Immagini belliche dai provenzali ai siciliani
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Abstract
Considerata l’importanza della Scuola siciliana alle origini della tradizione lirica italiana, è parso utile tornare sulla questione del rapporto con gli antecedenti occitanici. Essi hanno rappresentato infatti un modello fondamentale, che però non porta necessariamente all’imitazione. Infatti, quegli stessi antecedenti sono anche il punto di partenza nella ricerca di autonomia, attraverso selezione, trasformazione ed appropriazione degli strumenti espressivi. Un principio cardine nelle scelte dei poeti federiciani è l’astrazione, come dimostra la riduzione del poetabile alla sola lirica amorosa. Per illustrare tali aspetti, e dunque il passaggio dall’esperienza trobadorica a quella della Scuola, si è rivelata efficace l’analisi del corposo sistema di immagini incentrato sulla violenza, ricco e al contempo omogeneo (guerra, battaglie, armi, inimicizia, resa, vittoria, costrizione, tormenti, fuoco e cosí via). Il presente contributo mira ad osservare le diverse strategie d’uso del medesimo campo semantico nelle due diverse realtà culturali di Provenzali e Siciliani.
Given the importance of Sicilian poetry as the origin of the Italian lyric tradition, it seems useful to propose once more the problem of its connection to Occitanic models. These models represent a fundamental example, which anyway doesn’t necessarily lead the Sicilian poets towards imitation. They are also a starting point in the search for autonomy through selection, transformation and appropriation of expressive tools. A key principle in the stylistic choices of Sicilians is abstraction, as demonstrated by their exclusive limitation to the theme of love. The analysis of images centered on violence (war, battle, weapons, hostility, surrender, victory, constriction, agony, fire and so on) is useful in examining in depth these aspects, and in general the passage from troubadours’ to Sicilians’ experience. The present essay highlights the different strategies in the use of the same semantic area within the two different cultural realities of Occitans and Sicilians.
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