Dall’invenzione della razza alle leggi della vergogna: lo sguardo del diritto costituzionale
DOI:
https://doi.org/10.13130/2464-8914/12657Parole chiave:
Leggi razziali, Regime fascista, Costituzione, Razza, EguaglianzaAbstract
L’Autrice analizza la legislazione antiebraica di epoca fascista nella prospettiva del diritto costituzionale.
Accanto ad una dettagliata ricognizione delle leggi adottate in epoca coloniale sino a quelle entrate in vigore durante la Repubblica di Salò, l’Autrice esamina l’evoluzione conosciuta dalla nozione di razza e i suoi significati.
L’Autrice si propone quindi di analizzare i significati, mutevoli, assegnati alla nozione di razza negli anni a cavallo tra il Regime fascista e l’avvento della Costituzione Repubblicana, sottolineando il passaggio da una ricostruzione in termini eminentemente biologici della nozione medesima, quale fattore di divisione tra esseri umani, sino alla sua definizione quale simbolo di un passato da ripudiare sottesa al principio costituzionale dell’eguaglianza razziale.
L’Autrice non omette, poi, di soffermarsi sul dibattito svoltosi a livello sovranazionale all’esito del secondo conflitto mondiale sino ai più recenti sviluppi sulla opportunità di mantenere un riferimento esplicito alla nozione di razza nel testo del primo comma dell’art. 3 Cost.
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