Il laboratorio infinito di Vladmir Gubin

Autori

  • Mario Caramitti Università di Roma – Tor Vergata

DOI:

https://doi.org/10.13130/2037-2426/4947

Parole chiave:

Samizdat, avanguardia, metrizzazione, autodenigrazione, Leningrado

Abstract

Vladimir Gubin partecipa attivamente negli anni Sessanta alla vita letteraria della Leningrado del disgelo ma, all'avvento della stagnazione brežneviana, solo limitatamente e temporanenamente si inserisce nei circoli del Samizdat, scegliendo alla fine un completo isolamento. E per più di venti anni (1976-1997) elabora, rivede, riformula, affina e cesella un unico testo in prosa completa- mente metrizzata, Illarion e il Nano, che somma il lascito di tutte le stagioni delle avanguardie e raggiunge un livello di densità della parola poetica con pochissimi eguali nel secondo Novecento russo.All'interno di un libro ancora del tutto inesplorato a livello critico, ci si sofferma in parti- colare sul fittissimo tessuto di riferimenti metaletterari, che tracciano un articolato affresco del mondo della creazione clandestina. 

Biografia autore

Mario Caramitti, Università di Roma – Tor Vergata

Dipartimento di Studi Umanistici

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Pubblicato

01-07-2015

Come citare

Caramitti, M. (2015). Il laboratorio infinito di Vladmir Gubin. ENTHYMEMA, (12), 100–108. https://doi.org/10.13130/2037-2426/4947

Fascicolo

Sezione

Studi
Ricevuto 2015-06-30
Accettato 2015-06-30
Pubblicato 2015-07-01