Il morso della pecora. Strategie retoriche nel «Decameron».

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Cristina Zampese
http://orcid.org/0000-0003-2848-9576

Abstract

Un procedimento retorico molto particolare come l’omoteleuto compare con una certa frequenza nel Decameron, in funzione efficacemente espressiva e a volte anche ideologica: per esempio nell’introduzione alla prima giornata, quando l’artificio vistoso conferisce un sapore antifrastico all’elenco dei difetti femminili pronunciato da Filomena. Questa chiave di lettura porta a riconsiderare anche altri luoghi apparentemente misogini dell’opera. L’ultima parte del saggio discute le indicazioni di Boccaccio sul motto, strumento dialettico segnatamente femminile, che deve mordere “come la pecora” e non “come ‘l cane”.

Homoioteleuton, a peculiar rhetorical device, is rather frequent in the Decameron. It often has an effective expressive function, and sometimes an ideological one: as it does, for instance, when it provides with an antiphrastic sound Filomena’s list of feminine faults (First Day, Introduction). From this perspective, other misogynist passages of the book can be read otherwise. In its last pages, the paper focuses on Boccaccio’s directions as to the use of the motto, that must ‘bite as a sheep’ and not ‘as a dog’, as especially women know how to do.

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Come citare
Zampese, C. (2018). Il morso della pecora. Strategie retoriche nel «Decameron». Carte Romanze. Rivista Di Filologia E Linguistica Romanze Dalle Origini Al Rinascimento, 6(2). https://doi.org/10.13130/2282-7447/10743
Sezione
Saggi
Biografia autore

Cristina Zampese, Università degli Studi di Milano

Cristina Zampese (cristina.zampese@unimi.it) è professore associato di Letteratura italiana nell’Università degli Studi di Milano. La sua attività di ricerca è rivolta principalmente alla letteratura, anche latina, dal Due al Cinquecento (di recente: Tevere e Arno. Studi sulla lirica del Cinquecento, Milano, 2012 e «Te quoque Phoebus amat». La poesia latina di Berardino Rota, Milano, 2012), con particolare riguardo agli aspetti intertestuali e alla coesione del macrotesto. Si è spesso occupata di Boiardo («Or si fa rossa or pallida la luna». La cultura classica nell’«Orlando innamorato», Lucca, 1994) e di Ariosto. Sta ultimando un’edizione commentata dell’Aminta di Tasso e conduce ricerche sulla poetica del Decameron («Di palo in frasca». Per «Decameron» VI 9, in Boccaccio: gli antichi e i moderni, Milano, 2018), con l’intento di indagare alcuni aspetti semantici e retorici rilevanti, anche ai fini di una piú sicura interpretazione del testo.

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