. Per buona parte del ‘900, anche in conseguenza del lungo passato schiavista, le storie non fanno altro che evidenziare la condizione subalterna degli afrodiscendenti mediante rappresentazioni stereotipate che li vedono pressoché muti e sempre ai limiti di ciò che è considerato accettabile o desiderabile (sia dal punto di vista sociale che estetico). Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, grazie all’azione sempre più forte dei movimenti di rivendicazione sociale e razziale, si manifestano i primi accenni di una produzione letteraria impegnata nel superamento delle discriminazioni etnico-razziali. Tuttavia, il punto di svolta arriva solo con l’inizio del nuovo millennio: la legge 10.693/03, che rende obbligatorio l’insegnamento della storia della cultura afro-brasiliana e africana all’interno degli istituti scolastici pubblici e privati, rappresenta un’autentica rottura con la “tradizione del preconcetto” stimolando la pubblicazione di opere che guidano bambine e bambini neri verso l’auto-accettazione di sé e delle radici africane. Tra i testi pubblicati sulla scia delle nuove politiche educative, Amanhecer Esmeralda di Ferréz rappresenta un esempio originale poiché, forse in maniera più incisiva di altre opere destinate ai giovani lettori, ripensa il diritto all’educazione includendovi il diritto alla differenza.

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Pubblicato

2020-11-28 — Aggiornato il 2021-06-16

Fascicolo

Sezione

Articoli