Il gallo dalla commedia al discorso filosofi o e aneddotico: limiti e potenzialità di una fi ura comica
DOI:
https://doi.org/10.54103/2532-6805/22623Abstract
Il gallo era una figura familiare alla vita di un Ateniese o di un Greco in genere: considerato un animale assai bellicoso e per questo oggetto di combattimenti popolari, una delle sue funzioni principali era quella di segnalare l’alba. Il gallo è presente in molte commedie di Aristofane, che declinano in modo comico tali potenzialità: l’erudizione antica, del resto, chiarisce le varie pratiche che fanno da sfondo a tale presenza, fra l’altro ricordando il mito eziologico del gallo che, messo a guardia degli amori di Ares e Afrodite, si addormentò, facendo sì che essi venissero scoperti. È proprio in ricordo di questo episodio che egli canterebbe al mattino. La produzione comica, che si fonda comunque su una tradizione già ben consolidata, ha avuto un influsso spesso importante per la letteratura successiva, soprattutto nell’aneddotica: questo avviene, chiaramente, qualora si evochi la combattività delgalloelasuafunzionedisvegliamattutina.SePlatonerecuperatalefi ura,adattandoladi volta in volta ai temi da lui trattati nei diversi dialoghi, di un certo rilievo è il ruolo di questo animale ne il Gallo o il Sogno di Luciano, probabile debitore dei vv. 483 s. degli Uccelli, dove si aff rma la primigenia superiorità dei volatili. Sulla scena odierna, le potenzialità del gallo sono ancora sfruttate, soprattutto a livello posturale, al fine di connotare efficacemente un personaggio – ad esempio – aggressivo. Altre potenzialità comiche, tuttavia, rischiano di essere irrimediabilmente perse in mancanza del testo originale, come il gioco su ἀλεκτρύαινα dei vv. 661-667 delle Nuvole: il neologismo aristofaneo, che può essere reso con «polla» (il termine greco ἀλεκτρυών, infatti, non distingueva fra maschile e femminile), costringe i traduttori e i registi a sforzi notevoli di traduzione transculturale per rendere godibile questa scena.
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