Una Rilettura di Polibio XXXI 25.5
DOI:
https://doi.org/10.13130/2282-0035/9358Abstract
L’articolo si propone di ricostruire la fisionomia testuale di un luogo delle Storie di Polibio (II sec. a.C.) – XXXI 25.5 nell’edizione polibiana di Büttner-Wobst, p. 349 –, che è tramandato soltanto dagli Excerpta Constantiniana (X sec.): in una forma più breve dagli Excerpta de Virtutibus et Vitiis [n. 104], nella sezione degli estratti dal XXXI libro che raccoglie la lunga digressione su Scipione Emiliano (testimone: Tours, Bibl. munic., 980 C, del X sec., [P], noto e utilizzato dal XVII sec.); e in una forma più ampia dagli Excerpta de Sententiis [n. 137] (testimone: Città del Vaticano, BAV, gr. 73, del X sec., [M], palinsesto, riscoperto nel 1827, edito dal 1846). Per la conoscenza della pagina polibiana disponiamo anche di Ateneo (fine II sec. d.C.), che ne citò il contenuto nel vi libro dei Deipnosophistai (vi 274f-275a), e di due ulteriori estratti costantiniani, questa volta da libri non tramandati dell’opera dello storico Diodoro (I sec. a.C.), che attinse anche alle Storie di Polibio: Exc. de Sententiis n. 365 [Diod. xxxi fr. 36 Goukowsky] e n. 436 [Diod. xxxvii fr. 3 Goukowsky]. Attraverso una riflessione sull’affidabilità dei testi di Ateneo e Diodoro in rapporto con quello delle Storie, e un costante confronto con tutta l’opera polibiana volto ad indagare lingua e stile dell’autore, l’articolo giunge a una ricostruzione in parte diversa da quella del Büttner-Wobst, il cui testo riproducono tutte le edizioni moderne.Dowloads
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