Due «unica» tra le «altre sestine provenzali»: «Quan pes qui suy, fuy so que·m franh» (BdT 376,2) ed «Eras, pus vey mon benastruc» (BdT 227,3)
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Abstract
L’articolo riflette sul successo occitano della sestina di Arnaut Daniel sulla scia degli altri tentativi poetici in lingua d’oc che fanno di Lo ferm voler qu’el cor m’intra (BdT 29,14) il proprio modello. In particolare, ci si sofferma sull’analisi di Quan pes qui suy, fuy so que·m franh (BdT 376,2) di Pons Fabre d’Uzès e di Eras, pus vey mon benastruc (BdT 227,3) di Guillem Peire de Cazals. Le due cansos vengono, dunque, tradotte e analizzate secondo una prospettiva comparativa, cercando di integrare analisi contenutistica, stilistica e retorica, e ripercorrendo le fasi salienti della critica.
The article focus on the occitan success of Arnaut Daniel’s sestina in the wake of the other poems in langue d’oc that make Lo ferm voler qu’el cor m’intra (BdT 29,14) their own model. In particular, the study concerns Quan pes qui suy, fuy so que·m franh (BdT 376,2) by Pons Fabre d’Uzès and Eras, pus vey mon benastruc (BdT 227,3) by Guillem Peire de Cazals. Therefore, the two cansos are translated and then analyzed using a comparative perspective by trying to integrate study of content and stylistic and rethorical analysis, and by retracing the key moments of criticism.
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