Sull'utilità e il danno della ricerca delle fonti. Il caso del «Decameron»

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Francesco Bausi

Abstract

Il contributo si sofferma sulla questione delle fonti del Decameron, e soprattutto sui rischi connessi con un approccio puramente formalistico al problema, dietro il quale si cela l’idea del libro boccacciano come di un’opera composta con finalità in prevalenza retoriche, priva di profondi significati e aliena da qualunque intento didattico-morale. Si esaminano poi alcuni casi nei quali lo studio delle fonti può giovare alla retta interpretazione delle novelle, e altri in cui è sconsigliabile utilizzare le fonti per emendare il testo del Boccaccio.

The essay deals with the sources of the Decameron, and particularly with the risk of a merely formalistic approach to this issue: the interpretation of the Decameronas a book written mainly with rhetorical purposes, without any deep meanings and moral aims. Furthermore I discuss some cases in which the study of the sources can contribute to the right interpretation of the tales, and examine others where correcting Boccaccio’s text according to the sources is not necessarily a good choice.

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Sezione
Saggi
Biografia autore

Francesco Bausi, Università degli studi della Calabria

Francesco Bausi  insegna Filologia italiana e Letteratura italiana medievale presso l’Università della Calabria. Dirige la rivista di studi quattrocenteschi «Interpres»; è presidente dell’Edizione nazionale delle opere di Giosue Carducci. Studia in prevalenza la letteratura volgare e latina fra Tre e Cinquecento, ma si occupa anche di metodologia filologica, di metrica e di letteratura otto-novecentesca. Fra i suoi ultimi lavori, i volumi Umanesimo a Firenze nell’età di Lorenzo e Poliziano (2011), Il «Principe» dallo scrittoio alla stampa (2015), Leggere il «Decameron»(2017), e le edizioni critiche delle Stanze di Poliziano (2016) e del Ciceronianus di Erasmo (2016, con Davide Canfora).