Abbattere muri (in)visibili Confini, migrazioni e arte contemporanea
DOI:
https://doi.org/10.13130/2035-7680/15552Parole chiave:
confine; migrazioni internazionali; identità culturale; arte contemporanea; confine Messico-USA; Mar MediterraneoAbstract
L’arte contemporanea che volge la propria attenzione a indagare la
situazione geopolitica del mondo attuale lavora da tempo sui confini visibili e invisibili
che separano persone, società e culture. La produzione sul tema della reificazione dei
confini transnazionali attraverso barriere fisiche (quali i muri) o naturali (quali il mare) è
ormai vastissima sia per quantità di lavori prodotti, sia per eterogeneità di forme in cui
si esprime. Per la gravità delle conseguenze della loro gestione sulle persone che
cercano di attraversarli e per la portata dei discorsi che, inizialmente locali, si rivelano
poi potenzialmente universali, due aree rappresentano casi emblematici: il confine tra
Messico e Stati Uniti e il bacino del Mediterraneo.
L’arte contemporanea si concentra anch’essa su queste aree, con contributi che
spesso risuonano con quelli di altre discipline (antropologia, border studies). Facendo
riferimento ad alcune opere tra quelle ivi realizzate negli ultimi vent’anni, si
individueranno alcune ricorrenze nei discorsi promossi (denuncia delle situazioni
contingenti, critica al colonialismo foriero delle discriminazioni attuali, analogie che
connettono gli esseri umani al di là della loro variabilità culturale), giungendo a
individuare il denominatore comune finale di questi lavori nella volontà di mettere in
discussione e abbattere non solo i muri, ma anche i confini, visti come residui di
modalità coloniali di relazione tra gli esseri umani ormai non più accettabili.
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