«Un piccolo settlement». Diplomatici, capitalisti e militari italiani a Tianjin (1900-1904)
Articolo sottoposto a procedimento di peer-review
DOI:
https://doi.org/10.54103/2464-8914/21914Parole chiave:
Tianjin, colonialismo italiano, diritto internazionaleAbstract
Nel 1900 la rivolta nazionalista e anti-occidentale dei Boxer offrì all’Italia l’occasione per soddisfare le proprie ambizioni coloniali anche in Estremo Oriente e per aprire nuovi spazi commerciali. L’articolo ricostruisce le origini della concessione italiana di Tianjin, analizzando il processo di formazione dell’accordo con cui, nel 1902, il Celeste impero cedette all’Italia, «in perpetuità e come concessione», i terreni che aveva precedentemente occupato. Nonostante il recente interesse manifestato dagli studiosi di diritto internazionale e storia globale verso i trattati ineguali, la giurisdizione consolare e più in generale le relazioni giuridiche con la Cina, le concessioni occidentali nei treaty ports cinesi e i relativi lease agreements non hanno ancora ricevuto una particolare attenzione. Al contrario, si trattava di straordinari strumenti di governance che mostravano la continua sovrapposizione tra piano privatistico e piano pubblicistico, spingendo i giuristi a riflettere sui limiti del diritto internazionale e ad immaginare nuove categorie giuridiche per leggere inedite spazialità che non potevano essere ricondotte all’interno di quelle già conosciute di stato, nazione, città.
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