Il corpo di Cecilia e la tautologia: la guerra dei soggetti e la trascendenza del reale in La noia di Alberto Moravia

Autori

  • Gianni Turchetta Università degli Studi di Milano

DOI:

https://doi.org/10.13130/2611-6537/11034

Parole chiave:

Alberto Moravia, La noia, corporeità, Cecilia Rinaldi, Wittgenstein

Abstract

La noia di Moravia (Moravia 1960) è certo un romanzo molto conosciuto. I critici lo hanno però letto quasi sempre proiettandolo sulla figura dell’autore, confondendolo con il narratore Dino, intellettuale borghese e artista fallito. D’altro canto, La noia mette in scena anche una protagonista femminile di non comune spessore, Cecilia Rinaldi, oggetto del desiderio e insieme antagonista del narratore. Cecilia condensa in sé una straordinaria concretezza, programmaticamente ricondotta alla sua corporeità, che ne domina incontrastata ogni comportamento, serrandola in una logica posta al di qua di qualsiasi moralità: una logica coatta, e quasi animalesca. Al tempo stesso, però, il personaggio di Cecilia, pur non assumendo mai aperti connotati di simbolo, e conservando invece una costante, inquietante concretezza, ha evidenti risvolti filosofici, che la caricano di una radicale tensione generalizzante.

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Pubblicato

2018-12-17