Teoria dell'errore in Kant, tra Sogni di un visionario e Critica della ragion pura

Autori

  • David Del Bianco

DOI:

https://doi.org/10.54103/2240-9599/18222

Abstract

Sogni di un visionario chiariti con sogni della metafisica del 1766 sono sempre stati visti come un'opera unica all'interno dell'intera produzione filosofica di Kant. Se tradizionalmente si è visto in questo scritto il momento di massima vicinanza a Hume e quindi di massimo scetticismo antimetafisico da parte di Kant, negli ultimi tre decenni non sono mancate letture che hanno visto in esso non soltanto una continuità con la metafisica kantiana precedente ma anche un interesse vero e genuino da parte di Kant per le teorie del mistico svedese Emanuel Swedenborg (1688-1772). Tuttavia, nessuna di queste letture ha riservato un'attezione adeguata al terzo capitolo della prima parte dei Sogni, nel quale Kant prende in esame i "sognatori della ragione" e i "sognatori della sensazione". Si tratta di una sezione del testo particolarmente interessante perché stabilisce quello stesso confronto fra errore metafisico ed errore empirico che Kant stabilisce quindici anni più tardi nella Critica della ragion pura. L'esame del confronto fra questi due luoghi testuali permette dunque di vedere come si è evoluta la concezione kantiana dell'errore dal 1766 al 1781, e permette conseguentemente di capire in cosa la teoria dell'errore presente nella Critica si distingua essenzialmente da quella presente nei Sogni.

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Pubblicato

2022-07-15

Fascicolo

Sezione

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