La poesia personale e corale di Mario Benedetti
DOI:
https://doi.org/10.13130/2037-2426/13701Parole chiave:
Benedetti, soggettività, oralità, ripetitività, poesia italiana contemporaneaAbstract
Mario Benedetti propone una poesia in cui la voce del poeta è al contempo estremamente personale e corale: il lettore ha l’impressione di trovarsi di fronte a una sorta di ballata, o di racconto tenuto durante le veglie tipiche della comunità contadina di un tempo. La voce interna, tuttavia, non viene mai meno: essa diventa funzione discorsiva che riporta in primo piano colui che dice io. La coesione e l’architettura del testo sono affidate ora a un’impersonale ripetitività, ora a una reintegrata soggettività. Gli esiti di tale poesia coincidono con un ritorno, un nostos: la ricerca fondamentale è quella di un posto, di uno spazio vitale che sopravvive, se non altro nella memoria.
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