«Si torni pure all'asino». L'asino d'oro di Apuleio (la traduzione, le traduzioni, gli intraducibili)

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Monica Longobardi

Abstract

È noto che la lingua di Apuleio sia ricchissima di effetti anfibologici e paronomastici. Come tradurre? In questo saggio si esaminano due diverse traduzioni, quella emulativa di Alessandro Fo e quella ‘servile’ di Lara Nicolini. In alcuni dei copiosissimi loci bollati come ‘intraducibili’, l’autrice di questo saggio offre proposte e soluzioni che limitino l’ineluttabilità di tale sconfitta, valorizzando in traduzione la dominante ludica dello stile delle Metamorfosi di Apuleio.

Apuleius’ language is well-known for its wealth of amphibological and paronomastic effects. How should it be translated? This essay examines two different solutions: Alessando Fo’s translation, which seeks to produce similar effects, and Lara Nicolini’s one, aimed at formal equivalence. For a few of the many 'untranslatable' text passages, the author of this essay offers possible solution to limit the ineluctability of this defeat and to best render the ludic dominant of Apuleius’s style in the Metamorphoses.

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Sezione
Saggi
Biografia autore

Monica Longobardi, Università di Ferrara

Monica Longobardi insegna Filologia romanza presso l’Università degli studi di Ferrara. Provenzalista, si è occupata di retorica e dialettica (proverbi, tensos e partimen), di onomastica letteraria, di enigmi e rebus quattrocenteschi. Gli ambiti linguistici delle sue ricerche privilegiano il francese antico, il provenzale e il rumeno (La retorica del cordoglio e le iscrizioni parlanti del cimitero di Săpânţa). Ha studiato anche la riscrittura del romanzo Erec et Enide di Chrétien de Troyes ad opera di Manuel Vázquez Montalbán. Nel campo della traduzione letteraria, ha tradotto il Satyricon di Petronio e ha dato saggi di traduzione di Seneca e Apuleio. Si è occupata di didattica dell’italiano e del latino.