Il laboratorio infinito di Vladmir Gubin
DOI:
https://doi.org/10.13130/2037-2426/4947Ключевые слова:
Samizdat, avanguardia, metrizzazione, autodenigrazione, LeningradoАннотация
Vladimir Gubin partecipa attivamente negli anni Sessanta alla vita letteraria della Leningrado del disgelo ma, all'avvento della stagnazione brežneviana, solo limitatamente e temporanenamente si inserisce nei circoli del Samizdat, scegliendo alla fine un completo isolamento. E per più di venti anni (1976-1997) elabora, rivede, riformula, affina e cesella un unico testo in prosa completa- mente metrizzata, Illarion e il Nano, che somma il lascito di tutte le stagioni delle avanguardie e raggiunge un livello di densità della parola poetica con pochissimi eguali nel secondo Novecento russo.All'interno di un libro ancora del tutto inesplorato a livello critico, ci si sofferma in parti- colare sul fittissimo tessuto di riferimenti metaletterari, che tracciano un articolato affresco del mondo della creazione clandestina.
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