L’accesso dei cittadini di Paesi terzi ai posti di lavoro nella pubblica amministrazione e le prospettive in Italia e in Germania alla luce dell’evoluzione euro-unitaria
Articolo sottoposto a procedimento di peer-review
DOI:
https://doi.org/10.54103/2464-8914/21917Parole chiave:
Pubblica Amministrazione, cittadini di paesi terzi, permesso di soggiorno di lungo periodo, direttiva, germaniaAbstract
L’accesso ai posti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni dei cittadini di paesi terzi è stato introdotto con la Legge 6 agosto 2013, n. 97, al fine di porre termine a due procedure d’infrazione al diritto dell’Unione Europea e avviate dalla Commissione, accesso già in precedenza consentito ai cittadini dell’Unione europea, poi esteso anche ai cittadini di paesi terzi titolari del permesso UE per soggiornanti di lungo periodo (i cd. ‘‘lungo-soggiornanti’’), ovvero titolari dello status di rifugiato, ovvero dello status di protezione sussidiaria.
Nel presente studio si analizza la normativa italiana sulla materia, nella sua versione originaria e poi nelle successive modifiche, successivamente si fa riferimento alla situazione riscontrabile in altri Stati membri dell’Unione Europea. Sottostante a questo studio vi è la convinzione che un maggiore impiego dei cittadini stranieri non solo nel settore privato (inclusi i segmenti professionali più elevati), ma anche nei diversi ambiti del pubblico impiego (come si riscontra in parte in Germania) consentirà all’Italia di gestire meglio una società diversificata, valorizzando meglio l’apporto delle diverse provenienze.
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