Il museo che non c’è. Note sulla dispersione del patrimonio in Gran Bretagna
DOI:
https://doi.org/10.13130/2035-7680/1025Abstract
Indifferente alla loro recente moltiplicazione come al sodalizio che vi si celebra con l’architettura di grido, un fantasma si aggira per i musei. Sordo al nome di Jean Nouvel (Reina Sofia, Louvre) quanto a quelli di Herzog & De Meuron (Tate Modern), impermeabile ai fasti del British Museum (Norman Foster) come ai restauri della Tate Britain (James Stirling), disinteressato alle fortune del ‘nuovo’ Victoria and Albert Museum e malinconico come si addice alla sua natura, il fantasma invita a interrogare tanta luccicante spettacolarità e forse a non dimenticare che, per quanto custode di memoria e guardiano di culture, il museo è anche il luogo dove vengono consumate, direttamente o meno, amnesie e damnatio memoriae e in nome del quale continuano a perpetrarsi non poche violazioni e disseminazioni.Metriche
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Pubblicato
2011-03-27
Come citare
Patey, Caroline. 2011. «Il Museo Che Non c’è. Note Sulla Dispersione Del Patrimonio in Gran Bretagna». Altre Modernità, n. 5 (marzo):1-12. https://doi.org/10.13130/2035-7680/1025.
Fascicolo
Sezione
Saggi Ensayos Essais Essays