Incidere oltre il pregiudizio: i muri tra arte outsider e insider
DOI:
https://doi.org/10.13130/2035-7680/15548Parole chiave:
Outsider Art; Art Brut; arte contemporanea; pregiudiziAbstract
I muri di prigioni e di manicomi sono stati per molto tempo e in maniera inaspettata i fogli bianchi su cui incarcerati e ricoverati hanno lasciato un segno della loro esistenza e del loro disagio, scrivendo storie di vite invisibili e rinnegate, e dove hanno trovato spazio diverse espressioni artistiche. Dai palinsesti presi in esame da Cesare Lombroso a fine Ottocento fino ai disegni realizzati sui muri esterni dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra (Pisa) da Fernando Oreste Nannetti negli anni Sessanta del Novecento e oggi conservati presso la Collection d’Art Brut di Losanna, il presente contributo vuole ripercorrere la storia di questi “segni murari”, proponendo altresì una riflessione su una differente tipologia di muro: quello che ancora oggi divide l’arte contemporanea definibile come mainstream da quella outsider. Quest’ultima, sebbene si sia emancipata dall’idea di essere un’arte solitaria e relegata nel silenzio della costrizione, non frequenta gallerie e musei poiché è ancora oggetto di numerosi pregiudizi. Si tratta di un’arte irregolare che richiede di essere riconosciuta per il suo valore artistico come patrimonio culturale di tutti.
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