Volpi, farfalle, uccelli e un cagnolino nero: il mimetismo e la sopravvivenza sotto il regime staliniano in Vesti bianche di Vladimir Dudincev

Autori

DOI:

https://doi.org/10.54103/2035-7680/16802

Parole chiave:

Vladimir Dudincev; Vesti bianche; romanzo sovietico; letteratura e scienza; mimetismo

Abstract

L’articolo prende in esame Vesti bianche (Belye odeždy), il secondo romanzo di Vladimir Dudincev (1918-1998), figura tragica della letteratura sovietica. Dopo Non si vive di solo pane (1957), riscuote un enorme successo ma viene costretto al silenzio a causa dello scandalo politico che ne deriva. Vesti bianche, scritto nel 1966, ma pubblicato solo vent’anni più tardi (1987), è ambientato nel pieno del lysenkoismo, la violenta repressione nei confronti della comunità scientifica che ebbe luogo tra gli anni ’40 e ’50. I suoi protagonisti sono biologi: comprendere la natura, essere in dialogo con il mondo naturale, è la loro prerogativa per ottenere dei risultati. La riflessione scientifica è puntualmente accompagnata da quella filosofica. In una intensa discussione sul rapporto tra l’uomo e la Natura, i protagonisti si schierano su differenti posizioni e sembrano “indossare” figure animali quasi con valore totemico. Le possibili configurazioni della società umana, i rapporti professionali e le esperienze individuali vengono messe in relazione con il comportamento animale. Il carattere associato a questi animali riporta sia al loro comportamento in natura sia alla simbologia ad essi legata nella tradizione popolare russa. La ricerca della verità da parte degli uomini di scienza incontra la necessità di mascheramento, parola chiave della trama. Il mimetismo è vissuto come un inganno necessario, come per mantenere la varietà biologica nel mondo naturale, così per garantire la libertà del pensiero e della ricerca scientifica in un paese paralizzato dal regime.

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Biografia autore

Anna Belozorovich, Sapienza Università di Roma

Anna Belozorovich è ricercatrice presso ‘Sapienza’ − Università di Roma dove insegna lingua russa e si occupa di scrittura bilingue, auto-traduzione e traduzione di poesia e prosa. Presso lo stesso Ateneo ha concluso un dottorato in Scienze del testo – curriculum Studi interculturali. È tra i fondatori del Laboratorio di Studi Interculturali “textra” (Sapienza). Autrice di diverse pubblicazioni originali in prosa e in versi, ha tradotto dal russo e curato i volumi Poesia (Lithos 2015) di Kazimir Malevič, Asja (Croce 2018) di Ivan Turgenev, Il ragazzo di guttaperca (Croce 2020) di Dmitrij Grigorovič. Ha pubblicato la monografia Dal ventesimo meridiano. Migrazione, violenza e scrittura femminile tra Est e Ovest europeo (Lithos 2019). Di prossima pubblicazione è la sua traduzione del romanzo Vesti bianche di V. Dudincev (Besa 2021).

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Pubblicato

2021-11-29

Come citare

Belozorovich, Anna. 2021. «Volpi, Farfalle, Uccelli E Un Cagnolino Nero: Il Mimetismo E La Sopravvivenza Sotto Il Regime Staliniano in Vesti Bianche Di Vladimir Dudincev». Altre Modernità, n. 26 (novembre):145-64. https://doi.org/10.54103/2035-7680/16802.

Fascicolo

Sezione

Saggi Ensayos Essais Essays