Registrare con il corpo: dalla riflessione fenomenologica alle metodologie audio-visuali di Jean Rouch e Steven Feld
DOI:
https://doi.org/10.13130/2465-0137/1074Abstract
L'articolo affronta specifiche tecniche e concezioni di registrazione sonora e filmica adottate da Jean Rouch e Steven Feld, connettendole con alcune riflessioni nel campo dell’antropologia su sensi ed esperienza.
In particolare, partendo da apporti alla teoria antropologica di ispirazione fenomenologica, risalenti agli anni Ottanta, si vuole mostrare come, parallelamente all’utilizzo del corpo e dell’esperienza del ricercatore come metodo di indagine (Csordas 2003, Jackson 1983, Rouch 1973, Stoller 1989 e 1997), si possano utilizzare i media di registrazione per produrre etnografie, sonore o visuali, evocative dell’esperienza corporea. Questi lavori sono mirati a produrre una forma di conoscenza radicalmente diversa da quella veicolata da canali basati sul testo. Le tecniche di registrazione, basate sull’incorporazione degli strumenti, presuppongono allora una concezione della percezione di ispirazione fenomenologica, che si può far risalire a Merleau-Ponty e a James Gibson. Questi approcci aiutano a sottolineare la fondamentale differenza tra percezione e registrazione: dato che non basano la prima soprattutto su meccanismi di rappresentazione, acquisisce grande rilievo la mediazione tecnica necessaria alla seconda, che è una forma di rappresentazione, per evocare l’esperienza. Tali tecniche, per presupposti teorici e stili rappresentazionali, diventano una peculiare forma di pratica artistica sul campo. Lo scopo è, da una parte, collocare in un quadro teorico alcuni aspetti del lavoro di Rouch e Feld, dall’altra far dialogare pratiche e teorie per fornire i lineamenti di un approccio innovativo alla registrazione in antropologia visuale e del suono.
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