Dimensioni dell’emigrazione italiana tra il 1880 e il 1930

Autori

  • Gabriele Scotti

DOI:

https://doi.org/10.13130/2464-8914/12880

Parole chiave:

libertà di circolazione, governo flussi emigratori, razzismo, flotte navali, tutele migranti

Abstract

All’indomani dell’unificazione politica italiana, la Penisola presentava molteplici differenze culturali, economiche e sociali tra le diverse regioni. Anche negli anni successivi la politica sabauda non riuscì a promuovere una crescita industriale ed economia omogenea, che rispondesse alla domanda di lavoro con un’adeguata offerta. Così tra il 1880 ed il 1930, oltre 17 milioni di uomini e donne varcarono le frontiere nazionali, chi per pochi mesi, chi per qualche anno e chi per non farvi più ritorno.
Questo fenomeno epocale ebbe delle rilevanti ripercussioni su molteplici aspetti della vita politica, giuridica, economica e sociale del nostro Paese. In particolare con il presente saggio si intende analizzare gli aspetti dell’emigrazione legati all’ordine pubblico, al disinteresse dello Stato italiano nei confronti dei propri migranti, al lucro delle società di trasporto e agli istituti giuridici che miravano alla tutela dei migranti.

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