AGRAPHOI NOMOI E POLITEIA NEL DISCORSO FUNEBRE DI PERICLE

Autori

  • Elisabetta Poddighe

DOI:

https://doi.org/10.13130/1128-8221/14394

Abstract

Questo saggio esamina il ruolo degli agraphoi nomoi nell’orazione funebre di Pericle, in particolare nell’ambito della riflessione rivolta alla politeia degli Ateniesi. La scelta di Pericle di accentuare positivamente gli agraphoi nomoi e sottolineare la complementarità del rapporto fra i nomoi scritti e non scritti si discosta sia dalle regole del logos epitaphios sia dalle posizioni riconoscibili nel contesto del dibattito contemporaneo sul nomos, che tendenzialmente afferma la superiorità dell’agraphos nomos come espressione di un diritto universale e/o naturale. Diversamente, Pericle afferma che la politeia degli Ateniesi assegna uguale rilievo alle leggi scritte e non scritte e che gli agraphoi nomoi non hanno minore efficacia di quelle scritte relativamente al controllo sui comportamenti pubblici degli Ateniesi, particolarmente riguardo ai  comportamenti irrispettosi di ciò che gli Ateniesi consideravano meritevole di rispetto (eusebeia). Gli agraphoi nomoi, secondo quanto qui si argomenta, individuano gli ethe intesi come norme consuetudinarie e regole appartenenti al campo del diritto sacrale.

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Pubblicato

2020-10-30

Fascicolo

Sezione

Articoli